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Hattuša

1. Nella scrittura mu-un-gi-im (KUB 30 1, I 8) per mu-un-dim2 è erroneamente

utilizzato la lettura gim del segno dim2 = ep‡šu99, cfr. Appendice.

2. L’impiego di sa in luogo di ki (KUB 30 1, I 10) è dovuto ad un’errata

interpretazione del segno KI come DI letto sa2 e reso in grafia fonetica come sa100, cfr.

Appendice.

3. In nam-še per nam-igi (KBo 36 11+, Ro. 8) lo scriba ha inteso il valore fonetico ši del segno IGI scrivendolo poi con l’omofono še, cfr. Appendice.

4. La mancata corrispondenza tra sumerico e accadico in ‹nam-erim2› nam-tag-ga

dugud-dugud su-ga // ma-‹mi-tum› ar-nu ka-ab-tum ‹e-mid›-su2 “Un giuramento, una

punizione severa è inflitta a lui” (CTH 794 Ro. 4), è dovuta ad un errore nel testo sumerico che riporta su.g che ha propriamente il significato di “sostituire, rimpiazzare”, a differenza della versione accadica che invece presenta, coerentemente con il significato della frase, em‡du “infliggere” che generalmente corrisponde a uš.

5. La forma verbale in [...]mu-un-ni // [... mimma] šum-šu (CTH 794, Vo. 3) riporta la medesima lezione della redazione del primo millennio da Nippur (Ms. N in Cooper 1972a), azu kalam-ma ma-su3 nig2-nam mu-ne // [...] mim-ma

šum-šu2, che sembra costituire un’incomprensibile grafia per il verbo zu “sapere” come conferma il manoscritto da Sultantepe (Ms. St in Cooper 1972a) a-zu kala,-ma ma-aš2 -an-zu nig2-nam mu-zu “l’indovino del paese, la guida che conosce ogni cosa”.

6. In tug2-mað gada babbar2-re a-ra-an-gar-ra // tu-mað-ða-a ki-te!-i el-la u2

-ma-añ-‹ñi2›-ka “Io ti ho reso disponibile un’eccelsa veste di lino bianco” (CTH 794, Vo. 14), la

sequenza UD.UD viene interpretata come babbar2 “bianco” diversamente dagli altri

manoscritti che riportano dadag = ellu, “puro”, sebbene il testo accadico conservi

ellu101.

2, 5) e za-ar-tap-pa (AuOrS 23: 50, 34) sono letture errate da E(sar )-NUN(daba )102.

rispettivamente dall’incomprensione di abgal = NUN.ME, dingir-e-ne = AN-e-ne e

7. zar-tab-ba (KUB 4

Ð 2 x

8. Le grafie nu-kal, a-ne2 e ri-ib-ba (CTH 314 - KUB 4 6, II 4-5) derivano

99 Geller 1989, 201 n. 4.

100 Ibid., 201 n. 6.

101 Cooper 1972a, 78 n. 14; cfr. III.3.2.1 nota 470.

kalag preso nel suo valore fonetico rib103; in quest’ultimo caso secondo Laroche104 lo scriba è stato tratto in errore dal fatto che a Hattuša l’ideogramma KALAG, come aggettivo per “forte, potente” era utilizzato da solo senza la complementazione -GA che avrebbe certamente impedito la confusione del segno.

9. [sa]g-mu-še3 a-ša3 a-gar3 (Edubba E - KUB 57 126, Ro. 5.) è un’incomprensione per gišdim-zu-uš dil a-ša3 eš-gan2 , cfr. Civil (1987).

Emar

10. In den-lil2-e nu-bal-ta nam-tar-zu ðe2-ne-tar-re “Enlil colui che non muta, possa stabilire il tuo destino” (Benedizione - E 775, 3) nam-tar-zu ðe2-ne-tar-re rappresenta chiaramente un calco dall’accadico ši-im-ka li-ši-im in quanto in sumerico il significato di “stabilire il destino” è espresso esclusivamente dal verbo composto nam--tar, mentre l’espressione *nam-tar--tar qui utilizzata – in cui la parte nominale del verbo composto è costruita come calco del corrispondente termine accadico ši-im-ka con l’aggiunta della radice – non è altrove attestata.

11. La difformità tra il sumerico ðal e l’accadico nagbu in dasal umun-ðal ðal-bi mu-un-gal2-tag4-a // dAMAR.UTU be-el na-ag-bi na-ga14-ab-šu lip-te-ku “possa Marduk il

signore delle acque sotterranee le sue acque sotterranee aprire” (Benedizione - E 775, 7) è dovuta ad un errore di scrittura data la prossimità grafica tra i segni ðal e idim = nagbu “acque sotterranee”.

12. In a-na-ðe2-gal-la an-ta-gal2 ga-a-ni-šur-ra-ke4 “Possa piovere su di lui una pioggia di abbondanza dal cielo” (Benedizione - E 775, 19) a-na è una grafia per šeg3 A.AN mentre an-ta-gal2 “eccelso” (cfr. ePSD) è un fraintendimento per an-ta = iš-tu

ša-me-e.

Ugarit

13. kal-la in en-kal kal-la nin-na-ke4 ib2! (AuOrS 23: 25, 37) dovrebbe essere letto guruš, ma lo scriba ignorandone la lettura ha aggiunto la sillaba -la.

14. Secondo Arnaud105 a-ga ti-la ~ aga2 ti-la (AuOrS 23:27, 14) è una costruzione fittizia formulata sulla base dell’espressione accadica bulluýa râmu “desiderare di guarire”.

15. a-li-im (Ballata 19 - U 5 165, 6) per isiš2 cfr. Appendice.

16. šu in šu-nam-tar-ta-re-e-ni “stabilisce il destino” (Benedizione - RS 1979-25, 5) è inserito erroneamente probabilmente per analogia con la prima parte della frase il-li-il

šu-nam-ba-le-e “Enlil colui che non muta”106 (Benedizione - RS 1979-25, 4). È

103 Schwemer 2001, 192 n. 1318.

104 Laroche 1964, 75.

105 Arnaud 2007, 99.

interessante anche la differenza tra šu-nam-tar-ta-re-e-ni ~ nam-tar-tar-e-de3 e ðe2 -ne-tar-re della redazione emarita (E 775, 3) che oltre ad essere di carattere morfologico – Precativo (Emar) VS Forma non finita (Ugarit) – sussiste anche sul piano etimologico in quanto la forma in -ed-e ha valore di scopo, fine.

17. L’equazione šu du3 = ý‡mu in u4-da! šu-du3-a-bi gi6-<šu(?)>-‹du3›-a-bi [ki] dingir i3-in-gal2 = ýe-em ur-ri-ša u3 mu-ši-ša it-ti DINGIR i-ba-aš2-ši “I piani per i giorni e le

notti sono creati dagli dei” (U 5 164, 26-27) non è altrove attestata mentre è nota quella con ub…na tar…ñu presente anche in KBo 36 11+, Ro. 14107 dal cui significato “indicare” (lett. estendere le dita) può essere derivata l’associazione con ýemû “decisione, piano (divino)” 108.

18. Arnaud109 propone di interpretare ši in ši-da-a (Ludingira - AuOrS 23: 50, 36) VS a-de2-a “irrigato” ne nei manoscritti paleo-babilonesi Civil (1964) come una lettura per šeg3 pioggia.

19. šen in [zu2-lu]m šen-kin-kin-ne (Ludingira - AuOrS 23:50, 39) è una lettura

errata per sag110.

107 Cfr. anche BWL, 119:7.

108 Cfr. Alster 2005, 326: 26-27 che ricostruisce la seconda parte della frase dell’archetipo come *u4-gi6 -bi-da me-bi con un’equazione me = ý‡mu leggendo gi6-‹me›-a-bi-[da] nel manoscritto in U 5 164.

109 Arnaud 2007, 184.