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APPUNTI SULLE SOCIETÀ’ PER AZIONI NELLA TEORIA FINANZIARIA

1. E ben noto il contributo di Benvenuto G iiz io tti a ll’apprez­

zam ento del significato che le società per azioni hanno per la mo­ derna teoria e p o litica fin an ziaria. In conform ità al suo prevalente interesse scientifico, il G iiz io tti fu so p rattu tto atten to a i m utam enti che il diffondersi delle grandi im prese in form a societaria può com ­ portare risp etto ai modi tra d izio n ali di im postare il problem a della d istribuzione del carico trib u tario . Ma, accanto a questi m utam enti, la riflessione sui c a ra tte ri delle moderne im prese societarie può con ­ durre a conclusioni di qualche interesse anche in a ltri cam pi, come, ad esempio, la teoria degli effetti delle imposte.

Le pagine che seguono vogliono essere so ltan to un’ indicazione som m aria — senza pretese di com pletezza o di o rg a n icità — di talune delle linee di indagine che la diffusione e l ’evoluzione delle società per azioni possono proporre a llo studioso di finanza.

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2. P er quanto attien e alla distribuzione del carico trib u tario ,

è tu ttora largam ente prevalente l ’ opinione secondo la quale tale d i­ stribuzione va esclusivam ente rife rita alle persone fisiche per l'in ­ sieme della loro ricchezza, senza che si possi» dare alcuna speciale rilevanza a l fa tto che p arte di questa ricchezza sia eventualm ente co llegata a lla posizione d i socio di società per azioni. In altri te r ­ m ini, si pensa che a gli effetti trib u tari la ricchezza della società non possa, in ultim a a n a lisi, se non risolversi prò quota nella ricchezza dei sin goli soci. In conseguenza tu tta la ricchezza prodotta o pos­ seduta d alle aziende, individuali o societarie, può considerarsi ripar- tita , senza dup licazioni nè sa lti, tr a le persone fisiche.

Q uesta opinione sarebbe accettab ile a) se potessero essere sod­ disfacentem ente riso lti alcu n i ben noti problem i di distribuzione tri b u taria, che sorgono per g li sfasam enti del tempo tra produzione del reddito presso le società e attrib uzion e di tale reddito ai singoli soci (trattam ento degli u tili non d istrib u iti e della realizzazione degli

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Grementi di ca p ita le ); b) se le società fossero effettivam ente sempre e soltan to uno strum ento d e ll’a ttiv ità dei soci come un tu tto, co sic­ ché il loro contenuto economico si risolvesse senza residui nella som ­ ma dei d ir itti su lla società sp ettan ti ai singoli soci.

L e difficoltà relative al prim o punto sono sta te e sono discusse so p ra ttu tto dalla le tte ra tu ra fin an ziaria nordam ericana, m a, a p arte i rich iam i d o ttrin ali, si impongono a ll’attenzione dei legislatori per l ’ uso sp regiudicato della form a so cietaria a fini di riduzione degli im ponibili delle im poste personali sul reddito. Le difficoltà relative a l secondo punto sono state affrontate tra noi so p rattu tto , dal Ori zio tti e d alla sua scu o la con l ’elaborazione del concetto di cap acità con trib utiva autonom a delle società per azioni.

Q uesta form ulazione pud insospettire chi (come del resto io stesso) non sia disposto a riconoscere al p rincip io della cap acità con trib u tiva a ltro che un ben lim itato significato operativo. Ma que­ sta form ulazione adom bra un contenuto la cu i v a lid ità non dipende dal posto che si riconosce al crite rio della ca p a cità con trib utiva. E sprim e cioè il fa tto che le società sono un aggregato di potere econom ico che (anche a parte le difficoltà di cu i a l punto a) non si può, in generale, considerare rip artito nella sua to ta lità tra i soci in proporzione delle rispettive quote sociali.

Se non sbaglio, l ’ ultim a volta che il G rizio tti si occupò per esteso di questi tem i fu nel 1928 (1). Dopo di allo ra l ’am pia letteratu ra su lla separazione tra prop rietà e controllo nelle società per azioni ha fo rn ito im portan ti elem enti per indurre, quanto meno, a d u b i­ tare che una d istribuzione delle im poste basata sulla tito la rità di d ir itti di prop rietà o di redditi si possa considerare una ragionevole approssim azione a una d istribuzione basata su ll'effettivo comando,

da parte dei singoli individui, delle risorse d e lti co lle ttiv ità . (11

problem a si potrebbe ancora a lla rg are considerando l ’ insieme dei van taggi non su scettib ili di valutazione m onetaria che si connet­ tono al controllo di grandi società per a zio n i: d alla soddisfazione del prestigio personale a lle influenze nella v ita p o litica, cu ltu rale, e via dicendo. Hi tra tta di un aspetto di un fenomeno ben noto nella teoria e nella p ratica della distribuzione trib u ta r ia : la diversa com bina­ zione, nei singoli « redditi » ind ivid uali, di com ponenti che hanno e di com ponenti che non hanno una valutazione m onetaria. Che non

( D B . Gb izio tt i, X u o v i o r i e n t a m e n t i n e i s i s t e m i t r i b u t a r i , in F e s t g a b e f ü r G e o r g v o n S c h o n : , Tübingen. Mohr, 1928 (nella ristampa in S t u d i d i s c i e n z a d e l l e f i n a n z e e d i r i t t o f i n a n z i a r i o , Milano, Giuffrè, 1956, voi. II, p. 439 e ss.).

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sui facile pensare — nonché im m aginare a ttu a te — soluzioni coerenti di questo problem a, non è una buona ragione per riten ere che il problem a non esista, e, ancor meno, per considerare ottim e so lu ­ zioni basate sopra sem plificazioni della re a ltà estrem am ente spinte, come quelle che trascu ran o qualunque considerazione d egli elem enti di « reddito » non aven ti valu tazione m onetaria).

Se le società sono luoghi dove il potere di disposizione sulle risorse delle c o lle ttiv ità può concentrarsi in form e e in m isura che non corrispondono a gli indici offerti d alla distribuzione della pio- prietà e del reddito in d ivid u ali, l ’ integrazione dei c rite ri d istrib u tivi delle im poste secondo la posizione econom ica delle persone fische, con a ltri che tengano conto in modo d iretto del potere delle società, non può essere resp in ta a priori argom entando in base a p rincipi razion ali __ che non corrispondono a lla realtà — . o in base a diffi­ co ltà p ratich e. T a le integrazione va correttam ente discussa, e a cce t­ ta ta o resp in ta, su lla base di una valutazione degli effetti, e degli interessi fa vo riti o d an neggiati d alle diverse soluzioni (incluse tra queste, o ltre quelle che si fondano sullo strum ento trib u tario , quelle _che si considerino p ratica b ili — fondate su a ltr i tip i di controllo pubblico sulla v ita delle società).

L a distinzione del potere di disposizione delle società sulle i i- sorse d ella co lle ttiv ità dal potere di disposizione dei soci ò o v v ia ­ mente un argom ento che m erita attenzione p articolare nel quadro di una finanza che si proponga esplicitam ente (come in m isura più o meno la rg a si verifica negli sta ti contem poranei) di controllare il livello e lo sviluppo d ell’a ttiv ità econom ica. In questo quadro non è probabile che si possa rin unciare a ll’ im piego d i im poste rivolte d i­ rettam ente alle società per azioni.

3. L ’a n a lisi d egli effetti d elle im poste sopra il com portam ento

delle società per azioni presenta notevoli com plicazioni e può rich ie­ dere m etodi d iversi rispetto a ll'a n a lisi degli effetti sopra il com por­ tam ento delle im prese in d ivid uali. Di q uesta d iversità si possono in ­ dicare tre rag io n i p rin cip a li :

o) l ’ im prenditore individuale (quale figurava esclusivam ente,

fino a circa tre n t’ ann i fa, nella letteratu ra su gli effetti delle im po­ ste e quale vi figura tuttora in modo prevalente) prende le decisioni su lla p o litica d ell’ im presa soltan to in base a i suoi c rite ri di giudizio e alle sue valu tazio n i, ed è integralm ente beneficiario ed in te g ra l­ mente responsabile dei risu lta ti, buoni o c a ttiv i, della sua a ttiv ità .

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N elle gran d i società per azioni troviam o invece, nella form ulazione della p o litica aziendale, la partecipazione di gruppi diversi (sia pure a liv e lli diversi d i potere e di efficacia concreta). B a sti ricord are so l­ tan to alcune delle categorie ind ivid uate dal Gordon, a conclusione di una a ccu ra ta an alisi em pirica (2), come p artecip i nel form are le d eci­ sioni in talu n e gran d i società nordam ericane : gru p p i di controllo, a ltr i a zio n isti, am m in istratori, d irigenti, personale, banche, organi d ell’am m inistrazione pubblica.

Q uesta situazione non farebbe differenza, risp etto a quella d el­ l ’ im presa individuale, se si potesse, supporre che i diversi gruppi, i qu ali determ inano la p o litica d ella società, avessero interessi e c r i­ te ri di giu d izio com uni o almeno abbastanza affini. Ma questo non sarà il caso gen erale;

b ) con lim itate eccezioni, l ’an alisi degli effetti delle imposte sulle im prese in d ivid uali è sta ta condotta in base a ll’ ipotesi che l ’im ­ prenditore abbia come unico obiettivo il conseguim ento del massimo profitto. L a scelta di questa ipotesi è connessa a l condurre lo studio nei casi d i concorrenza p erfetta (anche nel senso di escludere l ’ in ­ certezza) o di monopolio (definito an ch ’esso in modo da escludere l ’ incertezza). D ifa tti nelle analisi sugli effetti delle im poste in con­ dizion i di concorrenza m onopolistica(e, più in generale, negli studi sulle relazion i tr a im posta ed incertezza) si fa posto a lla considera­ zione congiun ta del m ovente del profitto e del movente d ella sicu ­ rezza. L ’ a ltr a eccezione rilevante è co stitu ita d agli stu d i sulle re la ­ zioni tra im poste ed incentivi al lavoro, nei quali anche l ’ im prendi­ tore si suppone tenda non a m assim izzare il reddito, ma a rag giu n ­ gere una com binazione p referita d i reddito e riposo.

N el caso delle gran d i società per azioni bisognerà tener conto della p ossib ilità che entrino in gioco m otivi m olto va rii. A ccan to ai m otivi del profitto e d ella sicurezza potranno intervenire m otivi di p restigio personale d i talu n i d irig e n ti; am bizioni disinteressate per il progresso tecnico da p a rte di a ltri ; considerazione per le relazioni con le m aestranze, con l ’opinione pubblica e con il potere politico, e l ’esem plificazione potrebbe continuare. Non è che questi m otivi siano necessariam ente assenti nel campo delle im prese in d ivid u ali, ma è probabile che qui abbiano in generale un ordine di grandezza tra scu ­ rab ile risp etto a l profitto o a lla sicurezza. E , in più, nelle grandi società per azioni c ’è la com plicazione p eculiare data d al fa tto che

(2) R. A. Gordon, B u s i n e s s L e a d e r s h i p i n t h è L a r g e C o r p o r a t i o n , W ash­ ington, Brookings Institution, 1945.

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non si tr a tta di tener conto di un sistem a complesso di m otivi di un solo soggetto, ma dei sistem i com plessi d i tu tti g li individui o gruppi che hanno una p arte rilevan te nelle decisioni d ella società.

L a com plicazione sarebbe elim in ata se si potesse supporre che d ai sistem i d i m otivi dei singoli in d ivid ui o gruppi si potesse, in ogni caso, ricavare un sistem a, e uno solo, di m otivi per la società come un tu tto. M a la p ossib ilità d i dedurre in modo coerente e non a rb i­ tra rio , dai sistem i delle valu tazio n i dei com ponenti di una c o lle tti­ vità , i c r ite ri in base a i qu ali si operano le scelte della co lle ttiv ità , è già d iscu tib ile (3) nel caso che le scelte co llettive siano raggiunte col crite rio d ella m aggioranza e che g li in d ivid ui abbiano nel voto lo stesso peso, e un peso costante. C i sono quindi fo rti ragion i per esclu ­ dere tale p o ssib ilità quando i procedim enti di form azione delle scelte co llettive siano (come sarà la regola nelle relazioni t r a i gru p p i in

una società per azioni) (4) più com plessi e più indeterm inati che il

puro metodo della m aggioranza, e quando il peso dei diversi gruppi non sia uguale e sia su scettibile di va riare nel tempo e, quel che più conta, nel corso delle decisioni e come risu lta to delle decisioni stesse ;

c) la tecnica ab itu ale d e ll’ an alisi degli effetti delle im poste

consiste nel supporre le im prese (e le industrie) in equilibrio al mo­ mento d e ll’applicazione d ell’im p osta e stu d iare le differenze tra que­ sto equilib rio e quello che si form a dopo l ’ im posta. Q uesta tecn ica richiede : 1) che le condizioni di equilibrio siano determ inate in modo rigoroso ed autom atico — senza m argini di discrezionalità per il com portam ento dei singoli im prenditori — 2) che l ’ im posta possa essere considerata come un fa tto che si inserisce nella situazione in i­ ziale d i equilibrio, m a che viene a riflettersi nelle decisioni im prendi­ to riali nello stesso modo rigoroso e autom atico di tu tti gli a ltri dati. Queste due esigenze sono, come è ben noto, pienam ente soddisfatte nelle ipotesi di concorrenza perfetta e di monopolio. È anche ben noto che, fu o ri d i quelle ipotesi, il com portam ento dei singoli im ­ p ren d itori consente in generale m argini di a rb itrio e l'assetto del m ercato può dipendere da un gioco, non prevedibile o solo p a rzial mente prevedibile, di azioni e reazioni dei diversi im prenditori.

Que-(3) E mi pare che si debba accogliere la soluzione generale negativa data al problema da K. Abbow, S o c i a l C h o i c e a n d I n d i v i d u a i l a l u e » , New \o r k , J o h n ( ^ ‘‘‘^tu^aV m ente il problema sarò semplificato (e almeno In parte s! riprodurrà sotto questo aspetto, la situazione delle imprese individuali) quando uno dei gruppi abbia poteri dittatoriali e sia quindi possibile identificare il suo sistem a di valutazioni con quello della società.

«to com plica 1’an a ìisi degli effetti delle imposi e, perché la posizione in iziale non ha più i ca ra tte ri della rigorosa determ inazione, e p er­ chè anche le reazioni a l l ’ im posta (fuori da ipotesi sem p lificatrici, di p o rta ta p ratica lim itata) dipendono da decisioni d egli im prenditori che hanno un m argine, più o meno largo, di arb itrio .

N el caso delle gran d i società per azioni (qualora esse non a b ­ biano una posizione di assoluto monopolio) ritroviam o le stesse d if ­ ficoltà che si hanno per l ’an a lisi degli effetti delle im poste sopra im ­ prese in d ivid uali in condizioni di concorrenza m onopolistica. M a, in più, accanto a lla relativa indeterm inatezza delle reazioni della so ­ cietà verso l ’esterno (indeterm inatezza che esiste anche per le imprese ind ivid uali), abbiamo una possibile indeterm inatezza nelle reazioni a ll’ im posta entro la società, ossia nei rapp orti tra i gru p p i che p a r­ tecipano a lle decisioni. L a p o litica d e ll’im presa, prim a d e ll’ im posta, sa rà in generale il risu lta to di un compromesso tra questi gruppi. L ’im posta sposterà, di regola, le condizioni di questo compromesso. S ia che venga tra sfe rita , in tutto o in p arte, sia che non venga tra sfe rita , essa modificherà (salvo casi speciali) i ric av i to ta li della società, e quindi le possibilità d i d istribuzione dei dividendi e di raggiungere a ltri fini. D ’altron de anche l ’eventuale m antenim ento dei ricav i to ta li, ottenuto m ediante un aum ento dei p rezzi e una co n tra­ zione della q u a n tità prodotta, p otrà co n trastare certi o biettivi d ella società relativi a i piani d i sviluppo e alle buone relazioni con i clienti, il governo, l ’opinione pubblica.

P er fare un sem plice esempio, supponiam o che una società abbia prim a d e ll’ im posta una certa eccedenza annua dei ricavi totali sui costi to ta li (ad eccezione di quelli di im pianto), e che su lla base di una certa rip artizion e d e ll’eccedenza tra dividendi e investim enti, si sia raggiu n to un compromesso, tr a un gruppo che si preoccupa pre­ valentem ente della distribuzione di dividendi e un gruppo che si preoccupa prevalentem ente della so lid ità finanziaria e del rinnova­ mento degli im pianti. In oltre il livello dei prezzi per i prodotti della società è considerato soddisfacente da un terzo gruppo, che si preoc­ cupa prevalentem ente d ell’espansione delle vendite e di buone re la ­ zioni pubbliche.

U n’ im posta che colpisca la società (5) altererà, necessariam ente,

(5) In questa discussione sommaria si possono trascurare le caratteri­ stiche dell’imposta. Esse avranno rilevanza per la possibilità di traslazione (maggiori o minori a seconda, tra l’altro, della spinta che l’imposta dà a l­ l’aumento del prezzi da parte delle imprese rivali) e anche per le decisioni sulla

le basi del compromesso. I n fa tti il ricorso alla traslazione, quando sia possibile, riu sc irà a rid u rre o anche ad elim inare la cadu ta del red ­ d ito disponibile per la distribuzione e per g li investim enti, ma com ­ porterà un aum ento dei prezzi. S a rà quindi una soluzione soddisla- eeute per i prim i due gruppi, ma non per il terzo (a meno che questo non si persuada che l ’introduzione d ell’im posta giu stifica, anche dal proprio punto di v ista , u n a revisione dei prezzi). D ’a ltr a parte 1 a s­ sorbim ento da p arte della società d ell’onere d ell’ im posta, senza ten ­ tare la traslazione, sarà soluzione soddisfacente per il te izo gruppo, ma, d ata la dim inuzione del redd ito disponibile, com porterà una ii- duzione dei dividendi o d egli investim enti (o degli uni e degli a ltri) e quindi p eggiorerà la situazion e dal punto di vista dei prim i due gru p p i, che saranno sp inti a lo tta re tra di loro, e con il terzo, per avv ic in arsi, ciascuno, a lla soluzione più soddisfacente che è consen­ tita dalle nuove circostanze.

In generale dunque l ’a n a lisi degli effetti delle im poste sulle gran d i società per azion i si presenta non come confronto tra un equi­ lib rio in iziale e uno term inale, entram bi d eterm inati con precisione, ma come ricerca delle m odificazioni che l ’ im posta può im porre in una situazione iniziale la quale rapp resenta un com prom esso, sia nelle relazione tra l ’ im presa e i clien ti, i fo rn ito ri e i riv a li, sia nelle re la ­ zioni tra i gru p p i a ll’ interno d e lla società. Queste m odificazioni d i­ pendono in la rg a m isura dalla posizione di fo rza e d all ab ilità di m a­ novra della società nel m ercato, da una p arte, e dei singoli gruppi entro la società d a ll’a ltra .

N e discende che nello studio degli effetti delle im poste sopra le grandi società p er azioni si d ovrà ricorrere largam ente ad an alisi di singoli casi, e che le generalizzazioni alle quali si p o trà a rriva re do­ vranno essere sempre intese con grande cau tela, e con una m inuta definizione del cam po di ipotesi nel quale sono a p p licab ili.

Soluzion i più con servatrici, e cioè l ’ estensione alle grandi società .Iella tecnica e dei risu lta ti d ell’ an alisi degli effetti delle imposte sopra le im prese in d ivid u ali, possono essere sostenute se. si suppone che nella società esista un gruppo (per esempio, gli am m inistratori) con p o te ri d itta to ria li o quasi d itta to ria li, oppure se si suppone che nelle società la m assim izzazione dei p rofitti sia l ’obbiettivo

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rlm rtizione dell’onere che resta sulla società (presumibilmente diverse nel caso T i m “ sana quantità prodotta, o sui profitti, o sui dividendi). Ma ,n que­ sta sede ci si può lim itare a considerare soltanto l’effetto dell imposta nel di minili re il reddito a disposizione della società.

m entale, e un obiettivo nel quale tu tti i gruppi concordano. Ma la prim a supposizione, a sua volta, and rà verificata caso per caso, e d ’altron de non è probabile che il gruppo di controllo, con una quota lim ita ta nella p rop rietà d ella società, a rriv i a lle stesse decisioni alle q u a li arriverebbe l ’ im prenditore-proprietario. La seconda supposi­ zione sembra anch ’essa una generalizzazione non com patibile con la