• Non ci sono risultati.

I soggetti coinvolti: la società bidder

I L PROCESSO DI CONCENTRAZIONE BANCARIA IN I TALIA

2.4 Il processo di acquisizione

2.4.2 I soggetti coinvolti: la società bidder

In questo paragrafo si è esordito sottolineando la natura dei soggetti coinvolti, rientranti nel novero degli istituti di credito, e il tipo di operazioni oggetto preferenziale della nostra attenzione. A questo punto, può essere utile elencare

brevemente quali sono le figure normalmente protagoniste nei fenomeni di integrazione bancaria (e non solo):

• azienda bidder; • azienda target; • soci cedenti; • adivisor;

• autorità garanti della concorrenza;

• terzi soggetti (amministratori, sindaci, revisore, direttore generale, stakeholder in genere, etc.).

La società bidder è la società acquirente o potenziale tale, il termine inglese “bidder” significa, infatti, “offerente”. Gli studi riguardanti i fenomeni di concentrazione tra banche nel territorio nazionale, riportano come la maggior parte delle bidder abbia normalmente dimensioni piuttosto grandi (figura 2.9), ma più che alla dimensione rilevabile economicamente e finanziariamente taluni rilevano come gli istituti con quote di mercato superiori siano maggiormente propensi ad attuare operazioni di questo tipo71. Tuttavia non bisogna dimenticare

dove si colloca l’analisi, a differenza, infatti, degli Stati Uniti, per esempio, dove il processo di concentrazione interbancaria ha una storia più antica, in Italia si tratta di un fenomeno piuttosto recente, guidato inizialmente da banche dalla dimensione rilevante, cui solitamente corrispondevano quote di mercato di un certo rilievo. La rigida legislazione presente fino al 1990 non consentì al processo di integrazione di evolversi come stava già accadendo nel resto d’Europa, ciò isolò, in un certo senso, la realtà italiana. Quando tale barriera cadde, i primi a cogliere l’occasione furono quegli istituti che, per dimensione e rilevanza, ebbero le possibilità e tutto l’interesse di espandersi, anche e soprattutto per eliminare le inefficienze, divenute ormai insostenibili. Il destino delle banche minori era segnato: sarebbero divenute oggetto d’interesse dei competitors maggiori, oppure avrebbero potuto continuare a esercitare le loro attività cercando di ritagliarsi

71 A tal proposito si veda M. Affinito, E. Reviglio, op. cit., 1998; si veda anche R. Bottiglia, I grandi gruppi

delle nicchie di mercato e puntando su una maggiore specializzazione e personalizzazione dei servizi offerti ai clienti.

Figura 2.9 Numero delle operazioni di concentrazione bancaria (valori percentuali) suddivisi per dimensione della bidder (1998- 2006).

Fonte: A. Carretta, P. Schwizer, op. cit., 2008, p. 60.

Note: Dati relativi a un campione di 141 operazioni avvenute a livello nazionale nel periodo compreso tra il 1998 e l’inizio del 2006.

Le grandi aziende di credito sembrano quindi destinate ad assumere un ruolo sempre più centrale, consentendo, oltretutto l’apertura a una vera e propria internazionalizzazione del settore. Si tratta di una scelta pressoché obbligata, dovendosi confrontare quotidianamente con la concorrenza estera e con dimensioni ben superiori. Infatti, nonostante la frenesia dell’ultimo decennio in ambito di acquisizioni e fusioni che portò l’Italia a guadagnarsi il primo posto per numero di operazioni effettuate (a livello europeo)72, il nostro Paese deve ancora

finire di scontare un gap di circa dieci anni rispetto all’intero panorama europeo (si fa riferimento all’Europa occidentale e agli Stati maggiormente sviluppati) e ciò si riflette soprattutto considerando la dimensione media degli istituti. Quest’ultima è, ad oggi, inferiore a quella riscontrabile in altri Paesi avanzati, oltretutto

72 Si veda figura 2.2 e lo studio condotto da A. Carretta, P. Schwizer, op. cit., 2008. 0 5 10 15 20 25 30 35

notevolmente più basso risulta l’indice di concentrazione rispetto ai maggiori Paesi europei73 (figura 2.10).

Figura 2.10 Indice di Herfindahl-Hirschman per cinque paesi europei (1997-2004)74.

Dal punto di vista geografico le banche acquirenti sono spesso appartenenti all’area del Centro, ma soprattutto Nord dell’Italia (si veda figura 2.11), si tratta di soggetti proiettati innanzitutto a consolidare la propria posizione nei territori limitrofi e solo negli ultimi anni orientati verso un’ottica più ampia. Gli enti creditizi appartenenti al sud dell’Italia solitamente rivolgono la loro attenzione verso la loro stessa area geografica, essendo caratterizzati, di norma, da dimensioni più modeste75.

73 Si fa riferimento ad uno studio del The Banker del 1996 in M. Affinito, E. Reviglio, op. cit., 1998 (tabella p. 179), il quale analizzava la situazione nel settore relativa al 1995.

74 Il grafico fa riferimento ad un campione ristretto contenete le istituzioni operanti principalmente sui segmenti tradizionali (banche commerciali), i dati utilizzati sono relativi ai bilanci consolidati.

75 Per un approfondimento in merito si veda A. Carretta, P. Schwizer, op. cit., 2008. Si veda inoltre M. La Torre, Le concentrazioni tra banche: riflessi gestionali e dinamiche di mercato, Utet libreria, Torino, 2000, §5.3.2.

Figura 2.11 Bidder suddivise per appartenenza geografica a livello nazionale.

Fonte: A. Carretta, P. Schwizer, op. cit., p.61.

Note: Dati relativi a un campione di 141 operazioni avvenute a livello nazionale nel periodo compreso tra il 1998 e l’inizio del 2006 (il dato relativo al 2006 è poco significativo poiché viene contemplata solo l’operazione condotta da Capitalia). È rappresentata la frequenza delle operazioni che coinvolgono una certa tipologia di bidder in percentuale sul totale delle transazioni.

Una bidder, a parere di chi scrive, dovrebbe essere caratterizzata da: " solidità finanziaria;

" presenza sul mercato finanziario – lo stesso studio condotto da Carretta e Schwizer ha dimostrato come la maggior parte delle banche acquirenti siano società quotate76–;

" posizione consolidata sul mercato di riferimento;

" caratteristiche congrue, dal punto di vista sinergico, con l’operazione che si andrà ad effettuare. Ciò non significa affatto che banche di una certa tipologia (per esempio commerciali) debbano necessariamente acquisire banche simili, anzi, si è già detto che talvolta istituti specializzati in business diversi possono interagire molto bene e trovare reciproci vantaggi; tuttavia sembra opportuno che vi debba essere una logica strategica definita, efficace e sostenibile. Concludendo, è proprio nelle maggiori banche italiane che possono essere individuate le principali bidder per numero di acquisizioni effettuate in Italia: Unicredito Italiano, Intesa BCI, San Paolo IMI, Banca Monte dei Paschi di Siena, Banca Antoniana Popolare Veneta, Banca Popolare di Lodi, Capitalia; mentre per

quanto riguarda le concentrazioni cross-border ritroviamo i primi tre istituti appena citati, Mediobanca, e alcune banche popolari tra cui quella di Lodi e di Vicenza oltre a istituti minori77.