grafici 8-14. Il vuoto lasciato sul mercato monetario da Ticinum viene colmato essenzialmente da
6.1 Aquileia ostrogota
La studiosa Claire Sotinel, nel delineare un bilancio sulla storia di Aquileia dopo l’invasione degli Ostrogoti in Italia, dichiarò che a fronte di numerose attestazioni nell’Italia Transpadana e nella
Venetia occidentale, “ni l’épigraphie, ni l’archéologie ne donnent la moindre indication d’une présence gothique forte à Aquilée même”489. Studi molto recenti basati sull’analisi delle fonti archeologiche, comparsi più o meno contemporaneamente all’opera della studiosa francese ma ad essa evidentemente non noti, hanno dimostrato invece un’importante fase di frequentazione del centro aquileiese a seguito dell’invasione ostrogota dell’Italia e fino alla riconquista bizantina al termine del conflitto greco gotico490. Questo a fronte della quasi sistematica assenza di citazioni relative ad Aquileia nelle fonti letterarie del periodo, motivo che ha portato a considerare per lungo tempo il sito in stato di abbandono a seguito del sacco attilano del 452 d.C.491. Le evidenze più significative a sostegno di questa ricostruzione, si basano sulle tracce d’interventi a carico delle difese murarie di età tardoantica, inquadrabili cronologicamente anche grazie al confronto con altri siti del Nord Italia, che indirettamente dimostrano un’occupazione dello spazio urbano estesa ancora agli 83,5 ettari dell’età tardoromana492. Viene inoltre smentito l’abbandono dell’area urbana settentrionale dopo la metà del V sec. d.C., anche grazie all’apporto dei rinvenimenti di
489 SOTINEL 2005a, pp. 247-248.
490
VILLA 2004. Da ultimo MARANO 2012 e VILLA 2012. Per un inquadramento storico di questo periodo vedasi BRATOŽ 2003, pp. 517-520; SOTINEL 2005a, pp. 244-248.
491
Per un quadro delle fonti letterarie per l’Alto Medioevo di Aquileia vedasi da ultimo MARANO 2012, pp. 572-574.
492
128
reperti mobili493. Isolati ritrovamenti di natura funeraria, riferibili essenzialmente ad elementi del vestiario, dimostrano invece la presenza di personale militare di alto rango in città e costituiscono le poche testimonianze materiali di matrice ostrogota rinvenute ad Aquileia494. Unica eccezione sono le monete, citate in più occasioni come segno della presenza degli Ostrogoti in città495; va tuttavia sottolineato come la documentazione numismatica alla quale si è fatto normalmente riferimento rispecchia solamente quanto noto alla fine degli anni ’80, attraverso il già citato contributo di Isabel Ahumada Silva. Le recenti acquisizioni dimostrano invece che la componente ostrogota dei rinvenimenti monetali aquileiesi è ben più consistente, di provenienza senza più alcun dubbio locale, e destinata ad incrementarsi in futuro. Inoltre, alla presenza delle emissioni in argento, si può ora aggiungere un nutrito gruppo di monete in bronzo, in particolare del tipo Felix
Ravenna. Di conseguenza la documentazione numismatica si può annoverare in assoluto come la
più consistente testimonianza materiale della presenza ostrogota ad Aquileia. Di ciò non può che beneficiare la ricostruzione storica del periodo, per molti aspetti ancora in via di definizione. In
primis un numero così significativo di rinvenimenti non può che essere il riflesso di un intenso
popolamento della città in questa fase, un’evidenza che ben si sposa con la presunta occupazione da parte dell’abitato ostrogoto di gran parte dell’areale in precedenza ascrivibile alla città tardoantica. Ma il più significativo contributo deriva dall’analisi della distribuzione della moneta nel territorio. Questa infatti ricalca fedelmente il sistema di installazioni militari attestate nei siti di altura dell’area friulana496, oltre alla stessa Aquileia, specie per quanto riguarda le emissioni in argento497. La sovrapposizione tra moneta ed esercito nell’Italia ostrogota è un’evidenza già ampiamente nota ed acquisita (vedi supra capitolo 5). L’importanza strategica del confine orientale emergerà chiaramente nel 552 d.C. quando la seconda e risolutiva spedizione bizantina guidata da Narsete, interesserà il territorio italico proprio a partire da quello aquileiese498. Non sono chiari gli eventuali risvolti, anche per Aquileia e il suo territorio, nella dislocazione dei contingenti ostrogoti a seguito dell’invasione dei Franchi e della contemporanea riconquista bizantina di Ravenna nel 540 d.C., che sembra abbiano lasciato traccia nei rinvenimenti monetali,
493 VILLA 2004, pp. 564-567.
494
VILLA 2004, pp. 567-618.
495 Cfr. bibliografia alla nota precedente.
496
Sui siti d’altura in Friuli che hanno restituito tracce di frequentazione ostrogota vedasi VILLA 2001;VILLA 2006.
497 Cfr. CAGNANA 2002 per la distribuzione dei rinvenimenti di fibule del VI e VII secolo che sembra riprendere lo stesso
pattern distributivo della moneta ostrogota.
498
129
terminanti in più siti proprio con le emissioni di Vitige499. Il maggior interesse deriva invece dal concentrarsi della moneta in bronzo essenzialmente nel sito aquileiese rispetto al territorio circostante, secondo quanto è possibile osservare attraverso la letteratura sui rinvenimenti disponibile ad oggi. Questo quadro distributivo non sembra del tutto casuale e può infatti sottendere un diverso ruolo di Aquileia, non solamente come sito militare di presidio, ma ancora sede di scambi commerciali nel segno di una tradizione secolare. Il grande emporio che un tempo serviva il limes danubiano subisce in questa fase un netto ridimensionamento, questo per l’emergere di una nuova importante realtà come Ravenna, che s’inserisce a pieno diritto come nuovo riferimento nell’Alto Adriatico per il circuito dei commerci mediterranei500. Aquileia sembra diventare ora un caposaldo su scala prettamente regionale, per la rete di siti occupati dagli Ostrogoti ma già appartenuta in passato al sistema difensivo tardoantico del Tractus Italiae circa
Alpes, che sempre in Aquileia aveva il suo cardine501. Allo stesso tempo il centro altoadriatico
mantiene anche la sua funzione di spin off tra rotte marittime e terrestri e relative merci. Un utile indicatore di questo status sono le importazioni ceramiche, che tuttavia non è semplice tracciare in questa fase, data la rarefazione dei dati, conseguenza dell’inevitabile ridimensionamento dei volumi di traffico rispetto al periodo tardoantico. Nonostante questo, considerando una classe di materiali specifica come la terra sigillata africana, è possibile osservare la circolazione di questa produzione fino ad almeno la fine del V sec. d.C. e con una casistica più limitata oltre, sia nella stessa Aquileia502 che nel territorio circostante503. L’evidenza archeologica unita alla lettera di Cassiodoro che nel 536-537 d.C. cita Aquileia come importante centro di stoccaggio delle merci504, e da ultimo l’apporto dei rinvenimenti monetali, delineano un profilo della città altoadriatica durante la dominazione ostrogota ben definito, dove il sito è sicuramente sede di un presidio militare ma svolge anche una fondamentale funzione di emporio per il rifornimento di tutta quella rete di guarnigioni a difesa del confine orientale italico. Un importante confronto già evocato in
499 Le fonti ricordano anche una carestia negli anni ’30 del VI secolo; SOTINEL 2005a, p. 296.
500
SOTINEL 2001, pp. 60-69; SOTINEL 2005a, pp. 248-250.
501 Bibliografia alla nota 496. Vedasi anche AZZARA 2006, pp. 13-14; per il precedente periodo tardoantico BIGLIARDI 2004, cc. 334-354.
502 Per i dettagli su cronologia e forme vedi supra capitolo 5.
503
Sulla distribuzione delle importazioni ceramiche in area friulana nel VI e VII secolo vedasi VILLA 1998. Vedasi anche MASELLI SCOTTI 1988, p. 292 per la supposta presenza di terre sigillate africane nel sito di Invillino fino al VI secolo.
504
Su questo passo e sulla sua interpretazione VILLA 2004, pp. 621-622; AZZARA 2006, p. 13; MARANO 2012, p. 574. Da ultimo BRATOŽ 2016, pp. 145-152.
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precedenza è con il sito di Classe, area portuale della capitale Ravenna che ha restituito uno dei più importanti complessi di rinvenimenti monetali del periodo in Italia505. Non sembra del tutto casuale che un luogo deputato ai commerci, come il porto di uno dei più importanti realtà urbane del VI secolo in Italia, abbia restituito grandi quantitativi di moneta specialmente in bronzo. Questa sorta di equazione può quindi ipoteticamente essere applicata anche al caso di Aquileia, pur in un contesto nettamente ridimensionato rispetto alla capitale degli Ostrogoti.
Il caso dei rinvenimenti monetali di età ostrogota costituisce una sorta di paradigma in quanto, come si è cercato di dimostrare, nell’ambito dell’Alto Medioevo aquileiese non esiste altra fonte numismatica dal potenziale così informativo come questa, data anche la sua considerevole consistenza numerica. Si spera in futuro di superare l’handicap della mancanza di dati provenienti da indagini archeologiche che consentirebbero ulteriori riflessioni, ad esempio sulla funzione della moneta ostrogota e sul suo rapporto con la precedente di età tardoantica, oltre ad interessanti considerazioni sulla dislocazione dei rinvenimenti in relazione all’organizzazione dello spazio urbano.