• Non ci sono risultati.

Sulla base di dati etnografici e etologici, J. Rozoy (1978, 1992) distingue le diverse tattiche di caccia esistenti nel mondo animale in cinque gruppi principali:

 Caccia per inseguimento (la poursuite): questa tattica consiste nel rincorrere la preda ed è propria degli animali predatori; l‟uomo la pratica raramente in quanto essa presuppone il fatto di riuscire a raggiungere una maggiore velocità rispetto all‟animale cacciato oppure di prevalere grazie ad una più elevata resistenza. Ovviamente fa eccezione l‟inseguimento di animali già precedentemente feriti;

 Caccia di avvicinamento (l’approche): l‟elemento fondamentale di questa pratica è la capacità di avvicinarsi il più possibile ad una preda senza essere avvertiti da essa, in modo tale da riuscire quanto meno a ferirla se non ad abbatterla. Questa tattica richiede un‟elevata conoscenza delle abitudini e del comportamento animale così come necessita di camuffamenti e di una preventiva “purificazione” (sensu Lot-Falck) dagli odori propri della nostra specie;

 Caccia per appostamento (l’affût): consiste nel praticare un agguato nei punti in cui gli animali sono soliti sostare o transitare. Frequente è l‟appostamento presso valichi o fonti d‟acqua. Come la tecnica precedente, anche in questo caso fondamentale è la conoscenza del comportamento e delle abitudini animali;

 Caccia per accerchiamento tramite l‟utilizzo di battitori (le rabattage): consiste in una combinazione delle tecniche di appostamento e inseguimento. Di fatto gli animali vengono spinti dai battitori verso un luogo prefissato in cui altri cacciatori possano accerchiarli e abbatterli in condizioni facilitate (recinti-trappole, buche, gole, zone depresse).

 Caccia tramite trappole (les pièges): queste comprendono un‟ampia varietà di tipologie basate su diversi meccanismi funzionali. A livello etnografico sono documentate soprattutto trappole a peso e a molla, talvolta anche testimoniate da ritrovamenti archeologici (quelli di Wis ad esempio).

Secondo J. Rozoy: «les techniques de chasse compatibles avec le propulseur sont l‟approche e l‟affût, mais aussi (et surtout) le rabattage […]. Les groupes élémentaires doivent être nombreux pour la pratique du rabattage : 40 à 50 personnes au moins» (1992,

55

p. 176). Al contrario l‟arco: «permet de tirer de pluis loin, l‟approche devient plus aisée, ce qui augmente beaucoup la sécurité, l‟efficacité et le rendement de la chasse». Secondo l‟autore, le attività di rabattage non sono più necessarie nella caccia con l‟arco dal momento che una battuta fruttuosa può essere espletata da due o tre cacciatori al massimo; questo cambiamento nelle pratiche venatorie si traspone secondo J. Rozoy anche nelle modalità di vita, comportando una progressiva diminuzione del numero di individui che compongono i gruppi umani (Rozoy 1992, p. 177). Alla luce della sua ricostruzione, l‟utilizzo del propulsore appare fortemente legato a pratiche di caccia collettiva mentre l‟impiego dell‟arco sembra svincolare del tutto la dipendenza del cacciatore dal gruppo permettendo lo svolgimento di battute con la collaborazione di pochi elementi.

In uno studio più dettagliato S. E. Churchill (1993) esamina il rapporto esistente tra il tipo d‟arma utilizzato, la taglia della preda e il metodo di caccia impiegato (solo in ambito terrestre) tra 96 gruppi di cacciatori-raccoglitori attuali e sub-attuali. Il propulsore appare utilizzato esclusivamente nella caccia di prede di taglia media (peso medio circa 40 kg), mediante la tattica di appostamento-agguato o di avvicinamento. La rappresentatività del campione risulta però limitata in quanto lo stesso autore afferma: «[…] all the terrestrial data for this weapon comes from Australia. The small size of terrestrial game on the Australian continent makes it impossible to evaluate the relationship between atlat darts and prey size (ibid., p. 18).

Per quanto riguarda l‟arco, i dati etnografici raccolti da S. E. Churchill indicano come questa tipologia d‟arma sia utilizzata mediante tutte le tecniche possibili e rivolta verso una grande varietà di prede. Ad eccezione degli animali “incontrati” casualmente e fatti oggetto di una predazione di tipo “encounter” (cioè occasionale legata all‟incontro), che sono tendenzialmente di piccola taglia, il peso medio delle altre prede non differisce a seconda della tecnica impiegata. Egli afferma: «The bow and arrow is a weapon conducive to hunting by any technique, allowing the hunter to tailor the technique to the behavioral characteristics of a given prey species, rather than having the limitations of the weapon system dictate the type and size of prey. With disadvantage, approach, and pursuit hunting the bow and arrow is used "surgically," directed towards the thoracic cavity with the goal of striking a vital organ and inducing death by hemorrhage» (ibid., p.18).

Quest‟arma, a suo parere, rappresenta una grande innovazione a livello tecnico, per il fatto stesso di rendere l‟uomo in grado di cacciare ogni tipo di preda nel modo più efficiente possibile. L‟unico limite è legato alla necessità di colpire l‟animale con precisione in corrispondenza delle aree vitali allo scopo di compensare la minore energia cinetica e la

56

minore superficie d‟urto connessa a questo specifico sistema d‟arma. A conferma di ciò figurano infatti numerosi ritrovamenti di ossa appartenenti a cervidi, bovidi e suini, datati al Mesolitico, in cui sono state distinte molteplici ferite causate da frecce (Noe-Nygaard 1974), successivamente guarite e ricalcificate.

I dati etnografici raccolti da P. Cattelain (1994, 1997, 2000) mostrano tuttavia un quadro più variegato dell‟utilizzo del propulsore: «Le propulseur s‟utilise presqu‟exclusivement en milieu ouvert. Les stratégies de chasse comprennent l‟affût, individuel ou en petit groupe, la traque individuelle, avec approche du gibier à l‟abri d‟un écran, et la chasse à la battue, quatre à cinq chasseurs attendant le gibier, alors qu‟une quinzaine d‟hommes, de femmes et d‟enfantes servent de rabatteurs» (1994, p.12). Egli sottolinea inoltre il fatto che le strategie di caccia impiegate, nella loro grande varietà, non differiscono molto tra un sistema d‟arma e l‟altro. La scelta sembra piuttosto legata all‟ambiente, alla preda ricercata e allo scopo della caccia: «Ainsi, l‟opposition chasse collective au propulseur / chasse individuelle à l‟arc, si souvent mentionnée dans la littérature ne semble pas avoir de bases réelles». Allo stesso modo P. Cattelain rifiuta tout court anche l‟associazione tradizionale caccia collettiva ai grandi erbivori e caccia individuale agli animali meno gregari: «Signalons que les Inuits du Détroit de Béring n‟hésitent pas à chasser les grands troupeaux de rennes à l‟arc, et à deux…, chacun des deux chasseurs servant à tour de rôle de rabatteur pour l‟autre» (ibid., p. 20).

Di conseguenza, maggiore è il campione etnografico preso in considerazione meno confermati appaiono gli assunti tradizionali che tendevano ad associare ogni sistema d‟arma a contesti, prede e strategie diversificate. Risulta dunque opportuno, nell‟ambito di ogni ricerca, contestualizzare i modelli interpretativi tenendo conto degli armamenti utilizzati, delle prede cacciate, delle informazioni inerenti l‟ampiezza del gruppo umano e le specificità relative alla mobilità.

57

1.7 DALL‟ARMAMENTO ALLA RICOSTRUZIONE DELLA MOBILITÀ, DELLE