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6.1 Anomalie nella catena nominale

6.1.1.8 Comitativo Omissioni:

Ugarit

69. In sak-ki ður-sag-ga2 (AuOrS 23: 21, 79) sulla base del parallelo neo assiro CT

17, 20: 52, sag-gig ður-sag-gin7 “il mal di testa come una montagna”, sembrerebbe

essere omesso il caso equativo, ma non è escluso che -ga2 sia in realtà una resa fonetica per -gin7 dovuta ad una redazione sotto dettatura.

6.1.1.8 Comitativo Omissioni:

Ugarit

70. In nig2-zalag-ga nu-me-a (Ballata 19 - U 5 164) è omesso -da: *nig2-zalag-ga-da nu-me-a138.

Osservazioni

Gli esempi qui presentati mostrano innanzitutto una debolezza nella rappresentazione del sistema dei casi della lingua sumerica che sfocia spesso in una loro confusione. Il caso emblematico è quello del genitivo che nella lingua classica era espresso da /ak/ i cui esiti, a seguito della conservazione di /k/ solamente davanti a vocale, sono riassumibili in -Ca / Ca-Kv (a/e). La sillaba /ke/, deputata ad esprimere il complesso GEN + ERG/DIR < *-ak-e, è attestata, prevalentemente nei testi di Ugarit, non solo nella sua funzione originaria, ma anche per indicare sia casi genitivo ed ergativo in maniera separata che l’assolutivo come mostra la seguente tabella:

Funzione morfologica Funzione logica

Genitivo Ergativo Assolutivo Soggetto Oggetto Complemento /ke/ 23? (U) 24 (U)

56 (E-U) 46 (U) 22 (U) G + A 37 (E) G + A 40 (U) G + A 48 (U) G + A 37 (U) 40 (U) 46 (U) 48 (U) 22 (U) 56 (E-U) 23? (U) 24 (U)

La riduzione di /ke/ all’indicazione di GEN=Ø o del solo caso genitivo deriva probabilmente dal fatto non venisse più avvertita l’opposizione, che caratterizzava il sumerico come lingua ergativa, tra l’agente (Ergativo) morfologicamente marcato con -e (che compare esclusivamente con le forme verbali finite dei verbi transitivi), ed il paziente (assolutivo) che non era marcato. In diversi casi è evidente che /ke/ non esprime alcun agente dato che compare suffisso al soggetto logico della frase, che in una lingua accusativa viene espresso dal caso nominativo, sia in presenza di forme verbali non finite (40, 48), sia con verbi intransitivi (37). Di contro non è possibile affermare un’estensione di /ke/ al rango di soggetto anche in quei casi in cui sarebbe stato richiesto un assolutivo poiché un esempio come Nr. 22. sembra indicare che esso possa comparire anche laddove il nome a cui è suffisso ha funzione di oggetto all’interno della frase. In numerose occorrenze il morfema -ke(4) viene dunque utilizzato solamente per indicare il genitivo indipendentemente dal caso che ad esso potesse seguire. Alla luce di queste osservazioni anche la grafia den-ki-ke4-ra (Meturan A III, 19; IV 19) VS den-ki-ra, che si ritrova nei testi di Meturan, può essere analizzata come un semplice genitivo espresso da -ke4 e seguito dal dativo: */enkikra/139.

Nella maggior parte dei casi le anomalie sopraccitate non possono però essere attribuite alla mano degli scribi ugaritici. Nell’esempio Nr. 23 in cui la frase sumerica è costruita sulla base di un’espressione accadica presente nella traduzione, è chiaro che l’errore va visto all’interno della tradizione del testo. Nei passi citati ai Nr. 22, 24, 40,

-ke4 appare come un morfema aggiunto per indicare la presenza del genitivo, e mi

risulta difficile attribuire questo inserimento sistematico ad uno studente140 che si limitava a ricopiare una tavoletta. In un altro caso proveniente invece da Emar (37) abbiamo già osservato che la presenza dell’ergativo con un verbo intransitivo è attestata anche nella recensione canonica del testo. Per quanto riguarda il passo Nr. 56 l’attestazione dell’errore sia nella redazione emarita che in quella ugaritica è un chiaro indizio che l’anomalia era presente a monte della recezione del testo in Siria. Nell’esempio Nr. 48 infine l’indicazione dell’ergativo a fronte di una forma verbale non finita è verosimilmente dovuta alla presenza di un verbo finito nel parallelo paleo-babilonese. In quest’ultimo caso la riduzione degli elementi della catena prefissa del verbo è con tutta probabilità dovuta al processo di trasmissione del testo, ma non può essere escluso che vi sia stato l’intervento dello scriba ugaritico per volontà di semplificazione. Il solo errore forse attribuibile ad uno scriba ugaritico è contenuto nell’esempio Nr. 46 ed è probabilmente dovuto ad un errore di copiatura. La concentrazione di questo tipo di anomalia ad Ugarit è quindi da considerarsi una casualità anche per la difficoltà di analisi di casi provenienti dagli altri corpora che potrebbero aggiungersi agli esempi finora trattati.

La mancanza di una netta distinzione tra agente-ergativo e paziente-assolutivo è osservabile anche al di fuori della documentazione ugaritica: nel Nr. 36 (Hattuša)

139 Cavigneaux - Al-Rawi 1993b, 189-190, offrono una spiegazione diversa basata sull’etimologia *en-ki-kid-ke4 “signore attivo”.

l’oggetto del verbo è marcato con -e, mentre sono numerose le omissioni (Hattuša: 50, 51, 52, 53; Emar: 54; Ugarit: 55) che indicano la riduzione del caso ergativo a morfologicamente non marcato. Quanto detto finora non è però generalizzabile con certezza né all’interno del corpus ugaritico né per gli altri corpora in quanto la frammentarietà e scarsità della documentazione e la mancanza di uniformità interna non permettono di indicare regole grammaticali e morfologiche precise.

La confusione nella notazione dei casi accomuna i tre corpora e non è limitata al solo genitivo: tipica di Emar (42, 43, 44), ma attestata anche a Hattuša (41) e ad Ugarit (49)141, è l’indicazione dell’ergativo con -a, ed esistono anche esempi di impiego di -a per la notazione del direttivo (57 -Ugarit). La confusione tra -a ed -e che osserviamo anche nell’utilizzo di -e per indicare il genitivo (20 - Hattuša) e nella sostituzione del locativo -a con -e (64 - Emar), è un fenomeno già evidente in età paleo-babilonese per influenza dell’accadico. Nei testi paleo-babilonesi abbiamo infatti testimonianze di genitivi marcati con -e oppure di /am/, terza pers. sing della copula enclitica, ridotta ad -e, e soprattutto dell’uso errato dei marcatori locativi (direttivo VS locativo)142. Altri esempi di confusione nell’impiego delle terminazioni posposizionali sono rappresentati dai casi Nr. 38 (Emar) e 39 (Ugarit) nei quali il pronome possessivo 3. pers. sing. anim. -ani, nonostante sia suffisso ad un nome che costituisce chiaramente l’oggetto del verbo, compare nella forma /ana/ deputata all’indicazione del caso locativo.

L’influenza della lingua accadica che abbiamo in precedenza osservato (23 - Ugarit) è probabilmente riscontrabile anche nel caso Nr. 35 (Hattuša) in cui sono attestati due assolutivi con funzione di oggetto nella medesima frase in contrasto con la grammatica sumerica che ammette un solo oggetto diretto. La presenza di due assolutivi con verbi composti che si riscontra anche a Hattuša (58, 59), compare tuttavia già in Gudea143 e a Meturan per quanto riguarda i testi non ortografici, in lu2 ... sag tug2 im-mi-in-dul “l’uomo ... ha coperto la testa con un tessuto” (Meturan A I, 16). La confusione tra le varie terminazioni postposizionali sopra descritta, ed in particolare tra ergativo e assolutivo, può essere influenzata per analogia dai fenomeni caratterizzati la lingua accadica che a partire dalla fine dell’età paleo-babilonese, ed in particolare nella lingua letteraria, non distingue più nettamente i casi che tendono alla riduzione al nominativo e che soprattutto nelle zone periferiche mostrano una certa osmosi.

I testi non ortografici di età paleo-babilonese offrono uno scenario in parte simile a quello che si palesa nella documentazione qui studiata. Alcuni esempi sono i seguenti: l’indicazione del genitivo con -e in PBS X/2 13, Vo. 10,

su-ud du-mu-nu-un-e ~ dsud3 dumu-nun-a, “Sud figlia del principe”144; l’uso

dell’ergativo sebbene non segua alcuna forma verbale trattandosi di un vocativo o casus pendens in PBS X/2 3145, dMAR.TU u3-un ðu-ur2-sa2-ga2-ke4, “Martu signore della montagna”; l’assenza del caso (probabilmente -e) in nam-ta-ar šu im-ta-gar-ra-ta (SK 94+, 30)146; l’omissione del dativo in lu ba-ni3-nag “ha dato da bere ad un uomo” (Meturan A III, 9) che, sebbene tipica anche nelle iscrizioni reali, si contrappone nello stesso corpus a lu2-ra ba-ni-[...] (Meturan B I, 10-11). Negli esempi Meturan A VI, 31,

141 Si tratta del testo Benedizione per il sovrano dalla cui redazione emarita sono tratti gli esempi Nr. 42, 43, 44.

142 Black - Zólyomi 2007, 15-19.

143 Ibid., 20-21.

144 Bergmann 1964, 39.

145 Ibid., 33 ss.

146 Krecher 1966, 54 traduce la frase con una forma passiva per cui *nam-tar-re esprimerebbe il caso ergativo in una proposizione passiva sebbene non sia marcata -b- davanti alla radice, cfr. Wilcke 1990, 488-498.

zi den-lil2-ka ðe2-pad3 // Meturan B VI, 6, zi den-lil2 ðe2-pad3, è possibile inoltre notare da una parte l’errata indicazione del genitivo con -ka in luogo di -la2 e dall’altra la sua assenza.

Le osservazioni sul trattamento dei casi hanno messo in luce come, tranne alcune eccezioni, gli errori attestati nella documentazione siro-anatolica possono essere fatti risalire ad alla tradizione sumerica, che in particolare verso la fine dell’età paleo-babilonese subì una certa trasformazione. Certe anomalie si sarebbero quindi diffuse nelle regioni occidentali semplicemente attraverso la trasmissione dei testi.

6.1.2 Utilizzo errato del pronome possessivo