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VERSO UN APPROCCIO TRANS-DISCIPLINARE PER IL PROGETTO URBANO

Nel documento The architecture of the indiscipline (pagine 114-116)

Enrico Falqui Professore in Pia-

nificazione dei sistemi verdi ter- ritoriali e direttore scientifico del ciclo di seminari internazionali Open Session On Landscape, Di- partimento di Architettura, Uni- versità di Firenze.Professore in Pianificazione dei sistemi verdi territoriali e direttore scientifico del ciclo di seminari internazio- nali Open Session On Landscape, Dipartimento di Architettura, Uni- versità di Firenze

19705; G. Bateson,19776; H.Von Foerster, 19727; G.

Bocchi – M.Ceruti, 19858; I. Prigogine – G. Nicolis,

19869) si è propagata secondo cento fiumi e spesso

mille rivoli diversi, autonomi, a tratti indipendenti. Il paradigma della complessità, molto più di tante altre rivoluzioni scientifiche, ha avuto importanti ricadute anche al di fuori dell’ambito delle Scien- ze naturali, influenzando il pensiero moderno dai livelli più alti fino al senso comune, e ha fornito nuovi strumenti interpretativi per tutta la realtà. Naturalmente la critica al “riduzionismo” non na- sce con la Teoria del caos, ma questa ha fornito nuovi potenti strumenti di analisi concettuale per muoversi in tale direzione.

Lettura Olistica del territorio e trans-discipli- narità

Il ritenere che la Natura e il paesaggio siano strutturati nel loro processo auto-organizzativo secondo diversi livelli di realtà (fisico, chimico, biologico, psichico) tra loro irriducibili richiede necessariamente, per una esplicitazione unitaria dei fenomeni, una rivisitazione dell’apparato ca- tegoriale e della logica che ne regola le argomen- tazioni capaci di esprimere in maniera adeguata la realtà stessa. Secondo Sergio Rondinara (2008) “..tutto ciò richiede di riesaminare le relazioni che intercorrono tra le varie forme del sapere articolate secondo i diversi livelli di realtà, e quindi il colle- gamento tra le discipline interessate a tale pro- cesso. Ai giorni nostri, all’interno della tendenza contemporanea che mira ad un sapere integrato, queste tematiche hanno condotto il ricercatore su due distinte prospettive: la rivalutazione dell’in- terdisciplinarità e l’avvio della transdisciplinari- tà.”10 (Foto 2) Il potente dibattito sulle teorie della

Complessità e della Sostenibilità, che aveva coin- volto tra il 1970 e il 1990, il mondo delle scienze geografiche, ecologiche ed economiche sembra non aver interessato né lasciato tracce visibili nel campo delle Scienze del territorio e dell’archi- tettura; solo alcune voci isolate in quel mondo, avvertivano il venir meno delle antiche certezze “mono-disciplinari” nell’interpretazione del cosid- detto Nuovo Mondo globalizzato.11

Come da tempo sappiamo, l’analisi e l’interpreta- zione del Paesaggio richiedono una lettura “olisti- ca” del Territorio, (Foto 3) attraverso uno schema a rete che considera il Territorio nel suo complesso. Questo tipo di lettura permette di scoprire tutte le relazioni dirette e indirette tra i vari “luoghi” del territorio e i vari sistemi territoriali ed anche di estendere tale lettura agli elementi non visi- bili. Carlo Socco (1999) caratterizza il Paesaggio come “un complesso intertesto, discretizzato in unità minime di paesaggio”12 per poter leggere e

interpretare il Territorio secondo obiettivi di so- stenibilità.

Infatti, i sistemi complessi sono sistemi il cui comportamento non può essere compreso a par- tire dal comportamento dei singoli elementi che li compongono, in quanto interagenti tra di loro, ma è proprio l’interazione tra i singoli elementi che determina il comportamento globale del sistema, fornendo loro delle proprietà che possono essere estranee agli elementi singoli. (Foto4)

Tale proprietà è chiamata “comportamento emer- gente” ed è comprensibile solo attraverso l’indi- viduazione e l’interpretazione dei sistemi di rela- zione connessi al sistema complesso. Il progetto di Paesaggio si fonda proprio sullo studio dei sistemi relazione che caratterizzano l’identità e la ricono- scibilità dei luoghi da parte delle Comunità locali e li trasforma quando progetta un nuovo sistema di relazioni che sostituisce il precedente. (Foto5) Come sostiene Achille Ippolito: “ gli studi relativi al paesaggio rientrano perfettamente nei parame- tri definiti da B. Nicolescu per spiegare la trans- disciplinarità; i tre postulati metodologici sono, innanzitutto, la sussistenza di diversi gradi di realtà, percezione e conoscenza, quindi la logica del terzo incluso e, infine, la complessità.13” Oggi,

alla luce della Convenzione europea sul Paesaggio (2006), possiamo affermare con assoluta certezza che il termine “paesaggio” viene rappresentato in un’articolazione di sistemi complessi, così come esso viene “percepito” dall’individuo e/o dalla Co- munità attraverso una “complessità” di emozioni e percezioni. (Foto 6 e Foto 7)

Così che se è vero che il paesaggio “racconta” le diverse modalità di relazione tra popolazione e ter- ritorio, “esso stesso può diventare un indicatore complesso della sostenibilità territoriale, in grado di far emergere e far dialogare tra loro una così ampia pluralità di aspetti.14” (Foto8)

A differenze dell’interdisciplinarietà, che può es- sere definita come il trasferimento di metodi da una determinata disciplina ad un’altra, la trans- disciplinarità rimanda ad un’unificazione delle Scienze che agisce sul piano semantico ed opera- tivo e presuppone una razionalità aperta al dialogo e all’ascolto.

Secondo quest’ottica il confronto tra le discipline aiuta la creazione di nuovi percorsi conoscitivi che consentono di ampliare lettura e significato delle informazioni prodotte.

Conclusioni

Il paesaggio non deve essere più inteso come “lo sfondo” delle opere di Architettura bensì come il campo di interazione tra sistemi complessi del quale ogni Progetto entra a far parte. Così pure, il Paesaggio non deve essere considerato come un “sistema di vincoli” o di procedure di salvaguar- dia da inserire negli strumenti di Piano da parte degli Urbanisti. Questo punto di vista, suggeri-

sce un’idea rinnovata per il progetto urbano: non solo composizione formale che risponde a requisiti prestabiliti, ma esplorazione selettiva delle rela- zioni possibili tra i processi e le forme molteplici che emergono da un contesto comune nel quale la Comunità ha un ruolo strategico di percezione e di condivisione. Il metodo transdisciplinare è

Bibliografia

1. Livio Sacchi (1993) – in “ Richard Meier;la rap- presentazione della modernità”- Electa, Milano 2. E. Morin (1994), Sur l’interdisciplinarité, in: http://ciret-transdisciplinarity.org/ bulletin/b2c2. php

3. Marra Barone A. (2006), Interdisciplinarità. Convergenza dei saperi sull’uomo e per l’uomo, in: http://www.rivistadidattica.com/fondamenti/fon- damenti2.htm. [08/05/2014]

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New York Press, Albany

5. J. Piaget (1970) – in “Nove temi di Paesaggio” a cura di F. Toppetti, F. Angeli ed, Milano,2014 6. G. Bateson (1977) – “Verso un’Ecologia della Mente” – Adelphi ed, Milano.

7. H. Von Foerster(1972) “Perception of the fu- ture and the future of perception. Instructional Science,

(Reprinted in Understanding understanding” [pp. 199-210]. New York: Springer-Verlag, (2003.)

lo strumento moderno necessario per rompere le “barriere” tra discipline coinvolgendo Architet- tura, Urbanistica e Paesaggistica in un dialogo costruttivo per raggiungere tutti gli obiettivi di qualità delle forme e delle funzioni nei processi di trasformazione dello Spazio nel Tempo del sistema complesso della città globale e diffusa.

8. G. Bocchi –M. Ceruti (1985) – “ La sfida della complessità” – Feltrinelli ed, Milano

9. I. Prigogine-G. Nicolis (1989)- “Exploring Com- plexity : an introduction “ W.H.Freeman ed, New York

10. S. Rondinara (2008) – “ Dalla interdisciplinari- tà alla transdisciplinarità: una prospettiva epistemologica” in “Nuova Umanità”1,145,pg1-19 – Ricerche sui fondamenti e la correlazione dei saperi” Sophia ed,Roma.

11. G. Di Carlo (1991) – “È tempo di girare il can- nocchiale”, in «Spazio e società», n. 54, pp. 4-5. 12. C. Socco (1999) – “Paesaggio, memoria collet- tiva e identità culturale” in Forum dei

Paesaggi italiani per il governo delle trasformazio- ni, Convegno Fondazione Benetton, Castelfranco veneto, maggio 1999.

13. B. Nicolescu – ibidem, v.op.citata

14. B. Castiglioni – M.De Marchi (2007) – “ Pae- saggio, sostenibilità, valutazione” Quaderni Dip.to di Geografia, Università di Padova Ed

Keywords: Performance–Oriented Architecture; Sustainability; Digital Customized Process

Today’s data show that the construction industry is one of the larg- est in the world, in terms of employment and earnings, and affects, in EU countries, the 30-40% of the final use of energy resources. This sector “consumes”, during the process of construction, 50% of global resources1 and is still linked to the use of standard mate- rials that dominate the market, such as reinforced concrete, steel and glass, as well as production and constructive obsolete systems result of the industrial revolution. Today, during the Anthropocene2 era, the era in which the Earth’s environmental system is highly conditioned in both local and global scale through human action effects (Crutzen 2005), we must ask ourselves how Architecture can change, somehow adapt, the processes to create informed and efficient architectures. Hence the need to investigate design and manufacturing innovative processes able to subvert the concept of “mass production” of industrial origin that has characterized mo- dernity in architecture and expand the “range” of materials used in Architecture to create “informed” and sustainable processes. To do so we need to move from serial production of components, where to a unique design match endless unit, to a kind of design that can consider the performance of the materials, the application context and the variables that inform the design process when is not possible to apply standard prefabrication. In our research the industry robot, a 6 axis KuKa robot used in industry since the ‘80s (Gramazio F., M. Kohler, 2014), is reprogrammed and used to transfer digital models in the real world, creating endless possible combinations and making possible the realization of complex ge- ometries through their transposition in lines, points and planes. This need arises from the impossibility to use a single design as a solution applicable in any context, although the design is sub- jected to variable and dynamic inputs. With this approach to the architectural project we can have complex geometries optimized among external changeable input, a digital “customized” process able to convert complex geometry into simple geometric elements and a manufacturing process highly performance and competitive. In Architecture, the term “performance” (M. Hensel, 2013) is al- ways associated with scientific calculations to be performed as the realization of the project next step in order to verify the conformity to certain requirements imposed by external parties of various kind (eg regulations, codes). To ensure that Architecture is able to adapt to the external environment, just as a living organism do, it is nec- essary to reverse this logic and transform performance in inputs that can inform the entire design process. Thanks to digital com- puting it’s possible to think an approach like this and define a pro- cess based on the use of data, data - driven design, through which realize both globally and locally optimized Architectures. Talking about performance means to relate different aspects that affect

“FUSTA ROBÒTICA”: GENERIC TOOLS FOR

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