• Non ci sono risultati.

ARCHITETTONICA DEL PATRIMONIO ESISTENTE

Nel documento The architecture of the indiscipline (pagine 55-58)

Gianluigi Mondaini Professore

Ordinario Icar 14, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Architet- tura, Università Politecnica delle Marche

Fabrizio Belluzzi Dottorando, Di-

partimento di Ingegneria Civile, Edile e Architettura, Università Politecnica delle Marche

La pelle degli edifici, declinazione tutta contem- poranea della facciata, trattando il tema della soglia sarà uno degli aspetti caratterizzanti l’idea della dilatazione spaziale tra esterno ed interno. La pelle rappresenta un filtro che stimola una sor- ta di strategia di fusione tra stati, tra discipline, rendendo così sempre più labili i confini, già com- promessi, tra l’architettura, l’urbanistica e infine il paesaggio.

Tale tesi dell’estensione dello spazio della “soglia”, testimoniata attraverso molteplici esem- pi di edifici progettati e realizzati da protagonisti della scena internazionale del progetto contem- poraneo, è verificabile appunto nell’investimento creativo sulla facciata dei recenti organismi edili- zi, vero e proprio palinsesto di possibilità. La “facciata attiva” diviene occasione per pro- gettare nuovi edifici intelligenti vere e proprie occasioni per un nuovo sviluppo sostenibile. Per tale motivo il progetto e le tecnologie costruttive dovranno essere sempre più ispirate da principi di sostenibilità economica ed energetica a lungo termine.

La pelle e lo spazio della facciata possono diveni- re, interpretando potenzialità spaziali e tecnolog- iche un sistema di interfaccia, come la frontiera, la “superficie limite” favorisce il processo di in- tegrazione di comunicazione fra gli ambienti da essa interfacciati: la delimitazione dello spazio diviene un elemento convertitore, e la separazi- one, un tempo rigida, diviene possibilità di tran- sito, una continua attività di scambio.

Criteri che hanno guidato i tre cases-history relativi a progetti di microaree nella Regione Marche: la rigenerazione di un complesso di edif- ici per edilizia residenziale pubblica a Civitanova Marche, la valorizzazione dei silos granai nel por- to di Ancona e l’ampliamento e la rigenerazione architettonica di housing sociale ad Ancona;

1° Case history

Rigenerazione di un complesso di edilizia resi- denziale pubblica a Civitanova Marche (MC)

Il progetto ha lavorato sul concetto di sosteni- bilità inseguendo molteplici direttrici a partire dal più strategico tema complessivo della possi- bilità di sovrapposizione di una nuova trama su quella preesistente, tenendo conto dell’equilibrio dell’edificio sul quale si va ad intervenire. La densificazione dello spazio aperto disponi- bile e l’implementazione volumetrica attraverso creative modalità di addizione è la principale strategia inseguita dal progetto che recupera le strutture esistenti fornendo loro una nuova rior- ganizzazione contemporaneamente tipologica, morfologica e tecnologica.

Tra i differenti livelli di approfondimento ci si è occupati di individuare una serie di interventi

generali che coinvolgessero sia il singolo edificio che l’area in cui è inserito, ridefinendo quest’ul- tima nella sua globalità in rapporto alla città che lo circonda.

L’implementazione volumetrica viene attuata aggiungendo volumi sia all’interno del lotto che sugli edifici stessi. Vengono ripensate le testate e i fronti principali, convertendo le coperture a verde. Il ruolo fondamentale è affidato al mi- glioramento delle facciate e delle coperture, con l’aumento dello spazio degli appartamenti e il nu- mero di alloggi disponibili, anche grazie ad una maggiore diversificazione degli stessi e l’adegua- mento tecnico alle varie normative esistenti. Le nuove estensioni di facciata permettono an- che di compensare a una delle tipiche carenze dei complessi residenziali pubblici degli anni ’80: l’esigenza di spazi aperti privati, che venivano trascurati nell’ottica del maggior sfruttamento possibile della capacità edificatoria del terreno e della riduzione dei costi.

La strategia proposta reinterpreta il rapporto fra edificio e città, estende la soglia fra queste due dimensioni e permette la funzionalizzazi- one di un vuoto che diviene spazio di qualità per l’utente, occasione di riqualificazione architet- tonica ed energetica dell’edificio e nuovo affaccio sulla città.

Si distinguono i due prospetti principali che, per rispondere alle diverse prestazioni energet- iche cui sono sottoposti, vengono diversamente articolati dal punto di vista formale e materico: chiuso, lineare e geometrico il prospetto nord, interrotto localmente da aggetti o rientranza in corrispondenze di terrazzi o funzioni particolari e con aperture piccole e irregolari; aperto, arti- colato e modulare il prospetto sud, dove la fanno da padrone i meccanismi passivi di risparmio en- ergetico (le verande vetrate), intervallate ai bal- coni, ambedue protetti da un doppio sistema di frangisole in legno lungo tutto il fronte.

2° Case history

Valorizzazione architettonica dei silos del porto di Ancona

Il secondo caso affronta il tema della rigenerazi- one di un’area del porto di Ancona, costituita da una banchina con silos destinati alla conservazi- one e stoccaggio dei cereali; con l’intento del ri- uso sia degli spazi che delle particolari strutture architettoniche, per la creazione di un nuovo complesso destinato a servizi.

Il progetto prevede il recupero funzionale dei si- los secondo due distinti blocchi destinandoli a residenze e hotel capaci di veicolare una nuova immagine iconica della per la città.

Il piano terra è previsto completamente pubbli- co, destinato a ristoranti, attività commerciali di

accoglienza e attrattive per utenze locali e turis- tiche. Superiormente ci si innalza per otto piani in elevazione, con zone destinate ad attività co- munitarie, quali cucine, lavanderie, spazi per gli ospiti, laboratori, spazi gioco per bambini, pales- tre, piscine, internet cafè, biblioteca, e ai livelli superiori residenze o hotel nel secondo blocco dei silos.

I piani sono collegati da differenti corpi scala, posizionati sul lato retrostante rispetto al bacino portuale, e da uno principale, costituito dal corpo semicentrale che divide la struttura dei silos. Il punto di forza del progetto riguarda l’addizione architettonica posta a involucro della struttura originaria. Tale meccanismo permette la val- orizzazione architettonica degli edifici, un mi- glioramento strutturale ed energetico dei silos, oltre che strategicamente una nuova immagine architettonica e attrattiva capace di nuova relazi- one fra contesto panoramico e città.

Le due nuove pelli, diverse per ogni lato in ra- gione dell’orientamento, ospitano balconi e i porticati staticamente separati dalla struttura portante dell’edificio. Per il lato mare la struttura del balcone è un volume aggettante in fasce di legno di cedro, con diverse orientazioni, mentre per il lato del parco è un balcone schermato dalla doppia facciata, apribile attraverso un meccanis- mo a soffietto.

La connotazione industriale è stata maggior- mente rafforzata attraverso l’utilizzo di materiali industriali quali alluminio, vetro, corten e legno. Lo spazio pubblico che si propone è uno spazio ibrido, che si estende dal mare verso l’interno dei ripensati silos per creare vere e proprie piazze, contemporaneamente interne ed esterne agli ed- ifici il cui basamento è pensato completamente aperto e permeabile per esaltare il nuovo lungo- mare pedonale.

3° Case history

Rigenerazione architettonica di housing sociale ad Ancona

L’operazione che viene fatta sulle tre palazzine di edilizia economico-popolare è quella di agganci- are un nuovo spazio filtro fra interno ed esterno dell’edificio attraverso un volume accostato alla facciata sud delle tre palazzine esistenti. Tale aumento rispetta le normative e segue le diret- tive del Piano Casa Regionale, che permette di ampliare il volume abitativo fino ad un 30% del volume esistente e supera questo limite solo con una serie di serre solari, che invece possono es- sere considerate come volume tecnico.

Il progetto prevede delle operazioni di ridis- tribuzione interna agli alloggi ampliandone la di- mensione e la qualità abitativa e con la suddetta annessione delle nuova facciate verso valle ric-

rea totalmente l’immagine affacciata sulla città ripensando totalmente le prestazioni energetiche dell’edificio. Vengono agganciate alle costruzioni delle strutture in acciaio che ospitano terrazze, serre solari e nuovi spazi vitali per gli storici ap- partamenti.

Si sfrutterà l’area scoscesa a valle degli edifici come spazio per aumentare l’offerta di alloggi per il quartiere residenziale ad integrazione delle unità da riqualificare, consentendo di dare uno sfogo esterno a ciascun alloggio: al piano terra un giardino d’inverno fungerà da filtro per raggi- ungere il giardino vero e proprio; ai piani primo e secondo le abitazioni saranno dotati di una ter- razza e sfruttabile e panoramiche.

Questa nuova pelle/filtro diviene strategica oc- casione di miglioramento energetico; la faccia- ta intelligente (anche attraverso innovazioni di domotica) permette di ottimizzare al massimo i consumi energetici dell’edificio e di disegnare attraverso la tecnica una nuova forma di spazio aperto tra l’interno e l’esterno bella e utile per un nuovo tipo di abitare.

La scelta di implementare le abitazioni esistenti con nuove abitazioni ha due importanti signifi- cati. Il primo permette di integrare varie classi sociali all’interno di uno stesso quartiere. Il sec- ondo permette, almeno in parte, di far fronte alle esigenze economiche per la ristrutturazione e la riqualificazione di tutto il quartiere.

1° Case history

Rigenerazione di un complesso di edilizia residenziale pubblica a Civitanova Marche (MC)

3° Case history

Rigenerazione architettonica di housing sociale ad Ancona 2° Case history

Valorizzazione architettonica dei silos del porto di Ancona

Parole chiave: Rigenerazione Urbana; Soglia Dinamica; Nodo Logistico Portuale

Nel mondo di oggi, secondo le Nazioni Unite1, il 44% della popola- zione vive in aree costiere. Si tratta di una tendenza in crescita con- siderando che la maggior parte dei più grandi insediamenti urbani sorge e si sviluppa sui litorali. Allo stesso tempo, si osserva che la maggior parte del trasporto merci del mondo (il 90% in Europa, se- condo ESPO2)si muove via mare su navi di grandi dimensioni, con- fermando come i porti continuino a essere elemento fondamentale della catena economica mondiale. Città e porti hanno da sempre una complessa relazione funzionale e spaziale che, dalla metà del Novecento, si è trasformata in vero e proprio conflitto determinando spesso una profonda frattura nei tessuti e rendendo critico lo svilup- po di benefici reciproci. Nonostante ciò il porto continua a essere, soprattutto in molte realtà europee, tra le primarie risorse economi- che cittadine e decisivo motore occupazionale diretto e indiretto3. Già dai primi anni 2000 in seguito a tendenze di sviluppo globale, le vie d’acqua hanno acquisito nuova centralità: l’incremento del traf- fico marittimo oceanico, la ripresa delle rotte pendulum4 attraverso il Mediterraneo (img 1), ma anche una parallela sensibilità nei con- fronti del trasporto eco-compatibile hanno prodotto un crescente interesse per la portualità e le Autostrade del Mare5. Per millenni il mare è stato una grande via d’acqua, il Mediterraneo, in particola- re, spazio cruciale di scambi e principale mezzo di comunicazione e integrazione di culture. Oggi nei porti dell’Arco Latino6 (e non solo) si assiste ad una riscoperta dei contesti portuali in cui l’ac- qua possa essere una presenza decisiva di rigenerazione, tuttavia sembrano ancora sfuggire l’insieme delle complesse interrelazioni che le rotte marittime instaurano con l’ambiente costiero, le città, lo sviluppo locale. In Italia, hub naturale del Mediterraneo in cui gli scali svolgono strategica funzione di regional gateway per i siste- mi territoriali retrostanti, le performance del mondo portuale sono condizionate da molteplici fattori. In campo di pianificazione già dal 1994 la legge n. 847 ha dato ai porti maggiori una nuova prospettiva trasformando i piani regolatori portuali da semplici programmi di opere ad articolati e complessi processi di pianificazione e gestione. E’ pur vero che, da una ricognizione dello stato attuale, rimane un forte scollamento tra i diversi livelli della pianificazione e nessuno strumento affronta la specificità dei piani urbanistici delle città portuali; tale latitanza va probabilmente rintracciata nella frattura tra le politiche urbanistiche e infrastrutturali e nella difficoltà di co- gliere il nesso tra economia portuale e urbana, tra identità del porto e della città. In questo complesso scenario s’inserisce la Riforma dei Porti8, approvata dal governo italiano nel luglio 2016, che mira alla redazione di un “Piano strategico nazionale della portualità e della logistica” funzionale ad innovare la governance dell’intero sistema promuovendo una pianificazione coordinata mediante l’istituzione di Autorità di Sistemi Portuali, in luogo delle Autorità mono-sca-

PORTUALITÀ XXI: I CLUSTER PORTUALI COME

Nel documento The architecture of the indiscipline (pagine 55-58)