1.2 I Vescovi del Molise, tra proclami di pace e costrizioni di guerra
1.2.1 I nostri Vescovi
Guidare una Diocesi, con tutte le sue Chiese di riferimento, grandi e
piccole che siano, e con tutti i suoi fedeli, con il ruolo, delicato ed
importante al tempo stesso, di rappresentante del Santo Padre, sarà stato
molto più difficile durante la Seconda Guerra Mondiale, anni lunghi ed
intensi vissuti tra criticità e morte, violenze e bombardamenti. E, seppur
con sofferenza, i Vescovi molisani sono stati capaci di portare avanti il
loro compito di guida della Chiesa senza tralasciare, ma anzi
intensificando, il proprio ruolo sociale e di aiuto alle popolazioni
soggiogate dalla guerra.
Alberto Romita fu da sempre un uomo colto, intelligente e
dinamico ed un Vescovo capace di ascoltare i problemi del popolo. Con il
suo arrivo nella Diocesi di Campobasso – Bojano, aumentarono presto le
comunioni eucaristiche in ogni chiesa e la parola di Dio fu largamente
annunziata al popolo. Nei momenti lieti e tristi, Mons. Alberto Romita ha
sempre rappresentato, per il popolo, l’unico punto fermo, l’autorità più
alta da seguire e a cui far riferimento. Soprattutto nei momenti più
difficili e cupi, il Vescovo, come un anziano padre, riusciva ad unire
intorno a sé tutti per difenderli e per proteggerli.
Nel Libro Cronistorico del Convento Sacro Cuore di Campobasso è
riportato l’evento della morte di Mons. Romita. Nelle pagine del volume
campeggia in grassetto il titolo che ricalca la notizia della sua morte,
evento triste per tutti i fedeli della sua Diocesi:
“Avvisati ieri sera si portavano di urgenza […] per assistenza a sua Eccellenza il Vescovo assalito da un attacco cardiaco, fibra già debole prima per le lunghe malattie, non poteva più reggere a lungo. Aveva già perduto la lucentezza e l’albo di ragione, così gli venivano incentrata tutte quelle cure spirituali che vogliono simili casi. […] Alle ore 5¼ una prolungata e insistente telefonata accerta la luttuosa morte di Eccellenza il Vescovo Alberto Romita, l’Anima Francescana e Terziaria. […] Alle ore 8 un primo funerale solenne cui suffraggiavano dicendo alcune parole per ricordare una bella figura al Signore mentre un folto pubblico pregava e piangeva”19.
Furono tanti i fedeli che piansero per la scomparsa del Vescovo,
quell’uomo che durante la sua presenza nella Diocesi, aveva dato tanto a
tutti. Arrivò, dopo, un altro grande uomo che sacrificò la sua vita per la
salvezza di tutta la Diocesi. Secondo Bologna, novello Vescovo, uomo
laborioso e pio, nel suo breve episcopato, rimise in sesto le finanze della
Diocesi, dissestate per le molte e necessarie opere realizzate dal suo
predecessore. I tre duri inverni vissuti a Campobasso furono trascorsi da
Mons. Bologna in piena austerità, senza nemmeno il riscaldamento e nella
povertà più vera del termine. Dopo ore di lavoro a tavolino i chierici lo
sentivano a lungo passeggiare per le stanze del palazzo o per i corridoi
del seminario, lo faceva per riscaldarsi. Secondo Bologna fu
immediatamente, da tutti i fedeli, accolto benevolmente con braccia
aperte. La comunità molisana vide in questo giovane Vescovo un
barlume di speranza e di fiducia per superare i momenti bui che l’Italia si
stava apprestando a vivere:
“La nostra bella chiesa ha avuto la bella fortuna di ricevere, per prima, sua Eccellenza il Vescovo Secondo Bologna, Pastore di questa veneranda Diocesi Campobasso – Bojano […] 20”.
Tutto il suo apostolato, seppur molto breve, quasi quattro anni, si
svolse interamente durante la Seconda Guerra Mondiale. Mons. Bologna,
che aveva partecipato alla Prima Guerra Mondiale, in qualità di ufficiale,
avvertì il pericolo per la sua popolazione. Il 21 settembre 1943, come ci
ricorda anche Di Fabio nel suo volume, emanò una lettera per tutti i
parroci e i rettori delle chiese da lui capeggiate: “Charitas Christi urget
nos! Il grido appassionato dell’apostolo Paolo fattosi tutto a tutti per tutti
19 Libro Cronistorico del Convento Sacro Cuore di Campobasso, Articolo dedicato alla
morte del Vescovo di Campobasso – Bojano, Mons. Alberto Romita, Campobasso, 14 ottobre 1939.
guadagnare in questi momenti di angoscia, deve essere il respiro della
nostra anima sacerdotale, la norma del nostro agire, il programma eroico
del nostro ministero. Ognuno resti al suo posto; in mezzo ai propri fedeli
e accanto alla propria Chiesa. A prezzo di qualsiasi sacrificio – è dovere
di giustizia e di carità. Le nostre popolazioni ce ne saranno grate. Il nostro
esempio sarà di conforto e di pacificazione. Mai come ora avremo
occasione ancora di mostrare il nostro spirito di abnegazione, la nostra
assoluta benedizione al bene delle anime. Ricordate: e il ricordo su
ognuno di noi alto ammonimento: il Buon Pastore dà la vita per le sue
pecorelle!” (G. Di Fabio, Storia di una diocesi. I vescovi di Bojano e di
Campobasso-Bojano, Arti Grafiche La Regione, Ripalimosani, 1997, p. 231).
Secondo Bologna, nella sua immensa fede, cercò di guidare, nel miglior
modo possibile, la propria gente e riuscì nel suo compito; tutta la Diocesi
si innamorò di quel giovane Vescovo che offrì a Dio la propria vita per la
salvezza della città:
“La vita di Mons. Secondo Bologna si riassume in una sola parola: « Carità ». Come sacerdote, come parroco, come Vescovo fu animato dall’ardentissimo amore verso Dio e verso le anime, dilatando continuamente il Suo cuore nella misura che aumentavano le Sue responsabilità e cresceva il gregge a lui affidato. […]”21.
L’11 ottobre 1943, dopo aver pregato e cercato in ogni modo
un’intesa con l’esercito tedesco per evitare il bombardamento sulla città
di Campobasso, Mons. Bologna morì, colpito in testa da una trave della
sua amata Cattedrale, mentre era in ginocchio, a pregare, davanti l’altare
per scongiurare lo scoppio delle bombe. La perdita del giovane Vescovo
fu un dramma per tutti i fedeli che non riuscirono a rassegnarsi per quella
morte barbara ed ingiusta. Gli successe, in qualità prima di
Amministratore Apostolico e poi di Vescovo, Mons. Alberto Carinci che
arrivava dalle Diocesi di Isernia e Venafro.
Le Diocesi di Termoli e Larino, prima divise e poi unite, furono
amministrate a lungo da un solo uomo, Mons. Oddo Bernacchia, il quale
ricevette la nomina a Vescovo delle Diocesi di Larino e di Termoli il 24
giugno 1924. Vescovo dalla rilevante personalità, governò fino al 10
dicembre 1960 la Diocesi di Larino mentre fu costretto a lasciare, per
21 “Il Tempo - Cronaca del Molise”, Articolo dedicato all’anniversario della morte del
Vescovo Secondo Bologna dal titolo: “Anche Kesselring rese omaggio alla salma del Vescovo Bologna morto in prima linea”, 11 ottobre 1958.
ragioni di salute, quella di Termoli il 19 marzo 1962. Bernacchia fu sepolto
proprio nella cripta della Cattedrale che tanto aveva amato, quella della
città di Termoli. A lui si devono grandi attività e vari lavori, tra cui la
costruzione, nel 1939, di una nuova ed importante sede per il Seminario
diocesano. Mons. Bernacchia si divise sempre fra le due sedi della Diocesi
che gestiva ma visse soprattutto a Termoli, mentre nel periodo tra
settembre 1943 e marzo 1944 fu costretto a rifugiarsi a Larino a causa di
alcune vicende legate proprio alla Seconda Guerra Mondiale. Bernacchia
fu un Vescovo molto attivo per la sua Diocesi, per questo l’intera
popolazione gli fu sempre grata, fin dall’inizio del suo mandato
apostolico. A dimostrazione della riconoscenza del popolo molisano, una
lettera importante è conservata negli Archivi Segreti Vaticani. Nella
lettera, inviata al Papa, Pio XI, scritta dal Sacerdote Francesco Mennini a
nome di tutta la Diocesi, si richiedeva, a fronte di varie motivazioni, il
titolo di Assistente al Soglio per Oddo Bernacchia:
“Beatissimo Padre, Il sottoscritto, Vicario Generale della Diocesi di Termoli, a nome del Capitolo Cattedrale del Clero diocesano e di tutto il popolo, umilia ai piedi della Santità Vostra premurosa istanze perché la S. V. voglia benignarsi di conferire al Vescovo diocesano Mons. Oddo Bernacchia il titolo di Assistente al Soglio Pontificio. L’istanza è suggerita dalle seguenti motivazioni:
1° Nella celebrazione del 25° anno del Sacerdozio e dal 12° anno di Episcopato, il Clero ed il popolo delle sue Diocesi di Termoli e Larino desiderano offrire all’Amato Pastore insieme alla testimonianza della loro gratitudine e riconoscenza, un benevolo attestato della paterna Bontà della Santità Vostra. 2° E questo paterno attestato di benevolenza trova la sua motivazione nelle benemerenze di S. E. Monsignor Bernacchia. La sua visita sacerdotale fu spesa tutta nel lavoro di formazione delle Associazioni Cattoliche, nella direzione spirituale del Seminario di Fano ed in quello Regionale. Il Vescovo ha fatto più volte la S. Visita pastorale non limitandola alle sole pratiche di consuetudine, ma formandosi anche nelle parrocchie più piccole delle due Diocesi di Termoli e Larino, per 3 o 4 giorni, impiegati in faticosi corsi di predicazione alle diverse categorie di persone. Nelle parrocchie ha promosso le Associazioni di Azione Cattolica, l’opera delle Vocazioni, le scuole catechistiche e le opere Eucaristiche. In Larino è stato fatto con esito e con frutto confortante il Congresso Eucaristico Diocesano, e ciò sta preparando il Congresso Eucaristico Diocesano di Termoli. 3° Nelle circostanze di queste Celebrazioni verrà riconsacrata la Cattedrale, che da tre anni era stata chiusa per necessari ed urgenti restauri richiesti dallo stato pericolante di due colonne che mostrarono due spaccature minacciose, causate, come risultò dai lavori di restauro, da mancanza di fondamenta, per cui dovè essere abbattuta la navata centrale e quella di destra con tutta la tettoia. Coi restauri Vetusta Cattedrale del 9° secolo è stata quasi completamente rifatta e per di più riportata dallo stile barocco, e al suo stile romanico originario. Le
ingenti spese di oltre 250 mila lire sono state sostenute in buona parte dai sacrifici del Vescovo.
4° Un’altra circostanza della festa da svolgersi metterà in rilievo le benemerenze di V.E. Mons. Oddo Bernacchia: l’inaugurazione di un monumento marmoreo nel nuovo e grandioso seminario eretto dalla generosità del Vescovo. Il vecchio seminario infelicissimo per posizione, ristretto per ambiente, affogato dalle case circostanti, senza aria e senza luce, e per di più cadente per la vecchiaia, era divenuto inabitabile, oltre ad essere privo delle più comuni ed elementari necessità. Mons. Bernacchia, fin dal suo arrivo in Diocesi volle pensare a provvedere a queste necessità, ed in 4 anni con sacrifici facili ad immaginarsi, ha eretto, sui ruderi di un vecchio Convento Francescano, un Seminario nuovo che può essere oggetto d’invidia per ogni piccola Diocesi, offrendo tutte le sue risorse, giacchè la spesa complessive ha oltrepassato le 400 mila lire.
5° Anche il vecchio Seminario di Larino si trova nelle identiche condizioni descritte per il vecchio seminario di Termoli. Le cure del Pastore che non si dà riposo, si rivolgono ora al detto Seminario. È stato già stipulato il contratto di vendita e di cessione del vecchio Seminario al Comune. È pronto il progetto del nuovo Seminario da ergersi, è stato già acquistato il terreno in posizione incantevole, e quanto prima cominceranno i nuovi lavori, che richiederanno da parte dello zelante pastore altri gran sacrifici.
6° Anche le due case vescovili di Termoli e di Larino sono state oggetto delle cure del Vescovo, che ha recentemente rifatti i pavimenti ed in Larino una parte dell’Episcopio è stata rialzata ed ampliata. Beatissimo Padre, se si pensa che il Vescovo d’una piccola Diocesi, come questa di Termoli, con risorse molto limitate, ha saputo compiere in un tempo relativamente breve, opere così dispendiose, eppure tanto necessarie ed urgenti, potranno facilmente risultare i sacrifici compiuti e le benemerenze acquistate dal Vescovo di Termoli. Ma il Clero ed il popolo di questa Diocesi, fondò soprattutto la sua speranza, nella benevolenza premurosa della Santità vostra per ottenere la grazia richiesta”22.
Nonostante le tante attività svolta dal Vescovo Bernacchia, le
benevolenze di tutta la sua Diocesi e la gratitudine che i fedeli molisani
riversavano nell’eminente figura vescovile, tale titolo gli fu però negato
dalla Santa Sede ma ciò non fece che crescere, ancora di più, l’amore dei
suoi fedeli e di tutta la comunità locale:
“Ecc. mo e Rev.mo Signor Mio Oss.mo, non so da chi e per quale titolo sia stato domandato la nomina di Mons. Oddo Bernacchia, Vescovo di Larino e Termoli, ad Assistente al Soglio, come da lettera di Vostra Eminenza Rev.do corrente mese n. 154551*. Tutto considerato, però, mentre è da riconoscersi essere detto Vescovo pio e zelante Prelato, non sembra ci siano affatto speciali motivi per onorarlo, almeno oggi con la particolare distinzione domandata. Mi volgo
22 ASV, Archivio della Segreteria di Stato, 1936 - Onorificenze 9, Oggetto: Mons. Oddo
Bernacchia - Si chiede per lui il titolo di Assistente al Soglio per il XXV di Sacerdozio, lettera scritta dal Sacerdote Francesco Mennini, 1 aprile 1936.
all’incontro per umilissimamente le mani e professarmi con sensi di profonda venerazione”23.
La Diocesi triventina, nel periodo precedente la guerra, fu retta da
Mons. Giovanni Giorgis, nato a Cuneo il 19 aprile del 1887. Giorgis era
stato prima parroco di Bernezzo e cappellano degli alpini durante la
Grande Guerra. A quarantacinque anni fu eletto Vescovo di Trivento e si
distinse per il fervore che metteva continuamente nell’istruzione religiosa
del popolo cristiano, per lo zelo nel propagare l’associazionismo
dell’Azione Cattolica, per la fervida devozione mariana e alla Santa
Eucarestia. Si deve al suo interessamento il mosaico dell’Immacolata
posto sulla facciata della Cattedrale di Trivento, fatto provenire da Roma
e addirittura commissionato dallo stesso Papa Benedetto XV. Il 16 luglio
1937 il sommo Pontefice lo trasferì alla sede di Fiesole e il suo posto fu
occupato da Mons. Epimenio Giannico, Vescovo di Trivento dal 1937 al
1957. Abruzzese verace, nacque ad Atessa l’11 novembre 1891, concluse i
suoi studi teologici presso il Seminario Regionale di Chieti. Era stato
cappellano militare durante la Prima Guerra Mondiale, poi come parroco
fu responsabile di Santa Croce di Atessa, di Casoli e infine di
Guardiagrele. L’8 settembre 1937 fu eletto Vescovo di Trivento, il 24
ottobre fu consacrato e il 21 novembre prese possesso di questa sede
vescovile. Consacrato Vescovo ebbe la premura principale di scrivere e
ringraziare direttamente sua Santità Pio XI:
“Beatissimo Padre, mi permetto di informare la Santità Vostra che il 24 corr. m. sono stato consacrato Vescovo nella Cattedrale di Chieti da quell’Arcivescovo. Ringrazio ancora una volta la Santità Vostra di essersi degnata di elevarmi a sì eccelsa dignità e rinnovo il proposito di voler fare il mio meglio, sorretto dalla Divina Grazia, per adempiere al mio grande dovere episcopale in modo da non rendermi indegno della fiducia che la Santità Vostra si è degnata riporre in me. Prostrato al bacio del S. Piede, imploro umilmente l’Apostolica Benedizione e mi protesto della Santità Vostra. Umilissimo servo, Epimenio Giannico, Vescovo di Trivento”24.
23 ASV, Archivio della Segreteria di Stato, 1936 - Onorificenze 9, Oggetto: Mons. Oddo
Bernacchia - Si chiede per lui il titolo di Assistente al Soglio per il XXV di Sacerdozio. Risposta del Cardinale Rossi della Sacra Congregazione Concistoriale inviata al Cardinale Eugenio Pacelli, Segretario di Stato di Sua Santità, in risposta alla sua lettera numero 154551: “E’ stato chiesto il titolo A. al S. P. per sua Eccellenza Mons. O. B. vescovo di Larino e Termoli. […]. Firma di Eugenio Pacelli”.
24 ASV, Archivio della Segreteria di Stato 1937 – Diocesi 194, Oggetto: Giannico Mons.
Epimenio – ringrazia della sua nomina a Vescovo di Trivento e partecipa l’avvenuta sua consacrazione, Guardiagrele 28 ottobre 1937.