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Dagli anni ’90 ad oggi Il Testo Unico Bancario.

I L PROCESSO DI CONCENTRAZIONE BANCARIA IN I TALIA

2.2 La panoramica storica del settore

2.2.3 Dagli anni ’90 ad oggi Il Testo Unico Bancario.

La fine del secolo scorso fu dominato da cambiamenti legislativi di ampia portata, da ricordare è sicuramente il D.lgs. dell’1 settembre 1993 n.385, noto come “Testo unico bancario” (o TUB)52, che proseguì la scia di riforme già avviata con

la legge del 1990. Il testo unico aprì la strada alla reale emancipazione del settore creditizio dal controllo statale: scindendo drasticamente le due aree di competenza, definendo in modo chiaro quella bancaria e obbligando gli istituti di credito a costituirsi soltanto in forma di società di diritto privato. La maggiore autonomia concessa alle banche fu controbilanciata da un rafforzamento della vigilanza, ciò creò un sistema molto più complesso del precedente. Per tale motivo, ma anche per la più intensa concorrenza estera e le problematiche apportate dalla crisi valutaria del 199253, le aziende di credito italiane vennero

spinte ad organizzarsi in gruppi per fronteggiare meglio una situazione in così rapida evoluzione. I fattori citati e quelli di carattere congiunturale misero nelle condizioni di non avere più ampi margini di manovra, se non quello dell’apertura internazionale. Fu proprio in questo decennio che i fenomeni di integrazione proliferarono e le banche italiane si videro costrette a fronteggiare le proprie inefficienze, non potendole più scaricare a valle. Di seguito il grafico (figura 2.2) mostra una panoramica delle concentrazioni nazionali del settore nel periodo che va dal 1990 al 1999 nei paesi maggiormente sviluppati. L’analisi mostra il numero medio delle operazioni di M&A (moltiplicate per cento) effettuate all’interno dei territori nazionali.

52 Si tratta del “Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia”, esso abrogò la legislazione precedente in merito alla disciplina bancaria (i vari regi decreto legge del 1926 e del 1936 e successive leggi), circoscrivendo l’area di attenzione alla sola attività bancaria, creditizia e di vigilanza.

53 Il 1992 fu un anno di forte crisi per il nostro Paese, l’indebolimento della lira costrinse all’uscita dal Sistema Monetario Europeo, gli elevati tassi d’interesse e lo spread bancario non aiutarono la situazione già di per sé complessa.

Figura 2.2 Il processo di consolidazione bancaria nei Paesi industrializzati (1990-1999)

Fonte: BCE, “Bank Mergers, Competition And Liquidity”, Working Paper No. 292,

novembre 2003, p. 42

Come si può facilmente notare Canada, Italia e Giappone presentano una media più elevata rispetto agli altri paesi nel periodo considerato54. Inevitabile

conseguenza del fenomeno, non solo nella nostra penisola, sarà un forte aumento della concentrazione nel settore, tale aspetto verrà approfondito in seguito. Altra riforma degna di nota è rappresentata dal D.lgs. del 17 maggio 1999, n. 15355, la quale si occupò principalmente di delineare e stabilire vincoli in tema di

fondazioni bancarie. Con l’obiettivo di conferire maggiore omogeneità al sistema Europa, in seguito anche alla nascita dell’Unione Monetaria e di un mercato integrato europeo, vennero redatti, oltre alle leggi finanziarie, appositi decreti attuativi delle direttive europee, con una simile finalità nascono gli accordi di Basilea56 aventi il principale scopo di offrire regolamentazioni maggiormente

54 Si veda BCE, “Bank Mergers, Competition And Liquidity”, Working Paper No. 292, November 2003. 55 Nota anche come “riforma Ciampi-Amato” e concernente la “Disciplina civilistica e fiscale degli enti

conferenti di cui all'articolo 11, comma 1, del decreto legislativo 20 novembre 1990, n. 356, e disciplina fiscale delle operazioni di ristrutturazione bancaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 1998, n. 461" in materia principalmente di fondazioni bancarie.

56 Gli Accordi di Basilea sono il frutto del lavoro del comitato di Basilea formato dai governatori delle banche centrali dei dieci paesi più industrializzati (G10), esso fu istituito nel 1974 con il principale obiettivo di stilare requisiti patrimoniali comuni cui le banche dovevano attenersi. Nel 1988 venne redatto il testo conosciuto come Basilea I che prevedeva la fissazione di una serie di requisiti patrimoniali in merito al

omogenee, standardizzate e stringenti in tema di attività finanziaria nei principali paesi sviluppati.

Nel frattempo il progresso dell’Information Technology, i nuovi sviluppi che essa poté apportare, e apportò, a livello di servizi e beni offerti, così come la nascita dell’home banking, l’e-commerce, il trading online diedero nuovo impulso e maggiore possibilità di perseguire l’efficienza in un settore ormai maturo.

Nel pieno dell’era della new economy, il 2000 fu l’anno in cui si registrerò, a livello europeo, il più altro numero di concentrazioni57, successivamente, con la

bolla speculativa del 2001, il fenomeno, pur continuando a crescere, subì un rallentamento; la ripresa effettiva avvenne solo nel 2003 grazie alle politiche espansive dei governi che iniettarono liquidità nel sistema finanziario, concedendo una tregua e maggiori speranze per il futuro. Fino a circa la metà del 2007, coincidente con il manifestarsi dei primi sentori di quella che sarebbe poi divenuta la crisi dei mutui sub-prime, le grandi banche e istituti finanziari negli Stati Uniti, in Europa ed, in misura ridimensionata, in Italia – l’acquisizione che si intende analizzare nell’ultimo capitolo si colloca, se vogliamo, proprio in quest’ondata –, avevano dato origine alle grandi operazioni di merger and acquisition che portarono alla creazione dei colossi che conosciamo. Lo scoppio della crisi intaccò fortemente i bilanci della gran parte delle società bancarie e non solo, creando la drammatica spirale ormai nota. Gli anni che seguirono furono caratterizzati da un forte contenimento delle operazioni di concentrazione, da una parte per il clima di sfiducia che si era generato all’interno del mondo finanziario, e conseguentemente anche tra gli stessi operatori; dall’altra, proprio la situazione critica in cui versavano la maggior parte degli istituti non rendeva agevole la messa in atto di simili operazioni; tuttavia non si può parlare di uno stallo, dal momento che esse continuarono ad avere luogo anche per salvare o liquidare istituti in crisi. Negli ultimi anni il fenomeno sembra aver trovato nuovo slancio, seppur con le cautele del caso.

rischio di credito; del 2004 è Basilea II volto ad inasprire i vincoli e la regolamentazione precedente in modo tale da orientarsi verso un sistema maggiormente prudente e trasparente verso l’esterno.

57 Si veda A. Carretta, P. Schwizer, Le fusioni in banca. Gestire l’integrazione per creare valore, Bancaria editrice, Roma, 2008, p. 45.