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6.1 Anomalie nella catena nominale

7. Anomalie Sintattiche

Hattuša

147. La frase tug2-mað gada babbar2-re a-ra-an-gar-ra // tu-mað-ða-a ki-te!-i el-la u2 -ma-añ-ñ[i2-ka] “io ho posto di fronte a te un’eccelsa veste di puro lino” (CTH 794, Vo.

14) è costruita come una dipendente con -a finale, ma come si evince dai testi paralleli e dalla linea successiva sig2-babbar sig2-gi6 sig2-uz3-babbar sig2-uz3-gi6 gir3-zu-še3 mu-un-gar // SIG2.BABBAR SIG2.GI6 SIG2.UZ3.BABBAR šar3-ta GI6 a-na še-pi2-ka aš-tak2-ka-a[n] (CTH 794, Vo. 17) l’inserimento del suffisso di subordinazione è errato.

Lo stesso fenomeno si osserva in siskur ku3-ga šu-luð dadag-ga a-ra-an-gar-ra // ni-qa-a

el-la šu-luð-ði eb-bu-ti aš-ku-un-ku “Io ho fatto un puro sacrificio e un puro rituale per

te”.

148. L’espressione šu-du7 ni2-<gal>-a-ni (CTH 314 - KUB 4 6, I 3) mostra

probabilmente un errore nella disposizione degli elementi sintattici della frase in cui contrariamente alla grammatica sumerica il verbo non si trova al termine del sintagma; la frase andrebbe perciò ricostruita come *ni2-<gal>-a-ni šu-du7199, “il suo fulgore è perfetto”. L’omissione del segno -gal- presente invece nella versione fonetica fa pensare che vi possa essere stato una svista dello scriba che inavvertitamente abbia invertito i due termini. Alternativamente si potrebbe ritenere che si tratti di una costruzione subordinata *šu-du7 ni2-<gal>-a-na, “completo del suo fulgore”, in cui l’errore si rinviene nella mancanza del morfema -a del genitivo.

149. In en-na du-uš-ka-ra / giri17-za-al iškur // be-lu ša i-na ðe-gal-li / aš-bu mu-te9 -el-lu d10, “Il signore che è assiso in abbondanza, (acc: il superiore) Iskur” (CTH 314 - KUB 4 5, 11-12; KBo 12 72, 11-12) la forma verbale du-uš-ka-ra non si trova in posizione finale, ma la sua collocazione potrebbe essere forse spiegata sulla base dell’influenza della costruzione del participio accadico che allo stato costrutto precede un nome al genitivo con funzione di oggetto per i verbi transitivi o di completo indiretto per quelli intransitivi. Osta a questa interpretazione la traduzione accadica che utilizza un aggettivo verbale collocato in fondo alla frase. Errata è anche la posizione dell’ergativo, cfr. Nr. 41.

Emar

150. Sia nella versione emarita dasal umun-ðal ðal-bi mu-un-gal2-tag4-a //

dAMAR.UTU be-el na-ag-bi na-ga14-ab-šu lip-te-ku “possa Marduk il signore delle

acque sotterranee le sue acque sotterranee aprirti” (Benedizione - E 775, 7), che in quella ugaritica a-ša-a-li-ni2-te ni2-te ma-an-a-gal-ta-qa-a “Asalluði il signore della paura, la paura ti apra” (Benedizione - RS 1979-25, 12-13)200 la frase è conclusa dalla -a di subordinazione che, sulla base delle linee precedenti e dell’accadico dove troviamo un precativo, è inaspettata in quanto tutto il componimento poetico è costituito da una serie di invocazioni alle divinità tra di loro non legate sintatticamente; cfr. Nr. 117, 140.

199 La traduzione di Schwemer 2001, 192: “volkommen ist sein Schreckensglanz” segue questa ipotesi.

151. In a zi-kalam-ma ðe2-me-en-DIM2 (Benedizione - E 775, 18) differentemente da Arnaud e Dietrich201 preferisco interpretare il segno DIM2 non come radice verbale, dim2 “creare”, ma come posposizione del caso equativo -gin7 con cui lo scriba intende rendere l’accadico ki-ma di ki-ma me-e lu na-pu-uš-ti ma-tim. Con questa ipotesi le due versioni risultano certamente più uniformi consentendo di considerare ðe2-me-en come la seconda pers. sing. del precativo del verbo essere. In ogni caso è evidentemente errata la collocazione di -gin7 al termine della frase e non in riferimento ad ‘a’ come appare nella versione accadica e come è testimoniato dalla stessa redazione ugaritica: a-ia-du-ki-im “come l’acqua del fiume”.

Ugarit

152. Nell’incantesimo misto sumerico-accadico AuOrS 23: 14 l’equativo viene collocato prima del termine a cui si riferisce come la preposizione accadica kima: 30.

mim-ma.meš-šu gin2 gurun.šar.ša6.ga; per un esempio simile cfr. il testo cassita Peiser Urkunden 92 dove še3 è scritto prima del nome a cui si riferisce: 5. ga2-me-‹en› še3 dingir nir-gal2 = a-na-ku ana DINGIR tak-la-ku.

153. In AuOrS 23: 21, 6. [...] si-il-lal-i-kat-ta dim2-me-en dim2-me-en ki-ður-sag-an-n[a-ta], “da <...> di gioia sono stato creato, sono stato creato dalla montagna del cielo”, la frase presenta una costruzione chiastica che seppur tipica dell’accadico letterario non rispetta la sintassi sumerica che prevede la collocazione del verbo alla fine del sintagma. 154. In l[u2-tu-ra di]b-dab-e-de3 gilim-gilim bur-bur-ni-ik-ke dAsal-lu2-ði pi-in-du (AuOrS 23: 21, 68), il soggetto, Asalluhi, è collocato immediatamente prima del verbo dove solitamente troviamo l’oggetto.

155. en2 i3!-šir3 lu2-bi lu2-bi dib! // i3!-šir3 sag-bi sag-bi dib “Incantesimo. Ha legato quest’uomo, ha preso quest’uomo, ha legato la sua testa, ha preso la sua testa” (AuOrS 23: 25, 34-35) è un altro esempio di costruzione chiastica che secondo Arnaud deriva da un testo originariamente in accadico202.

156. L’interpretazione di Arnaud di i3-šir3 lu2-bi-dib igi mu-un-ši-in-bar (AuOrS 23: 25, 38) “Il vit le lieur de l’homme saisi”, se corretta, mette in luce come sia stata utilizzata una forma finita i3-šir3 dove ci saremmo aspettati una forma participiale in rapporto genitivale con il temine seguente (1) oppure una frase dipendente nominalizzata (2): 1. šir3-lu2-dib.a-bi.a(k).-(še3); 2. lu2-dib.a-bi=Ø i3-šer3-a-(še3). Sembra plausibile ipotizzare che la sintassi della frase con il verbo all’inizio abbia origine dalla costruzione del participio accadico che quando è declinato allo stato costrutto precede l’oggetto. Sulla base della ricostruzione qui proposta risulta inoltre evidente che vi è sostanziale indifferenza tra le forme dib e dib.a, e viene omesso il caso terminativo203, cfr. Nr. 68.

201 Dietrich 1998.

202 Arnaud 2007, 96.

157. L’espressione a-ga ti-la ~ ag2 “ che ama vivere” (AuOrS 23: 27, 14) come suggerito da Arnaud204 è un calco dall’accadico r…ƒim bulluýi da cui dipende l’ordine delle parole.

158. Sulla base di lu2 dili gu7-u3-gin7 igi tur mu-un-gid2-i-eš “guardavano con disprezzo l’uomo che mangia da solo” (Lettera di Lugal-nesag al re – ETCSL 3.3.2, 17) e di ukur3 bu-lu-uð2 si-il-‹le?› lu2 niĝ2-tuku-e igi tur nam-ba-e-gid2-i “il povero che supplica tremando di paura non deve guardare con disprezzo l’uomo ricco” (Proverbi: collezione 2 + 6 – ETCSL 6.1.02, 31) è probabile che nella frase igi-tur sig-ga na-me <na-an > -gid2-i (U 5 164, 32) l’ordine delle parole dipenda dalla versione accadica

ši-ýu-ut en-ši mam2-ma la i-leq2-qi3 “Nessuno deve disprezzare il debole” (let. tenere

disprezzo del povero)205. In maniera diversa Alster traslittera igi-tur-sig-ga na-me <šu na>-gid2-i ricostruendo il verbo come šu--gid2 traducendo “No weak manshould accept a deprecation” da un ipotetico archetipo *(lu2) sig-ga na-me <šu na>-gid2-i206.

159. In a-ša-a-li-ni2-te ni2-te ma-an-a-gal-ta-qa-a “Asalluði il signore della paura, la paura ti apra” (Benedizione - RS 1979-25, 11) la -a di subordinazione è errata cfr. 150.

Osservazioni:

La stragrande maggioranza degli errori di sintassi messi in luce in queste pagine sono dovute all’influenza della lingua accadica che si fa qui ancor più evidente che per la morfologia. L’apporto maggiore dell’accadico riguarda l’ordine dei costituenti della frase che, (153, 155 - Ugarit) può essere modellato secondo una struttura chiastica tipica dell’accadico letterario207. In altri casi sussistono veri e propri calchi di espressioni idiomatiche accadiche la cui struttura finisce per influenzare non solo la sintassi ma la stessa morfologia come in 157 e 158 (Ugarit) e verosimilmente anche nell’esempio Nr. 23 precedentemente studiato. La sintassi del participio accadico che, come un nome, quando si trova allo stato costrutto, precede il proprio oggetto declinato al genitivo sembra aver talvolta influito nella disposizione delle parole. In sumerico dove le forme verbali non finite venivano collocate al termine della frase, esisteva un costrutto, sintatticamente simile a quello del participio accadico, in cui ad una forma verbale non finita seguiva un nome al caso genitivo, N1 R(ð)-a-N2-ak. In questa forma il rectum non rappresentava l’oggetto bensì il complemento d’agente come nell’esempio inim dug4-ga an-na, “le parole dette da An”208. Appare dunque probabile che in un caso come 156 (Ugarit) e forse anche 149 (Hattuša) esista una combinazione tra il costrutto accadico e quello sumerico o meglio siano state estese le funzioni del primo al secondo permettendo di esprimere frasi con forme verbali non finite seguite dal proprio oggetto.

In alcuni casi come 148 (Hattuša) e 154 (Ugairit) la sequenza SOV risulta alterata, per una inversione dell’ordine di nome e predicato come nel primo caso o per una localizzazione anomala del soggetto all’interno della frase come nel secondo, sebbene non sembrino sussistere influenze dall’accadico o da altre lingue.

La presenza errata, in quanto non giustificata sul piano logico-sintattico, della -a di subordinazione riscontrato in 147 (Hattuša), 150 (Emar) e 159. (Ugarit) non sembra

204 Arnaud 2007, 21, 99.

205 Per l’equivalenza igi tur gid2-i = ši-ţu3-tum le-qu2-u2 cfr. MSLSSI, 17-27 v 14.

206 Alster 2005, 326: 32-33.

207 GAG § 130b, 186e.

invece avere un’influenza da parte della lingua accadica e deriva dalla generale tendenza all’abbreviazione e semplificazione delle forme.

La collocazione di casi in posizioni anomale come in 151 (Emar) 152 (Ugarit) come abbiamo osservato è già presente in Mesopotamia e ha quindi una sua giustificazione di tipo tradizionale, sebbene nel caso di 151 sembra più probabile che sia dovuta ad un errore di copiatura.