grafici 8-14. Il vuoto lasciato sul mercato monetario da Ticinum viene colmato essenzialmente da
3.4.1 Distribuzione delle zecche nella fase 364-388 d.C
La caratteristica saliente del periodo è l’aumento marcato e generalizzato del contributo di Aquileia al circolante, visibile in particolar modo nella Diocesi Italiciana nord orientale, ma anche nei siti danubiani (grafici 22-28). Costante rimane la presenza di Roma su tutta l’area considerata, con tuttalpiù un leggero aumento delle attestazioni in alcuni casi. Tra le zecche extra italiche l’influsso di Siscia mantiene sempre il primato assoluto, e se da un lato rimane sostanzialmente invariato in siti come Flavia Solva e Carnuntum, tende ad aumentare vistosamente nella Venetia tra Altino ed Aquileia ed in particolare nel sito di Emona. L’apporto delle zecche galliche si riduce sempre di più, tradizionalmente segnando le attestazioni maggiori per Verona. Da menzionare è la possibilità che una parte di questo numerario, in particolare durante l’emissione reparatio rei pub, sia esito dell’apporto da parte delle truppe provenienti dalla Gallia durante gli eventi del 387-388 d.C. Anche le zecche orientali limitano in questa fase il loro contributo; è Tessalonica ad offrire in maniera distinta l’apporto maggiore in tutta l’area considerata.
182
Per il dato di Carnuntum vedasi VONDROVEC 2007, p. 180.
183 Rinvenimenti di questo tipo provengono anche da Trento Teatro Sociale, due esemplari a nome di Massimo da
Mediolanum e Aquileia; CALLEGHER 1998, pp. 55-56. Carnuntum, un esemplare per Massimo da Mediolanum; FMRÖ III/2, n. 33188. Per la presenza di siliquae nell’area della Diocesi Italiciana nord orientale vedasi CALLEGHER 1998, pp. 55-57. Per un quadro recente sulla tesaurizzazione della siliqua, in riferimento tuttavia al V sec. d.C., si rimanda ad ASOLATI 2012, pp. 473-476.
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In sintesi, per la Diocesi Italiciana permane e si consolida lo schema tripartito di rifornimento, con un aumento marcato della quota spettante ad Aquileia ed in seconda misura a Siscia. Come sempre un’evidenza simile è riconducibile a volumi di produzione elevati. Indirettamente questo porta alla riduzione significativa del contributo dato dalle zecche extra italiche alla composizione del circolante. È chiaramente in atto un processo di semplificazione del sistema di rifornimento monetario che culminerà dei decenni successivi, strettamente legato ai mutamenti del quadro geopolitico conseguenti alle prime incursioni delle genti barbare ai danni del limes. Il contraccolpo si avvertirà anche nell’area italica e decreterà un ruolo di primo piano per Aquileia nel produrre il numerario necessario a porzioni sempre più ampie dei territori romani.
3.5 Periodo 388 – 408 d.C.
L’introduzione del tipo salus rei publicae.2 costituisce l’elemento caratterizzante dell’ultimo decennio del IV sec. d.C., in quanto diventerà per molti siti la componente principale, se non esclusiva, del nuovo circolante. Come già accennato è l’AE4 l’unico nominale, salvo rare eccezioni, attestato in questi anni. Il dato è in linea con l’assetto generale del mercato che dal 395 d.C., per effetto di un provvedimento voluto da Arcadio e Onorio, vieta la circolazione, limitatamente alla
pars occidentalis, della maior pecunia a favore del solo nummus centenionalis184. La morte di Arcadio del 408 d.C., che segnerà l’introduzione di nuove tipologie di emissioni, è stata scelta come limite inferiore del periodo considerato.
La figura 31 mostra l’intensità della circolazione monetale in questi anni. Emergono nettamente i siti di Altino, Aquileia ed Emona. Da notare invece il calo repentino, rispetto alla fase precedente, per Verona, centro caratterizzato fino a questo momento da una certa vivacità in termini monetari. Si conferma e si consolida invece la scarsa attitudine dei siti del Noricum Mediterraneum e Pannonia Prima ad attrarre nuovo circolante, per le motivazioni già esposte in precedenza185.
184
CTh 9.232; RIC IX, p. xxix; GRIERSON,MAYS 1992, pp. 44, 123-124; DEPEYROT 2001, pp. 139-163;MOORHEAD 2012, p. 616. Per l’assetto della monetazione in bronzo del periodo vedasi DEPEYROT 1992, pp. 91-92, 94-96.
185
Il tipo salus rei publicae.2 costituisce l’ultimo significativo afflusso di moneta nell’area danubiana; su questo punto vedasi KOS 1986, pp. 222-224; DUNCAN JONES 1993, pp. 19, 67, 167. Per Flavia Solva vedasi FMRÖ VI, pp. 124-125.
65
Nel delineare un simile quadro, due sono sicuramente i fattori di matrice storica. Da un lato, lo spostamento della capitale a Ravenna nel 402 d.C. mutò profondamente gli equilibri politici nella
Venetia; da questo può ipoteticamente dipendere il calo delle testimonianze per Verona, che
continuerà anche nel corso del V sec. d.C. (vedi supra paragrafo 3.4). Dall’altro le prime incursioni barbariche che interessarono il territorio italiano, elevarono il confine nord orientale della Diocesi Italiciana a territorio di primaria importanza in termini militari. Ne consegue che il sistema di siti gravitanti attorno al Claustra Alpium Iuliarum ed incentrato su Aquileia registri la circolazione monetale più intensa, già a partire da questa fase. Un elemento decisivo per confermare questo nuovo trend legato agli eventi militari verrà dall’analisi della distribuzione del tipo gloria
romanorum.11 (vedi infra paragrafo 3.6).
Visto il ruolo cruciale per la circolazione del nord est della Diocesi Italiciana, il tipo salus rei
publicae.2 merita un approfondimento conoscitivo. La maggioranza delle zecche coinvolte in
questa emissione intraprende l’attività nel 388 d.C., per concluderla nel 393 d.C. nel caso delle zecche orientali e nel 403 per quelle occidentali186. Unica eccezione la zecca di Antiochia che anticipa l’emissione del tipo salus rei publicae.1 al 383 d.C.187. Si è scelto di usare questo termine superiore per il trattamento degli esemplari indeterminati188. La data finale di emissione della
186
RIC X, p. 128.
187 RIC IX, pp. xxii, 292-293; LRBC II, p. 102. In GRIERSON,MAYS 1992, p. 113, tabella 21 la data di emissione è posticipata al 386 d.C.
188
Impostazione peraltro già seguita nei volumi della serie RmRVe.
Figura 31. Valori dell’indice AACL nei siti considerati per il periodo 388 – 408 d.C. AACL = Average Annual Coin Loss
0 1 2 3 4 5 6 7 388-408 d.C.
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serie va invece posticipata dal 403 al 425 d.C. dopo la scoperta di un esemplare a nome di Giovanni per la zecca di Ravenna tra i rinvenimenti monetali di Altino189. Nonostante l’ampio intervallo di tempo entro il quale è possibile inserire questa monetazione, nel presente studio tutti gli esemplari, salvo poche eccezioni, contraddistinti dalla tipologia della Victory dragging captive ricadono nella fase 388-408 d.C., anche nel caso di esemplari indeterminati per zecca o autorità emittente. Questo approccio si fonda su considerazioni di carattere statistico e stilistico. Come dimostrato dalle tabelle 35-41, è il tipo salus rei publicae.2 di produzione aquileiese ad avere il ruolo decisivo nel sostenere la domanda di circolante in tutta l’area considerata per il periodo in esame. Nettamente limitata è la presenza di esemplari delle zecche di Roma e di quelle orientali, mentre si registra una sola attestazione proveniente da Aquileia (cat. n. 3/A/457) del tipo salus rei
publicae.1. Non si segnalano ad oggi nuovi esemplari delle emissioni di Giovanni, limitate alla
zecca di Ravenna, segno di una produzione molto circoscritta se non occasionale e che non ha un impatto tangibile sul circolante. Il dato statistico è già di per se sufficiente a giustificare l’impostazione seguita; tuttavia la presenza di emissioni più tarde, che riprendono la medesima tipologia, invita ad approfondire anche l’aspetto stilistico. Infatti la zecca di Roma impiegherà la stessa iconografia per l’emissione salus rei publice.2 di Giovanni e Teodosio II190 e victoria augg.2 di Valentiniano III191; la diffusione di queste monete, decisamente meno attestate, verrà indagata successivamente (vedi infra paragrafo 3.6). Alla figura 32 viene proposto il confronto, basato su esemplari provenienti dal campione aquileiese, tra le diverse tipologie considerate. Se da un lato nei tipi salvs rei publicae.2esalus rei publice.2raramente è possibileregistrare le differenze nella legenda al rovescio, l’analisi dello stile è decisiva, vista la notevole disorganicità e mancanza di realismo del tipo che caratterizza le emissioni di Giovanni e Valentiniano III. In quest’ultimo caso la possibilità di riconoscere anche solo parte della legenda al rovescio, oltre alla presenza delle lettere di officina nella parte sinistra del campo, consentono di fugare ogni dubbio.
189 RMRVe, VI/1, 53 (Ad)/1586. Da ultimo ASOLATI 2012, pp. 469-470.
190
RIC X, pp. 158-159.
191
67
La distinzione su base ponderale appare invece impraticabile per le minime differenze tra le diverse serie192. Pur nella difficoltà data dallo stato di conservazione molto modesto delle monete in questa fase, distinguere correttamente il tipo salus rei publicae.2 da altre emissioni su base stilistica non costituisce quindi una problematica insormontabile. Grazie al supporto della statistica e del fattore stilistico, è possibile fondare su basi solide la periodizzazione impiegata per l’analisi di questa componente fondamentale del circolante. Tuttavia, va specificato che lo stato medio di conservazione non permette di escludere in assoluto la possibilità di errori nella determinazione di un numero limitato di esemplari.
Si può osservare un momento di particolare diffusione del tipo salus rei publicae.2 dopo il 395 d.C., esito sicuramente del già citato rescritto imperiale a favore del nummus centenionalis. Prova di questa tendenza è data dall’analisi delle autorità emittenti, dove le emissioni a nome di Arcadio prevalgono più o meno nettamente in tutta l’area considerata (cfr. tabb. 35-41)193; lo stesso periodo coincide con un’attività febbrile della zecca di Aquileia, alla quale va ascritta la quasi totalità di queste monete (vedi infra paragrafo 3.5.1).
Per il periodo 388-408 d.C. rimangono da segnalare poche altre particolarità della circolazione monetale. Con un numero molto esiguo di esemplari sono attestate le emissioni del tipo spes
romanorum.2 dell’usurpatore Flavio Eugenio, tutte di produzione aquileiese194. Il numero ridotto di dati a disposizione non consente tuttavia riflessioni specifiche sui legami tra la distribuzione di questa emissione e gli eventi militari del 394 d.C. che toccarono da vicino il territorio di Aquileia195.
192 CEPEDA 1991, p. 25.
193
Cfr. RIC X, p. 128.
194 Si segnala anche un esemplare proveniente dagli scavi Lopreato 1989 presso i Mercati Pasqualis; SELLAN 1997-1998, cat. n. 26. Ulteriori confronti: Mezzocorona (TN), un esemplare;CALLEGHER 1994b, cat. n. 73. Trento, Teatro Sociale, 4 esemplari; Callegher 1998, cat. nn. 806-809. Oderzo, un esemplare; RMRVe II/2, 14/635. Milano, scavi MM3, un esemplare di zecca incerta; ARSLAN 1991a, cat. n. 552.
195
Vedi infra capitolo 4.
Figura 32. Iconografia dei tipi salus rei publicae.2, salus rei publice.2 e victoria
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Ancor più limitata è l’attestazione del tipo victoria auggg.1 prodotto da Roma e dalle zecche galliche196; la documentazione massiva costituita dagli AE4 salus rei publicae.2 aquileiesi ha sicuramente inibito una diffusione più capillare di questa emissione in molti siti197. Nel campione di rinvenimenti considerati la presenza dell’AE3 urbs roma felix prodotto dalla zecca di Roma198 è limitata ai siti di Aquileia ed Emona199. Questi due ultimi centri sono gli unici a restituire alcuni esemplari di AE2, ascrivibili ai tipi gloria romanorum.18 e 21, che nei casi in cui sia possibile stabilire la zecca di provenienza questa è sempre orientale200. L’interruzione della coniazione dell’AE2 in Occidente dopo il 395 d.C. trova conferma in una documentazione estremamente rarefatta per questo nominale.