• Non ci sono risultati.

IL PROGETTO DI COROLLA VERDE A CHIET

Nel documento The architecture of the indiscipline (pagine 38-40)

Massimo Angrilli Professore As-

sociato, Dipartimento di Archi- tettura, Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara

esterna è una distinzione che dà conto della di- versa intensità delle azioni indirizzate al territorio collinare, con un ruolo per la corolla interna che è anche più mirato alla qualificazione paesaggistica del margine edificato del centro urbano.

Dal punto di vista metodologico lo studio ha se- guito le seguenti fasi:

• a. Individuazione del borderscape intorno a Chieti alta e Chieti scalo, mediante l’inter- polazione di alcuni strati di conoscenza tra i quali l’altimetria collinare, gli usi del suolo, il grado di abbandono dei suoli agricoli e le proprietà pubbliche.

• b. Analisi degli usi e delle caratteristiche dei suoli compresi all’interno del borderscape. • c. Articolazione in fasce con differenti gradi

di tutela e di azioni di intervento, a partire dal bordo più aderente all’edificato storico (co- rolla interna), dove si concentrano le azioni dirette, quali l’impianto di nuove alberature, per giungere fino ad una fascia in cui sono solo regolamentate le attività agricole e fore- stali (corolla esterna).

• d. Formulazione dei dispositivi di resilienza e di tutela/valorizzazione del borderscape. Dalla fase di analisi degli usi del suolo è emersa la presenza di un mosaico a grana variabile di usi agricoli, tra i quali in prevalenza orticoltura, oli- veti, vigneti e seminativi. Si è evidenziata anche la presenza, sempre più pervasiva nel tempo, di macchie di bosco spontaneo, sviluppate in segui- to alla ritrazione delle attività agricole, specie nei versanti più acclivi e meno esposti all’irraggia- mento solare. Sommando ai boschi spontanei le aree agricole in abbandono - che notoriamente è una delle principali cause per l’innesco di fenome- ni franosi - si ottiene una superficie notevolmente estesa, alla quale si è guardato con attenzione per gli aspetti legati alla stabilità dei versanti, oltre che per gli aspetti legati alla perdita di biodiver- sità e alla semplificazione - anche visuale - del mosaico paesaggistico.

Come è stato già detto a Chieti le intrinseche condizioni geologiche determinano una elevata vulnerabilità dei versanti collinari ai rischi di frana. In passato le costanti pratiche agricole, che provvedevano una capillare rete di opere di regimazione delle acque e di stabilizzazione dei versanti, scongiuravano i rischi di dissesto. Il ve- nir meno delle attività produttive ha comportato l’abbandono delle sistemazioni idraulico-agrarie, accelerando i processi franosi, che di recente si sono inaspriti. Su questo fragile paesaggio agrico- lo e naturalistico circostante l’acropoli chietina il progetto opera con un approccio che non è mosso

dalla volontà nostalgica di riprodurre un paesag- gio ormai scomparso, quello di un centro storico di sommità circondato dal verde della vegetazione e dei campi coltivati, ancora riconoscibile nelle car- toline d’inizio novecento. L’intenzione è piuttosto quella di creare un moderno paesaggio multifun- zionale, un paesaggio di bordo (borderscape) che assume gli obiettivi del riequilibrio idraulico e del- la rigenerazione ecologica, e che regola la transi- zione e la compenetrazione tra realtà urbana di sommità e contesto naturale di versante collinare. I compiti attribuiti alla corolla verde sono molte- plici: da quello di presidio idrogeologico a quello produttivo, da quello urbanistico a quello pae- saggistico. Il ruolo di presidio idrogeologico si applica, come detto, alle funzioni di difesa dai rischi di frana che interessano il versante; quello paesaggistico attiene all’uso della corolla verde come elemento di demarcazione tra l’immagine del nucleo storico di crinale e l’immagine della città pede-collinare; quello produttivo rinvia alle attività agricole da mantenere (o da reinsediare); quello urbanistico si riferisce prevalentemente al contenimento dell’espansione edilizia e del con- sumo di suolo.

Si tratta dunque di una corona perimetrale a ge- ometria e profondità variabili, con molteplici fun- zioni che ne fanno una sorta di “camera di com- pensazione ecologica” per il centro abitato. Al suo interno sono previsti la razionalizzazione e il po- tenziamento delle attività agricole esistenti, me- diante l’impianto di colture arboree ad alto poten- ziale di consolidamento dei versanti, ripristinando anche quelle attività agricole che presentano un elevato valore aggiunto in termini di miglioramen- to dell’efficienza idrologica e strutturale. In quest’area sono proposte anche pratiche inno- vative di riuso dei suoli abbandonati, attraverso la formazione di orti urbani da affidare ad associa- zioni, organizzazioni non governative, cooperative e imprese sociali; provvedendo a riorganizzare il sistema di raccolta e trattamento dei rifiuti solidi urbani, in particolare mirando al riciclo dei rifiuti organici e alla formazione di compost (fig.2). Qui, grazie anche alle provvidenze pubbliche per la messa in sicurezza idrogeologica del territorio a rischio, dovranno essere soprattutto realizzate specifiche sistemazioni idraulico-agrarie (strade fosso; fasce inerbite; fosse livellari) finalizzate a intercettare il deflusso superficiale delle acque piovane, allo scopo di rallentarne il ruscellamen- to e favorirne l’assorbimento. É questa una fun- zione essenziale del progetto, con un approccio che tende a superare l’approccio difensivo con cui abitualmente si affrontano i rischi idrogeologici. L’azione progettuale è stata verificata anche sotto il profilo geologico, essendo la causa principale dei dissesti, come già ricordato prima, proprio la

natura geologica del suolo, che vede nella fascia di contatto fra le formazioni geologiche dell’are- naria e dell’argilla il punto di crisi, responsabile delle frane e degli smottamenti che colpiscono di frequente il territorio teatino. L’ipotesi progettuale si propone quindi di prevenire l’infiltrazione del- le acque piovane in questa fascia, conducendole, attraverso canali e sistemazioni idraulico-agrarie, a valle della zona di contatto tra le formazioni ge- ologiche (fig. 3).

Inoltre si propone di gestire con tecniche forestali i suoli interessati dal rimboschimento spontaneo conseguente all’abbandono delle pratiche agricole (fig. 4), potenziando in tal modo le naturali capaci- tà di consolidamento dei suoli (fig. 5).

Il progetto di corolla verde, con i suoi petali, pre- figura un superamento dell’idea tradizionale di green ring: quest’ultimo si caratterizza, infatti, come ambito tendenzialmente monofunzionale, la corolla verde si articola invece in un paesaggio complesso e multifunzionale, frutto di una strate- gia multi-settoriale e multi-attoriale, che combina flessibilmente spazi agricoli, spazi forestali, spazi

Note

1. Il progetto è stato elaborato nell’ambito di una convenzione tra il comune di Chieti e il Diparti- mento di Architettura di Pescara, finalizzata ad elaborare studi nell’ambito del processo di for- mazione del nuovo PRG di Chieti (coordinamento Alberto Clementi e Carlo Pozzi). Il Team di proget- to per la Corolla Verde era così composto: coordi- natore Massimo Angrilli; tutors Gioia Di Marzio e Mario Morrica; studenti Michele Manganiello, Michele Antonio Pio Santoro, Alessio Iannozzi, Daniele Saracino, Maria Giorgia Mataloni, Ema- nuela Di Mario D’amore.

della nuova socialità agro-urbana e che, infine, in- nesca una molteplicità d’interventi e azioni tra loro complementari. Gli obiettivi di progetto tengono anche conto delle ragioni di una configurazione

landscape sensitive della corolla verde, concepita

come un paesaggio liminale di separazione tra cit- tà alta e città di piana, e al contempo come spa- zio di rafforzamento dell’immagine e dell’identità stessa dell’insediamento storico di Chieti alta.

1. Concept della Corolla verde. I petali combinano fles- sibilmente spazi agricoli, spazi forestali e spazi della nuova socialità agro-urbana, in un paesaggio multi- funzionale.

2. Sezione idealtipica di un versante attrezzato per le funzioni del compostaggio dei rifiuti organici. 3. Sezione idealtipica di un versante sistemato per la messa in sicurezza idrogeologica.

4. Sezione idealtipica per il consolidamento di un ver- sante.

5. Il disegno paesaggistico del versante crea una fascia di rafforzamento dell’immagine e dell’identità stessa dell’insediamento di Chieti. 2 1 3 4 5

Parole chiave: Infrastruttura supporta Paesaggio

Roma costruisce un ponte eco paesaggistico: La grande infra- struttura ri disegna il paesaggio

per riconvertire il senso della città, per ritrovare radici ecologiche, per ribaltare la parabola storica.

Inserti infra-paesaggistici: le Unità infrastrutturali-ecologiche,

contrastano la macchia d’olio edificata con ri-tessiture ecologico

paesaggistiche. È il paradigma di “habitat radicato” dell’insedia-

mento alpino * (un topolino artificiale sulla schiena di un elefante

naturale); a Roma lo ritroviamo nell’archetipo della culla del Teve- re*. Ieri Romolo e Remo galleggiano nella cesta sulle onde (salvati

dalla lupa). Oggi tra due ponti (distanti un secolo) si ritrova l’alveo materno: nell’idrologia si rifonda la matrice morfo-ecologica. La rigenerazione paesaggistica è riconoscere l’archetipo Roma/Natura. Tra due ponti un’Unità di degrado dell’urbanizzazione (affogante) riscopre il nuovo paradigma del paesaggio rigeneratore, nella Porta di città Sud “Eur Magliana”.

Il Paesaggio rigenera in 7 accezioni:

1. rinaturalizza l’urbano (regressione virtuosa della città nella

natura),

2. fa’ didattica eco curiosa (scopre la bio diversità del fiume), 3. ascolta l’energia idrica (scienza del monitoraggio ambientale), 4. esplora le rive (gioia ludico sportiva),

5. traccia multi-spazialità geografiche (tra macro bacino fluviale e micro acque sotto ponti),

6. crea multi-sensitività geografiche (emozioni cromatiche e sonore),

7. esplora paesaggi umidi (scoperta statica e dinamica dei luoghi).

Parco-Ponte “Congressi-Magliana” (un Anello di viadotti e due

ponti recinge un Parco fluviale):

A. il metodo è l’intreccio: si integrano infrastrutture e natura con procedure di Paesaggio migliorativo (non solo VIA e relazione pae- saggistica, ma re-invenzione di infrastruttura radicata e sensibile). B. il progetto è il riordino: si attiva la resilienza del Tevere, con ri- generazione ambientale nell’urbano storico.

Il parco-ponte eco paesaggistico è una “infrastruttura-natura”, con propri luoghi di valore:

1. Le Porte del Parco su via Magliana e su viale Egeo (EUR) sono

l’interfaccia tra quartieri e lo spazio collettivo del Parco. Sono i land-mark multifunzionali, le “torri di controllo” del Parco (Centri Culturali e logistici).

2. I Piedi delle banchine (i sottoponti) sono le Hall belvederi sul

fiume, con Giardini attrezzati: a Nord il giardino idrologico degli affluenti del Tevere e il giardino floreale antropologico delle regioni e dei paesaggi scomparsi; a Sud l’Orto Botanico Didattico (Museo della flora del Tevere) e il Laboratorio di Mo- nitoraggio dell’acqua (chimico idrometrico).

Nel documento The architecture of the indiscipline (pagine 38-40)