• Non ci sono risultati.

1.5-Lo svolgimento del congresso di Montevideo e il ruolo di Sforza.

2.5. L’Argentina si mobilita.

Proprio in questo periodo, tra l’altro la numerosa collettività italiana a Buenos Aires, a causa delle notizie circa la situazione alimentare italiana che avevano prodotto profonda impressione, spingeva per inviare grano e altri generi alimentari all’Italia che si trovava in una situazione difficile. Di questo orientamento si fece abile tramite l’incaricato d’Affari a Buenos Aires che nel maggio 1944 però faceva anche cenno alle difficoltà di tipo procedurale di un tale progetto:

“Ritengo che questa mia proposta merita di essere attentamente esaminata per i motivi sopradetti. Tuttavia vi sono varie difficoltà di natura politica e pratica come il necessario permesso alleato, i navicert, trasporti etc. Per raggiungere risultati pratici sarebbero pertanto necessari degli accordi diretti tra il Governo Italiano, il Governo argentino e le Autorità alleate”.295

Prunas aggiungeva a questo proposto ciò che aveva comunicato la Commissione di Controllo delle forze alleate:

“Nel comunicare al Governo Italiano il presente telegramma, sono stato pregato di far presente che il Dipartimento di Stato non ritiene opportuno che Incaricato d’Affari in Buenos Aires discuta con le Autorità argentine il possibile invio in Italia di grano. Il punto di vista del Governo americano è, ove in ultima istanza l’acquisto di grano in Argentina da parte dell’Italia risulti necessario, sarebbe preferibile che ogni trattativa avvenisse per il tramite delle Autorità Alleate o per il tramite delle Autorità Statunitensi in modo che qualsiasi invio di grano dalla

295 ASDMAE, AP.1931-45, Argentina, b. 40, f.22 , Invio di grano e medicinali dall’Argentina all’Italia, Prunas al Ministero dell’Agricoltura-Salerno e altri Ministeri, Salerno 16 maggio 1944, pag. 1.

152

Argentina sia coordinato col problema generale dei rifornimenti e soccorsi internazionali”.296

Come si può vedere, la questione degli aiuti alimentari si presentava legata alla decisione delle truppe Alleate in una prospettiva più ampia che era quella degli aiuti a tutta l’Europa devastata dalla guerra. Ma contrariamente a quello che ci si sarebbe aspettato, data la situazione difficile del momento, la risposta alla R. Ambasciata di Buenos Aires fu che tali aiuti per adesso dovevano essere destinati solo per i prigionieri di guerra in Germania. Infatti si comunicava che:

“Non si ritiene opportuno che S.V. tratti per il tramite di codesto Governo invio generi alimentari in Italia. Questione potrà forse essere ripresa entro più stretti limiti per quanto concerne aiuti alimentari da inviarsi alle molte decine di migliaia di militari italiani internati in Germania, la cui situazione è deplorevole. Mi riservo, in questo senso, ulteriori istruzioni”.297

Circa un mese dopo, Garbaccio da Buenos Aires, riferiva che il Ministero degli Esteri argentino aveva diramato un comunicato con cui informava il prossimo invio alla Santa Sede, a mezzo nave offerta dal Governo spagnolo, di viveri e medicinali per un valore di 5 milioni di pesos da distribuire alla popolazione di Roma. Inoltre, la stampa locale elogiava l’invio di detti soccorsi che venivano considerati soltanto l’inizio dell’intervento argentino a favore dell’Italia. E aggiungeva che la stampa aveva sottolineato l’opera della Santa Sede a difesa della Città Eterna.298 La S. Sede quindi si era posta come mediatore per favorire l’invio di aiuti alimentari all’Italia.

La preoccupazione delle nostre collettività per la situazione alimentare dell’Italia, si concretizzava anche attraverso la nascita di organizzazioni per inviare soccorsi all’Italia liberata. Queste organizzazioni erano formate da cittadini di differente estrazione sociale che si raggruppavano per costituire o ricostituire organizzazioni consolari. Si prevedeva che tali iniziative si

296 Ivi, pag. 1-2. 297 Ibidem.

298 ASDMAE, AP.1931-45, Argentina, b. 40. f.22., Invio di grano e medicinali dall’Argentina all’Italia, Telegramma stampa, Garbaccio, Buenos Aires, 14 giugno 1944.

153 sarebbero intensificate e che la loro natura fosse patriottica e apolitica. Quindi, ad eccezione dei gruppi neofascisti Mattino d’Italia e Pattuglie Italia Libera, che rappresentavano opposte tendenze che fomentavano azioni di disgregazione, vari settori della collettività italiana si apprestavano ad apportare un efficace contributo che ove fosse stato possibile, avrebbe potuto concretizzarsi positivamente.299 Il tema dell’invio di aiuti alimentari e di medicinali

accompagnerà tutta l’estate del ’44, momento particolarmente critico per l’Italia, spezzata in due parti, dopo la liberazione di Roma il 4 giugno. In un altro telegramma da Madrid, l’ambasciatore Paulucci di Calboli, richiedeva da Roma di poter ottenere direttive riguardo all’invio di soccorsi all’Italia da parte argentina e per ottenere l’autorizzazione faceva richiesta al governo di Londra. Così scriveva l’ambasciatore da Madrid:

“…pregherei [avere] direttive massima circa eventuale invio soccorsi Italia da parte questa collettività. Caso affermativo pregherei concordare relative modalità con codeste Autorità alleate rivolgo analoga richiesta questa Ambasciata britannica che assicurato consultare Londra. Scopo facilitare spedizione potrebbesi per ora dare preferenza medicinali ed altre merci altro valore e scarso volume che prego precisare. Croce Rossa Argentina rivoltasi direttamente Croce Rossa Nord-americana stesso fine. Riferirò a parte internati militari Germania”.300

Come si vede, le strutture diplomatiche italiane cercavano lentamente di tessere la tela di un vasto progetto di aiuti che avrebbe dovuto portare al più presto qualche sollievo alle popolazioni italiane prostrate dai bombardamenti e dalla mancanza dei generi di prima necessità. Ma per fare tutto questo c’era bisogno di ottenere tutte le autorizzazioni necessarie dagli Alleati e il tutto era

299 ASDMAE, AP. 1931-45, Argentina, b. 40, f. 22, Invio di grano e di medicinali dall’Argentina in Italia, Telegramma n. 1082, Paulucci a Salerno, 30 giugno 1944, pagg.1-2.

300 ASDMAE, AP. 1931-45, Argentina, b. 40, f. 22, Invio di grano e medicinali dall’Argentina in Italia, Telegramma n. 9 p.r. Paulucci a Roma, Madrid, 11 luglio 1944, pagg.1-2.

154 complicata dalla situazione interna dell’Argentina.

Quale era la situazione della collettività italiana nel paese sudamericano in quell’estate del 1944? Secondo una Relazione redatta per il Ministro Zoppi, si rilevava che, dopo la costituzione del Governo di Concentrazione Nazionale, l’orientamento politico delle nostre collettività era piuttosto articolato e frammentato e poteva essere così riassunto:

“1)-La grande maggioranza delle nostre collettività, ossia le laboriose masse italiane – era leale al governo nazionale ed orientata verso un generico e sano patriottismo;”

2)-Sono in genere leali al legittimo Governo Italiano gli elementi delle classi più elevate e del ceto commerciale che hanno una posizione politica, per così dire, “centrale”. Questi elementi hanno per portavoce il quotidiano “Giornale d’Italia” di Buenos Aires;

3)-Più a sinistra sono in genere gli elementi democratici, che appartengono a varie delle antiche Associazioni coloniali prefasciste. Hanno per portavoce il giornale “l’Italia del Popolo”

4) - Ancora più a sinistra è l’Associazione “Italia Libera” diretta dai signori C.Maronna e S.Ciccotti, composta in parte da emigrati politici antifascisti. Ha anch’essa un giornale “L’Italia Libera”, finanziato dal noto industriale locale Torquato Di Tella. Questo giornale, a causa di alcuni atteggiamenti molto spinti, è stato oggetto di temporanee sospensioni da parte delle autorità argentine.

5)- I neo fascisti repubblicani hanno riunito le loro organizzazioni in un organismo denominato “C.A.F.I. Dispongono del noto quotidiano “Il Mattino d’Italia”, già finanziato dal governo fascista e diretto dal suindicato Michele Intaglietta, inviato in Argentina circa 13 anni or sono. Il giornale è appoggiato finanziariamente dal noto industriale italiano Vittorio Valdani e sembra anche da ambienti tedeschi”.301

Già in questo periodo, ma anche in seguito come si vedrà nel prossimo

301 ASDMAE, AP. 1931-45, Argentina, b. 40, f. Appunti vari-Appunti per il Ministro Zoppi- Situazione generale, MAE, Relazione sugli avvenimenti politici e sugli interessi italiani in Argentina, Di Stefano, Roma, 1° agosto 1944, pagg. 23-24. La Relazione a cura del MAE, lunga 35 pagine, oltre agli avvenimenti politici in Argentina avvenuti dal giugno del ’43 al luglio del ’44, trattava anche delle Collettività italiane in Argentina, degli interessi finanziari connessi con la vendita di navi al Governo argentino, degli Istituti Culturali, Case d’Italia, Ospedali italiani in Argentina e delle Relazioni commerciali italo-argentine.

155 paragrafo, si riferiva come “varie associazioni italiane si sono fatte promotrici di iniziative per inviare soccorsi di generi alimentari, medicinali, ecc. all’Italia liberata. La R. Ambasciata si adopera a coordinare ed a dirigere queste varie iniziative. D’altra parte al riguardo dalla nostra Rappresentanza si incontra difficoltà nelle procedure che occorre svolgere presso le Autorità Alleate per ottenere le necessarie autorizzazioni ed il navicert”.302 In questo passaggio la

Relazione si riferiva al problema che avrebbe influenzato tutta la vicenda dell’invio degli aiuti dall’Argentina. Di seguito si riferiva che:

“Nuovi ostacoli forse difficilmente superabili, potrebbero sorgere dalla attuale delicata situazione internazionale del Governo argentino. Mesi or sono la R. Ambasciata aveva anche suggerito la possibilità che il Governo argentino inviasse soccorsi alimentari all’Italia. Questa iniziativa incontrava opposizione da parte delle Autorità Alleate ed il Ministero ha disposto che questi soccorsi venissero inviati a nostri militari internati in Germania. Si è anche arenata, per mancanza, sembra del navicert, una iniziativa del Governo argentino intesa all’invio alla Saznta Sede di viveri e medicinali per un valore di 5 milioni di Pesos da distribuire alla popolazione di Roma.303

La vicenda e le difficoltà espresse in questo rapporto all’inizio di agosto del ’44, saranno centrali nei mesi successivi fino al successivo autunno.

Dopo l’estate, a metà settembre veniva comunicato al ministero degli Esteri un messaggio di Giuseppe Ruzzi, all’epoca Segretario del Comitato Patriottico Generale di Buenos Aires, diretto all’avvocato Spataro, sottosegretario Stampa ed Informazioni a Roma, tramite il R. Consolato Generale a Buenos Aires, che si occupava della questione dell’invio degli aiuti. In questo messaggio si richiedeva all’esponente democristiano di inviare parole di appoggio all’opera della collettività italiana in Argentina per combattere le “tendenze secessioniste

302 Ibidem.

303 ASDMAE, AP.1931-45, Argentina, b. 40, f. Appunti vari-Appunti per il Ministro Zoppi- situazione generale,….cit, pagg. 24-25.

156 disgregatrici dell’unità d’intenti” e possibilmente segnalare le modalità dell’invio di medicinali, alimenti e vestiario raccolti. Nella stessa comunicazione si aggiungeva che il ministero stava già dando prova dell’impegno profuso nella questione. Si faceva riferimento però anche alle difficoltà, non facilmente superabili:

Mi auguro di poterti dare presto ulteriori notizie in proposito: purtroppo si incontrano difficoltà, non agevolmente superabili, nella grande deficienza di trasporti e conseguenti pratiche (navicert etc.) A valutare queste difficoltà basti accennare alla circostanza forse già a tua conoscenza, - che sin dal mese giugno scorso, a cura dell’Episcopato Argentino, vennero acquistate notevoli quantità di derrate e medicinali, destinate al Sommo Pontefice per le popolazioni bisognose. Questo invio dovrebbe giungere in Italia, a mezzo di piroscafo sotto bandiera spegnola da tempo nelle acque argentine, se nonché il navicert non è stato ancora concesso.304

E’ chiaro da questo comunicato del ministero, che all’inizio dell’autunno del ’44 numerosi erano i problemi che si presentavano al governo italiano per gestire la complessa macchina degli aiuti a causa della lentezza nell’ottenere le autorizzazioni necessarie e dalla farraginosità delle pratiche relative. Per sbrogliare la matassa della difficile situazione, il ministero degli Affari Esteri inviò una richiesta all’ambasciata della Santa Sede, perché si facesse interprete presso il governo alleato della necessità di facilitare l’afflusso di aiuti, anche per venire incontro all’opera delle collettività italiane in Argentina. Così si esprimeva Prunas:

….d’altra parte, incontro, all’opera delle nostre collettività in Argentina che già da tempo, hanno mostrato il desiderio di inviare soccorsi in Italia, questo ministero ritiene che il miglior modo per far giungere al più presto nel Regno i viveri i medicinali ed il vestiario, già raccolti dal Comitato Patriottico Italiano Pro-aiuti all’Italia, sia quello di ottenere dalla Santa Sede l’autorizzazione a che questi vengano caricati sul piroscafo “Contralmirante Casato”

304 ASDMAE, AP. 1931-45, Argentina, b. 40, f.22, Invio di grano e medicinali dall’Argentina in Italia, lettera n.01604/33, a Giuseppe Spataro, s.f., Roma, 16 settembre 1944.

157

attualmente nelle acque argentine carico di derrate e medicinali destinate al Sommo Pontefice. Si prega pertanto codesta R. Ambasciata di voler far presente in Segreteria di Stato tale nostro vivo desiderio e si rimane in attesa di conoscere quale risposta la Santa Sede avrà creduto di dare al riguardo.305

La risposta non si fece attendere e qualche giorno dopo l’Ambasciata presso la S. Sede fece sapere però che “il limitato tonnellaggio della nave ’non avrebbe consentito’ nemmeno di trasportare tutta la merce offerta dal Governo Argentino al Santo Padre”.

La Segreteria di Stato di Sua Santità è pertanto spiacente di dover significare che è impossibile accedere al desiderio del R. Consolato d’Italia a Buenos Aires”.306 La questione dell’invio dei medicinali, come vediamo si

caratterizzava per numerose difficoltà di tipo tecnico che non sarebbero state facili da risolvere. Allo stesso tempo, tuttavia, il ruolo della S. Sede sarebbe stato fondamentale per aiutare l’Italia. In Sudamerica intanto anche il Comitato di Coordinazione dei Soccorsi al Popolo italiano di Montevideo faceva sapere di voler coordinare dalla capitale uruguaiana i soccorsi per il popolo italiano, e attendeva di poter ricevere istruzioni dagli organi diplomatici. Di questa richiesta è testimonianza un telegramma inviato da Garbaccio al ministero degli Esteri italiano in cui si faceva riferimento ad una istanza presentata proprio da questo Comitato in cui si richiedeva “di voler far pervenire a suo tempo le decisioni di codesto R. Ministero al riguardo”. A chiarimento della situazione del suddetto Comitato ‘si trasmetteva’ inoltre copia di un memorandum della Legazione di Spagna in Uruguay, alla quale, com’è noto,- si osservava - è

305 ASDMAE, AP.1931-45, Argentina, b. 40, f.22, Invio di grano e medicinali dall’Argentina in Italia, Telespresso n. 14/01739, Prunas a R. Ambasciata presso la Santa Sede, Roma, 20 settembre 1944. Vedi anche Telespresso n. 14/02468, Zoppi a R.Ambasciata presso la Santa Sede, Roma, 7 ottobre 1944.

306 ASDMAE, AP, 1931-45, Argentina, b. 40, f. 22, Invio di grano e medicinali dall’Argentina in Italia, Telespresso n.14/02908/639, MAE, Appunto per l’Ufficio VI della D.G.A.P, Roma, 19 ottobre 1944.

158 affidata la tutela dei nostri interessi in quella repubblica”.307

Garbaccio infatti aveva ricevuto qualche giorno prima una lettera dal Presidente del Comitato di Coordinazione uruguaiano, Aldo Ciasullo, in cui gli veniva chiesta collaborazione in merito alla concessione dell’uso di un locale annesso alla sede del Consolato italiano in Montevideo, per installare lì il deposito dei materiali già raccolti e che si stavano via via raccogliendo per essere inviati in Italia. Veniva richiesto un veloce riscontro, consultando se necessario il governo italiano, tenendo presente che questa concessione avrebbe facilitato il coordinamento degli aiuti al popolo italiano.308 Le difficoltà

nell’invio di aiuti e medicine dall’America Latina verso le zone di guerra risultavano moltiplicate nel caso dei prigionieri. Lo si vede, ad esempio, in una comunicazione inviata da Garbaccio in cui si riferiva dell’impossibilità di organizzare rapidamente la macchina degli aiuti, oltre che alla questione del trasporto.

Scriveva infatti Garbaccio:

[…] mentre insisto al riguardo anche attraverso Croce Rossa Argentina faccio presente possibilità utilizzare per soccorso prigionieri e internati parte fondi Croce Rossa di cui mio 122 cui ammontare aggirarsi circa 600.000 pesos. Esportazione medicinali vietata. Viveri vestiario dovranno essere inviati via Lisbona. Croce Rossa Internazionale promesso riservare stivaggio 100 tonnellate trimestrali circa subordinatamente esistenza navi e indicato possibilità noleggio apposito piroscafo. In vista scarsità lentezza trasporti ed urgenza soccorsi prospetto esaminare anche possibilità convenienza utilizzare fondi predetti in Portogallo o altri paesi.309

La comunicazione concludeva precisando che la raccolta di tali fondi e la loro

307 ASDMAE, AP.1931-45, Argentina, b. 40, f. 21, Aiuti dall’Argentina all’Italia, Telespresso n.824/147, Garbaccio al R.MAE, Buenos Aires, 14 ottobre 1944.

308 ASDMAE, AP.1931-45, Argentina, b. 40, f. 21, Aiuti dall’Argentina all’Italia, Ciasullo a Garbaccio, Montevideo, 9 ottobre 1944. La richiesta era firmata anche dal Segretario C. Russo. Il nome originale del Comitato era Comité Nacional Coordinador de la auyda al pueblo italiano.

309 ASDMAE, AP.1931-45, Argentina, b. 40, f. 21, Aiuti dall’Argentina all’Italia, Telegramma n.2627, Garbaccio a Roma tramite Madrid, 26 ottobre 1944, pagg. 1-2.

159 destinazione dovevano essere impiegati esclusivamente per soccorsi ai prigionieri e ogni altra finalità che rientrasse nelle attività della Croce Rossa Italiana la quale comunque avrebbe dovuto dare il suo assenso ed inviare una ricevuta.310 Bisogna rilevare tuttavia che le difficoltà per inviare aiuti e

medicinali per gli italiani, sia fuori dall’Italia sia in Italia, erano date anche dal particolare momento storico-politico, cioè dal fatto che in Argentina esistevano altresì associazioni filo-fasciste che operavano anche loro mediante la Croce Rossa Argentina. Quindi le raccolte degli aiuti avvenivano attraverso due canali diversi. Uno filofascista e l’altro antifascista, così come comunicato da Sensi a Buenos Aires:

Ripresa nuova fase iniziativa indicata nel telegramma questa Ambasciata r.98. Costituito “Comitato aiuto Italia” sotto auspici Croce Rossa Argentina che ha iniziato sua attività; evita però prendere contatti con Uffici Consolari e soprattutto Buenos Aires. Organizzazioni fasciste inviano soccorsi prigionieri tramite Croce Rossa Argentina. Situazione è soprattutto caratterizzata discordie politiche assenza grande massa collettività.311

Questi contrasti causarono forti rallentamenti nell’invio degli aiuti. Sensi il 18 dicembre, comunicò che aveva iniziato contatti personali diretti a rasserenare gli ambienti e stimolare concrete iniziative e aggiunse:

“Ottenuto intanto attenuazione polemica stampa. Questo Nunzio Apostolico non ha ricevuto fino ad ora istruzioni; assicuratomi comunque suo pieno appoggio e informato che oltre 5 milioni pesos a governo argentino ha ricevuto anche ingenti donazioni private. Continuano trattative per Navicert”.312

Alla fine del ’44 permanevano quindi varie difficoltà sia per ottenere le autorizzazioni da parte degli Alleati, sia per le divisioni politiche presenti in seno alla collettività italiana in Argentina. Questa situazione sarebbe rimasta

310 Ibidem.

311 ASDMAE, AP.1931-45, Argentina, b. 40, f.21, Aiuti dall’Argentina all’Italia, Telegramma n.3510, Sensi a Roma via Madrid, 18 dicembre 1944, pag.1-2.

160 tale fino alla fine del conflitto. Sarebbe stato necessario attendere ancora alcuni mesi affinché la situazione potesse rasserenarsi e l’Italia potesse ricevere quegli aiuti così indispensabili.

Il 1945 avrebbe rappresentato per l’Italia un anno importante per riprendere ufficialmente i rapporti diplomatici con tutte le sedi dei paesi latinoamericani. Essi da tempo richiedevano una rappresentanza ufficiale, che l’Italia, per diversi motivi, non aveva potuto fornire a causa di problemi politici interni e anche influenzata dalle decisioni del Comitato Alleato di Controllo. Già nei primi mesi del 1944, la Santa Sede aveva dato prova di notevole disponibilità nel ricucire i rapporti diplomatici e politici a favore dell’Italia presso i governi latinoamericani. Tale disponibilità non si era esaurita con il passaggio formale alla diplomazia filo-alleata dell’ottobre 1944 ed era andata intensificandosi in stretta collaborazione con la difficile situazione economica e politica italiana. Ancora nel marzo 1945, tramite la Santa Sede, erano stati inviati in Italia dalla Repubblica Argentina viveri e medicinali, giunti a Napoli a bordo di una nave da carico spagnola. Nell’occasione De Gasperi aveva comunicato all’Ambasciatore argentino presso la S. Sede di rendersi interprete “del reconocimiento del gobierno italiano por este gesto argentino que adquiere particular significado no sólo por su noble contenido sino también cual nueva prueba de vínculo de solidaridad y amistad que unen al pueblo argentino y al pueblo italiano”.313

C’erano questioni contingenti da risolvere, e altre la cui soluzione era da preparare con cura. Uno di questi problemi riguardava la nostra marina mercantile, ridottasi a poco più di un decimo rispetto al periodo prebellico. Trentaquattro mercantili italiani, per un totale di 220 mila t., risultavano indisponibili in America Latina; dal 1942 alcuni erano affondati, e di questi su poteva esigere il premio dell’assicurazione, ma la maggior parte era sotto sequestro nei porti di Stati del continente già belligeranti, mentre altro naviglio

161 era stato ceduto a paesi amici, come l’Argentina, con patto di riscatto da far valere entro sei mesi dalla fine della guerra.314 L’Appunto richiamava

l’attenzione dei Governi alleati sulla richiesta, tuttora rimasta senza riscontro, avanzata dal Presidente del Consiglio all’ambasciatore Taylor il 15 novembre, di ottenere assicurazioni che il naviglio ceduto a suo tempo dall’Italia all’Argentina con patto di riscatto e di cui avrebbe potuto chiedere al Governo stesso l’anticipata restituzione, sarebbe stato esentato dall’obbligo di immissione nel “pool” generale, adibendolo al solo traffico verso l’Italia.315