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CAPITOLO 3 RIPARO DALMERI: SCAVI, STRATIGRAFIA, DATI INTERDISCIPLINARI

3.3 L’analisi archeozoologica dei resti faunistici

L‟analisi archeozoologica, effettuata sui livelli 14b/26b e 26c, ha evidenziato un‟economia specializzata nella caccia allo stambecco, che rappresenta circa il 90% dei resti faunistici determinabili (tab. I). Anche altri animali, come cervo, capriolo e camoscio, e in modo più sporadico orso e tasso, sono stati cacciati e macellati dai gruppi umani che hanno frequentato il sito (Cassoli et alii 1999). La rappresentazione dei resti anatomici dello scheletro di stambecco e l‟analisi delle strie di macellazione e dei coni di percussione documentano che le carcasse venivano lavorate all‟interno del riparo e che esso era periodicamente pulito dai frammenti più grandi (Fiore e Tagliacozzo 2005).

L‟analisi archeozoologica suggerisce, inoltre, un‟intensa frequentazione umana stagionale del riparo nel periodo estate-autunno (Curci e Tagliacozzo 2000; Tagliacozzo e Fiore 2000) e ha permesso di ottenere un quadro più completo e complesso delle strategie di sussistenza, evidenziando il ruolo della caccia agli uccelli e dell‟attività di pesca. Tra i diversi resti scheletrici di uccelli rinvenuti, alcuni testimoniano l‟attività di caccia, come indicano alcune strie riferibili al contatto con uno strumento litico su un omero di galliforme.

I resti di pesce, che sono principalmente rappresentati da barbo e cavedano e in modo minore da trota, temolo e luccio, permettono di ipotizzare attività di pesca nel Fiume Brenta (Albertini e Tagliacozzo 2004; Fiore e Tagliacozzo 2005). Questi ultimi dati suggeriscono che l‟ampio territorio sfruttato dai cacciatori di Riparo Dalmeri comprendesse non solo le praterie alpine dell‟altopiano a quota 1.220-1.350 m e le foreste di conifere, situate a quote leggermente inferiori, ma si estendesse fino al fondovalle del Fiume Brenta, alla quota attuale di circa 200 m.

A Riparo Dalmeri veniva praticata una caccia specializzata stagionale allo stambecco, diretta soprattutto ad animali di età giovane, giovane-adulta e adulta mentre la cattura di esemplari giovanissimi o senili era del tutto casuale. La rappresentazione degli elementi scheletrici e la stima del NME mostra che le carcasse erano trasportate intere nel riparo dove venivano effettuate tutte le pratiche di trattamento e di macellazione della carcassa, dallo spellamento al recupero del midollo. La presenza di elementi dell‟intero scheletro non permette di individuare un‟attività di asportazione di porzioni di carcassa già macellate, anche se non è improbabile che siano state portate via porzioni di sola carne. L‟assenza o la minore rappresentatività di alcune ossa o di porzioni di esse può essere attribuita alle azioni di ripulitura del riparo dai frammenti più ingombranti ad opera dell‟uomo e, occasionalmente,

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di carnivori. Ciò è indirettamente confermato dal rinvenimento di abbondanti coni di percussione, in numero superiore rispetto ai frammenti con punti d‟impatto, e dall‟alto numero di frammenti di dischi vertebrali non fusi, che indicano che le piccole schegge sfuggivano più facilmente all‟opera di ripulitura.

Le tracce di tagli mostrano che lo spellamento dell‟animale avveniva a partire dal cranio, dalla mandibola e dai metapodiali. Successivamente si doveva procedere al recupero delle parti molli interne ma a Riparo Dalmeri è stato individuato con certezza solo quello della lingua, come testimoniano i tagli sull‟osso ioide. La carcassa veniva quindi ridotta in porzioni più piccole, il cranio staccato dal tronco e la mandibola separata dalla testa.

L‟arto anteriore era interamente disarticolato, veniva estratta la scapola e disarticolata dall‟omero e questo dal radio-ulna; anche il metacarpo presenta tracce di smembramento dal radio e le falangi venivano disarticolate le une dalle altre. L‟arto posteriore presenta meno evidenze: sicuramente il coxale veniva separato dal femore ma non ci sono tracce di disarticolazione tra femore distale e tibia prossimale (ciò potrebbe essere dovuto semplicemente all‟assenza di frammenti sui quali potenzialmente è possibile rinvenire le tracce). È invece documentato il distacco del metatarso dalla tibia distale e la separazione delle singole falangi.

L‟attività di scarnificazione è molto intensa e interessa tutte le ossa lunghe con alto potenziale di massa carnea. Non si esclude che alcune tracce possano essere in relazione anche al recupero di tendini da lavorare per ottenere cordicelle e legacci. L‟attività di scarnificazione, così intensa su una preda di media taglia, potrebbe essere legata al recupero, al trattamento e alla conservazione della carne per un successivo trasporto a fondovalle alla fine del campo estivo. Tuttavia potrebbe anche semplicemente riflettere la necessità di liberare le ossa per fratturarle e ottenere il midollo o per ricavarne materia prima da lavorare.

Gli impatti da percussore litico sono numerosi soprattutto sulle ossa lunghe, tutte sistematicamente fratturate ma anche su alcuni frammenti di mandibola e sulle prime e seconde falangi. Alcune fratturazioni sono da mettere in relazione al depezzamento, come quelle riscontrate su alcune mandibole, sulle ulne prossimali o sui calcagni, ma più spesso erano dirette al recupero del midollo. Solitamente la scelta del punto da colpire è dettata dalla morfologia dell‟osso, nei punti dove le diafisi sono più ampie e più facili da rompere, e dalla facilità del suo posizionamento sull‟incudine.

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Tab. I – Conteggio e percentuali relative ai diversi taxa faunistici individuati dallo studio archeozoologico (dati presentati su gentile concessione di A. Tagliacozzo e I. Fiore).

I fase II fase

Taxa 15-65-26d/e 26c 26b-14b Totale

N % N % N % N % Erinaceus europaeus 2 0.1 1 0.0 3 0.0 Castor fiber 3 0.2 4 0.1 11 0.3 18 0.2 Marmota marmota 2 0.1 1 0.0 2 0.1 5 0.1 Lepus sp. 1 0.1 7 0.1 11 0.3 19 0.2 Canis lupus 1 0.1 12 0.2 1 0.0 14 0.1 Vulpes vulpes 1 0.1 2 0.0 21 0.6 24 0.2 Meles meles 1 0.1 4 0.1 1 0.0 6 0.1 Ursus arctos 6 0.4 32 0.7 14 0.4 52 0.5 Carnivora 6 0.4 16 0.3 20 0.6 42 0.4 Sus scrofa 1 0.0 1 0.0 2 0.0 Cervus elaphus 98 6.4 193 4.0 150 4.4 441 4.5 Capreolus capreolus 4 0.1 2 0.1 6 0.1 cfr. Alces alces 2 0.0 2 0.0 Rupicapra rupicapra 4 0.1 4 0.1 8 0.1 Capra ibex 1205 79.1 4317 89.4 2804 82.6 8326 85.4 Caprinae 198 13.0 232 4.8 352 10.4 782 8.0 Totale mammiferi 1524 9.4 4831 10.8 3395 6.5 9750 8.6 Indeterminabili 13774 85.4 38736 86.8 48136 92.4 100646 89.2 Pisces Leuciscus cephalus 13 1.5 30 2.8 13 2.3 56 2.3 Barbus plebejus 16 1.9 23 2.2 13 2.3 52 2.1 Tinca tinca 2 0.2 2 0.1 Cyprinidae 147 17.5 174 16.5 62 10.7 383 15.5 Salmo trutta 29 3.5 12 1.1 9 1.6 50 2.0 Thymallus thymallus 14 1.7 4 0.4 6 1.0 24 1.0 Salmonidae 2 0.2 2 0.1 Esox lucius 1 0.2 1 0.0 pesci indeterminabili 616 73.4 812 77.0 473 82.0 1901 76.9 Totale pesci 839 5.2 1055 2.4 577 1.1 2471 2.2 TOTALE RESTI 16137 100.0 44622 100.0 52108 100.0 112867 100.0 Resti combusti 1700 8404 11818 21922 NR combusti/NR Totale 10.5 18.8 22.7 19.4 NR det. /NR Totale 10.8 11.4 6.7 9.1 NR Indet./NR Totale 89.2 88.6 93.3 90.9 C. ibex/NR Tot mammiferi 79.1 89.4 82.6 85.4

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3.4 L‟ANALISI DELLE TRACCE D‟USO E L‟INDIVIDUAZIONE DI