VICENDE ARTISTICHE DEL CENTO È DEL DUECENTO NEL MEZZOGIORNO D ’ ITALIA
1. I G u arn a e i d’Aieilo.
Le opere del p u lp ito e d e ll’ambone della cattedrale di Salern o destano interesse anche per g li uom ini che le fecero eseguire : esse furono erette da due m in is tri del regno di quel G uglielm o I I che riem p ì del suo nome i l suo secolo, pre cursore d i Fed erico l i d i S vev ia, da due em inenti uomini di S ta to che rispondono ai nom i d i Rom ualdo I I Guarna e di M atteo d 'A ie llo . Pe rciò occorre d irn e qualche cosa, prima di passare a lle opere. Q uesta qualche cosa è già nota : ma è in dispensabile rip e te rla, per m etterla in rapporto colle opere stesse, e per rile va re da queste la testim onianza dei fatti chi1 si riferiscon o a l passaggio d e ll’a rte fra 1’ isola di Sicilia e la terraferm a.
D ue Rom ualdo ebbe Salern o per A rcivesco vi, entrambi salern ita n i. I l prim o, che fu su lla cattedra dal 1121 al 1136, fu anche card in ale e fece co stru ire il pavim ento del coro e della crociera. Prese parte p rin cip a lissim a in fatti politici e sto rici di m olto rilie v o : opera p ersu asiva verso i salerni ta n i affinchè nel 1127 riconoscessero Ruggiero I I di Sicilia a successore dei discendenti d ire tti del G uiscardo; contri buto a lla decretazione della corona regia per lo stesso Rug giero, nel parlam ento tenutosi nel 1130 a Salerno fra Prin c ip i, C on ti, B a ro n i, P re la ti, aristo crazia intellettuale e po polo ; vertenza fra il papa e l ’antip apa Anacleto, per il quale u ltim o si era schierato.
I l secondo Rom ualdo, il donatore del pulpito, ebbi* m aggiore im portanza p o litic a e sedette sulla cattedra epi scopale d i Salern o dal 1155 a l 1181. F u m inistro del Re in questa sua q u a lità rappresentò il Regno delle Puglie e S ic ilia a Venezia n ella pace con Federico Barbarossa. In sim ile circostanza spiegò la m aggiore energia in appoggio del papa Alessandro I I I , e per lu i il Barbarossa non entrò da Ohioggia a Venezia se non quando ebbe assicurato clic avrebbe accettata e firm ata la pace a lle condizioni stabilite da questo papa che sostenne le ragioni italian e, energia eli!' ebbe il suo effetto innan zi a l Doge per il minacciato ritiro del Regno suddetto d al convegno per la pace, e per le rappre- saglie che ne sarebbero discese contro i veneziani traili
canti lungo le coste m e rid io n a li d e ll’ A d ria tico e della Sicilia.
Uscito d a lla S cu ola S a le r n ita n a , fu inoltre* m edico d e l1 1
famiglia reale, e p rese p arte p rep on d eran te p er sed are una sommossa avven u ta in S ic ilia e p er la lib erazion e di q u esta famiglia d alla p rig io n e. S crisse il C h ron icon , ch e c o stitu isc e la sua maggiore opera, in te r e ssa n tissim a p er la p arte ch e va dal secolo IX a l X II, p oich é in v e ste tu tta la sto ria d e ll’u l timo periodo lon gob ard o, d ella fon d azion e del d om in io normanno, dei prim i tre R e, R u g g iero I I , G u g lielm o I e Guglielmo I I , d ella p ace col B arb aro ssa, e c c ., b a sata sul materiale allora e siste n te a B en ev en to, a S alern o , a M onte- cassino ed in a ltr i lu o g h i.
Matteo e N icola d ’A ie llo fu ro n o i d o n a to ri d e ll’am b oii“ e del muro del coro, che d ivid e q u esto d a lla n ave m aggiore.
Il primo di e ssi fu uom o p o litic o d ella p iù a lta im p o r tanza.. Nato dal popolo in S a lern o , accop p iò al fervid o ingegno l’abito d e lla benevolenza verso g li u m ili, le q uali cose lo portarono a gran d e fo rtu n a . E n tra to com e scrivan o alla corte del R e G u glielm o I a P a lerm o , in q u esta , co lla protezione del m in istro M aione e p er il gran d e a ccorg im en to nel disbrigo degli affari, sa lì p resto a gran d e onore, fino a divenire prim a p roton otario e fa m ig lia r e del R e, poi primo ministro ed in fin e c a n ce llier e d el R egno.
Durante la m in ore età del re G u glielm o I I p rese p a rte a gravi tumulti per cacciare d al regno il fra n cese S tefa n o , pa rente della R egin a M argh erita, vedova di G u g lielm o I. Q u e sto francese, in v ita to d a lla R e g in a , ne era d iv en u to il fa v o rito facendosi n om inare arcivescovo di P a lerm o , le q u a li cose dettero origine a gra v i d iso rd in i. P er reprim ere q u e sti, S te fano imprigionò coloro ch e ne rite n n e i ca p i, fr a i q uali il nostro M atteo; m a il rigore u sato sortì c a ttiv o effetto. Scoppiarono presto rib ellio n i in tu tta 1’ iso la con tro i fr a n cesi importati, ed a M essina vi fu mi vero m assacro. Il d’Aiello, liberato dal carcere,- si p ose al com and o d e g l’ in sulti e con questi a ssa lì S tefa n o a sse r a g lia to si coi suoi nel campanile della ca tted ra le, e, a m algrad o di tu tti gli sforzi della R egin a p er liberare l ’a sse d ia to arcivescovo, questi dovette presto arren d ersi ed u scire d a lla S ic ilia . Dopo di che un co n sig lio di dieci p erson e, fr a le quali il d’Aiello e Rom ualdo II (ìu a rn a , te n n e le redini del g o verno fino a che 11011 le prese G u g lielm o i i , col raggim i-
gere la m aggiore età di 18 an n i, che lasciò a capo dell'ammi nistrazione lo stesso d’A ie llo .
È nota la grande opera di restaurazione del regno condotta da questo R e detto il Buono, restaurazione dovuta interam ente a l d’A ie llo , per le u tili riform e e per l ’ ini pulso dato a lle a rti. Come vedesi, la fiam m ata di urna nesirno, accesa da Fed erico I I più ta rd i, non aveva trovate le ceneri fredde.
M a la figura d i questo insigne p a trio ta ed uomo di Sta to spicca innanzi tu tto per la grande opera svolta a sai vezza d e ll’ indipendenza d’ Ita lia . 11 Barb aro ssa, perduta ogni speranza n e ll’ Ita lia Setten trio n ale co lla pace di Co stanza, pensò d i rifa rs i s u ll’ It a lia M erid io n ale, forse anche per vend icarsi d e ll’energia spiegata da questa regione con tro di lu i a Venezia. E , conoscendo che Guglielm o I I non aveva eredi, brigò per un m atrim onio fra suo figlio Er rico V I e Costanza, fig lia d i Ruggiero I I e zia di Guglielmo. A questo m atrim onio si oppose, ma in van o, il d’Aiello, die ebbe contro l ’arcivescovo d i,P a le rm o G u altiero di Offamil.
È necessario d ivu lg are q u ali parole pronunziò questo salern itano nel consiglio che a ll’uopo egli riu n ì a Palermo innanzi allo stesso R e, per allo n tan are il grave pericolo che quel m atrim onio m inacciava. « I l Regno di Pu g lia e Si c ilia » egli disse « d ive rrà una p ro vin cia d e ll’ Impero, e ne discenderà la servitù d e ll’ Ita lia che non potrebbe opporre' argine a lla potenza tedesca. I s ic ilia n i, attaccatissim i ai loro sovrani, ab orrirann o un p rin cip e straniero dimorante a ll’estero. Vedete quale ripugnanza fra i costum i tedeschi e 1' indole, il genio, i costum i ita lia n i. Vedete il nome te desco esacrato e infam ato per gli o ltrag g i e per i danni recati in It a lia d alle A lp i a i confini del Regno!», Par lava di genio ita lia n o M atteo d’A ie llo ; a ltro che bizanti nism o !.. M a i suoi sforzi non raggiunsero lo scopo !
U om in i come questi Salern o può annoverare fra i suoi avi, ma i nepoti d i costui ne sono, purtroppo, immemori: costoro bene operarono ad eternare la m em oria dei patriotti d i ie ri, anche non sa le rn ita n i, G io van n i N icotera e Carlo P i salan e, m;i furono t roppo irricon oscenti verso quei con c itta d in i che furono i p rim i p a trio tti d’ Ita lia , dei quali un ricordo qu alsiasi, eretto sul luogo ove ebbero i natali,
nobiliterebbe altam ente (niella c ittà che li vide nascere! .Ma M atteo d’A ie llo , l ’uomo di Sta to , il legislatore che prc
corse Pier delle Vigne e Taddeo da Sessa, il patriota che si battette contro l ’O ffam il per la salvezza della p a tria m inacciata dal « nome tedesco esacrato ed infam ato per g li oltraggi e per i danni recati a ll’ It a lia d alle A lp i ai confini del Regno », non ha a ltro ricordo a Salern o che il suo piccolo arco nel duomo, d e ll’opera m usiva da lui eretta « ad onore del d ivino apostolo M atteo » ! Io porrei questo piccolo arco ogivo, che è uno dei p rim i archi ogivi ven u ti dalla S ic ilia su lla terraferm a, su di un alta re sacro, perchè penso che non una sola delle belle c ittà d’ Ita lia vorrebbe annoverare fra g li a v i un p atrio ta come il nostro, che sia sorto col sorger d e ll7 It a lia nuova !
Nè il figlio di costui, l ’arcivescovo N ico la dovrebbe essere ricordato d a lla mozza la stra di m armo, m urata m ise ram ente alla base del m uro n e ll’atrio . E g li, figlio non dege nere, che difese colla spada in pugno 1’ indipendenza del Regno, e che soffrì quattro an n i di dura p rig io n ia in G e r m ania, dopo che il pericolo, previsto dal padre e non po tu to scongiurare, si avverò co lla distruzione di Salern o n ella venuta di E rric o V I di Svevia, ha tu tto il d iritto che q u ella mozza lastra , portante l ’effigie di lu i, corrosa dal c a l pestio e resa venerabile dal nome e dal tempo, sia messa in sito più degno !....