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La svolta documentaria e lo sviluppo degli anni Ottanta

I. Il contesto storiografico: avvio e sviluppo di una storiografia ai margini

6. La svolta documentaria e lo sviluppo degli anni Ottanta

Se si eccettuano le testimonianze di alcuni ex internati come quella di Bruno Pincherle, in ricordo di Renzo Bonfiglioli con il quale era stato internato a Urbisaglia, o quella di Carlo Alberto Viterbo, internato a Campagna , e la pubblicazione postuma, nel 1967, della 283

testimonianza del rabbino di Genova Riccardo Pacifici tratta dagli appunti di un discorso che

Trevisan, Un campo di concentramento per “zingari” italiani a Prignano sulla Secchia (Modena), cit., p. 15.

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B. Pincherle, Renzo bonfiglioli, l’amore per il libro e la sua raccolta, in I. Farneti (a cura di), Testimonianze su

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Renzo Bonfiglioli, Consiglio Provinciale Federativo della Resistenza, Ferrara 1964, pp. 63-69, G. Sivini, Un’intervista inedita con Bruno Pincherle. Prima dell‘8 settembre, in «Il Ponte», XXV, n. 5, maggio 1969, pp. 657-669 , C.A. Viterbo, Sforzacosta, in «Israel», n. 37, 29 luglio 1965, p. 3. Sarfatti, L’internamento nei campi degli ebrei italiani antifascisti e degli ebrei stranieri (1940-1943). Rassegna bibliografica e spunti di ricerca, cit., pp. 50-51. Su Bruno Pincherle si vedano M. Coen, Bruno Pincherle, Comunicarte, Trieste 2008, M. Rebeschini, La Trieste di Pincherle. Cultura e impegno civile di un intellettuale di frontiera, Comunicarte, Trieste 2008 e ACS, Ministero dell’Interno, direzione generale di Ps, divisione A.G.R., Casellario Politico Centrale, b. 3980, f. Pincherle Bruno 1928-1943. Si vedano inoltre il fondo Pincherle Bruno depositato nel 1998 da Laura Safred presso l’Archivio dell’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia, AIRSML-Friuli, Pincherle Bruno, bb. 1-32, 1915-1968 e il fondo Pincherle Gino in ibidem, Pincherle Gino, bb. 1-4, 1941-1977. In proposito si veda la Guida agli Archivi dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia all’indirizzo [http://www.italia-liberazione.it/it/archivistici.php]. Gli appunti di Bruno Pincherle per il saggio Renzo Bonfiglioli, l'amore per il libro e la sua raccolta, in Farneti, Testimonianze su Renzo Bonfiglioli, cit., sono conservati in AIRSML-Friuli, Pincherle Bruno, s. Vita professionale e privata, b. 25, f. 142 Bonfiglioli. Abbozzi e versione. Su Raffaele Cantoni si vedano A. Tagliacozzo, Cantoni, Raffaele, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 18, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma 1975, ad indicem, A. Sarano, Raffaele Cantoni nei miei ricordi, in «La Rassegna mensile di Israel», vol. 44, n. 4, aprile 1978, pp. 245-267, S. Minerbi, Un ebreo fra D’Annunzio e il sionismo, Bonacci, Roma 1992, ristampato nel 2010 dall’Organizzazione sanitaria ebraica, Id., Raffaele Cantoni. Un ebreo anticonformista, Beniamino Carocci, Roma 1978, F. Santi, La massoneria italiana nell’esilio e nella clandestinità. 1927-1939, FrancoAngeli, Milano 2005, pp. 65, 69, 86, L. Picciotto, L’attività assistenziale di Raffaele Cantoni durante l’esilio svizzero (1943-1945), in «La Rassegna mensile di Israel», vol. 74, n. 3, settembre- dicembre 2008, pp. 161-170, L. Levi D’Ancona, Filantropi ebrei italiani nella ricostruzione: il caso di Milano, in M. Paganoni (a cura di), Per ricostruire e ricostruirsi. Astorre Mayer e la rinascita ebraica tra Italia e Israele, FrancoAngeli, Milano 2010, pp. 39-57, M. Sarfatti (a cura di), Il ritorno alla vita: vicende e diritti degli ebrei in Italia dopo la seconda guerra mondiale, La Giuntina, Firenze 1998, ad indicem. Si vedano inoltre A. Segre, Memorie di vita ebraica. Casale Monferrato, Roma Gerusalemme 1918-1960, Bonacci, Roma 1979, cap. Lavorando con Raffaele Cantoni, forse più facilmente reperibile nella sua versione in lingua inglese Id., Memories of Jewish Life. From Italy to Jerusalem, 1918-1960, translated and with an introduction by S. Siporin, University of Nebraska Press, Lincoln 2008, pp. 222-233. Su Renzo Bonfiglioli (“Bonofigli” in Capogreco, I campi del duce. L’internamento civile nell’Italia fascista (1940-1943), cit., p. 191, “Bonofiglio” in C. Di Sante, L’internamento civile e i campi di concentramento nelle Marche, in P. Giovannini (a cura di), L’8 Settembre nelle Marche. Premesse e conseguenze, Il Lavoro Editoriale, Ancona 2004, p. 195, “Bonfigli” in C. Di Sante, I campi di internamento nelle Marche (1940-1944), in M.P. Alviti, G. Marucci (a cura di), Memoria e guerra di liberazione 1945-2005, Istituto provinciale per la storia del movimento di liberazione delle Marche di Ascoli Piceno, Ascoli Piceno 2005, p.47 e “Bonofigli” in C. Di Sante, Gli ebrei internati nelle Marche durante la Seconda guerra mondiale: antisemitismo, persecuzione e solidarietà, in G. Capriotti (a cura di), Antigiudaismo, Antisemitismo, Memoria. Un approccio pluridisciplinare, Eum, Macerata 2009, p. 359), si vedano R. Bonfiglioli, Gli ebrei a Ferrara dal fascismo alla liberazione, in «Competizione democratica», 25 aprile 1955, Farneti, Testimonianze su Renzo Bonfiglioli, cit., F. Loperfido (a cura di), Renzo Bonfiglioli ebreo ferrarese, G. Corbo, Ferrara 1989 e soprattutto un importante contributo che raccoglie le testimonianze dirette della moglie Lili Ascoli-Magrini: M. Dorigatti, Le vite di Renzo Bonfiglioli. La multiforme figura di un protagonista della Ferrara ebraica del Novecento, in «Ferrara» n. 31, 12/2009, pp. 40-50, disponibile all’indirizzo [http://rivista.fondazionecarife.it/it/2009/item/684-le-vite-di-renzo- bonfiglioli].

aveva tenuto in seguito a una visita del campo di Ferramonti in qualità di delegato della Delasem nel marzo del ’42 , nonostante le sollecitazioni di Hajek, gli studi sull’internamento entrarono 284

in una nuova fase di latenza sulla quale – come si è già accennato – hanno certamente avuto un ruolo le difficoltà nell’individuare ed accedere alla documentazione archivistica ma, proprio su questo fronte, la situazione subì una svolta a partire dalla fine degli anni Settanta.

A questo proposito è interessante ricordare come nel 1971, dopo il progetto di ricerca dedicato al Tribunale speciale fascista i cui risultati sono stati pubblicati nel 1961 per l’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti , Celso Ghini e Adriano Dal Pont, dando alle 285

stampe Gli antifascisti al confino un lavoro dedicato al confino politico degli antifascisti, denunciavano un «ostacolo insormontabile» derivante: «dall’impossibilità tecnica e legale di consultare gli archivi delle prefetture. A causa di queste difficoltà gli autori Ghini e Dal Pont sostengono di non aver potuto ricostruire un elenco di tutte le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle commissioni provinciali e quindi un elenco di tutti i confinati politici italiani riuscendo però a ricostruire una storia del confino fascista come strumento di repressione politica avvalendosi della documentazione disponibile e dedicando un’ampia sezione del volume alle testimonianze dei confinati e producendo un elenco parziale delle ordinanze di confino che, epurato dei nomi di quanti furono confinati per motivi non puramente politici, come indicato da Terracini in prefazione doveva costituire un «albo d’onore […]; un albo di benemeriti della nostra democrazia repubblicana» . 286

R. Pacifici, Due giorni a Ferramonti, in A perpetua ricordanza di Riccardo Pacifici, Comunità Israelitica di

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Genova, Genova 1967, pp. 61-66, ripubblicato in Id., Il “campo” di Ferramonti negli ultimi tempi del regime fascista, in «Quaderni del centro studi sulla deportazione e l’internamento», n. 6, 1969-1971, pp. 89-91. Sarfatti, L’internamento nei campi degli ebrei italiani antifascisti e degli ebrei stranieri (1940-1943). Rassegna bibliografica e spunti di ricerca, cit., p. 49.

A. Dal Pont, A. Leonetti, P. Maiello, L. Zocchi (a cura di), Aula IV. Tutti i processi del Tribunale speciale

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fascista, prefazione di U. Terracini, Anppia, Roma 1961. A questo lavoro avrebbero poi fatto seguito quasi vent’anni più tardi, altri tre volumi ancora dedicati al tribunale speciale: A. Dal Pont, S. Carolini, L’ Italia dissidente e antifascista. Le ordinanze, le sentenze istruttorie e le sentenze in Camera di consiglio emesse dal Tribunale speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall'anno 1927 al 1943, prefazione di S. Pertini, La pietra, Milano 1980. L’Anppia ha poi promosso nel 1995 la pubblicazione nella collana dei suoi quaderni di una ricostruzione

complessiva della storia del Tribunale speciale, C. Longhitano (a cura di), Il tribunale di Mussolini. Storia del Tribunale Speciale. 1926-1943, Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti, Milano 1995. Ancora sul Tribunale speciale, sulla sua genesi e il suo funzionamento, nel 1975 è stata tradotta dal francese e pubblicata con prefazione di Enzo Santarelli la testimonianza di Silvio Trentin pubblicata originariamente a Parigi nel 1937 durante il suo esilio francese, S. Trentin, Dieci anni di fascismo totalitario in Italia. Dall’istituzione del Tribunale speciale alla proclamazione dell’Impero. 1926-1936, prefazione di E. Santarelli, traduzione di A. Capitanio, Editori Riuniti, Roma 1975 (edizione originale: Dix ans de fascisme totalitaire en Italie. De l’installation du tribunal spécial à l’établissement de l’Empire, Editions sociales internationales, Paris 1937). Di grande interesse anche G. Tessitore, Fascismo e pena di morte. Consenso e informazione, FrancoAngeli, Milano 2000, accurata analisi dell’operazione di ripristino della pena di morte nell’Italia fascista e delle condanne alla pena capitale emesse dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato e delle Corti d'Assise del regno.

Terracini, Prefazione, in Ghini, Dal Pont, Antifascisti al confino. 1926-1943, cit., p. 11.

Il capitolo diciassette di questo volume, dedica «un discorso a parte» a Le deportazioni, denunciando in un breve preambolo le deportazioni di massa operate dal fascismo nei territori occupati, i genocidi compiuti e le repressioni già attuate con la pacificazione della Libia e il tentativo di «avvalorare la leggenda, che per certi versi continua tuttora, di un fascismo cialtronesco, minaccioso solo a parole, ma fondamentalmente buono, incapace di fare realmente del male» . Partendo dai provvedimenti adottati nella provincia di Lubiana, questo capitolo è 287

dedicato in particolare alla deportazione e dell’internamento degli slavi nei campi militari e nei campi per internati civili facendo riferimento alla costruzione dei campi di Tribussa e Cighinio e Gonars e poi all’utilizzo delle strutture di «Monigo […], Chiesanuova […], Renicci, Visco, Pietrafitta, Tavernelle, Brescia, Pisticci, Chieti ecc.» . 288

Il volume si conclude infine con una sezione documentaria in cui gli autori hanno pubblicato un primo «elenco delle località adibite a confino o campi di concentramento» – ed è significativo che siano inseriti all’interno di un unico elenco campi, comuni di internamento libero e località di confino – dichiaratamente incompleto e in cui i campi sono distinti dalle località di confino solo per il fatto di essere scritti i corsivo; delle oltre 250 località individuate, quelle contrassegnate come «campi di concentramento» sono appena venticinque . 289

Nel 1976 fu pubblicato un volume collettaneo dal titolo Il coraggio del no, dedicato alla Resistenza in provincia di Pavia, contenente un contributo a firma di Angela Reitano dedicato a

La persecuzione razziale in cui l’autrice dà conto anche dell'internamento degli ebrei. 290

Nonostante il respiro locale del volume, dedicato al contesto Pavese, il saggio di Reitano è importante in quanto il primo o uno dei primi a poggiare sull’analisi della documentazione conservata presso un archivio periferico – in questo caso le carte della Questura e della Prefettura dell’Archivio di Stato di Pavia – disvelando la ricchezza documentaria che era possibile riscontrare negli archivi provinciali. Il Pavese non ha ospitato campi di internamento ma è stata zona di internamento libero quando – come scrive l’autrice e si noti la scelta dei termini – «per

Ghini, Dal Pont, Antifascisti al confino. 1926-1943, cit., pp. 167-168.

287

Gli autori accennano poi a una «lista segreta» del 23 luglio 1942 in cui sono elencati 202 campi e che, stando alla

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nota in apertura del capitolo, dovrebbe essere conservata presso l’Institut Za Zagodovino Delavskega Gibanjia (Istituto per la storia del movimento operaio), insieme al resto della documentazione citata in quella sede, ibidem, pp. 167, 174.

Così come riportate nel testo: Ariano Irpino (Av), Avellino, Campagna (Sa), Castelsaraceno (Pz), Colfiorito (Pg),

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Fabriano (An), Fossoli (Mo), Fraschette (Fr), Gioia Del Colle (Ba), Grottaminarda (Av), Istonio (Ch), Lagonegro (Pz), Manfredonia (Fg), Mercogliano (Av), Mirabello (Cb), Monteleone di Spoleto (Pg), Nave (Bs), Pollenza (Mc), Renicci Anghiari (Ar), San Gabriele (Te), Scipione (Pr), Teora (Av), Urbino (Ps), Urbisaglia (Mc), Vasto (Ch). Ibidem, pp. 387-389.

A. Reitano, La persecuzione razziale, in U. Alfassio Grimaldi, Il coraggio del no. Figure e fatti della Resistenza

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l’eccessivo affollamento dei suddetti campi, si decise di confinarli nella nostra provincia» e 291

proprio l’internamento libero trova il suo spazio all’interno della trattazione, insieme a brevi accenni ai campi cui furono assegnati gli ebrei che si trovavano nella giurisdizione della prefettura di Pavia. In nota l’autrice ha riportato il telegramma del capo della polizia Bocchini in base al quale si ordinava l’arresto degli ebrei stranieri appartenenti a stati «che fanno politica razziale», secondo quanto disposto dal ministero degli Esteri. Questa disposizione è particolarmente importante in quanto costituisce il punto di contatto tra la normativa antisemita e quella sull’internamento: se fino a quel momento, anche nei confronti degli ebrei, era stata la “pericolosità” a determinare il provvedimento, nel momento in cui si disponeva l’internamento degli ebrei stranieri appartenenti ai paesi dell’Asse o apolidi – quindi non cittadini di stati nemici – l’elemento razziale assumeva un ruolo determinante. Come sottolineato da Michele Sarfatti, già Hajek aveva parlato del provvedimento senza però un riscontro documentario . 292

L’anno successivo fu pubblicata in Italia un’altra testimonianza di grande interesse a opera di niente meno che Evangelos Averoff-Tossizza, protagonista della scena politica greca: all’epoca ministro della Difesa del governo Karamanlis e già ministro degli Esteri dal 1956 al 1963, prima del colpo di stato che aveva instaurato in Grecia sette anni di dittatura militare. Dopo aver abbandonato il governatorato di Corfù, rifiutando di collaborare con le forze di occupazione, nell’aprile del 1942 fu arrestato a Larissa dalle truppe italiane per attività sovversive legate alla Resistenza greca, deportato in Italia via Fiume e internato a Ferramonti per poi spostarsi, dopo l’armistizio, nella Roma ancora occupata dai nazisti dove fondò “Freedom or Death”, un’organizzazione con lo scopo di aiutare la fuga di prigionieri greci e alleati; il suo racconto

Ibidem, p. 125. Sarfatti, L’internamento nei campi degli ebrei italiani antifascisti e degli ebrei stranieri

291

(1940-1943). Rassegna bibliografica e spunti di ricerca, cit., p. 52.

Sarfatti, L’internamento nei campi degli ebrei italiani antifascisti e degli ebrei stranieri (1940-1943). Rassegna

292

romanzato dell’esperienza di internamento fu tradotto in italiano e pubblicato da Longanesi nel 1977 . 293

Una tappa fondamentale nel percorso di formazione di una storiografia sull’internamento civile fascista, in particolare sul fronte della disponibilità documentaria, si raggiunse nel dicembre 1978, allorché la «Rassegna degli archivi di stato» pubblicò un saggio dal titolo Disposizioni

normative e fonti per lo studio dell’internamento in Italia (giugno 1940-luglio 1943) . L’autrice 294

Gina Antoniani Persichilli, all’epoca giovane archivista impiegata presso l’Archivio Centrale dello Stato, incaricata in quegli anni, sotto la direzione di Paola Carucci, del riordino e dell’inventariazione della documentazione del fondo Ministero dell’Interno, direzione generale

di P.s., divisione Affari generali e riservati. Partendo dall’inventariazione delle quarantotto buste

del fondo dell’Ispettorato generale di Pisa Ercole Conti che vide emergere i primi riferimenti alla ricerca di strutture da adibire a campi di concentramento , Antoniani Persichilli fu la prima a 295

E. Averoff-Tossizza, Prigioniero in Italia. L'odissea di un antifascista greco in un campo di concentramento

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italiano, traduzione di C. Charamis, Longanesi, Milano 1977 (edizione originale: Ευάγγελος Αβέρωφ-Τοσίτσας, Οταν ξεχνούσαν οι θεοί, Εστίας, Αθήνα 1969, traslitterato Otan xechnousan oi theoi, Estias, Athína 1969). Si vedano E. Hatzivassiliou, Greece and the Cold War. Frontline State. 1952–1967, Routledge, New York 2006, pp. 59-60, S.G. Xydis, Cyprus Conflict and Conciliation. 1954-1958, Ohio State University Press, Columbus 1967, p. 46, Capogreco, I campi del duce. L’internamento civile nell’Italia fascista. (1940-1943), cit., pp. 155-156 e sull’esperienza fiumana si veda anche il racconto di un altro cittadino greco deportato in Italia, Constantin Zotis, in C. Zotis, I Am Still Standing. A Modern Greek Epic from World War II, AuthorHouse, 2001, pp. 28-30, 96. Di seguito un passaggio interessante, tratto da quest’ultima testimonianza: «“I am watching the Italians intimidate Greeks.” […] A high ranking officer with a lot of ribbons and medals on his chest, stood in the middle of the marching lines telling the Greeks through an interpreter, the reason why all this drill was happening. The Italian Flag was about to be raised and the same ceremony would be repeated each morning us Greeks were there. He instructed the hostages below to perform the Fascist salute to the flag at the precise moment the band were to play the Italian National Anthem. The Italian officer4 signaled one of the greek hostages to come forward, stand by him, and lead the Greeks in salute when the band began. The hostage was Evangelos Averoff one of the most famous Greeks among our ninety. […] Averoff was given the opportunity to explain the Italian officer’s expectations. He told the Greeks the instructions, but he added, “…as soon as the band starts to play do what I do”. When the band commenced Averoff sit down and the Greeks did the same. The Italian officer was furious. He gave the instructions to Averoff again and he, in turn, repeated instructions to the Greeks to sit again. The band played - the Greeks and their leader sat. Three times the band played; three times, they sat. the Italian commander demanded an explanation from Evangelos Averoff. He said, “We greeks believe in democracy as our choice of government. We invented democracy, we know how it works, and we cherish it. We will not salute a flag that believes in a dictatorship as a form of rule. In Greece, we took our hats off whenever the Greek flag passed. Here we do not salute your flag. Besides, non of us have hats to take of”. […] thanks to Evangelos Averoff and the other Greeks there were no more parades in the courtyard». Ibidem, pp. 29-30.

G. Antoniani Persichilli, Disposizioni e fonti per lo studio dell’internamento in Italia (giugno 1940-luglio 1943),

294

in «Rassegna degli archivi di Stato» XXXVIII, n. 1-2-3, 1978, pp. 77-96.

Proprio nel 1978 Antoniani Persichilli ultimò la redazione dell’inventario del fondo Conti, ACS, Ministero

295

dell’Interno, Direzione generale di P.S. (1861-1981), Ispettorato generale di Pisa “E. Conti” (1930-1943). Si veda l’inventario in ACS, inv. 13/153.

consultare le serie relative alle disposizioni generali e agli stranieri internati e solo Renzo De Felice prima di lei aveva consultato le serie contenenti i fascicoli personali degli internati . 296

Questo lavoro si configura come una chiara, sintetica e lucida ricostruzione dell’internamento civile fascista ripercorrendone, nella prima parte, l’evoluzione normativa a partire dall’approvazione – l’8 giugno 1925 – del piano generale dell’organizzazione per la guerra, fino alla proclamazione dell’armistizio ; la seconda parte del saggio costituisce invece un 297

importante strumento di descrizione e guida alla consultazione delle serie archivistiche inerenti all’internamento conservate presso l’Archivio Centrale dello Stato , mentre nell’appendice 298

documentaria l’autrice ha pubblicato, per la prima volta, documenti sui quali si sarebbe poi discusso a lungo, come la controversa nota inviata il 26 maggio 1940 dal sottosegretario di Stato per l’Interno Guido Buffarini Guidi al capo della polizia Arturo Bocchini, a oggi l’unico documento di cui siamo a conoscenza, in cui si faccia riferimento all’internamento degli ebrei in quanto tali, senza ulteriori specificazioni di cittadinanza o pericolosità, in contrasto con l’impostazione generale delle disposizioni normative in materia di internamento . L’assenza di 299

specificazioni inerenti alle categorie di ebrei da internare ha fatto sorgere l’ipotesi – per la verità

Nel dicembre del 1977 Francesco Omodeo Zorini, che il mese precedente era stato in missione presso l’Archivio

296

Centrale dello Stato a Roma per conto dell’Istituto Storico della Resistenza di Novara, scriveva in «Resistenza unita», dal 1969 notiziario mensile del raggruppamento unitario ANPI-FIAP-FIVL e dell’Istituto storico della Resistenza in provincia di Novara e in Valsesia: «[...] ho potuto accedere alle carte relative al cosiddetto Confino di polizia ordinato e messo a disposizione degli studiosi dalla dottoressa Gina Antoniani Persichilli del cui prezioso e competente consiglio mi sono ampiamente avvalso [...]. A questo proposito si inserisce il discorso del tutto nuovo, attorno al quale sta studiando la curatrice dell’Archivio dott. Persichilli, relativo ai campi di concentramento che subentrarono, con l’inizio ed il prosieguo della guerra, al confino di polizia [...]». F.O. Zorini, Nuovi documenti dall’Archivio centrale di Stato, in «Resistenza unita» IX, n. 12, dicembre 1977, p. 2. L’intera collezione del periodico è consultabile all’indirizzo [http://resistenzaunita.isrn.it/]. Si vedano Carucci, L’organizzazione dei servizi di polizia dopo l’approvazione del testo unico delle leggi di Pubblica sicurezza nel 1926, cit., pp. 82-83, Ead., Il Ministero dell’interno: prefetti, questori e ispettori generali, in A. Ventura, Sulla crisi del regime fascista. 1938-1943. La società italiana dal «consenso» alla Resistenza. Atti del convegno nazionale di studi. Padova, 4-6 novembre 1993, Marsilio, Venezia 1996, p. 67 e Sarfatti, L’internamento nei campi degli ebrei italiani antifascisti e degli ebrei stranieri (1940-1943). Rassegna bibliografica e spunti di ricerca, cit., p. 51, 54-55, 63. Si veda infine il contributo di Franco Nardi, funzionario dell’Archivio di Stato di Frosinone in M. Costantini, Le Fraschette. Da campo di concentramento a luogo della memoria, Associazione Partigiani Cristiani, Frosinone 2006, p. 171.

Antoniani Persichilli, Disposizioni e fonti per lo studio dell’internamento in Italia (giugno 1940-luglio 1943),

297

cit., pp. 77-86.

Antoniani Persichilli, Disposizioni e fonti per lo studio dell’internamento in Italia (giugno 1940-luglio 1943),

298

cit., pp. 86-88. Si veda inoltre G. Tosatti, Gli internati civili in Italia nella documentazione dell’Archivio Centrale dello Stato, in Istituto storico della Resistenza in Piemonte, Una storia di tutti. Prigionieri, internati, deportati italiani nella seconda guerra mondiale, Franco Angeli, Milano 1989, pp. 35-50. Per un elenco sintetico delle fonti archivistiche per lo studio dell’internamento fascista si veda Capogreco, I campi del duce. L’internamento civile nell’Italia fascista (1940-1943), cit., pp. VII-VIII .

«Il DUCE desidera che si preparino dei campi di concentramento anche per gli ebrei, in caso di guerra. ti prego