grafici 8-14. Il vuoto lasciato sul mercato monetario da Ticinum viene colmato essenzialmente da
5.1 Moneta ostrogota
Il quadro della presenza di moneta ostrogota ad Aquileia si è arricchito notevolmente nel corso degli ultimi anni393. Ai quindici esemplari, prevalentemente in argento, presentati nel lavoro di Isabel Ahumada Silva394, vanno ora aggiunti altri diciannove reperti di recente acquisizione, in questo caso per lo più in bronzo395. Assieme ai sette pezzi noti dalla collezione Bertoli396 ed i tre
392
VILLA 2012, p. 606, nota 23.
393 Per una sintesi sulle emissioni di età ostrogota e le zecche attive con relativa bibliografia vedasi ARSLAN 2011, pp. 367-386. Un primo accenno alla presenza di monete degli Ostrogoti nel medagliere aquileiese si trova in GORINI 1980, pp. 724, 737.
394
AHUMADA SILVA 1988.
395
111
nuovi reperti enei recentemente individuati (cat. nn. 1/21/217, 3/A/635-636), l’ammontare totale sale a quarantaquattro. Questo fa della componente ostrogota la più consistente in assoluto nel panorama sia della moneta che della cultura materiale altomedievale di Aquileia397. Quello che sorprende è che allo stato attuale la documentazione aquileiese si ponga nell’ambito dell’Italia Settentrionale come la più significativa dopo Ravenna, che in questo caso costituisce un’anomalia assoluta398. Pur con l’estrema cautela dettata dal grado non sempre uniforme di edizione per i rinvenimenti nei diversi siti, il dato numerico costituisce un primo importante elemento degno di nota per l’interpretazione del complesso aquileiese. Inoltre, a causa della limitata conoscenza generale del medagliere locale, si prospetta per il futuro un ulteriore incremento di dati relativi a questa serie monetale. Non c’è dubbio che la consistenza dei ritrovamenti di Aquileia, dimostri ancora una volta come il sistema monetario degli Ostrogoti garantì da un lato il mantenimento di un’economia monetaria dopo la fine del tardoantico, dall’altro l’integrazione metrologica con il contemporaneo sistema bizantino, come dimostrato dai numerosi casi noti di riconiazione in particolare di età giustinianea399.
L’arco cronologico rappresentato, ben definito nei suoi estremi dalle emissioni in argento, va dall’invasione dell’Italia di Teodorico al regno di Baduela/Totila, durante il quale la seconda spedizione bizantina in Italia nel 552 d.C. toccò la stessa Aquileia400. La maggioranza delle attestazioni si concentrano tuttavia entro gli anni di Vitige e in questo aspetto la documentazione
396 DEVILLA 1994.
397
Per i reperti di età gota vedi infra capitolo 6, paragrafo 6.1.
398 Sono stati esclusi dal computo gli esemplari di monete in bronzo di età flavia recanti le contromarche LXXXIII e XLII (vedi infra appendice). A scopo prettamente dimostrativo e senza pretesa di esaustività si propongono i seguenti dati: Altino, 2 esemplari, RMRVe VI/1, 53(F3)/4, 21(2)/92; Padova, 3 esemplari, GORINI 1970, pp. 92, 106-107; ARSLAN 2005, nn. 9180, 9190 = GIANAZZA 2016, pp. 381-382; Verona, 20 esemplari, RMRVe III/1, 4/1, 9/1, 19(2b)/251-253, 19(3)/439, 27(3)/4-5, 33(1)/315-317, 33(5)/18, 40(b)/23, 42/56, 48/35, 70(1)/446-447, 85(a)/4, 141(Ab)/65, 139/12/1; Brescia, 2 esemplari, ARSLAN 2005, nn. 3550, 3560 = GIANAZZA 2016, pp. 149-150; Milano, 12 (?) esemplari, ARSLAN 2005, nn. 3790, 3800, 3810 = GIANAZZA 2016, pp. 168-171; Luni, 32 esemplari, ARSLAN 2005, n. 3380 = GIANAZZA 2016, pp. 136-137; Ravenna, 99 esemplari dagli scavi di Classe, BALDI 2015, c. nn. 464-562, ai quali vanno aggiunti i pezzi conservati presso il Museo Nazionale di Ravenna, ERCOLANI COCCHI 1983. Per un bilancio globale delle attestazione di età gota da Ravenna/Classe vedasi ARSLAN 2005, nn. 1800, 1802, 1804-1805, 1820, 1825 = GIANAZZA 2016, pp. 77-78.
399 CALLEGHER 2001a, pp. 674-677. Sulla riconiazione della moneta ostrogota da parte dei Bizantini vedasi anche ASOLATI 2013b, pp. 1-6.
400
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aquileiese si uniforma alla gran parte dei siti dell’Italia settentrionale401, su tutti Ravenna dove i reperti da scavo non vanno oltre il termine del 540 d.C.402, mentre scarsi sono i reperti successivi nella collezione museale403. Il ridotto afflusso di moneta ostrogota dopo il regno di Vitige viene ricondotto all’occupazione franca dell’Italia Transpadana404, ma la perdita di Ravenna nel 540 d.C. può aver determinato delle conseguenze in termini di riorganizzazione della presenza ostrogota tali da ripercuotersi sulla documentazione numismatica. Da non trascurare è anche la possibilità che una precoce occupazione di Aquileia da parte dei Bizantini già dal 540 d.C., come ipotizzato da alcuni, sia da annoverare tra le cause di questo fenomeno per l’area del confine orientale italico (vedi infra capitolo 6).
Osservando nel dettaglio il complesso dei rinvenimenti aquileiesi spicca l’esemplare in oro, un tremisse di Atalarico-Vitige per Giustiniano I405. Il pezzo trova confronto in altri ritrovamenti dal territorio circostante406 e ribadisce una diffusione prevalente della moneta in oro ostrogota in ambito italico nell’area settentrionale407. Ben più articolata e dalla distribuzione capillare è la monetazione in argento. Questa è costituita essenzialmente dai nominali, convenzionalmente definiti, da ½ e ¼ di siliqua, prodotti nelle zecche di Roma e Ravenna che si confermano come i centri produttivi fondamentali per il rifornimento dell’area408, ed emessi a nome di Teodorico e Atalarico409. Le caratteristiche del complesso aquileiese rispecchiano appieno quello che è il
401 ARSLAN 2006, pp. 144-145. Unica eccezione, riferita alla moneta d’oro, riguarda il probabile tremisse di Baduela da Artegna; vedi bibliografia alla nota 406.
402 BALDI 2015, pp. 46-47.
403
Cfr. ERCOLANI COCCHI 1983.
404 Bibliografia alla nota 401.
405
GORINI 1992a, p. 213, n. 128; ASOLATI 2012, p. 137, n. 19.
406 Solido di Atalarico-Teodato per Giustiniano I da Attimis (UD), ARSLAN 2005, n. 2270; ARSLAN 2006, p. 144; tremisse di Baduela (?) per Giustiniano I da Artegna (UD), VILLA 2001, p. 847, nota 52; ARSLAN 2005, n. 2260 = GIANAZZA 2016, p. 90; tremisse di Anastasio/Teodorico da Cividale del Friuli (GO), ARSLAN 2005, n. 2300 = GIANAZZA 2016, p. 92. Prepotto località Cialla (UD), tremisse di Teodorico per Anastasio; PASSERA 2002, p. 95, nota 16; ARSLAN 2005, n. 2285 = GIANAZZA 2016, p. 97.
407
ASOLATI 2013b, pp. 11-13.
408 CALLEGHER 2001a, p. 677.
409
Medagliere Museo Nazionale di Aquileia: AHUMADA SILVA 1988, pp. 423-427, nn. 1-7, 9-10, 13-15; ASOLATI 2012, pp. 136-137, nn. 11-14, 18.Collezione Bertoli: DEVILLA 1994, cc. 231-232.
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quadro noto per i rinvenimenti del Friuli410; da notare come la documentazione termini sistematicamente con Vitige, fatta eccezione per il pezzo aquileiese di Baduela411, e come i ritrovamenti si concentrino nei siti d’altura, con conseguenze importanti sull’interpretazione della funzione svolta da questa monetazione.
È tuttavia la componente in bronzo quella maggiormente rappresentata e la più importante, dato che è possibile escludere con certezza in questo caso il ritrovamento in ripostigli della stessa, come ben dimostrano gli ultimi esemplari individuati in ordine di tempo. Per la serie anonima non mancano le attestazioni dei nominali maggiori del sistema, con un pezzo da 20 nummi del tipo
Invicta Roma/lupa412 e ben quattro pezzi da 20 e 40 nummi tipo Invicta Roma/aquila413. Il nucleo più cospicuo è costituito senza dubbio dal decanummo Felix Ravenna con ben nove attestazioni414. La significativa documentazione aquileiese può forse servire a supportare la tesi di un’emissione di questo tipo a Ravenna piuttosto che a Roma415, come recentemente avvalorato dai cospicui rinvenimenti di Classe, il più grande complesso da scavo noto per questa produzione monetale416. Chiudono il quadro della monetazione in bronzo quattro esemplari di pentanummo tipo Invicta
Roma per Atalarico417, con un pezzo proveniente dalla località Marignane, quattro decanummi
410
Provenienza generica, ¼ di siliqua di Atalarico, 3 esemplari, ½ siliqua di Vitige, 2 esemplari; PASSERA 2002, p. 96, note 27-29; ARSLAN 2005, nn. 2210, 2220 = GIANAZZA 2016, p. 84. Castelnovo del Friuli (PN), ¼ di siliqua di Teodorico, ¼ di siliqua di Atalarico; PASSERA 2002, p. 96, note 30-32, figg. 5-6; ARSLAN 2005, n. 2290 = GIANAZZA 2016, p. 86. Artegna (UD), ¼ di siliqua di Atalarico; VILLA 2001, p. 847, nota 52;ARSLAN 2005, n. 2260 = GIANAZZA 2016, p. 90. Nimis-Attimis (UD), ¼ di siliqua di Teodorico, ¼ di siliqua di Atalarico, ½ siliqua di Vitige; PASSERA 2002, p. 96, note 24-26, figg. 2-4; ARSLAN 2005, n. 2400 = GIANAZZA 2016, p. 96. San Giorgio di Attimis (UD), ¼ di siliqua di Teodorico, ¼ di siliqua di Atalarico, ½ siliqua di Vitige, 3 esemplari; VILLA 2001, p. 855, nota 69;ARSLAN 2005, n. 2270 = GIANAZZA 2016, p. 98. Venzone (UD), ¼ di siliqua di Teodorico; PASSERA 2002, p. 96, note 22-23, fig. 1; ARSLAN 2005, n. 2490 = GIANAZZA 2016, p. 100. Per un ¼ di siliqua di Atalarico nella collezione Liruti vedasi PASSERA 2002, pp. 95-96.
411
Medagliere Museo Nazionale di Aquileia: AHUMADA SILVA 1988, p. 427, n. 15.
412 Medagliere Museo Nazionale di Aquileia:ASOLATI 2012, p. 136, n. 1.
413
Medagliere Museo Nazionale di Aquileia: ASOLATI 2012, p. 136, nn. 2-4. Collezione Bertoli: DEVILLA 1994, cc. 253-254.
414 Medagliere Museo Nazionale di Aquileia: AHUMADA SILVA 1988, p. 425, n. 8; ASOLATI 2012, p. 136, nn. 5-10; cat. nn. 1/21/217; 3/A/635.
415 ARSLAN 2004, p. 442; ARSLAN 2011, p. 376.
416BALDI 2015, p. 41.
417 Medagliere Museo Nazionale di Aquileia:AHUMADA SILVA 1988, p. 426, n. 11; ASOLATI 2012, p. 136, n. 15; cat. n. 3/A/636. Collezione Bertoli: DEVILLA 1994, cc. 253-254.
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della stessa serie a nome di Teodato418, mentre nella collezione Bertoli figura anche un esemplare per Vitige419, autorità altrimenti non attestata per il bronzo ad Aquileia.
Anche in questo caso, la documentazione aquileiese trova confronti in quella proveniente dal territorio circostante420; va osservato che nel caso della moneta in bronzo i rinvenimenti sembrano concentrarsi e strutturarsi maggiormente ad Aquileia rispetto al suo territorio, con particolare riferimento ai siti d’altura che hanno restituito invece una documentazione maggiore per l’argento. Anche il quadro della moneta in bronzo rientra nel panorama noto per l’intero settore italico, con la presenza dei più rari esemplari da 20 e 40 nummi, tipico del settore centro orientale del Nord Italia, ed una consistente documentazione di penta e decanummi, in particolare della serie Felix Ravenna421. Mancano in assoluto attestazioni di nummi, presenza che caratterizza i siti dei settori costieri dell’Italia centro meridionale e che sembra da riconnettersi non più alla sfera ostrogota ma all’avanzata degli eserciti bizantini durante il conflitto greco gotico422.
I sempre più numerosi dati disponibili sulla diffusione della monetazione degli Ostrogoti in Italia dimostrano una concentrazione dei rinvenimenti legata alla dislocazione delle principali installazioni militari dell’epoca. In particolare questo si ravvisa nei siti dell’Italia settentrionale dove si concentrò la resistenza all’invasione bizantina e dove la moneta è spesso associata anche ad altri materiali di cultura ostrogota423. Il complesso aquileiese, viste le forti affinità con il panorama italico, non può che uniformarsi a questa interpretazione ed anzi ribadire la vivacità di Aquileia durante l’occupazione da parte degli Ostrogoti. È già stato notato come la distribuzione
418 Medagliere Museo Nazionale di Aquileia: AHUMADA SILVA 1988, p. 426, n. 12; ASOLATI 2012, p. 137, nn. 16-17. Collezione Bertoli: DEVILLA 1994, cc. 253-254.
419 Tipo COI 92; DEVILLA 1994, cc. 253-254.
420
Artegna (UD), un decanummo tipo Felix Ravenna; ARSLAN 2005, n. 2260 =GIANAZZA 2016, p. 90; ASOLATI 2012, p. 135. Castelnovo del Friuli (PN), 40 o 20 nummi tipo Invicta Roma/lupa; ARSLAN 2005, n. 2290 = GIANAZZA 2016, p. 86; ASOLATI 2012, p. 135. Provenienza generica, pentanummo di Atalarico, decanummo tipo, 40 nummi di Teodato, 15 nummi di Teodato, 2 esemplari, 15 nummi di Vitige; ARSLAN 2005, nn. 2210, 2220 = GIANAZZA 2016, p. 84. Cividale del Friuli (GO), necropoli, 15 nummi di Teodato; ARSLAN 2005, n. 2300 = GIANAZZA 2016, p. 92. Tissano (UD), 20 nummi tipo Invicta
Roma/aquile; ARSLAN 2005, n. 2480 = GIANAZZA 2016, p. 99; ASOLATI 2012, p. 129, nota 83. Per un pentanummo di Atalarico tipo Invicta Roma, un pezzo da 40 nummi di Vitige e 3 monete bronzee di Teodato nella collezione Liruti vedasi PASSERA 2002, p. 96.
421
ASOLATI 2013b, pp. 6-8.
422 ASOLATI 2013b, pp. 8-11.
423
PASSERA 2002, p. 97; ROVELLI 2009, pp. 52-53; PASSERA,SACCOCCI 2011, pp. 13-5. Per il caso specifico della Tuscia vedasi SACCOCCI 2013, pp. 23-25.
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delle emissioni ostrogote nel territorio aquileiese rispetti determinati criteri, con una distribuzione capillare dell’argento specie nei siti d’altura ed un concentrarsi della moneta in bronzo nel centro altoadriatico. Quest’ultimo aspetto è di notevole interesse in quanto sembra indicare un significativo popolamento in questa fase e una vivacità dal punto di vista anche commerciale, con Aquileia ancora sede di scambi, sebbene ridimensionati rispetto al periodo tardoantico, funzionali al probabile rifornimento della rete di siti militari dell’interno. La grande massa di rinvenimenti provenienti dal sito portuale di Classe costituisce in questo senso un utile parallelo. Vedremo in seguito le restanti fonti per la ricostruzione della storia aquileiese durante l’avvicendamento tra ostrogoti e bizantini, in primis quelle materiali, categoria della quale i rinvenimenti monetali costituiscono, nel caso appena analizzato, la componente principale e dal potenziale informativo maggiore.