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grafici 8-14. Il vuoto lasciato sul mercato monetario da Ticinum viene colmato essenzialmente da

6.2 L’occupazione bizantina

La parentesi bizantina di Aquileia si colloca in uno scorcio temporale piuttosto breve, tra il 552 d.C. anno della spedizione di Narsete e il 568 d.C. con l’invasione dei Longobardi capeggiati da Alboino506. Sin dalla cacciata degli Ostrogoti, i Bizantini dimostrano un notevole interesse per il centro altoadriatico soprattutto dal punto di vista strategico, come attestano le fonti letterarie bizantine, le stesse che descrivono Aquileia come un’importante città dell’Occidente507. Come sempre è dall’archeologia che arrivano gli elementi fondamentali, in questo caso per inquadrare la fisionomia della città durante l’occupazione bizantina. L’evidenza più significativa e discussa è la realizzazione delle mura a salienti triangolari, tradizionalmente riferite alla fase successiva alla riconquista, e riconosciute come le più imponenti per questa tipologia nell’intero ambito mediterraneo508. L’attribuzione si basa essenzialmente sul confronto con strutture simili attestate

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BALDI 2015, p. 39.

506 BRATOŽ 2003, pp. 520-521; SOTINEL 2005a, pp. 298-305.

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VILLA 2004, pp. 622-623; MARANO 2012, p. 574, nota 19.

508 VILLA 2004, pp. 606-614 con una datazione alla fine della guerra greco gotica; GROH 2011, cc. 177-190 con relativa bibliografia pregressa, che propone una cronologia agli inizi del VI secolo sulla base di considerazioni storiche e dell’evidenza delle fonti letterarie. Da ultimo MARANO 2012, pp. 575-576.

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in altre realtà territoriali, Grecia e Balcani in particolare, dal momento che mancano ancora dati precisi derivanti da ricerche archeologiche rigorose509. Quello che è certo è che la realizzazione di questa cortina segna un importante cambio nell’urbanistica della città che si trasforma in ridotto difensivo, dove l’area occupata si riduce alla metà a sud del foro romano con centro nel complesso episcopale, segnando il probabile abbandono della parte settentrionale510. Proprio al settore destinato agli edifici sacri viene dedicata particolare attenzione in questa fase, come attestano resti riferibili ad arredi sacri databili alla metà/seconda metà del VI sec. d.C.511. Altra struttura di carattere cultuale riferita alla committenza bizantina è la memoria martiriale di Sant’Ilario, eretta al centro della cortina difensiva a salienti triangolari incorporando una porta urbica e riutilizzando il piano stradale del cardo di età romana come pavimentazione512. La serie delle evidenze architettoniche, con particolare riferimento alle mura a salienti triangolari, viene considerata una prova decisiva per chi ipotizza una presenza bizantina ad Aquileia precedente la fine della guerra greco gotica513. La motivazione viene vista nell’importanza strategica del sito, specie a seguito della riconquista di Ravenna nel 540 d.C. per la possibilità di ristabilire un’importante rotta di navigazione tra i due porti514. Non si entra qui nel merito della discussione sui tempi della presenza bizantina ad Aquileia, che al momento non può beneficiare appieno della fonte numismatica. Si rimanda tuttavia all’evidenza fornita dalla moneta ostrogota, salvo rare eccezioni terminante nelle sue testimonianze con Vitige, che può forse avere un legame anche con una precoce presenza bizantina nell’area (vedi supra capitolo 5).

Si contano pochi altri rinvenimenti archeologici databili a questo orizzonte cronologico; alcuni elementi di vestiario, in particolare fibbie, provengono dalle indagini del Brusin nella zona degli

horrea di età tetrarchica515, mentre alcuni esemplari di lucerne in terra sigillata africana non conservano indicazioni specifiche di provenienza516.

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Queste strutture vennero infatti individuate per la prima volta da Luisa Bertacchi negli anni ’60 e mai più indagate successivamente; BERTACCHI 1968; BERTACCHI 2003, pp. 23-24.

510

VILLA 2004, pp. 615-616.

511 VILLA 2004, pp. 616-617.

512

SOTINEL 2005a, pp. 300-302, con bibliografia pregressa. Da ultimo MARANO 2012, pp. 577-578.

513 SOTINEL 2005a, p 300.

514

SOTINEL 2005a, pp. 302-305.

515 VILLA 2004, p. 619. Per altri esemplari di fibbie di età bizantina di provenienza aquileiese vedasi PRÖTTEL 1996, p. 119.

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Estrapolare dati importanti per la ricostruzione storica si dimostra, in questo caso, di non facile attuabilità vista la problematica contestualizzazione dei rinvenimenti monetali bizantini ad Aquileia. Come già indicato nel capitolo precedente, i pezzi conservati nel medagliere locale potrebbero provenire, almeno in parte, dalla vicina Grado. L’eventualità va infatti tenuta in piena considerazione dato lo sviluppo al quale il sito va incontro con l’avvento dei Bizantini. Sappiamo ora che molte delle fonti che parlano della fondazione di un castrum nella città lagunare già nel corso del V secolo, vennero in realtà elaborate appositamente a partire dal IX secolo per legittimare i centri episcopali costieri517. Le indagini archeologiche dimostrano invece che lo sviluppo di un castellum e dei relativi centri di culto a Grado non si dati prima della seconda metà del VI secolo, in connessione con la fine del conflitto greco gotico ed il trasferimento della sede vescovile nell’isola518. Nel corso del VII secolo, sullo sfondo della definitiva separazione da Aquileia tra il 607 e il 628 d.C.519, il sito conosce un forte sviluppo anche come emporio commerciale, sulla scia di altre realtà simili nella costa altoadriatica come Comacchio520. Questa vitalità si denota grazie all’analisi della documentazione ceramica proveniente da recenti indagini, che dimostra come Grado fosse un terminale importante dei traffici mediterranei tra VI e VII secolo, come testimoniato dai rinvenimenti di anfore orientali e terre sigillate africane, spesso attestate con produzioni e forme assenti nella vicina Aquileia, e centro di ridistribuzione verso i siti dell’interno occupati dai Longobardi521. La presenza a Grado, seppur limitata, della pietra ollare, ben più diffusa nella valle del Po, testimonia invece la diffusione di merci attraverso la navigazione di piccolo cabotaggio lungo l’arco adriatico settentrionale522. Successivamente la rarefazione, se non la scomparsa, dei materiali nel corso dell’VIII e IX secolo segna un momento di regressione per il centro lagunare, esito della volontà da parte dell’autorità centrale bizantina di concentrare gli

517 BROGIOLO,CAGNANA 2005, pp. 79-80.

518

BROGIOLO,CAGNANA 2005, pp. 82-86, 105-106; pp. 103-105 per gli scavi di Piazza Corte, che hanno restituito svariati frammenti di anfore orientali forma LRA 2, databili alla seconda metà del VI secolo, recuperate nel primo livello di frequentazione di una delle torri riferibile al castrum. Per gli aspetti archeologici vedasi anche MAROCCO 2010. Sull’evoluzione degli edifici di culto in connessione con i nuovi dati sulla fondazione del castrum CUSCITO 2006. Per l’episodio del trasferimento della sede vescovile a Grado da parte di Paolino, vedasi la bibliografia alla nota 510. Sul trasferimento del centro civico da Aquileia a Grado vedasi anche SOTINEL 2005a, pp. 338-346.

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SOTINEL 2005a, pp. 361-370. Sugli eventi legati allo Scisma dei Tre Capitoli SOTINEL 2005b e bibliografia ivi citata.

520 GELICHI,NEGRELLI 2008, pp. 307-313.

521

MALAGUTI et alii 2007, pp. 70-75 e bibliografia alla nota precedente.

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interessi commerciali su nuovi centri emergenti, su tutti Venezia, che diventerà l’unico tramite per gli scambi con l’impero carolingio523.

Alla luce di queste considerazioni storico archeologiche, se da un lato la questione relativa alla contestualizzazione esatta rimane aperta, dall’altro appare chiaro il ruolo imprescindibile di Grado nel veicolare il numerario bizantino in tutta l’area del Ducato longobardo, Aquileia inclusa. La sua vitalità tra VI e VII secolo come emporio di riferimento nelle rotte commerciali adriatiche, non può che aver attratto e successivamente ridistribuito un’importante flusso di moneta che attraverso gli stessi canali seguiti dalle merci ha toccato anche i centri dell’interno sottoposti al controllo longobardo. Non sembra un caso che la cronologia dei reperti conservati nel medagliere aquileiese si sovrapponga perfettamente a quella del floruit di Grado, in particolare la variegata documentazione di VII secolo, come non casuale è la provenienza di molti esemplari dalle zecche orientali, stanti le correnti di traffici indicate dai reperti ceramici. Da ricordare è che la presenza di numerario bizantino sembra apprezzarsi nel territorio del Ducato del Friuli, in misura nettamente inferiore, anche tra VIII e IX secolo, cioè durante una fase di regressione per la stessa Grado, che non esclude tuttavia un suo possibile coinvolgimento anche nella diffusione di queste rare emissioni524. Recentemente è stata avanzata l’ipotesi di uno scalo portuale ad Aquileia attivo anche durante la dominazione bizantina525. Questo potrebbe autorizzare a pensare che una parte della moneta bizantina possa essere arrivata, in quel torno di tempo, direttamente nella città altoadriatica; va in ogni caso osservato come tutta una parte della documentazione si collochi cronologicamente in un periodo successivo al 568 d.C. durante il controllo da parte dei Longobardi. Il ruolo di Grado nella circolazione della moneta bizantina non viene quindi messo in discussione, come non va abbandonata l’ipotesi che i materiali bizantini del medagliere aquileiese possano almeno in parte provenire da ritrovamenti nell’isola. Altra ipotesi da considerare è che le emissioni in particolare di età giustinianea, possano essere approdate ad Aquileia attraverso l’esercito ai tempi della spedizione di Narsete, come già ipotizzato per altri ritrovamenti dal territorio italiano (vedi supra capitolo 5.2).

Il corretto inquadramento della presenza di moneta bizantina ad Aquileia non può prescindere dalla disponibilità di dati contestualizzati, attualmente mancanti, come nella norma per l’Alto Medioevo. Da questi potrebbe beneficiarne anche la ricostruzione della breve parentesi dei

523 MALAGUTI et alii 2007, p. 83; GELICHI,NEGRELLI 2008, pp. 323-326.

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SACCOCCI 2005, già citato al capitolo 5, nota 482.

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Bizantini nel centro altoadriatico sotto più punti di vista. Si auspica quindi, anche per la componente bizantina, di poter contare in futuro su ritrovamenti dagli scavi recenti o dalla rilettura d’indagini del passato. Lo stesso dicasi per la vicina Grado, che già ha restituito un esemplare dalle ricerche nel fondo Fumolo, viste le sue potenzialità ed il suo ruolo decisivo nella diffusione della moneta bizantina nel territorio circostante. Gli esemplari del medagliere aquileiese costituiscono comunque una fonte materiale di prim’ordine, che per consistenza ha pochi eguali tra le altre categorie di materiali coevi e rimane un’importante traccia dei Bizantini se non nella stessa Aquileia, nel suo territorio.