In questo capitolo è doveroso prestare particolare attenzione a quello che
fu il mondo economico del Molise messo il ginocchio dalla guerra:
l’agricoltura. E chi più di uno storico dell’agricoltura, come Emilio Sereni,
che visse in prima persona quelli avvenimenti, può introdurci, con le sue
parole, quella che fu la situazione dell’Italia durante il conflitto, con un
Regime, quello fascista, che «pone forti decurtazioni sui prodotti agricoli
e sugli animali da allevamento e, molti contadini, per paura di non
riuscire a coprire le spese con i prezzi pagati dallo Stato, rinunciavano del
tutto all’allevamento. C’è da dire però che spesso il maiale, la capretta o
l’agnello rappresentavano l’unica economia di autoconsumo e
sostentamento di molte famiglie e la requisizione di quei prodotti,
soprattutto per i contadini poveri, significava «la fame nel senso più
immediato e fisiologico della parola» (E. Sereni, La questione agraria nella
rinascita nazionale italiana, Einaudi, Torino, 1975, p. 48); in effetti le
famiglie contadine del Molise vivevano esclusivamente del loro lavoro
nei campi che, spesso, e soprattutto con la catastrofe della guerra, non
riusciva a garantire il giusto sostentamento a tutti i membri lasciando,
così, molte famiglie al di sotto della soglia minima vitale per la
sopravvivenza.
Nelle città, nei paesi, nelle campagne tutta la regolarità di un tempo
era stata scombussolata dai ritmi frenetici e dalla richieste continue della
guerra. Le merci scarseggiavano ovunque, molti negozi erano vuoti e il
baratto e il mercato nero dominavano quasi ovunque. Il problema
dell’alimentazione diventò sempre più pressante e spesso i genitori, pur
di dare un pezzo di pane ai loro figli, se ne privavano personalmente.
29 ADIS, Inventario Sommario di Venafro, b. 10 f. 87, Relazione dei parroci della Diocesi
Situazione questa già tristemente nota al Molise prima dello scoppio della
Seconda Guerra Mondiale, come sottolineava anche il questore nelle sue
relazioni, ma che si accentuò indubbiamente di molto negli anni 40:
“La massa delle popolazioni, che è in grandissima prevalenza rurale, è di indole buona e sobria, molto attaccata al lavoro ed all’economia, di assai modeste pretese, capace anzi di astinenze e di sacrifici massimi anche nella alimentazione. Essa non desidera e non chiede che di poter lavorare e vivere in quiete, assoggettandosi con ammirevole spirito di sopportazione alla pressione tributaria. […]. Mi riferisco in modo particolare a quelle categorie di gente poverissime, alle quali, venendo meno il modesto compenso del lavoro giornaliero e non intervenendo alcuna altra provvidenza, viene a mancare addirittura il nutrimento necessario”30.
Periodi sempre più difficile per i contadini molisani, che con i
raccolti fermi, non riuscivano in nessun modo a sfamare le proprie
famiglie molto numerose, come richiedeva anche il Regime:
“Rimane sempre un rilevante numero di operai e contadini poveri, le cui famiglie, spesso prolifiche, sono state costrette a ricorrere agli uffici dell’E.C.A. della Provincia, i quali, nei limiti consentiti dalla disponibilità dei fondi, hanno assolto relativamente bene il loro non facile compito di assistenza […]. Col sopraggiungere della stagione invernale è necessario che tale assistenza sia estesa ed intensificata, specialmente a favore di quelle categorie di derelitti, le quali non hanno la benché minima altra risorsa di vita che la pubblica beneficenza”31.
I molisani furono costretti non solo a detrazioni e privazioni di ogni
tipo ma anche allo sfollamento fisico, dopo aver patito gravi mancanze
spirituali. Erano tanti gli individui che venivano cacciati dalle loro case ed
distaccati dai loro averi e dalla loro terra, con la conseguenza, più
immediata, dell’angoscia che si provava nell’allontanarsi da ciò che si ha,
seppur poco e limitato. Per i ceti rurali, soprattutto, staccarsi dalla terra,
dagli animali, dalla casa significava perdere il contatto con i mezzi della
sussistenza, con ciò che rappresentava il proprio essere. Il contadino
viveva, infatti, con ciò che ricavava dai campi e dal bestiame e di
null’altro più:
30 ACS, Ministero dell’Interno – Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e
Riservati 1937, b. 50, Oggetto: Relazione della Questura sulla situazione politica, Campobasso, 2 aprile 1937.
31 ACS, Ministero dell’Interno – Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e
Riservati 1941, b. 50, Oggetto: Relazione sulla situazione politico – economica della provincia, Campobasso, 27 settembre 1941.
“In atto prima causa di malessere generale, con ripercussioni non lievi sullo stato d’animo delle masse, è il disagio economico che […] è diffuso in tutte le classi sociali, ma che in alcune di più umili lavoratori ed in alcuni luoghi e momenti, per l’assoluta mancanza di lavoro e di qualunque altra risorsa, assume una forma grave che fa impensierire e merita tutta l’attenzione delle autorità e tutta l’assistenza degli organi competenti”32.
Come si legge anche nel libro di Caroselli, “in quei giorni di
carestia e di miseria, col mondo stesso che ci veniva dato razionato, per
cui tutto ciò che ci venisse fatto di arraffare, diventava subito buono e
prezioso” (G. Caroselli, Isernia autunno 1943. I ricordi e i documenti,
Marinelli, Isernia, 1983, p.21). In tale situazione, quello che si cercava di
evitare era il proliferare di attività illegali come ad esempio
l’innalzamento dei prezzi dei generi di prima necessità o addirittura il
mercato nero, tipica affermazione dell’usurpazione dei diritti umani nei
momenti di carestia:
“[…] Vengono quotidianamente eseguiti controlli e verifiche sulla equità dei prezzi praticati per i generi non calmierati, sulla osservanza delle norme che regolano la distribuzione dei generi tesserati, sul convogliamento di quelli ancora di libero commercio ai mercati ed infine sulla disciplina delle vendite al pubblico al fine di impedire accaparramenti e sperequazioni, che, date le attuali difficoltà di approvvigionamento, darebbero indubbiamente luogo a lagnanze e malcontenti nella popolazione. Come da comunicazioni che vengono periodicamente inviate, in seguito ai risultati di tali complessi servizi, oltre che a numerose denunzie all’Autorità Giudiziaria, sono stati presi molti provvedimenti di chiusure in confronti di industriali e di commercianti indisciplinati e profittatori”33.
La preoccupante situazione alimentare che faceva stringere la
cinghia ai molisani, costretti a fare i conti con la scure del mercato nero,
sembrava, però, essere piuttosto sotto il controllo delle autorità locali,
almeno era quanto riportavano le istituzioni nelle loro relazioni:
“I servizi di vigilanza […] sono continuati attivissimi e hanno contribuito efficacemente ad evitare la rarefazione dei generi di necessario consumo ed ovviare a conseguenti giustificati malcontenti. In tal modo si è finora riuscito ad
32 ACS, Ministero dell’Interno – Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e
Riservati 1937, b. 50, Oggetto: Relazione della Questura sulla situazione politica, Campobasso, 2 aprile 1937.
33 ACS, Ministero dell’Interno – Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e
Riservati 1942, b. 73, Oggetto: Relazione sulla situazione politico – economica della provincia al 30 corrente, Campobasso, 30 giugno 1942.
ottenere che nel complesso la situazione alimentare in questa provincia si mantenesse, relativamente ai tempi, molto soddisfacente, da destare l’universale ammirazione di quanti di fuori provincia hanno occasione di prenderne diretta conoscenza”34.
E nei loro controlli, anche in quelli di natura alimentare, queste
stesse autorità locali erano coadiuvate altresì dalla presenza della Chiesa
che, nel frattempo, continuava a portare avanti la sua azione sociale
sull’intero territorio:
“Non mancano anzi all’occasione da parte di Vescovi e di Parroci manifestazioni di adesione e di collaborazione nella propaganda e nell’assistenza relative all’attuale stato di guerra, come da ultimo un patriottico manifesto del Vescovo di Campobasso sollecitante il pronto ed integrale conferimento del grano dovuto all’ammasso”35.
Il settore maggiormente penalizzato dalla guerra, difatti, fu proprio
quello dell’agricoltura, in un territorio, quello molisano, quasi
completamente rurale. Questo problema si evidenziò fin dai primi anni
del conflitto, diventando sempre più preoccupante e pressante per tutta la
popolazione locale, principalmente contadina:
“Il raccolto granaio è quest’anno, pel Molise, una vera delusione. In alcune zone non si raggiunge nemmeno la metà della produzione dello scorso anno, mentre in altre e per estenzione notevoli, violentissime grandinate hanno portato, proprio alla vigilia della mietitura, la devastazione non soltanto dei grani ma anche, dove vengono coltivati, della vite e degli alberi da frutto. Tutto ciò, per popolazioni le cui condizioni economiche sono strettamente legate all’agricoltura, mancando in Provincia qualsiasi industria è causa di sconforto e sarà anche di disagio che si manifesterà in tutta la sua gravità nel prossimo inverno […]”36.
La guerra portò, per il mondo contadino molisano, già povero e
sofferente prima del conflitto, una serie infinita di problemi mancando
ogni tipo di mezzo per il lavoro nei campi:
34 ACS, Ministero dell’Interno – Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e
Riservati 1942, b. 73, Oggetto: Relazione sulla situazione politico – economica della provincia al 30 corrente, Campobasso, 30 giugno 1942.
35 ACS, Ministero dell’Interno – Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e
Riservati 1942, b. 73, Oggetto: Relazione sulla situazione politico – economica della provincia al 30 corrente, Campobasso, 15 luglio 1942.
36 ASCB, Prefettura di Gabinetto II, b. 62 f. 393, Relazione mensile, Nota inviata dal
Prefetto di Campobasso, Cocuzza, al Ministero degli Interni - Situazione provinciale, 3 agosto 1942.
“[…] un senso di accentuato scoraggiamento nella classe di agricoltori per lo assai scarso raccolto granario e di preoccupazione per la riprese imminente di tutti i lavori agricoli. Sono note, infatti, le gravissime difficoltà della mano d’opera e la mancanza di uno dei mezzi indispensabili ai lavoratori della terra, cioè delle calzature da campagna […]”37.
Per di più, alla già carente condizione del mondo rurale, si
aggiungevano condizioni atmosferiche molto variabili, in una regione
soprattutto di montagna, che non facevano altro che peggiorare la
situazione della già martoriata agricoltura:
“I lavoratori agricoli in quest’anno, a causa delle abbondanti nevicate e del successivo tempo piovoso che tuttora continua, sono in molto ritardo. Ciò desta particolare preoccupazione, specie per le semine primaverili, fra cui quelle delle patate e del granone, che in questa Provincia costituiscono, dopo il grano, le culture più vaste ed importanti”38.
“Il raccolto del grano in questa Provincia, che si presentava fino al giugno scorso buono, cioè non inferiore a quello dello scorso anno, non fu corrisposto, invece, alle previsioni, essendo sopraggiunti all’ultimo momento alcuni giorni di vento caldissimo, qui detto il Favonio, che ha arrestato la maturazione del grano, diminuendone sensibilmente la resa. Si calcola infatti che la produzione del grano abbia in quest’anno una differenza in meno del 20 % rispettivamente a quella dell’anno scorso, differenza che dovrebbe ripercuotersi totalmente sull’ammasso, giacché, rimanendo su per giù invariato il fabbisogno dei produttori per l’alimentazione e per la semina, è da aspettarsi si abbia tanto grano conferito in meno quanto in meno ne è stato prodotto: cioè rispetto ai 450 mila quintali di grano conferiti nell’anno scorso se ne potranno superare in quest’anno non più di 200 mila. Anzi l’ammasso stesso sarebbe stato forse ancora al di sotto di tale cifra, nonostante lo spirito di disciplina di queste popolazioni, se non fosse intervenuta fin dall’inizio della trebbiatura e non continuasse tuttora ad intervenire, in modo attivo ed efficace, là dove si manifesta il bisogno o l’opportunità, l’azione sollecitatrice ed ammonitrice degli Organi del Governo e del Partito, azioni in cui tutti, particolarmente in questo anno, ci sentiamo impegnati, compresi come si è di trattarsi di uno dei più grandi fattori di resistenza interna per la finale vittoria, sotto l’impulso animatore del Prefetto, che spesso è anche intervenuto di persona nei vari sopralluoghi fatti sulle aie e nei centri di conferimento, insieme al Federale, al sottoscritto ed al Comandante del Gruppo dei C.C.R.R. In tal modo si è finora riusciti ad ammassare Q.li 220.000 di grano e si spera che tale cifra possa essere
37 ASCB, Prefettura di Gabinetto II, b. 62 f. 393, Relazione mensile, Nota inviata dal
Prefetto di Campobasso, Cocuzza, al Ministero degli Interni - Situazione provinciale, 3 settembre 1942.
38 ACS, Ministero dell’Interno – Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e
Riservati 1942, b. 73, Oggetto: Relazione sulla situazione politico – economica della provincia, Campobasso, 27 marzo 1942.
superata di altre varie diecine di migliaia; ma occorre che sia concessa ancora altra proroga al termine utile per il conferimento del grano all’ammasso, con diritto alle £40 a quintale concesse a titolo di premio. Sento a proposito il dovere di ritornare ad avvertire che nell’interesse della cultura del grano è necessario che il prezzo di detto cereale sia per l’imminente anno colonico sottoposto ad attento riesame per vedere da una parte di adeguarlo, almeno in qualche modo, all’aumentato costo di produzione, ovvero meglio, anche ai fini della difesa della moneta, di apportare eque riduzioni agli aumenti, spesso ingiustificati, dei prodotti dell’industria indispensabili all’agricoltura; e dall’altra di infrenare in tempo, con efficaci provvedimenti, il preoccupante fenomeno della tendenza all’aumento dei salari della manodopera agricola”39.
Vento, caldo, pioggia, tutte condizioni atmosferiche che, bloccando
la produzione di grano e di ogni altro tipo di sostentamento proveniente
dalla terra, impedivano, oltremodo, ai contadini di sfruttare, anche, le
misure messe a disposizione dal Governo centrale come incentivo alla
produzione alimentare:
“[…] Si lamenta, anzi, al riguardo che, data la rigidezza del clima in vaste zone di questa Provincia, in quest’anno più accentuata per il prolungarsi della stagione invernale, la grande maggioranza dei produttori non potranno beneficiare dello speciale premio per il grano conferito agli ammassi prima del 10 luglio”40.
Il grano, fonte di sostentamento principale del Molise, cominciò a
scarseggiare già dal 1942, per quasi scomparire nel 43 a seguito delle forti
distruzioni dei campi seminati anche se si registrarono alcune eccezioni,
molto rare, come fu a Baranello per la famiglia Gargano:
“Caro fratello ti dico che in questi giorni puliamo il grano, e già è tutto spigato, e speriamo che ci riabbracciamo presto così ci aiuti anche tu” “Caro nipote voi volete sapere della vigna ma io ti dico che già ci facciamo il vino e […] ti farò sapere che da qui si fa una bella raccolta perché già si miete”41.
39 ACS, Ministero dell’Interno – Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e
Riservati 1942, b. 73, Oggetto: Relazione provinciale sulla situazione politico – economica e prospetti degli episodi sovversivi per il trimestre luglio-settembre 1942, XX, Campobasso, 30 settembre 1942.
40 ACS, Ministero dell’Interno – Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e
Riservati 1942, b. 73, Oggetto: Relazione sulla situazione politico – economica della provincia al 30 corrente, Campobasso, 30 giugno 1942.
41 APG, Dalle lettere della Famiglia Gargano inviate al soldato Angelo, prigioniero di
guerra in Africa. La prima, datata 13 maggio 1943, è del fratello Michele, la seconda, 24 giugno 1943, è del nonno Gennaro.
O ancora, sempre dalle documentazioni dell’archivio privato della
famiglia Gargano, un’altra testimonianza ci racconta:
“Poi caro figlio devi sapere della campagna ma io ti dico che quest’anno abbiamo fatto una bella raccolta di vino e speriamo che ritorni presto che così vogliamo stare sempre contenti tutti insieme a lavorare nei campi”42.
Nel tempo, oltre al grano, divennero altalenanti anche gli altri
raccolti come quello del granone o dei cereali, ed anche quelli più pregiati
ed importanti come l’oliva o l’uva:
“A differenza del raccolto del grano, buono è stato invece quello del granone, meno però in determinate zone della fascia costiera in cui la coltivazione è andata completamente a male a causa della siccità. Ma per tale cereale l’ammasso non ha risposto bene- essendosene ammassati appena Q.li 11.714- per varie ragioni, sulle quali riferirò in seguito trattando del servizio ammassi. Abbondanti i raccolti dell’olio, di cui non si possono ancora precisare dati, essendo tuttora in corso la raccolta e la macinazione delle ulive, e del vino, che si calcola in circa Q.li 300.000”43.
“Il raccolto cerealicolo non è stato, quale si presentava, buonissimo, essendo venuto a mancare le ultime piogge […]. Per il granone, che ha pure molto sofferto in determinate zone per la siccità, non si possono dare ancora dati concreti […]. Scarsissimo sarà il raccolto dell’olio”44.
La carestia agraria, causata sia dalla guerra che dalle pessime condizioni
atmosferiche, peggiorò nel tempo estendendosi sull’intero territorio
regionale, come risulta anche da un’altra testimonianza della famiglia
Gargano che, al contrario degli anni precedenti quando aveva mietuto un
buon raccolto, si ritrovò a mani vuote:
“Caro figlio ti fo sapere che quest’anno la raccolta è male di tutti i generi perché è molto tempo che non piove”45.
42 APG, Dalle lettere della Famiglia Gargano inviate al soldato Angelo, prigioniero di
guerra in Africa. Lettera a firma della madre Antonia Melone, datata 30 dicembre 1942.
43 ACS, Ministero dell’Interno – Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e
Riservati 1942, b. 73, Oggetto: Relazione provinciale sulla situazione politico – economica e prospetti degli episodi sovversivi per il trimestre ottobre - dicembre 1942 - XXI, Campobasso, 28 dicembre 1942.
44 ACS, Ministero dell’Interno – Pubblica Sicurezza, Divisione Affari Generali e
Riservati 1941, b. 50, Oggetto: Relazione sulla situazione politico – economica della provincia, Campobasso, 27 settembre 1941.
45 APG, Dalle lettere della Famiglia Gargano inviate al soldato Angelo, prigioniero di
Nonostante le forti difficoltà economiche vissute dai molisani, legate
anche e soprattutto alla insufficienza dei raccolti, alcune usanze e
tradizioni, rigorosamente in onore dei Santi, non vennero però mai
dimenticate o messe da parte. A Jelsi, paese molisano famoso da oltre 200
anni, precisamente dal terremoto che colpì la comunità nel 1805 ma che
grazie all’intercessione di Sant’Anna non fece vittime, per la Festa del
Grano, celebrata proprio in onore della patrona della comunità,
Sant’Anna, si promosse, addirittura, un concorso centrato proprio sul
grano:
“Si è svolta oggi questo capoluogo premiazione concorso battaglia del grano tra unanimi consensi agricoltori che habent confermato incrollabile fede DUCE ed Regime et assicurato raggiungimento risultati sempre più lusinghieri punto Est stato telegrafato DUCE punto Nessun vincitore escluso premiazione punto”46.
Difendere l’agricoltura, vita e pane quotidiano per i molisani, era di
fondamentale importanza, e anche in questo ci fu, costantemente, la
presenza della Chiesa a vigilare sulle singole situazioni, come si può
notare anche dalle parole del Vescovo Carinci:
“In rifermento al N°1102 Prot.p.a.a., comunico che ho ricevuto n. 100 copie foglietti a stampa riflettenti la propaganda per la protezione dell’agricoltura e ne ho curato la distribuzione ai Parroci, perché a loro volta li diffondano fra la popolazione. Il Vescovo di Isernia e Venafro Alberto Carinci”47.
Intanto il costo della vita continuava a lievitare creando sempre
maggiori difficoltà soprattutto a determinate categorie di persone e
smuovendo gli animi, dei tanti in difficoltà, con clamorose proteste:
“Il costo della vita continua anche in questa Provincia a subire aumenti, ma in proporzioni sensibilmente minori che in molte altre, direi per riflesso di quanto avviene altrove, per cui esso si mantiene ancora allo stato tollerabile rispetto ai vari strati sociali ed alle relative esigenze. Debbo però aggiungere subito che ciò non può dirsi- come avvertito nella precedente relazione- per le classi impiegatizie, le quali anche qui sono le più provate nelle attuali difficili condizioni di vita, risentendo moltissimo della sperequazione fra i loro stabili
46 ASCB, Prefettura di Gabinetto II, b. 101 f. 692, Concorso nazionale del grano,
Telegramma che si riferisce al comune di Jelsi ed inviato dal prefetto di Campobasso, Cocuzza, al Ministero Agricoltura ed Foreste – Roma, 29 agosto 1942.
47 ASCB, Prefettura di Gabinetto III, b. 68 f. 329, Comitato provinciale protezione
antiaerea – protezione dell’agricoltura, Telegramma inviato alla R. Prefettura di Campobasso – Comitato provinciale PP.AA., 4 giugno 1943.
magri stipendi e le aumentate ed aumentabili risorse, con cui, invece, tutte le altri classi sociali cercano di equilibrarsi in questo infrenabile crescendo del costo della vita. […] continua a dimostrarsi molto efficace in tale opera di vigilanza e di repressione l’attività della Squadra Annonaria Provinciale Mista, specie in questo Capoluogo, dove essa esegue, sulle direttive mie personale e talvolta- nei casi più salienti- anche dell’Eccellenza il Prefetto, attivissimo servizio, d’intesa ed in collaborazione, secondo i casi, con Funzionari del Consiglio Provinciale delle Corporazioni, o con quelli della Sezione Provinciale dell’Alimentazione, o con gli altri Organi appositamente creati, come da ultimo con gli agenti dell’Artigianato addetti al servizio di controllo sui mulini, o con gli Ufficiali ed i vigili Sanitari Provinciali e comunali. Nei riguardi particolari dell’alimentazione i servizi di vigilanza in questo Capoluogo da parte di questa