Con la firma, obbligata, dell’armistizio, l’Italia fu presto invasa dagli
alleati ed i primi ad arrivare furono gli Inglesi che sbarcarono in Sicilia
per poi diramarsi sull’intero territorio. I Canadesi furono i primi a
raggiungere il Molise, precisamente a Campobasso. Ai Canadesi
seguirono gli Inglesi e poi i Polacchi del 2° Corpo d’Armata, comandato
dal generale Anders, i quali presidiarono a lungo il capoluogo. I
Marocchini e gli Indiani furono solo di passaggio come anche gli
Americani, fatta eccezione per il personale addetto al Truch Pool –
consorzio di autocarri – dotato di una cinquantina di automezzi destinati
all’approvvigionamento della città. Non mancò la banda degli Scozzesi, i
quali si esibivano, con le caratteristiche cornamusa, in piazza Prefettura
per il tipico rituale del Cambio della Guardia e, sfilando lungo il corso,
quando arrivava qualche autorità. Sembra che anche il maresciallo
Montgomery sia stato di passaggio a Campobasso.
Primo compito delle forze alleate fu la rimozione del materiale esplosivo,
disseminato dai tedeschi, a cominciare da quello collocato davanti il
Santuario del Monte e al Convento Francescano di Campobasso. Intanto,
con l’arrivo degli alleati, a tutto il popolo fu ordinato di consegnare, in
Caserma, le armi in proprio possesso. Il Largo della Libera diventò, in
poco tempo, una grande area di deposito, ovviamente inaccessibile ai
civili e gestita dai soldati.
Quando in Molise, dopo la firma dell’Armistizio, entrarono gli
eserciti alleati, per mettere così fine all’Asse Roma-Berlino, l’Italia si
presentava deformata e sfigurata dallo scoppio delle bombe e del fuoco
nemico. Il Molise era una terra ormai allo stremo delle forze che, però,
andò completamente alla deriva proprio con la stipula dell’armistizio,
peggiorando, ulteriormente, la situazione della terra molisana con morti e
feriti, paesi distrutti e anime vaganti in cerca di riparo. La fine del 43 per
il Molise, come abbiamo già visto precedentemente, rappresentò, difatti, il
culmine della guerra con le incursioni aeree sulle due città più grandi
della regione, Isernia, il 10 settembre, e Campobasso, il 10 ottobre, e con le
bombe e le mine che fecero saltare in aria tanti piccoli paesini soprattutto
quelli alto molisani. Intanto c’era, positivamente, chi non perdeva la
speranza e, a ragion veduta, cercava di rialzarsi dalle proprie ceneri:
“[…] Con la più viva esultanza i Molisani hanno appreso la restituzione della loro terra all’Amministrazione del Governo Italiano. Essi sanno che il ritorno della Provincia alla libera autonomia li impegna più che mai nell’opera di ricostruzione spirituale e materiale della Patria e sono fermamente decisi a dare – a tal fine – tutto il proprio contributo di braccia, di mente e di cuore. Per ora, un’ansia, più di ogni altra, pervade l’anima di tutti: scacciare il tedesco dal resto d’Italia. Le condizioni generali di vita, malgrado anche il generoso aiuto del
Governo Alleato, sono tuttora angustianti per quel complesso di cause dipendenti dalla situazione attuale […]”23.
E i meno pessimisti, rimpiazzato l’alleato tedesco con quello
inglese, riuscivano a vedere nei soldati britannici la soluzione ad ogni
tipo di sofferenza e la fine del conflitto, anche se così non fu da subito.
Intanto, con l’arrivo degli alleati canadesi, Campobasso si trasformò, in
breve, diventando “Canada town”. La massiccia presenza dei canadesi in
Molise, ma soprattutto a Campobasso, fece nascere, infatti, il mito della
“Canada town” (città canadese) facendo cambiare la propria veste ai
centri molisani. Tutto divenne, fortemente, inglesizzato: il 14 ottobre del
1943, infatti, le truppe nordamericane, guidate dal generale Roben,
entrate a Campobasso, per meglio orientarsi e per ragioni strategico-
militari, cambiarono i nomi di strade, edifici, piazze, bar, ristoranti,
cinema e teatri. Furono gli stessi canadesi che denominarono
Campobasso “Canada Town” o “Maple Leaf City” (Città della foglia
d’acero, con riferimento al simbolo della bandiera canadese). Piazza
Gabriele Pepe divenne Scarth Street da un lato e Picadilly Circus
dall’altro, la Villa dei Cannoni mutò in Hyde PK, corso Vittorio Emanuele
II Portage AV, King ST prese il posto di Via De Attellis, Piazza della
Vittoria si trasformò in Trafalgar Square, via Milano fu Dental Center, il
bar pasticceria Lupacchioli diventò il “Crown and Stripes Club”
24, quello
di Brisotti invece “Brisotti’s Bakery”
25, il cinema Molisano divenne
Picadilly Cinema”, il teatro Savoia fu il “Savoy Theatre”, il Grand Hotel
Del Greco “Royal York Hotel”, “Off's Club” per il Circolo Sannitico.
L’unico locale il cui nome rimase italiano fu il Gran Caffè e Arena Adua
26,
bar centrala amato da tanti campobassani.
Non solo i canadesi, ma un po’ tutte le truppe alleate presero
dimora in Molise, in alcuni casi convivendo bene con il popolo. Come
abbiamo già visto precedentemente, addirittura i tedeschi chiesero
ospitalità e ricovero nelle chiese e nelle famiglie molisane. Al Convento S.
23 ASCB, Prefettura di Gabinetto II, b. 62 f. 393, Relazione mensile, Situazione generale
della Provincia - Nota inviata dal Prefetto di Campobasso, Cocuzza, al Ministero degli Interni, 29 luglio 1944.
24 ASCB, Intendenza di finanza. Danni di guerra, b. 146, f. 205, Denuncia di Alfredo
Lupacchioli.
25 ASCB, Intendenza di finanza. Danni di guerra, b.109, f. 166, Denuncia di Nicola
Brisotti.
26 ASCB, Intendenza di finanza. Danni di guerra, b. 113, f. 170, Denuncia di Nicolino e
Cuore di Campobasso furono ospitati soldati tedeschi e alleati anglo-
americani che portarono totale rispetto ai Cappuccini e alle genti
molisane, un po’ meno però alle strutture che li ospitarono.
“Il giorno 18 Agosto 1944, le Autorità anglo-americane hanno inviato al M. Rev.do P. Guardiano il decreto con cui dichiaravano libera la parte del Convento del S. Cuore occupata dal 21 Dicembre 1943 dalle truppe anglo- americane. Già da un mese e più le truppe avevano lasciato il Convento di cui, come dicemmo a suo luogo, era stata occupata tutta la parte grande, eccettuata la Biblioteca, e il piano superiore 1° e 2° dell’ala sinistra del Convento, nonché le officine, rimaste a noi. Il Convento è stato consegnato in pessimo stato: vetri rotti, finestre e porte malmenate, pavimenti rovinati, pareti affumicate, impianto elettrico quasi completamente rovinato. È la guerra, e uomini senza civiltà, e pudore che sono passati ovunque, anche nei chiostri!”27.
Addirittura, una truppa inglese, dopo aver sfondato con una
granata il tetto della Chiesa medievale di San Giorgio, la utilizzò come
cucina. Anche il Convento dei Cappuccini, come risulta chiaro dalle
stesse testimonianze giunte fino a noi, fu riconsegnato in pessimo stato
ma, molto probabilmente, non furono solo la guerra e le condizioni
vissute in quegli anni a distruggere e rendere mal concio il S. Cuore di
Campobasso ma, la colpa, come si evince da altre testimonianze, fu
proprio degli stessi alleati che vissero, in modo del tutto brado, lì per
alcuni mesi, senza nessuna cura per la Chiesa che li ospitava:
“Per causa della pulizia e del riattamento intero del Convento, devastato in parte dalle truppe alleate occupanti, l’inaugurazione dell’anno scolastico si è protratta fino a questo giorno, sabato 4 Novembre 1944”28.
Analoga situazione si visse in molte altre Chiese della regione come
fu anche per quelle isernine e venafrane. La Chiesa di San Nicola di Bari a
Venafro, ad esempio, fu preda dei tedeschi, i quali ne fecero razzia di
ogni tipo come si può ben capire attraverso la testimonianza del parroco
di tale Chiesa, Carmelo Vendettuali:
“Con i primi di ottobre questo paese fu occupato dai tedeschi, che perquisirono diverse volte la casa del parroco, il quale non abbandonò per alcun giorno il paese e la Chiesa Madre nonché la Chiesa della SS. Annunziata, anzi questa fu
27 Libro Cronistorico del Convento S. Cuore, Oggetto: Restituzione del Convento del S.
Cuore alla Comunità, da parte delle Autorità Alleate, 18 agosto 1944.
28 Libro Cronistorico del Convento S. Cuore, Oggetto: Inaugurazione dell’anno
occupata dalla soldatesca, scassinandone la porta laterale e sui giacigli di paglia collocarono pianetee biancheria rovinandola, ed asportarono la candele di cera. Nella Chiesa Madre scassinarono la cassetta del Purgatorio, asportandone le poche elemosine. Il 31 ottobre poi furono centrati in paese dagli anglo- americani alcuni colpi di cannone, che danneggiarono la tettoia e […]. Il popolo però si è mantenuto sempre buono, perché durante l’anarchia durata diversi mesi nessun fatto degno di rilievo è successo – ha frequentato la Chiesa ed i sacramenti […]”29.