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Gli anni Novanta: microstoria, storia locale e tentativi di coordinamento

I. Il contesto storiografico: avvio e sviluppo di una storiografia ai margini

7. Gli anni Novanta: microstoria, storia locale e tentativi di coordinamento

Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, si sono segnalati anche una serie di nuovi contributi – perlopiù di carattere locale e, in alcuni casi affidati, con esiti e fortune alterne, ad appassionati e amatori cui è toccato supplire il silenzio degli storici professionisti –, sulla scia dell’interesse suscitato dalle iniziative e dalle numerose importanti pubblicazioni che avevano ormai riscattato dall’oblio la vicenda, attirando l’attenzione della ricerca e della divulgazione grazie all’impegno dei molteplici attori coinvolti (singoli ricercatori, fondazioni, associazioni, istituti di ricerca ecc.) che hanno però difettato nella capacità – o nella volontà – di coordinamento, organizzazione e orientamento del lavoro verso obiettivi condivisi, nell’ottica di una ottimizzazione delle risorse e una più efficace analisi storiografica. Un limite attenuato dalla meritoria attività di organizzazione convegnistica che ha, di volta in volta, periodicamente creato momenti di incontro, aggiornamento e riflessione critica ma che ha di rado portato alla delineazione di nuove prospettive di ricerca e progettualità condivise.

Un esempio virtuoso può essere individuato nel convegno Una storia di tutti. Prigionieri,

internati, deportati italiani nella seconda guerra mondiale che si è tenuto a Torino il 3 e 4 351

novembre 1987 sotto l’organizzazione dell’Istituto storico della Resistenza in Piemonte con l’obiettivo di realizzare una mappatura dei fondi archivistici disponibili in Italia e all’estero per lo studio delle diverse forme di prigionia, internamento e deportazione espletate ai danni di militari e civili italiani. Di particolare interesse è il breve ma denso contributo di Giovanna Tosatti dedicato alla documentazione conservata presso l’Archivio Centrale dello Stato

Capogreco, Tra storiografia e coscienza civile. La memoria dei campi fascisti e i vent’anni che la sottrassero

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all’oblio, cit., pp. 147-152.

Si vedano gli atti: Istituto storico della Resistenza in Piemonte, Una storia di tutti. Prigionieri, internati,

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deportati italiani nella seconda guerra mondiale, premessa di S. Dameri, presentazione di G. Quazza, Franco Angeli, Milano 1989.

concernente gli internati civili, che oltre a fornire una sintesi sulla storia dell’internamento dei civili in Italia durante la seconda guerra mondiale e delle tappe essenziali che hanno portato alla composizione del suo strumentario normativo, fornisce una chiara spiegazione del funzionamento e delle articolazioni dell’Ufficio internati all’interno della Divisione affari generali e riservati della Direzione generale di Pubblica sicurezza, indicando puntualmente, di volta in volta, la collocazione archivistica delle serie documentarie prodotte dai diversi soggetti . 352

Come si è già accennato la fine degli anni Ottanta ha avviato anche una fase particolarmente ricca di contributi dedicati a contesti locali, circoscritti ad aree provinciali e regionali, o dedicate a singoli campi precedentemente trascurati dalla storiografia e riscoperti attraverso lo studio degli archivi periferici e complessi documentari divenuti accessibili e fruibili dagli studiosi. Nel 1987 Marco Minardi ha ricostruito la storia della deportazione e dei campi di internamento nella provincia di Parma, nei due anni successivi la rivista «Protagonisti» ha pubblicato due contributi – di Ferruccio Vendramini e Agostino Amantia – sugli ebrei internati in provincia di Belluno, Giorgina Arian Levi ha ricostruito le vicende dell’ottantina di ebrei jugoslavi internati ad Aosta tra il giugno 1940 e il settembre 1943 e nel 1988 Marco Puppini si occupò del campo 353

di lavoro coatto di Fossalon di Grado, gestito dal regio esercito . 354

Ancora nel 1989 Franco Terzulli dopo il contributo al convegno su Ferramonti , ha continuato 355

a occuparsi del contesto pugliese con L’internamento fascista in Puglia e poi, negli anni 356

successivi, ha proseguito con una serie di interventi – alcuni dei quali hanno avuto una circolazione molto limitata e sono quindi di difficilissima reperibilità –, che hanno focalizzato l’attenzione in particolare sul campo istituito ad Alberobello presso la Masseria Gigante, meglio

G. Tosatti, Gli internati civili in Italia nella documentazione dell’Archivio Centrale dello Stato, ibidem, pp.

352

35-50.

M. Minardi, Tra chiuse mura. Deportazione e campi di concentramento nella provincia di Parma 1940-1945,

353

Comune di Montechiarugolo, Reggio Emilia 1987, F. Vendramini, Gli ebrei stranieri internati in Italia. Il caso di Mel. (1941-1944), in «Protagonisti», n. 30, 1988, pp. 9-22, A. Amantia, Turisti, residenti e internati. Ebrei in provincia di Belluno tra discriminazione e difesa della razza, ibidem, n. 35, 1989, pp. 3-16, G. Arian Levi, Gli ebrei jugoslavi internati nella provincia di Aosta (1941-1945), in «Questioni di storia della Valle d’Aosta contemporanea», n. 3, 1990, pp. 9-53.

M. Puppini, Gli internati di Fossalon, in «Il territorio», novembre 1988, pp. 33-41, disponibile all’indirizzo:

354

[http://www.ilterritorio.ccm.it/lib/files/territorio_bollettino_it_814_pdf_.pdf], cit. in Capogreco, Tra storiografia e coscienza civile. La memoria dei campi fascisti e i vent’anni che la sottrassero all’oblio, cit., p. 145.

F. Terzulli, Ebrei stranieri in un piccolo campo pugliese: Alberobello (1940-1942), in Volpe, Ferramonti: un

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lager nel sud, cit.

F. Terzulli, L’internamento fascista in Puglia, in «Fondazione Ferramonti», n. 2-3, 1989, pp. 47-71.

nota come “Casa rossa” per il colore della vernice che la ricopre, e sul campo di Gioia del Colle . 357

In questo periodo una miriade di contributi ha cominciato quindi a investire da nord a sud la geografia dell’internamento nella penisola , soprattutto in connessione all’internamento ebraico 358

e alla deportazione dall’Italia , in alcuni casi in un unico grande calderone insieme alle colonie 359

Si vedano anche F. Terzulli, Internati ebrei a Masseria Gigante, in «Riflessioni. Umanesimo della Pietra», 1990,

357

pp. 59-86, Id., Alberobello 1942-1946. Internati slavi ed ex fascisti a Masseria Gigante, in ibidem, luglio 1991, pp. 7-21, Id., Il campo di concentramento per ebrei a Gioia del Colle (agosto 1940-gennaio 1941), in M. Girardi (a cura di), Gioia: una città nella storia e civiltà di Puglia, vol. III, Schena, Fasano di Puglia 1992, pp. 495-593, F. Terzulli, Le internate di Alberobello nel 1947. Un campo per quattro stagioni, in V.A. Leuzzi, M. De Rose (a cura di), Problemi di storia del Novecento tra ricerca e didattica. La Puglia terra di frontiera 1943-1948, IRRSAE Puglia, Bari 1998, pp. 141-176, F. Terzulli, V.A. Leuzzi, M. Pansini, Fascismo e leggi razziali in Puglia. Censura, persecuzione antisemita e campi di internamento (1938-43), introduzione di F. Pinto, Progedit. Bari 1999, F. Terzulli, Un campo d’internamento per ebrei a Gioia del Colle nel 1940, Edizioni Pugliesi, Martina Franca 2001, Id., Una stella fra i trulli. Gli ebrei in Puglia durante e dopo le Leggi Razziali, M. Adda, Bari 2002, Id., La casa rossa. Un campo di concentramento ad Alberobello, Mursia, Milano 2003.

Si vedano ad esempio, per i diversi contesti regionali e provinciali, il lavoro di Paola Monacchia, funzionaria

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dell’Archivio di Stato di Perugia, P. Monacchia, L’internamento in Umbria, in L. Brunelli, G. Canali (a cura di), L’Umbria dalla guerra alla Resistenza, atti del convegno Dal conflitto alla libertà, Perugia, 30 novembre-1 dicembre 1995, Editoriale Umbra, Foligno 1998, pp. 167-177, V. Galimi, L’internamento in Toscana, in E. Collotti (a cura di), Razza e fascismo. La persecuzione contro gli ebrei in Toscana. 1938-1943, vol. I. Saggi, Carocci, Roma 2007, (1ª edizione, 1999), pp. 511-561 e M. Minardi, Invisibili. Internati civili nella provincia di Parma, Clueb, Bologna 2010. Per i lavori dedicati alla memoria dei singoli campi si vedano invece A. Favati, Le internate. Il campo di internamento di Solofra, Mephite, Atripalda 2002, V. Cerceo, Cronaca di un’infamia. Le Fraschette di Alatri, campo di internamento per slavi, La nuova alabarda, Trieste 2003, C.S. Capogreco, Il campo di concentramento di Campagna e l’internamento fascista nel Meridione, in Giovanni Palatucci. La scelta, le differenze, atti della giornata di studio, Avellino 20 dicembre 2001, a cura di L. Parente e F.S. Festa, Mephite, Avellino 2004, pp. 69-92, O. Lucchi, Dall’internamento alla libertà. Il campo di concentramento di Colfiorito, atti del convegno di studi, Foligno, 4 novembre 2003, Editoriale Umbra, Foligno 2004, Orecchioni, I sassi e le ombre. Storie di internamento e di confino nell’Italia fascista. Lanciano 1940-1943, cit., M. Costantini, Le Fraschette di Alatri: da campo di concentramento a centro raccolta rifugiati e profughi, cit., G. Perri, Il campo di concentramento di Città Sant’Angelo nella documentazione dell’Archivio centrale dello Stato (1940-1944), in «Abruzzo contemporaneo», nn. 32-33, 2008, pp. 93-134 e A. Renzulli, La libertà negata L'internamento civile nell'Irpinia fascista (1927-1943). I campi di concentramento di Ariano, Monteforte e Solofra, prefazione di F. Barra, presentazione di G. Marino, Mephite, Atripalda 2013. Nel 2013 un contributo di Annalisa Cegna è stato dedicato invece ai sette campi femminili sparsi tra Marche, Abruzzo, Molise e Campania, A. Cegna, “Di dubbia condotta morale e politica”. L’internamento femminile in Italia durante la seconda guerra mondiale, in «Deportate, esuli, profughe», n. 21, gennaio 2013, pp. 28-54, disponibile in rete all’indirizzo [http://www.unive.it/media/allegato/dep/ n21_2013/Ricerche/2_Cegna-rev.pdf].

Tra gli altri A. Muncinelli, Even. Pietruzza della memoria. Ebrei 1938-1943, Gruppo Abele, Torino 1994, L.

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Rocchi (a cura di), La persecuzione degli ebrei nella provincia di Grosseto nel 1943-44, Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea, Roccastrada 1996, C. Villani, Ebrei fra leggi razziste e deportazioni nelle province di Bolzano, Trento e Belluno, Società di studi trentini di scienze storiche, Trento 1996, F. Corbisiero, Storia e memoria dell'internamento ebraico in Campania durante la seconda guerra mondiale. Il campo di concentramento di Campagna, in «Nord e Sud», n. 6, 1999, pp. 110-130, M.L. Crosina, Le storie ritrovate. Ebrei nella provincia di Trento. 1938-1945, Museo storico in Trento, Trento 1995, L. Guastaferri (a cura di), Le leggi razziali del 1938 e i campi di concentramento nel Molise, IRRE, Campobasso 2004, N. Fasano, Il rifugio precario. Gli ebrei stranieri internati ad Asti (1941-1945), in «Asti contemporanea», n. 12, 2009, pp. 173-192, L. Falbo, Non solo Ferramonti. Ebrei internati in provincia di Cosenza. 1940-1943, prefazione di V. Cappelli, Pellegrinii, Cosenza 2010 e P. Fornaciari, L’universo minore. Confino, internamento, concentramento, deportazione degli ebrei. Le responsabilità italiane ed il caso di Pistoia, Erasmo, Livorno 2014. Sulla deportazione degli ebrei di Arco (TN) e la vicenda di Leo Zelikowski che Maria Luisa Crosina ha contribuito a scoprire e diffondere si veda anche La dittatura fascista e le persecuzioni razziali, Comune di Arco, Arco 2014.

di confino – è il caso in particolare dei contributi di carattere divulgativo – in un clima di 360

riscoperta degli strumenti repressivi del fascismo, forse come reazione alla narrazione neofascista di rivalutazione dell’esperienza del ventennio che si stava imponendo nel discorso pubblico. Hanno continuato a essere pubblicate inoltre, anche se tardivamente, alcune testimonianze di ex internati come ad esempio la versione romanzata dell’esperienza effettivamente trascorsa a Ferramonti nel 1941 da una spregiudicata ventiduenne originaria di San Pietroburgo, raccontata nel 1992 da Nina Weksler . 361

Anche il contesto locale delle Marche ha cominciato a essere indagato proprio a partire dagli anni Novanta, in primo luogo grazie a una pubblicazione di carattere divulgativo pubblicata nel 1993 in occasione di una mostra di posta militare e aggiornata in una nuova edizione nel 2000, opera di Roberto Cruciani, appassionato di filatelia marchigiano che, con i limiti che caratterizzano un lavoro amatoriale ha avuto il grande merito di portare alla luce un contesto

Ad esempio in L. Previato, L’altra Italia. Carceri, colonie di confino, campi di concentramento durante il

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ventennio fascista, prefazione di A. Boldrini, Presidenza del consiglio regionale dell’Emilia Romagna, Bologna 1995 o in L. Reale, Confino politico e concentramento d'internati civili in Basilicata dal 1940 al 1943, in «Rassegna storica lucana», n. 23, 1996, pp. 73-84.

N. Weksler, Con la gente di Ferramonti. Mille giorni di una giovane ebrea in un campo di concentramento,

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Progetto 2000, Cosenza 1992. Su quest’opera si veda K. Voigt, La memorialistica dei profughi ebrei in Italia dopo il 1933, in M. Sechi, G. Santoro, M.A. Santoro (a cura di), L’ombra lunga dell’esilio. Ebraismo e memoria, Giuntina, Firenze 2002, pp. 175-176. Ancora accenni su Ferramonti in J. Bierman, Odyssey, Simon and Schulster, New York 1984, nella testimonianza di Albert Alcalay pubblicata nel 2007 in A. Alcalay, The persistence of Hope. A True Story, University of Delaware Press, Newark 2007, il racconto di Ferramonti alle pp. 162 e ss. e R. Zimet-Levy, Al di là del ponte. Le peripezie a lieto fine di una bambina ebrea sfuggita alla Shoah, a cura di F. Messa e P. Rovagnati, prefazione di L. Picciotto, Garzanti, Milano 2003 (1ª edizione, Comune di Morbegno, Morbegno 2000). Fra le testimonianze si veda anche il racconto di Nicola Kardos che ripercorre la storia del padre Ante, il partigiano Kirija, diciannovenne, catturato tra la Dalmazia e la Bosnia nel gennaio 1942 e internato in Italia durante la guerra e anche dopo, nel 1951, nel centro raccolta profughi delle Fraschette in quanto cittadino jugoslavo non in regola con i permessi di soggiorno, N. Kardos, Il cammino vitale del partigiano Kirija, TAF, Corridonia 2009.

territoriale a lungo trascurato, pur avendo ospitato ben quattro campi di internamento nella sola provincia di Macerata . 362

Dopo essersi occupato dell’internamento abruzzese , Costantino Di Sante ha ampliato il suo 363

interesse all’area Picena, nel sud delle Marche, pubblicando nel 1998 un lavoro di ricerca focalizzato sull’Ascolano in cui ricostruisce la storia del campo di concentramento di Servigliano nell’esercizio delle sue molteplici funzioni (campo per prigionieri di guerra fino all’8 settembre

Cruciani, E vennero...50 anni di libertà, (1943-1993). Campi di concentramento, prigionieri di guerra,

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internamento libero nelle Marche, 1940-1943, cit. Lo stesso autore ha curato la pubblicazione nel 1998 delle memorie di Rudolf Bratuž, ex internato nel campo di Urbisaglia, Id., Campo di concentramento di Urbisaglia Bonservizi all’abbadia di Fiastra, Villa Bandini: Memorie dell’internato Bratuž Rudolf (Bertossi Rodolfo), cit., ristampato nel 2011 in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria dal Comune di Urbisaglia alla Dr.ssa Damjana Bratuž, figlia di Rudolf. Alcuni accenni all’internamento nelle Marche, nello specifico nella zona Urbinate, ma riguardando esclusivamente l’internamento ebraico si trovano anche in uno studio di Paola Fraternale dedicato alla presenza ebraica a Urbino nel periodo che va dall’emanazione delle leggi razziali alla liberazione della città nell’agosto del 1944: P. Fraternale C. Torrico, Gli ebrei in Urbino dalle leggi antiebraiche alla liberazione (1938-1944), in «La Rassegna Mensile di Israel», n. 3, settembre-dicembre 1994, pp. 30-52, in particolare alle pp. 42, 48. Prima di questi contributi alcuni accenni sintetici, ma ancora inevitabilmente confusi, sull’internamento nelle Marche si potevano trovare solo nel libro di memorie pubblicato nel 1973 dal comandante partigiano Augusto Pantanetti e dedicato all’esperienza del Gruppo Bande Nicolò e alla liberazione della città di Macerata, in A. Pantanetti, Il gruppo Bande Nicolò e la liberazione di Macerata, Argalia, Urbino 1973, pp. 19-22. Nello specifico al campo di Sforzacosta, campo per prigionieri di guerra riconvertito a campo di transito dopo l’8 settembre 1943, in fui furono concentrati gli ebrei rastrellati nella zona, i renitenti alla leva e i lavoratori coatti da inviare nei campi di lavoro in Germania, era invece dedicato un breve contributo del 1966: G. Leggi, Angoscia e terrore nel Campo di Concentramento di Sforzacosta, in Comune di Tolentino (a cura di), Tolentino e la Resistenza nel Maceratese, Accademia Filelfica, Tolentino 1966, pp. 117-123. La storia del campo di Sforzacosta è maggiormente documentata proprio nella sua funzione di campo per prigionieri di guerra, argomento che è stato oggetto di maggiori attenzioni; si vedano ad esempio G. Millozzi, Prigionieri alleati: cattura, detenzione e fuga nelle Marche. 1941-1944, Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation, Città di Castello 2007, M.G. Camilletti, Raymond Ellis. Al di là della collina. Memorie di un soldato inglese prigioniero nelle Marche, affinità elettive, Ancona 2001, in particolare sul campo di Sforzacosta, pp. 31-69 e, sul campo di Monte Urano, K. De Souza, Fuga dalle Marche. Prigionia ed evasione di un ufficiale di aviazione inglese, 1942-1944, affinità elettive, Ancona 2005. Sui rastrellamenti, la deportazione e il lavoro coatto degli abitanti marchigiani si vedano A. Fusco, R. Sauer (a cura di), Kahla. L’altra deportazione. Lavoratori forzati da Macerata alla Germania di Hitler, Nuove Ricerche, Ancona 2003, Presidenza del consiglio della Provincia di Macerata (a cura di), Viaggio della memoria: commemorazioni a Kahla, Grafiche Ciocca, Macerata 2008, A. Cegna (a cura di), Balilla Bolognesi, Diari di un deportato (25 luglio 1943-26 luglio 1945), affinità elettive, Ancona 2004 e Ead., Arbeit macht frei. Occupazione nazista e sfruttamento della manodopera nelle Marche, in S. Casilio, A. Cegna, L. Guerrieri (a cura di), Paradigma Lager. Vecchi e nuovi conflitti del mondo contemporaneo, Clueb, Bologna 2010, pp. 167-185.

A partire dalla tesi di laurea: C. Di Sante, Dall'internamento alla deportazione. I campi di concentramento in

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Abruzzo, 1940-1944, relatore Filippo Mazzonis, Universita degli studi di Teramo, a.a. 1994-1995, i cui risultati sono poi confluiti in C. Di Sante, I campi di concentramento in Abruzzo, in Id., (a cura di), I campi di concentramento in Italia. Dall’internamento alla deportazione (1940-1945), premessa di F. Mazzonis, introduzione di E. Collotti, Franco Angeli, Milano 2001, pp. 177-206. Sull’internamento in Abruzzo si vedano anche A. Liberato, Gli ebrei in Abruzzo, Itinerari, Lanciano 1996, A. Gagliardo, Ebrei in Abruzzo tra internamento e deportazione. La Provincia di Chieti (1940-1943), Regione Abruzzo, Lanciano 1998, già in Id., Ebrei in Abruzzo tra internamento e deportazione, in «Uolchitolchi», n. 4, novembre-dicembre 1997, I. Iacoponi, Il fascismo, la Resistenza, i campi di concentramento in provincia di Teramo, Martinytipe, Colonnella 2000, il catalogo della mostra G. Annabella, C. Di Sante, G. Graziani, I campi di concentramento in Abruzzo. 1940-1944, Arkè, Teramo 2004, Orecchioni, I sassi e le ombre. Storie di internamento e di confino nell’Italia fascista. Lanciano 1940-1943, cit., D. Spadaro, La repressione del dissenso politico nel regime fascista. Lama Dei Peligni dal confino al campo di concentramento, Tinari, Villamagna 2009 e G. Amodei, Caratteri dell’internamento civile nell’Abruzzo antifascista, in «Diacronie. Studi di Storia Contemporanea», Davanti e dietro le sbarre. Forme e rappresentazioni della carcerazione, n. 2, 2010.

1943, poi destinato all’internamento degli ebrei ed in fine, dopo la guerra, campo profughi) , 364

estendendo poi, negli anni immediatamente successivi, il suo ambito di indagine all’intero contesto marchigiano dei campi e delle località di internamento libero, producendo una prima importante sintesi nel 2004, nel volume curato da Paolo Giovannini sull’8 settembre nelle Marche . Nel frattempo, dopo i primi contributi, nel 2000 alcuni limitati accenni al fenomeno 365

dell’internamento nella regione hanno trovato posto nel saggio dedicato alla Resistenza marchigiana a opera di Paolo Giovannini e Doriano Pela nel 1° volume del Dizionario della

Resistenza Einaudi, incentrato sulla “Storia e geografia della Liberazione” e curato da Enzo

Collotti, Renato Sandri e Frediano Sessi , cosicché da questo punto in avanti, con il procedere 366

degli approfondimenti dedicati ai singoli campi, la questione dell’internamento dei civili si è progressivamente ritagliata uno spazio all’interno di ogni discorso su fascismo e resistenza nella

C. Di Sante, L’internamento civile in provincia di Ascoli Piceno e il campo di concentramento di Servigliano,

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IPSML, Ascoli Piceno 1998. Si veda anche il catalogo della mostra M.G. Battistini, C. Di Sante (a cura di), Fascismo e Resistenza nel Piceno, Istituto Statale d’arte O. Licini, Ascoli Piceno 2003. Sul campo di Servigliano e i suoi diversi usi nel tempo si vedano anche F. Ieranò (a cura di), Antigone nella valle del Tenna. L’accoglienza dei prigionieri alleati e degli ebrei, in fuga dopo l’8 settembre 1943 nella valle del Tenna, come forma di disubbidienza civile al nazifascismo, Consiglio Regionale delle Marche, Ancona 2002, V. Concetti, F. Ieranò, A. Millozzi, G. Millozzi (a cura di), Le memorie di J. H. Derek Millar. Scritte per la sua famiglia. La tragedia della seconda guerra mondiale attraverso l’esperienza di un ufficiale medico inglese. Associazione Casa della Memoria, Servigliano 2008, F. Ieranò, B. Delpal (a cura di), L' altra resistenza. La resistenza civile durante l'occupazione nazifascista. Dieulefit e il suo cantone in Francia, Servigliano e la Valle del Tenna in Italia, Associazione Casa della Memoria, Servigliano 2009, L. Verducci, G. Millozzi, F. Ieranò (a cura di), Il campo di Servigliano 1915-1955. La memoria di un luogo che testimonia le tragedie del Novecento, Associazione Casa della Memoria, Servigliano 2005. Si vedano inoltre F. Ieranò, Baracca n. 6. Il passaggio di migliaia di profughi tra il 1945 e il 1955 nell'ex campo di concentramento di Servigliano, Bieffe, Recanati 2008 e S. Zavatti, V. Antonelli, Il campo profughi di Servigliano, in Centro Studi di Urbino (a cura di), Resistenza e Liberazione nelle Marche. Atti del I Convegno di studio nel XXV della Liberazione, Argalìa, Urbino 1973, pp. 376-379 e G.O. Viozzi, Cenni storici su Servigliano, La Rapida, Fermo 1968, pp. 77 e ss. Su Servigliano, Senigallia e Sforzacosta si veda anche G. Mayda, Gli ebrei sotto Salò. La persecuzione antisemita 1943-1945, Feltrinelli, Milano 1978, pp. 212-213 e Id., Storia della deportazione dall’Italia. 1943-1945. Militari, ebrei e politici nei lager del Terzo Reich, introduzione di N. Tranfaglia, Bollati Boringhier, Torino 2002, pp. 202-203.

C. Di Sante, L’internamento civile e i campi di concentramento nelle Marche, in P. Giovannini (a cura di), L’8

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settembre nelle Marche. Premesse e conseguenze, Il Lavoro Editoriale, Ancona 2004, pp. 187-228. Lo stesso contributo è stato poi riproposto in una versione ridotta anche in C. Di Sante, I campi di internamento nelle Marche (1940-1944), in M.P. Alviti, G. Marucci (a cura di), Memoria e guerra di liberazione, 1945-2005, Castel di Lama, Ascoli Piceno 2005, pp. 37-52 e in una versione focalizzata sull’internamento degli ebrei in C. Di sante, Gli ebrei internati nelle marche durante la Seconda guerra mondiale: antisemitismo, persecuzione e solidarietà, in G. Capriotti (a cura di), Antigiudaismo, Antisemitismo, Memoria. Un approccio pluridisciplinare, Eum, Macerata 2009, pp. 347-384. L’autore si è poi anche cimentato in sintesi di carattere generale dedicate al contesto nazionale come in C. Di Sante, Campi di internamento, in Gli italiani in guerra. Conflitti, identità, memorie dal Risorgimento ai nostri giorni, vol. IV, tomo 2, Il Ventennio fascista: la seconda guerra mondiale, cit., pp. 579-585.

P. Giovannini, D. Pela, Marche, in E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza,

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Regione , con qualche ulteriore ritardo che ha interessato il campo di Senigallia, attivato dopo 367