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grafici 8-14. Il vuoto lasciato sul mercato monetario da Ticinum viene colmato essenzialmente da

5.2 Moneta bizantina

La componente bizantina del medagliere aquileiese è oggi nota grazie a contributi recentissimi, frutto di una prima ricognizione mirata anche a questa serie monetale424. Due esemplari erano già noti nella collezione Bertoli425, mentre altri due reperti, uno dei quali dalla provenienza nota, sono stati individuati ex novo nella collezione museale426. Sono quindi noti in totale trenta esemplari, in oro e bronzo, che coprono un arco cronologico che va dal regno di Giustiniano I al XIII secolo. Come sempre va ricordato che i dati noti ad oggi potrebbero subire un significativo incremento a seguito di nuove analisi sulle porzioni sconosciute del medagliere locale.

Per le esigenze legate a questo studio, rispetto all’intera serie bizantina, verrà considerata la sola documentazione relativa al VI e VII secolo, la meglio documentata assieme ai secoli X-XII.

La moneta bizantina ad Aquileia pone alcuni interrogativi sulla sua contestualizzazione originaria. Anche in questo caso i dati provengono essenzialmente da ritrovamenti effettuati tra la seconda metà dell’Ottocento ed i primi del Novecento, senza informazioni sul contesto di rinvenimento. Ad esempio la notevole abbondanza di moneta d’oro di VI e VII secolo, cinque esemplari su un totale di dodici, rende necessaria una certa cautela nell’interpretazione, dal momento che questi reperti potrebbero essere appartenuti originariamente a uno o più ripostigli. Per quanto riguarda invece

424

PASSERA, SACCOCCI 2011, cc. 30-31; ASOLATI 2012, p. 136, nota 101; ASOLATI, p. 328, nota 37. Per un primo inquadramento sulla presenza di moneta bizantina a livello locale vedasi GORINI 1980, pp. 737-740.

425

Si tratta di due probabili follis anonimi di classe non determinabile, 969-1092 d.C., DEVILLA 1994, cc. 253-254.

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la provenienza effettiva dei reperti bizantini, parte degli stessi potrebbe ragionevolmente essere ricondotta alla vicina Grado. Questo centro in particolare tra il VI e VII secolo si sviluppa secondo una propria fisionomia come scalo emergente per i traffici nell’Adriatico e centro religioso, in particolar modo dopo la fuga del patriarca da Aquileia a seguito dell’invasione longobarda del 568 d.C. (vedi infra capitolo 6). Ma ancor più netta appare la divisione geopolitica di Aquileia e Grado, la prima, dopo una breve parentesi di dominio bizantino, sotto stretto controllo longobardo, la seconda inserita nell’orbita dei territori lagunari presidiati dai Bizantini nell’Alto Adriatico, questo secondo il quadro offerto dalle fonti. Va inoltre ricordato come il sito di Grado sia stato oggetto di ricerche già durante l’epoca della dominazione austroungarica; testimonianza di questo sono le indagini nei primi del Novecento che portarono alla scoperta della basilica di Piazza della Vittoria427. Diventa quindi tutt’altro che improbabile l’afflusso verso il nuovo Museo aquileiese, allora diretto da Enrico Maionica e al quale si deve la formazione di gran parte del medagliere ottocentesco, di ritrovamenti provenienti dalla città lagunare. Questo si prospetta in particolare per i reperti del VI e VII secolo, periodo di particolare sviluppo per il centro costiero. L’abbondante documentazione del X-XII secolo, in particolare di folles anonimi, s’inquadra in una nuova realtà monetaria, quella del rapporto tra la valuta bizantina ed il nuovo circolante veneziano428, mentre il contesto storico è quello della nuova stagione del Patriarcato aquileiese come entità politica e religiosa429. In questo caso si prospetta una maggiore pertinenza dei rinvenimenti al sito di Aquileia, come indirettamente confermato dal fatto che ad oggi l’unica moneta bizantina di provenienza certa locale dati al XII secolo430. La questione della contestualizzazione dei rinvenimenti monetali aquileiesi di età bizantina, come di tutti i restanti altomedievali, è destinata a rimanere insoluta. Tuttavia nel caso in esame si è tentato di proporre una possibile chiave interpretativa sulla base di considerazioni storico economiche che deve rimanere a livello d’ipotesi, in attesa di nuovi dati provenienti da indagini future sia sul campo che sul medagliere locale. Passando all’analisi dettagliata della documentazione disponibile, ben sei esemplari appartengono al regno di Giustiniano I; due esemplari in oro431 e quattro decanummi432.

427

SWOBODA,WILBERG 1906.

428 CALLEGHER 1994a; SACCOCCI 2002, p. 82, nota 19. Da ultimo ASOLATI 2012, pp. 331-332.

429

Si vedano a questo proposito i vari contributi contenuti in Poppone.

430 Vedi supra nota 381.

431

Tremisse, 2 esemplari tipo MIBE 36, zecca di Roma, GORINI 1992a, p. 213, nn. 126-127; ASOLATI 2012, p. 136, nota 101, nn. 1-2.

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Attestazioni vengono anche dal territorio circostante, sia in metallo prezioso433 sia per il bronzo434. La monetazione di questo imperatore, specie in metallo vile, segna alte percentuali di rinvenimento in tutto l’arco dell’Adriatico settentrionale, e la sua diffusione viene ricondotta alla presenza delle truppe bizantine impegnate nello scontro con gli Ostrogoti435. Tra il materiale aquileiese sono assenti le emissioni coniate a Ravenna e Salona, quest’ultima una zecca particolarmente prolifica in questo frangente436, mentre la quasi totalità dei reperti viene da Roma e in un caso da Costantinopoli437. Assente in assoluto l’argento che al momento registra un solo esemplare nel territorio, proprio a nome di Giustiniano I438. Queste emissioni della zecca di Ravenna si pongono in diretta continuità con la tradizione ostrogota e caratterizzano un’area monetaria nell’Alto Adriatico evidentemente ancora avvezza all’impiego della moneta in argento439. Non sono attestati ad oggi per Aquileia le emissioni più precoci a nome di Anastasio e Giustino I, in alcuni casi presenti invece nel suo hinterland440, che si ritiene circolanti accanto al

432 Zecca di Roma, 1 esemplare tipo MIBE 228, 2 esemplari tipo MIBE 229a; zecca di Costantinopoli, 1 esemplare tipo MIBE 100; ASOLATI 2012, p. 136, nota 101, nn. 3-6.

433 Grado (GO), territorio, solido di Giustiniano I; PASSERA 2002, p. 98, nota 45; ARSLAN 2005, n. 2370 = GIANAZZA 2016, p. 85; RMRFVG III, 9/2/1. Cividale del Friuli (GO), necropoli, tremisse di Giustiniano I, 2 esemplari; ARSLAN 2005, n. 2320 = GIANAZZA 2016, p. 92. Udine, solido di Giustiniano I; PASSERA 2002, p. 98, nota 46; ARSLAN 2005, n. 2489 = GIANAZZA 2016, p. 100.

434

Fiumicello (UD), follis di Giustiniano I, zecca di Nicomedia, tipo MIBE 113b; ARSLAN 2005, n. 2250 = GIANAZZA 2016, p. 90. Trieste, piazzetta Madonna del mare, 20 nummi di Giustiniano I zecca di Salona, tipo MIBE 250; ARSLAN 2005, n. 2488 = GIANAZZA 2016, p. 88; RMRFVG IV, 6/6/1. Trieste territorio, moneta in bronzo a nome di Giustiniano I; ARSLAN 2005, n. 2485-10 = GIANAZZA 2016, p. 87; RMRFVG IV, A/3/47-48. Cividale del Friuli (GO), ½ follis di Giustiniano I zecca di Salona (?); ARSLAN 2005, n. 2326; ARSLAN 2010ab, p. 28, n. 46 e p. 177.

435 CALLEGHER 2002, pp. 248-249.

436

Sulla diffusione della moneta salonitana in area altoadriatica vedasi CALLEGHER 2001c, pp. 68-69; CALLEGHER 2013, pp. 104-105 e tab. 2.

437

Vedi bibliografia alla nota precedente. Per Classe (RV) vedasi BALDI 2015, pp. 99-102. Per l’area della laguna veneta ASOLATI 2012, pp. 322-323, in particolare sulla diffusione della monetazione salonitana di Giustiniano I.

438

Premariacco (UD), frazione di siliqua di Giustiniano I, zecca di Ravenna; PASSERA 2002, p. 98, nota 48; ARSLAN 2005, n. 2410 (considerata imitativa) = GIANAZZA 2016, p. 96. Per i rinvenimenti nelle necropoli cividalesi vedasi PASSERA 2002, p. 98, nota 47.

439 CALLEGHER 2002, pp. 250-251.

440

Cividale del Friuli (GO), necropoli, tremisse di Giustino I; ARSLAN 2005, n. 2320 = GIANAZZA 2016, p. 92. Trieste, località Prosecco, tremisse di Anastasio; ARSLAN 2005, n. 2485-25; RMRFVG IV, 6/24/2. Trieste, piazza Trauner, 40

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numerario giustinianeo dopo la riconquista bizantina441. La restante porzione del VI secolo è testimoniata tra i rinvenimenti aquileiesi da un solo esemplare, un tremisse a nome di Tiberio II per la zecca di Roma442. Questo a fronte di un’ampia diffusione della moneta in bronzo di questo imperatore e di quella del successore Maurizio Tiberio, in particolare di produzione ravennate, in tutto l’arco adriatico settentrionale443; non mancano tuttavia segnalazioni dal territorio circostante444.

Un blocco ben definito è costituito dalla monetazione del VII secolo, equamente suddivisa tra tre esemplari in oro445 e tre in bronzo446, con attestazioni che non vanno oltre il regno di Costantino IV e che trovano confronto in alcuni rinvenimenti dal territorio per entrambi i metalli447. Numericamente parlando non è possibile parlare di una contrazione delle testimonianze per Aquileia rispetto al periodo precedente, fenomeno che invece si osserva in siti ben più ricchi di documentazione come Classe448; va comunque ricordato che l’ampiezza del campione aquileiese può influire in maniera decisiva sotto questo aspetto. Tuttavia gli esemplari attestati a nome dei vari Foca, Eraclio, Costante II e Costantino IV, in particolare per il bronzo, indicano anche in questo ambito la persistenza di una certa presenza di moneta, nel momento in cui in molti siti del Mediterraneo orientale questa tende a scomparire449. Da notare ancora una volta la pressoché

nummi di Anastasio, zecca di Costantinopoli, tipo MIBE 22; ARSLAN 2005, n. 2487 = GIANAZZA 2016, p. 88; RMRFVG IV, 6/4(1)/19.

441 CALLEGHER 2002, p. 248.

442

Tipo MIBE V15; GORINI 1992a, p. 213, n. 130; ASOLATI 2012, p. 136, nota 101, n. 8.

443 CALLEGHER 2002, p. 249.

444

RMRFVG IV, A/5, Trieste, territorio, segnalazione di monete di Giustino II, Maurizio Tiberio; RMRFVG IV, A/3/47-48, Trieste territorio, monete in bronzo a nome di Giustino II, 2 esemplari; RMRFVG IV, 6/30/4, Trieste, località Montuzza, follis di Giustino II zecca di Costantinopoli.

445 Solido di Foca, zecca di Costantinopoli, tipo MIBE 16; PASSERA,SACCOCCI 2011, c. 31, fig. 1; ASOLATI 2012, p. 136, nota 101, n. 7. Solido di Eraclio, zecca di Costantinopoli, tipo MIB 5; ASOLATI 2012, p. 136, nota 101, n. 9. Tremisse di Costantino IV, zecca di Roma, tipo MIB 49; GORINI 1992a, p. 213, n. 130; ASOLATI 2012, p. 136, nota 101, n. 13.

446

12 nummi di Eraclio, zecca di Alessandria, tipo MIB 209, due esemplari; ASOLATI 2012, p. 136, nota 101, nn. 10-11. 40 nummi di Costante II, zecca di Costantinopoli, tipo MIB 166; ASOLATI 2012, p. 136, nota 101, n. 12.

447

Provenienza generica, mezzo follis di Eraclio, zecca di Ravenna; ARSLAN 2005a, n. 2210 = GIANAZZA 2016, p. 84. Cividale del Friuli (GO), necropoli, solido di Giustiniano II; ARSLAN 2005a, n. 2327 = GIANAZZA 2016, p. 92. Trieste, territorio, segnalazione di monete di Foca, Eraclio; ARSLAN 2005a, n. 2485-15 = GIANAZZA 2016, p. 87; RMRFVG IV, A/5/+3-?.

448

BALDI 2015, pp. 104-106. Per la stessa tendenza nel restante territorio friulano vedasi CALLEGHER 2001a, p. 693.

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totale assenza delle produzioni ravennati, in un momento di particolare diffusione di questa valuta all’interno dell’Esarcato450, che dimostra ancora di più la regionalizzazione della circolazione monetaria in questo frangente451.

Non sono documentati al momento ad Aquileia i rinvenimenti monetali di età bizantina dell’VIII secolo, raramente attestati anche nel territorio circostante452, mentre le testimonianze riprendono con un numero significativo di esemplari tra il X e XII secolo453. Pur non appartenendo all’ambito cronologico considerato in questo studio, vale la pena ricordare la scoperta all’interno del medagliere di due esemplari di tetarteron a nome di Emanuele I Comneno454. L’importanza sta nel fatto che questo nominale viene per la prima volta individuato in area aquileiese, sebbene sia già nota almeno un’altra moneta per la stessa autorità emittente455. Inoltre questa nuova documentazione amplia ulteriormente il quadro disponibile sulla diffusione di queste emissioni, e rende sempre più plausibile un legame con le contemporanee emissioni veneziane, nel caso specifico del tetarteron il quartarolo456.

Una volta definito il quadro della monetazione bizantina ad Aquileia tra VI e VII secolo, merita una riflessione la distribuzione delle zecche riscontrate. Pur considerando la lacunosità di questa documentazione e la necessità di una sua integrazione in futuro per un bilancio più preciso, si possono osservare alcune linee di tendenza. Le produzioni più rappresentate in assoluto nel complesso aquileiese sono quelle di Roma e le orientali. La scarsa documentazione per zecche importanti per l’area altoadriatica come Salona e Ravenna, non attestate al momento ad Aquileia, è da imputarsi al ridotto campione a disposizione. Tuttavia, nel caso dei materiali ravennati, le ridotte attestazioni possono dipendere anche dalla forte regionalizzazione che contraddistingue la circolazione di questa monetazione, specie durante il VII secolo, che registra evidentemente un influsso ridotto all’estremità orientale dell’arco adriatico. Nel caso delle monete di Roma, queste si

450

Per la documentazione di Classe vedi bibliografia alla nota 448.

451 CALLEGHER 2002, pp. 249-250.

452

Montereale Valcellina (PN), follis di Costantino V, zecca di Siracusa, tipo DOC 19; SACCOCCI 2005, p. 105, nota 9; ARSLAN 2005, n. 2395 = GIANAZZA 2016, p. 86. Per la documentazione dalla laguna veneta vedasi ASOLATI 2012, p. 323; per Classe (RV) BALDI 2015, pp. 107-109.

453 ASOLATI 2012, p. 328, nota 37; ASOLATI 2012, p. 437, nota 94.

454

Vedi supra nota 381.

455 Si tratta di un aspron trachy nomisma; vedi bibliografia alla nota 424.

456

Per la documentazione dall’area della laguna veneta vedasi ASOLATI 2012, pp. 328-332; ASOLATI 2015b, p. 131, nota 13. Sul possibile legame tra tetarteron e quartarolo vedasi SACCOCCI 2001; da ultimo ASOLATI 2012, pp. 435-436.

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concentrano nel corso del VI secolo, sia per l’oro che per il bronzo. Questo tipo di distribuzione è probabile effetto della conquista longobarda che provocò inevitabili ripercussioni a livello dell’approvvigionamento monetario diretto ai territori bizantini del Nord Italia457. La componente orientale, contando anche la documentazione dal territorio circostante, appare come la meglio rappresentata e costituisce un importante indicatore storico economico. In prima istanza questa caratteristica avvicina il complesso aquileiese, e più in generale friulano, a quell’area monetaria ben definita dai rinvenimenti della laguna veneta e del litorale veneto orientale458. Dall’altro la documentazione numismatica indica che il territorio aquileiese s’inserisce nella rete adriatica dei commerci bizantini con l’Oriente mediterraneo, principale veicolo per la diffusione di questo numerario459. Sembra più probabile che il centro di riferimento nella zona per queste rotte fosse Grado, che tra VI e VII secolo gode di un particolare sviluppo, come attestato in particolare dall’archeologia (vedi infra capitolo 6); questo non impedì certamente alla moneta bizantina di circolare in un secondo momento anche nell’area soggetta al dominio longobardo, come la stessa Aquileia. Va inoltre ribadito come una parte della moneta bizantina orientale, soprattutto di età giustinianea o precedente, può essere affluita attraverso le truppe impegnate nel conflitto greco gotico, che nel 552 d.C. toccarono nella loro marcia attraverso l’Italia settentrionale anche il comprensorio aquileiese.

Uno sguardo d’insieme fa notare che la documentazione bizantina, segna una significativa flessione rispetto alla precedente del periodo goto. In passato questo trend, che tende ad essere osservato in tutto il territorio friulano, veniva attribuito ad un processo di demonetizzazione dell’economia inaugurato dall’invasione longobarda460. Si tende oggi ad individuare la chiave del fenomeno nella controproducente importazione di valuta bizantina, che lontano dal suo areale tipico di circolazione avrebbe subito una pesante svalutazione, ed allo stesso tempo nell’impiego della vecchia moneta in bronzo tardoromana ancora ampiamente disponibile461.

Si auspica tuttavia che la documentazione numismatica di età bizantina veda un incremento delle testimonianze, specie per la moneta in bronzo, con l’occasione di nuove analisi su porzioni

457

Come si evince dalla differente composizione dei tesoretti di moneta in oro da Villamarzana e Sermide; ASOLATI 2012, p. 479.

458

Per i più recenti rinvenimenti vedasi ASOLATI 2015b.

459 ASOLATI 2015b, p. 130.

460

PASSERA,SACCOCCI 2011, cc. 25-29.

461

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inesplorate del medagliere aquileiese, e ancor più attraverso nuovi rinvenimenti da scavo che consentano una contestualizzazione più precisa di questa componente del circolante aquileiese di età altomedioevale. Altrettanta attenzione va posta sulla vicina Grado, data la sua importanza durante la dominazione bizantina, dove una ricerca tra i materiali da indagini pregresse e recenti, porterà sicuramente ad importanti acquisizioni anche in ambito di storia monetaria.