Il concetto di disabilità nei classici del pensiero sociologico
5.3. Approccio conflittualista
Nel corso degli anni Sessanta e Settanta venne affermandosi nella sociologia sanitaria un nuovo paradigma, di tipo conflittualista, contrapposto a quello consensualista parsonsiano, in corrispondenza dell’affermarsi di teorie di questo tipo anche nella spiegazione della società. I prodromi di questa prospettiva sono da rintracciarsi ne “La situazione della classe operaia in Inghilterra” del 1845 di Friedrich Engels, opera con cui veniva messo in evidenza come le sattive condizioni di salute degli operai inglesi fossero dovute alle loro precarie condizioni di vita e di lavoro. Ne emergeva quindi una correlazione tra condizioni sociali e condizioni di salute molto forte, radicata nella strutturazione dei rapporti di produzione tipica dell’epoca capitalistica, benché l’ideologia allora dominante, il paradigma biomedico, sostenesse al contrario un’origine esclusivamente biologica e fisiologica delle malattie realizzando un evidente riduzionismo eziologico e contribuendo a considerare il singolo individuo come l’unico responsabile del proprio stato.
La prospettiva conflittuale si pone in maniera critica nei confronti di quella struttural – funzionalista considerando, ad esempio, quello dei medici come uno dei molti gruppi di interesse esistenti nella società, il che farebbe venir meno l’altruismo e l’universalismo tipico della professione ipotizzati da Parsons, ed esprime giudizi negativi verso le istituzioni sanitarie. In più, esisterebbe una pluralità di relazioni medico – paziente, differenti a seconda delle situazioni, dei contesti di relazione, dei soggetti coinvolti e delle malattie trattate, per cui, anche in questo caso, la relazione immaginata da Pasons risulterebbe irrealistica.
Uno dei maggiori esponenti del paradigma conflittualista del XX secolo è Ivan Illich, il quale nell’opera “Nemesi medica” del 1976 ha sostenuto l’origine iatrogena delle malattie che sarebbero riprodotte dalla stessa scienza medica e delle istituzioni sanitarie: a sostegno della sua tesi egli ricorda come molte malattie epidemiche abbiano perso molta della loro virulenza ben prima della scoperta degli antibiotici, a seguito dell’azione di
altri fattori come il miglioramento delle condizioni igieniche ed abitative, dell’alimentazione e degli ambienti di vita e di lavoro(Illich, 1977).
Inoltre, molti errori medici, i dannosi effetti collaterali dei farmaci o le infezioni ospedaliere non possono essere considerati alla stregua di altrettanti incidenti di percorso lungo la strada del più generale miglioramento delle condizioni di salute della popolazione, ma configurerebbero una vera e propria “iatrogenesi sociale” e “iatrogenesi culturale”: si avrebbe infatti, a seguito dei progressi nella scienza medica e dell’istituzionalizzazione del sistema sanitario, una vera e propria medicalizzazione della società nonché una ospedalizzazione della malattia attraverso cui l’essere umano viene totalmente espropriato della sofferenza e talvolta della propria stessa morte. La proposta di Illich va nella direzione di un pieno recupero sia della responsabilità personale relativamente ai problemi connessi alla cura, sia all’autonomia individuale con riguardo alla definizione della malattia ed alla sua gestione. In conclusione, nonostante molti elementi del pensiero di Illich appaiano tutt’ora utopistici e possano essere compresi soltanto se collocati nel generale clima di contestazione nei confronti delle istituzioni in cui l’opera fu prodotta, appare comunque di rilievo l’invito dell’autore a considerare con criticità molti perduranti problemi del sistema sanitario contemporaneo.
Tale modello trova un ulteriore base teorica in due autori fondamentali: Marx e Weber. Questo tipo di approccio guarda ai rapporti internazionali attraverso i rapporti di forza. La socializzazione viene letta come una forma di controllo attraverso la quale il gruppo dominante conserva il suo potere sugli altri.
Marx analizza le relazioni sociali paragonandole a quelle esistenti all’interno del sistema capitalistico, sottolineando che le rivalità presenti tra le due classi riflettono l’educazione che verrà ripartita alle nuove generazioni dalle rispettive famiglie. Dall’altro lato Weber accoglie tutte le teorie di Marx ma le puntualizza affermando che, data l’esistenza di diversi
tipi di potere legittimo e di un tipo ideale di educazione, che la materia dei processi educativi dipenderà dalla cultura del ceto dominante.
Un altro apporto importante, contenuto in questo approccio, è dato dagli intellettuali appartenenti alla scuola di Francoforte. Questi studiosi sottolineano, dopo le scoperte e gli studi effettuati da Freud, che nelle società capitalistiche il controllo sociale invade tutti gli ambiti dell’individuo cercando di conformare quest’ultimo alla società. Successivi studi attuati da altri sociologi della scuola hanno analizzato in profondità la realtà familiare sottolineando che questa ha il compito di trasmettere il sistema valoriale della società in un sistema unidirezionale. Da questo punto di vista altri sociologi della stessa scuola affermano esattamente il contrario delineando questo sistema di trasmissione in modo dialettico. In ogni caso, la famiglia viene vista come l’unico luogo in cui le relazioni sono sottratte alla mercificazione. Questo tipo di modello dà la possibilità di riflettere sulla difficoltà che la persona con disabilità ha ad inserirsi lavorativamente nei vari settori produttivi, questa esclusione comporta una maggiore emarginazione dell’individuo dalla società e una maggiore chiusura del soggetto all’interno dei confini dell’educazione speciale.
Questo perché in un mondo dominato da una economia capitalistica fortemente competitiva, un aspetto rilevante come indice valutativo di una persona è la sua capacità produttiva. Capacità che la persona con disabilità ha difficoltà a sviluppare data la richiesta da parte dell’industria di ritmi scellerati caratterizzati da una forte presenza di tecnologie complesse che necessitano di una formazione estremamente specifica.
Dopo la scoperta sociologica dei rapporti funzionali e costitutivi fra individuo e società, della suddivisione del lavoro, dell'instaurarsi del capitalismo monopolistico e dei suoi complessi rapporti col socialismo, alle nozioni patologiche si aggiungono o sostituiscono quelle della diversità intese come varianti di una supposta "patologia sociale", effetto del distorto funzionamento dei rapporti economici e della organizzazione sociale e sanitaria. In questa fase la diversità dell'handicappato è soprattutto connessa
coi criteri e le esigenze della "riabilitazione" cioè un complesso di interventi volti alla riutilizzazione, anche parziale, dell'handicappato in quanto non produttivo. L'apparato assistenziale si configura inoltre come uno strumento di garanzia della pace sociale e come un meccanismo per accrescere il potere d'acquisto dei marginali (con l'effetto indotto che i servizi pubblici diventano un mezzo di livellamento delle disuguaglianze economiche e di controllo sociale non coercitivo nel senso tradizionale, ma estremamente capillare ed efficace).
I teorici del Conflitto (marxisti, marxiani e radicali) hanno adottato come base epistemologica la critica al Sistema Sociale di tipo funzionalista e promuovendo l’ “abolizione delle cose presenti” per far fronte ad un sistema meno dipendente dal contesto economico-politico di stampo liberalista. La medicina è anch’essa criticata poiché istituisce forme di controllo sociale ed è anch’essa un’appendice della struttura economica; è «considerata come
ideologia del controllo sociale, ossia come falsa coscienza diffusa da quei gruppi sociali che traggono da certe pratiche vantaggi particolari.»(Donati
1983). L’attenzione dunque ricade sul conflitto di classe tra coloro che detengono i mezzi di produzione (borghesia capitalista) e coloro che
“vendono” la propria forza-lavoro generando così differenze,
disuguaglianze e ingiustizia. La salute è pertanto condizionata dal sistema sociale generatore di discrepanze tra una ristretta élite che detiene un potere di tipo coercitivo sulla massa di individui. Anche il rapporto medico/paziente pertanto presenta una dicotomia in cui tra il medico ed il paziente vi è una unilateralità della relazione: il medico agisce utilizzando il proprio sapere su
un corpo, il cui individuo è inconsapevole della sua reale condizione. L’unidirezionalità (per non dire dominanza) è dettata anche dal fatto che i medici appongono alla più alta classe sociale mentre i pazienti erano prevalentemente proletari “sfruttati”. Karl Marx, non ha mai scritto nulla inerente alla salute o alla malattia. Il suo pensiero per tal verso è riconducibile dunque al suo modello di struttura e sovra-struttura. Friedrich
Engels invece, coautore del “Manifesto del Partito Comunista”, ha redatto in giovanissima età una ricerca intitolata ”La Classe operaia nella Londra di fine ottocento”. Un lavoro in cui il giovanissimo Engels descrive in modo dettagliato e preciso la vita del proletariato e del sub-proletariato inglese di metà ‘800: una riproduzione fedele delle vere conseguenze sulla massa del cambiamento prodotto dall’industrializzazione selvaggia degli stili di vita, causa di un incremento di alcune morbilità e mortalità fino ad allora poco incidenti.
Accanto al marxismo di tipo ortodosso si è fatta strada, la cosiddetta
Sociologia Radicale: la differenza sostanziale tra le due correnti (simili e
facilmente confondibili) è: 1) l’alienazione non deriva principalmente dal capitalismo economico ma da un modello culturale di tipo industriale e burocratizzato; la dicotomia salute/malattia viene letta non solo in termini economico-politici ma anche di tipo illuministico (vedi ad esempio l’epidemiologia e la statistica medica) e esistenzialistiche (filosofia morale). Ivan Illich è l’esponente di maggior rilievo grazie al suo concetto di
iatrogenesi. Per Illich(2005), la iatrogenesi medica è prodotta da un sistema
sociale industrializzato e altamente tecnologizzato in cui il soggetto è inerme alla mole di stimoli persuasivi e suggestivi volti al consumismo, alla dominanza biomedica e farmaceutica nel campo della salute, ecc.