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CAPITOLO 2 GEOGRAFIA, AMBIENTE E POPOLAMENTO DELLE ALP

2.2 Sistemi insediativi ed occupazione del territorio

Le condizioni climatiche e ambientali che cominciarono a delinearsi con la deglaciazione würmiana fornirono il presupposto fondamentale per le dinamiche della colonizzazione antropica che interessò la regione alpina orientale italiana nel corso del tardoglaciale. E‟ proprio a questa fase che appartengono le prime marcate attestazioni di occupazione dei margini prealpini da parte degli epigravettiani. La distribuzione e la cronologia dei diversi siti consente di ricostruire a grandi linee le direttrici e le modalità di penetrazione dei cacciatori- raccoglitori nei territori montani.

Durante il Dryas antico sono attestate tracce consistenti e ripetute di frequentazione antropica presso Riparo Tagliente, sito di fondovalle della Valpantena a 250 m di quota nei Monti Lessini. Le evidenze legate all‟economia di caccia e raccolta, alle strutture d‟abitato e agli elementi di carattere artistico e rituale, indicano una rioccupazione periodica dell‟insediamento se non addirittura uno stanziamento stabile per lunghi periodi pluri- stagionali (Bartolomei et alii 1982).

Con l‟avviarsi dell‟interstadiale tardoglaciale risultano spesso labili le testimonianze relative all‟occupazione epigravettiana di molti territori prealpini che, di contro, vedono già la risalita del limite superiore delle conifere verso quote medio-alte. I primi siti di cui si ha testimonianza riguardano accampamenti stagionali nel fondovalle (Ripari Villabruna) o a quote medio-basse (Grotta del Clusantin, Pradis), che preludono alla piena occupazione del territorio che si svilupperà nel periodo compreso tra l‟Alleröd ed il Dryas recente.

A questo lasso temporale sono riferibili una cinquantina di insediamenti a carattere stagionale, dotati di una singola unità antropica o di più livelli stratificati, collocati entro il vasto territorio che si estende dal bacino dell‟Adige fino alle Prealpi Giulie. Le quote oscillano tra i 1000 e i 1600 m ed estremamente variabili si presentano gli aspetti legati alla posizione geografica ed alle caratteristiche spaziali, tafonomiche e funzionali. La maggior parte dei siti si colloca all‟aperto attorno a bacini umidi (es. Viotte di Bondone, Piana della Marcesina), in posizione rilevata (Bus de la Lum, Andalo), addossati a modeste pareti rocciose (Riparo Battaglia, Val Lastari) o in riparo sottoroccia (Riparo La Cogola, Riparo Dalmeri). In aggiunta sono presenti alcune sedi di frequentazione nei fondovalle: Riparo Soman all‟imbocco della Val d‟Adige, i siti posti in prossimità del lago di Terlago e Riparo Tagliente che presenta un‟ampia successione di livelli ascrivibili all‟interstadiale.

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L‟analisi dei caratteri economici e degli aspetti sociali propri di ogni sito è risultata spesso complicata a causa dell‟alterazione e della conservazione differenziale dei resti antropici. Per l‟azione dei processi post-deposizionali infatti, le testimonianze si limitano in molti casi alla sola industria litica, depauperando di molto le possibilità interpretative del sito. Nonostante ciò, è stato quasi sempre possibile riconoscere il principale orientamento funzionale dei giacimenti che si distinguono tra: siti a predominante attività produttiva, per l‟abbondanza di selce e la vicinanza ai relativi giacimenti di approvvigionamento (Val Lastari, Riparo Battaglia); siti a carattere residenziale, per la complessità di resti e strutture che testimoniano attività complesse e frequentazione prolungata (Riparo Tagliente, Riparo Dalmeri); campi temporanei di caccia con parziale trattamento delle materie animali e vegetali (Grotta del Clusantin, Bus de la Lum).

Nell‟insieme, queste ricche e complesse testimonianze mostrano come le profonde modificazioni ecologiche del Tardoglaciale portarono all‟estensione dei territori di caccia nelle vallate alpine e nelle aree montane, favorendo l‟instaurazione di nuovi sistemi insediativi dal fondovalle alla media montagna (Broglio e Lanzinger 1996). Il modello formulato a partire dagli anni ‟80, nel quale un ruolo essenziale viene attribuito alla provenienza delle materie prime, ipotizza spostamenti stagionali tra siti di fondovalle e di montagna, con un progressivo aumento di quota e penetrazione verso le aree più interne dell‟arco alpino (Broglio 1980, 1992). Questo quadro è arricchito da ulteriori studi che mettono in relazione la struttura delle industrie litiche con la topografia dei siti, postulando una differenziazione tra siti di fondovalle, oggetto di frequentazioni ripetute e di attività diverse, e accampamenti stagionali in quota generalmente in prossimità di pareti rocciose, specchi lacustri o creste; questi sembrano ulteriormente differenziati tra siti residenziali e campi di caccia (Broglio e Lanzinger 1990, 1996). Si è ipotizzato inoltre che uno dei principali motivi all‟origine degli spostamenti stagionali verso altitudini maggiori, fosse la presenza di stambecchi e camosci nelle praterie alpine. Il ritrovamento a Riparo Dalmeri (1240m, Altopiano di Asiago) di numerosi resti di stambecco, tra cui alcuni cuccioli di 6 mesi, figura a sostegno di questa ipotesi che risulta però arricchita dall‟evidenza di altri obiettivi predatori: nel sito sono stati infatti rinvenuti resti di marmotta, di altri piccoli animali e di pesce, probabilmente reperito nei bacini lacustri situati a bassa quota (Fiore et alii 1998).

L‟analisi archeozoologica condotta sui reperti di Grotta del Clusantin (520 m, Altopiano di Pradis) ha fornito un dato innovativo che si discosta leggermente dal quadro fino ad ora descritto. Allo stato attuale delle ricerche, questo è l‟unico sito che ha rivelato un‟economia di caccia non basata prevalentemente sugli ungulati ma specializzata verso un altro tipo di preda: la marmotta (Romandini 2005-2006).

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Questo schema insediativo, basato sul nesso tra posizione altimetrica dei siti ed orientamento economico e funzionale degli stessi, rappresenta ad oggi il modello di riferimento per l‟interpretazione delle evidenze antropiche inquadrabili all‟interno dell‟orizzonte tardoglaciale.

Questa occupazione logistica e strutturata del territorio vede un graduale mutamento col passaggio all‟età olocenica. Non sembra possibile invece esprimersi per ora sull‟eventualità che la trasformazione di suddetto quadro sia avvenuta già nel corso del Dryas recente. Se da un lato alcuni diagrammi pollinici documentano un modesto ritiro della vegetazione forestale, dall‟altro va sottolineato come i dati del Palughetto non registrano sostanziali cambiamenti in questa fase. Alcuni insediamenti come Bus de la Lum (Peresani et alii 1999- 2000), Riparo La Cogola (Cusinato et alii 2005), Ripari Villabruna (Broglio et alii 1992) e Riparo Soman tracciano la continuità insediativa epigravettiana dei comprensori montani, attestando aumenti puntuali dei capridi all‟interno dello spettro faunistico (Cassoli e Tagliacozzo 2002).

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