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1.5.1 Una prospettiva archeologica e sperimentale

Come già anticipato, le materie prime e le strategie di produzione caratteristiche di un determinato contesto culturale sono il risultato delle scelte effettuate da un gruppo in risposta a determinate esigenze, nell‟ambito di una vasta gamma di potenziali comportamenti.

La scelta di armare un sistema di lancio con una punta in selce piuttosto che una in osso dipende dunque da una serie di fattori quali: la disponibilità di materie prime, l‟investimento tecnico previsto, il tipo di impiego e l‟efficienza richiesta, le condizioni di ripristino e la durata di vita attesa. Come afferma H. Knecht infatti: «[…] the raw material of production influences projectile point design, manufacture, performance, durability and maintainability» (1997, p. 191). Di seguito vengono riportati i fattori interpretati come significativi da questa ricercatrice:

 Materia prima: dati etnografici e archeologici dimostrano come la disponibilità e la trasportabilità della materia prima giochino un ruolo significativo nell‟organizzazione tecnologica di un contesto sociale (Bamforth 1991; Kent 1992; Kuhn 1994). Le armature litiche sono frequentemente fabbricate con materie prime di buona qualità, anche quando questi materiali non sono disponibili localmente (Andrefsky 1994; Broglio et alii 2009; Duches e Peresani 2008). In aggiunta, la disponibilità della materia prima litica influenza gli aspetti della tecnica e della produzione impiegata per l‟ottenimento dei manufatti (Rolland e Dibble 1990). Per quanto riguarda le materie dure animali, la forma iniziale del supporto grezzo incide profondamente sulla morfologia, le qualità aerodinamiche e la capacità di penetrazione della punta (Christenson 1986; Guthrie 1983). La reperibilità dell‟osso e del palco è inoltre strettamente connessa con le attività di caccia in termini di stagionalità, tipologia di prede cacciate e porzioni anatomiche trasportate all‟accampamento.

 Modalità e tecniche di produzione: per quanto molto variabile, il tempo e le capacità richieste per il confezionamento di una punta litica saranno sempre inferiori a quelle necessarie per la produzione di una punta in materia dura animale. In aggiunta, il palco è più facile da lavorare dell‟osso grazie alle sue proprietà strutturali e alla sua composizione (Knecht 1993, 1997).

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 Efficienza e caratteristiche ad essa associate: Per le punte in selce l‟elemento di maggior efficienza in termini di balistica terminale è rappresentato dai margini taglienti, elementi che incidono fortemente sulla profondità di penetrazione e sull‟ampiezza della ferita; questo carattere, tipico dei materiali litici, è profondamente connaturato alle proprietà strutturali della materia prima stessa (Friis-Hansen 1990). Per quanto riguarda l‟efficienza delle punte in osso e palco, fondamentale è invece la grande energia cinetica che contribuiscono a far accumulare al sistema d‟arma, in virtù del peso maggiore (Knecht 1991). Proprio per le loro diverse caratteristiche, queste tipologie di punte vengono spesso distinte in perforanti (osso o palco) e trancianti (selce o altri materiali litici). Un‟ulteriore valutazione dev‟essere fatta a proposito delle modalità di immanicatura. Secondo H. Knecht infatti : «the hafting mechanism used is a critical factor in performance» (1997, p. 201). L‟interfaccia esistente tra asta e punta svolge dunque un ruolo fondamentale nella capacità di penetrazione dei tessuti dell‟animale e, se non calibrata nel migliore dei modi, può essere responsabile dell‟eventuale distacco della punta nell‟attraversamento della pelle esterna o del suo rimbalzo (hilt effect, Guthrie 1983; Pétillon et alii 2011). Maggiore è la resilienza elastica di questa giunzione, maggiore è la probabilità che l‟energia trasmessa all‟impatto si propaghi lungo l‟asta senza provocare fratture o dislocamenti della cuspide. Questa proprietà varia a seconda della modalità di associazione tra i diversi materiali ed è quindi difficile darne una valutazione per i sistemi d‟arma antichi (a causa della completa perdita delle informazioni riguardanti i materiali organici). Si deve supporre, tuttavia, che ogni sistema d‟arma fosse calcolato e progettato in modo tale da ottenere il massimo livello di resilienza al momento della penetrazione.

La differente resistenza della selce e dell‟osso/palco all‟impatto si traduce invece in una maggiore fragilità delle punte litiche, soprattutto nel caso in cui la traiettoria del tiro intercetti le ossa. La fatturazione si verifica sia in rapporto all‟impatto sia a seguito della vibrazione ad esso associata (Tsirk 1979) dando origine a numerosi frammenti in parte trattenuti dall‟immanicatura e in parte dispersi nella preda. La minore fragilità delle materie dure animali può definire un vantaggio nel caso in cui uno dei principali elementi di efficienza richiesti al sistema d‟arma sia rappresentato dalla durability o

reliability (sensu Bleed). Secondo la sperimentazione condotta da S. Arndt e M.

Newcomer infatti, una punta in osso o palco riesce ad attraversare facilmente i tessuti e il grasso animale senza alcuna alterazione e, nel caso in cui colpisca ossa spesse,

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solo talvolta ne subisce un danneggiamento (1986, p. 166). Le punte in palco inoltre, sono tendenzialmente meno soggette a frattura rispetto a quelle in osso.

 Mantenimento e ripristino: L. Keeley (1982) distingue tra attività di retooling, che segue al distacco della punta e consiste dunque nel rifacimento dell‟immanicatura,

resharpening, che prevede una sistemazione della cuspide e sottintende un

danneggiamento, e reworking che consiste nella completa sostituzione della punta in quanto non più funzionale. Spesso nel caso di punte litiche, l‟attività di retooling non è attuabile a causa delle piccole dimensioni dell‟armatura; a seguito di una frattura risulta infatti molto più conveniente (in termini di tempo ed energia) passare direttamente alla fase di reworking. Una cuspide in osso invece, può essere oggetto di numerose sequenze di resharpening che ne comportano però la progressiva diminuzione della lunghezza (Cristiani 2008; Knecht 1993). Nel confronto sperimentale tra punte in osso e in palco è risultato evidente come la prima tipologia di cuspide sia quella sottoposta a maggiori fratture e di conseguenza oggetto di frequenti ripristini (Bergman 1987; Knecht 1994): se ne deduce dunque che le armature in palco sono in assoluto quelle caratterizzate da una maggiore durata di vita funzionale.

Riassumendo, secondo H. Knecht (1997, p. 206), la pietra appare una scelta preferibile in termini di semplicità di produzione e di potere lesivo; al contrario le punte in osso e palco risultano maggiormente efficienti per durata funzionale e facile ripristino.

1.5.2 Una prospettiva etnografica

Dal punto di vista etnografico, una buona sintesi sui fattori che sembrano spingere le attuali popolazioni di cacciatori-raccoglitori nell‟uso di punte in pietra, è stata redatta da C. J. Ellis (1997). Egli asserisce che il maggior vantaggio insito nell‟impiego di cuspidi litiche risieda, sulla base dei dati raccolti, nell‟elevata capacità lesiva e vulnerante associata alla presenza di margini taglienti. Su un campione di 79 società in cui si impieghino punte in selce per la caccia, il 96% dei casi le utilizza per l‟abbattimento esclusivo di “large game” (>40 kg). Interessante è anche il fatto che cuspidi litiche vengano largamente impiegate per la guerra, in morfologie talvolta diverse da quelle adoperate nelle pratiche venatorie soprattutto per la presenza di “barbe” che ne ostacolino l‟estrazione.

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L‟autore afferma che l‟associazione tra morfologia della punta e preda cacciata, spesso ipotizzata in campo archeologico, non trovi al contrario alcuna conferma nei dati etnografici. I cambiamenti di forma e dimensione delle punte nella predazione di specie differenti sembrano coinvolgere piuttosto una diversità nelle materie prime impiegate per la produzione della punta. La variazione più vistosa comprende, a suo parere, la dimensione delle cuspidi utilizzate per l‟abbattimento di grandi animali e quelle per i piccoli mammiferi. L‟unico caso in cui si verifichi una netta distinzione in rapporto alla preda è quello degli Eschimesi dell‟Alaska del Nord. Tra questo gruppo infatti, le renne vengono cacciate con frecce munite di lunghe punte in osso, palco e talvolta selce, mentre per la predazione dell‟orso e di altre prede pericolose, si utilizzano frecce munite di punte corte in ferro o selce. E‟ più comune, invece, trovare evidenze di differenziazione delle panoplie in rapporto al loro impiego per la guerra o per la caccia, e talvolta variazioni individuali legate a questioni di

status sociale.

La medesima associazione tra punte litiche e caccia a grandi mammiferi si riscontra nell‟utilizzo di giavellotti. Questo dato, appare strettamente legato al modo differente di cacciare prede di dimensioni ridotte, non solo in termini di scelta della cuspide ma piuttosto di sistema d‟arma; quasi sempre infatti si ricorre all‟uso dell‟arco, di bastoni o trappole. L‟impiego di punte litiche su giavellotti sembra da ricondurre alla volontà di aumentarne l‟efficacia: in Australia i cosiddetti “death spear” sono muniti di elementi litici in funzione di trancianti laterali. Interessante è anche la correlazione tra giavellotti leggeri realizzati in canna, utilizzati per lanci a lunga gittata, con punte in pietra; queste hanno l‟evidente funzione di controbilanciare il sistema d‟arma e aumentarne l‟energia cinetica accumulata durante il lancio. Lo stesso tipo di associazione si trova infatti nelle frecce utilizzate con l‟arco.

C. J. Ellis sostiene dunque che le punte in materia dura animale siano soprattutto adottate nella caccia a piccoli mammiferi o a uccelli. Al di là del fatto che la scelta possa essere connessa al minor potere lesivo di queste cuspidi, egli ritiene che la loro preferenza sia soprattutto in relazione alla maggiore superficie d‟urto che offrono, elemento fondamentale per enfatizzare lo stordimento e lo shock di prede di piccole-medie dimensioni.

Un aspetto controverso in termini interpretativi riguarda invece la maggiore fragilità delle punte in selce e la possibilità che si distacchino con più facilità nella ferita: in alcuni casi i dati etnografici qualificano queste caratteristiche in termini positivi in quanto da esse deriva un aumento notevole di efficacia grazie al maggiore dissanguamento della preda. In altri casi si sottolinea invece l‟aspetto della bassa affidabilità (reliability sensu Bleed) delle armi così

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composte, soprattutto se la perdita di funzionalità in seguito alla frattura ne impedisce un riutilizzo immediato (ad esempio per la caccia ad animali pericolosi).

Riassumendo, se l‟utilizzo di punte litiche sembra essere preferito per la maggiore potenzialità vulnerante, soprattutto nella caccia a grandi animali e nella guerra, alcuni fattori ne rendono meno auspicabile l‟impiego: tra questi possiamo citare la difficoltà di reperimento delle materie prime, il maggior dispendio energetico connesso all‟elevata fragilità e, di conseguenza, la minore reliability in contesti problematici quali quelli ad alta componente di pericolo.

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1.6

ARMAMENTO

E

MODALITÀ

DI

PREDAZIONE:

QUALE