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Francesca Alinovi fu la prima in Italia a parlare di graffiti, intesi come street

art verso la fine degli anni Ottanta. Lei era una ricercatrice al dipartimento

di Arti Visive dell’Università di Bologna. Il suo lavoro era partito a New York quando studiava e analizzava come i writer di strada erano poi arrivati a presentare le proprie opere nelle gallerie d’arte. Nel 1982 la Allinovi scrisse su FlashArt27 un articolo “Arte di Frontiera” nella quale descriveva il movimento iniziato sul finire degli anni Sessanta a New York.

Il writing si diffuse rapidamente in Europa, mentre l’Italia fu l’ultimo Paese ad “contagiato”, verso gli anni Ottanta. Nel nostro Paese i graffitari non

26 DE GREGORI S., Shepard Fairey in arte Obey: La vita e le opera del re della poster art, Roma, 2011, p. 179.

24 furono influenzati solamente dagli artisti d’oltreoceano, ma anche da fonti autoctone che avevano preceduto, anche di parecchi anni, l’arrivo del fenomeno del writing. In Italia, difatti, nel corso del Novecento si sono susseguiti due diverse correnti finalizzate a utilizzare il carattere comunicativo del muro. Per primo il regime fascista, negli anni Trenta, utilizzava la pittura murale per trasmettere gli ideali e valori politici di Mussolini; negli anni della contestazione, invece, fu utilizzata negli per scopi opposti, infatti era il popolo ad usare il muro per esprimere i propri messaggi rivoluzionari contrari alle istituzioni.

Con Mussolini la funzione dei murales era di comunicazione propagandistica ed educativa, per aumentare il consenso del popolo nei confronti del regime. Oltre che i motti del Duce, venivano riprodotti anche i suoi ritratti. In quel periodo storico il dipingere sui muri era legale, perché l’ordine e l’azione provenivano dallo Stato.

Negli anni Settanta l’arte murale si sviluppò in contemporanea alla contestazione studentesca. I giovani si rendevano conto dei gravi problemi nel mondo e, di conseguenza a questo loro interesse politico, l’arte diventa strumento di denuncia e riflessione. Ad essere punto focale di questo fenomeno furono tre grandi città: Milano, Bologna e Roma.

In contemporanea, tra gli anni Cinquanta e Settanta, la Sardegna fu il centro di maggior proliferazione di arte murale. Il piccolo comune di Orgosolo è stato il primo a presentare al pubblico i suoi murales nel 1969, grazie all’opera del Gruppo Anarchico Dioniso (FIG. 1.6). I temi erano quelli della politica, della lotta al potere e della contestazione in generale. Successivamente, negli anni Ottanta, quando gli animi ormai si erano placati, tali scene vennero sostituite da quelle di vita quotidiana della campagna. Gli artisti che realizzarono questi primi murales volevano esprimere la propria ideologia politica ed artistica e, senza dubbio, furono influenzati dal muralismo messicano degli anni Venti. I murales erano realizzati sulle pareti di case o comunque in posti che fossero ben visibili, così che il messaggio potesse essere colto da chiunque. In questo clima che

25 voleva far emergere il malessere e la rivolta, i murales erano il mezzo di comunicazione per la massa.

(FIG. 1.6) Dioniso, La rivolta di Pratobello, Orgosolo, 1969

San Sperate è un altro piccolo comune della Sardegna e dal 1968, grazie all’intervento iniziale dello scultore Pinuccio Sciola, che aveva pensato di rivoluzionare l’aspetto dei muri anonimi delle case, si presenta come un Paese Museo. Il paese è adornato con oltre 320 murales, sculture e monumenti che si trovano i muri degli edifici, ma anche le strade, le piazze e ogni altro spazio pubblico.

Senza tenere conto della pittura muralista italiana, ma volendo solo considerare i graffiti come antenati della street art: il fenomeno del writing arrivò in Italia, come anche in altri Paesi europei all’inizio degli anni Ottanta. Solo negli anni Novanta, però, si cominciò seriamente a capire la portata del fenomeno e a prendere provvedimenti per combatterlo. Le Amministrazioni comunali viaggiavano su un doppio binario: da un lato creano spazi appositi e legali per questi artisti e dall’altro creano sanzioni sempre più aspre. Da un lato c’erano i sostenitori di questo fenomeno che consideravano i graffiti delle opere d’arte e dall’altra parte gli oppositori, i quali li reputavano solo interventi vandalici. Ancora oggi non è così scontato

26 che la street art sia incoraggiata e tutelata; si tratta di un fenomeno ambiguo ed alcuni casi recenti dimostrano come artisti di fama internazionale, vengano chiamati in una città per dipingere su commissione, mentre in un’altra possano essere sanzionati per imbrattamento, come ad esempio è accaduto alla street artist nostrana Alice Pasquini, detta Alicè. In Italia si sono affermate tre scuole principali a Milano, Bologna e Roma; le città hanno reagito all’avvento di questo fenomeno in modalità pressoché uguali. Le Amministrazioni comunali condannano la street art illegale, poiché realizzata senza l’autorizzazione del proprietario della superficie sulla quale è collocata, come atto vandalico, ma allo stesso tempo incoraggiano la street art autorizzata che punta alla riqualificazione di quartieri degradati, pericolosi e senza iniziative sociali, all’abbellimento e alla creazione di gallerie d’arte a cielo aperto.

A Milano numerosi sono gli street artist giunti da tutto il mondo per mettere il proprio genio artistico a servizio della città. Qui troviamo un’alternanza tra la repressione del fenomeno come fattispecie vandalica di imbrattamento ex art. 639 del codice penale da un lato e, dall’altro, un tentativo di dare degli spazi appositi a questi artisti dove poter esprimere la loro arte e sostegno a progetti per la riqualificazione di spazi in degrado. Dal 2011 a oggi l'avvocatura di Palazzo Marino ha trattato complessivamente 160 procedimenti penali a carico di 260 imputati o indagati soprattutto per imbrattamenti a danno di mezzi di trasporto pubblici o edifici28. Allo stesso tempo i progetti di street art finanziati, patrocinati o sostenuti dall’Amministrazione sono numerosi, si pensi ad esempio al progetto “Muri Liberi” con cui ha concesso 100 nuovi muri da dedicare alla street art, il progetto di riqualificazione dell’area del Giardino delle Culture per il quale il Comune ha commissionato allo street artist Millo due giganteschi murales e il progetto CLER con la quale si vogliono trasformare le serrande dei negozi in delle opere d’arte.

28 S.A., Graffiti, il Comune di Milano in tribunale: guerra aperta ai writer. Sala: “Avranno

27 La città di Bologna si può considerare il centro italiano della street art dove si fondono opere illegali, ma anche mostre e festival dedicate a questa nuova forma d’arte. Come a Milano, anche l’Amministrazione comunale bolognese punisce la street art illegale, come ha fatto ad esempio con l’artista Alicè condannata per imbrattamento nel 2016 e al contempo sostiene progetti ad essa dedicati. Il Comune ha creato, in collaborazione con due associazioni, una mappa della street art sulla quale sono collocate tutte le opere che si possono trovare in giro per la città, con l’indicazione dell’autore e della via in cui sono poste. La mappa è interattiva e continuamente aggiornata grazie al censimento dei graffiti realizzato periodicamente; nella sua legenda distingue con colori differenti le opere realizzare liberamente in situazioni tendenzialmente illegali29.

Infine a Roma, come nella città lombarda, l’Amministrazione comunale ha tentato, accanto alla lotto contro gli street artist che agiscono senza autorizzazione, di trovare delle strade alternative per contenere il fenomeno della street art e convertirlo in qualcosa di costruttivo e positivo. Ha dato così il via al progetto “Muri Legali”, con la quale sono messi a disposizione di coloro che ne vogliono usufruire, alcune superfici apposite delimitate da una targa all’inizio e alla fine della superficie legalizzata. Inoltre l’Amministrazione romana è molto impegnata nel sostegno di progetti dedicati alla street art come strumento per la riqualificazione di quartieri periferici in degrado, come ad esempio il progetto Big City Life nel quartiere di Tor Marancia.

29 GIUSBERTI C., Bologna, tutta la street art in una mappa, in La Repubblica, 18 aprile 2016.

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1.2.4 Una panoramica europea

Sul finire degli anni Ottanta il fenomeno del graffitismo aveva già preso piede in gran parte dell’Europa; nelle metropoli quali Parigi, Berlino e Londra comparirono le prime tag e i primi esempi di graffiti.

Nel vecchio continente, così come negli Stati Uniti, a essere colpiti furono per primi i treni, anche se il muro fu ben presto la superficie prediletta da tutti i writer. Se in America ci vollero anni perché l’opera di qualche ragazzo della periferia diventasse un vero e proprio movimento, in Europa esso arrivò già con tecniche e stili definite.

La città di Berlino è sicuramente la città con la più alta presenza di opere di

street art in Europa. Fin dagli anni della costruzione del Muro di separazione

tra Berlino Ovest e Est, esso era la “piattaforma” usata dagli abitanti per poter condividere le proprie opinioni e il disagio per la divisione della città. Negli anni successivi alla caduta del Muro, alcune parti non abbattute sono diventate un mezzo per trasmettere messaggi di cooperazione, convivenza pacifica e fraternità. Famosissima è, in questo senso, la East Side Gallery, una galleria a cielo aperto interamente dipinta con circa un centinaio di opere realizzate tra il 1990 e il 1992, che si trova su un tratto del muro nella ex Berlino Est lungo 1,3 km ed è una meta turistica per più di un milione di turisti all’anno30.

Una delle opere più celebri che si trova sul muro della East Side Gallery è “The mortal kiss” (FIG. 1.7) raffigurante il bacio tra gli ex leader della Germania dell’est e dell’Unione Sovietica, realizzato in occasione del trentennio della nascita della Repubblica Democratica Tedesca.

30 Disponibile all’indirizzo https://www.berlin.de/it/monumenti/3559756-3104070-east-side-gallery.it.html.

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(FIG. 1.7) Dmitri Vrubel, The Mortal Kiss31, Berlino, 1979

Berlino unisce sia la street art legale, con gli artisti della East Side Gallery, che quella illegale nei quartieri di Kreuzberg e Mitte, dove si trovano il maggior numero di opere di strada. Già dagli inizi degli anni Ottanta, in questi quartieri gruppi di anarchici e immigrati, utilizzavano spazi fatiscenti ed edifici abbandonati per esprimere le loro proteste. L’espansione della

street art illegale è stata possibile soprattutto ad una normativa abbastanza

permissiva della città di Berlino, infatti c’è una certa tolleranza nella maggior parte degli spazi pubblici, ma non in caso di imbrattamento di traporti pubblici, punito con multe fino a 2.000 euro32.

Londra, insieme a Berlino, è in Europa il più importante centro per la street

art. La città è famosa per i suoi dipinti murali, grazie soprattutto

all’intervento di Banksy, che l’ha scelta come suo trampolino di lancio e luogo dove ha realizzato alcune delle sue opere più note e significative. Il

writer nativo di Bristol non è però l’unico degno di nota, tanto che ovunque

sul web si trovano proposte di tour turistici con l’unico scopo andare alla

31 In lingua tedesca il titolo originale è: “Mein Gott, hilf mir, diese tödliche Liebe zu

überleben”.

32 SAVINI B., La stret art, in Art & Law, Negri-Clementi Studio Legale Associato, 2015, p. 5.

30 ricerca dei graffiti disseminati in giro per la città. L’interessamento dei turisti, ma anche della popolazione londinese, è chiara indicazione del valore che essi attribuiscono a tali opere.

Se in Europa le città sopracitate erano le più colonizzate dai writer di tutto il mondo, negli ultimi anni è entrata in gioco anche Lisbona. Nel quartiere del Bairro Alto ha sede il Museu Efémeru, un museo a cielo aperto della

street art, che come indica la parola stessa, è temporaneo. Le opere che si

trovano qui infatti, sono continuamente modificate, eliminate e sostituite. Esse ricoprono edifici vecchi e ormai vuoti, fabbriche dismesse, palazzi che sono in attesa di ristrutturazione o demolizione. Sul sito web del museo si può consultare una mappa dei luoghi dove trovare i graffiti e scaricare un’audioguida per i numerosi turisti che decidono di visitare la città attraverso questo percorso alternativo. In Avenida Fontes Pereira de Melo, uno dei maggiori rami commerciali della città, si trova un palazzo con alcuni dei murales più famosi, tra cui quello dello street artist italiano Blu (FIG. 1.8) che raffigura un uomo d’affari che tiene il mondo tra le mani, bevendone il succo con una cannuccia, e indossando una corona con i marchi di alcune compagnie petrolifere famose.

31 L’Europa è centro fresco e onnipresente del fenomeno street art, ogni stato risponde però diversamente alle problematiche giuridiche che ne derivano e propone diverse soluzioni, che sono legate al livello di tolleranza concesso. In Danimarca nelle scuole si parla della prevenzione del fenomeno graffiti, in Olanda, successivamente ad incontri di dialogo tra cittadini e writer si è arrivati a stabilire delle zone in cui la street art possa essere tollerata, in Belgio si è invece deciso di reprimere il fenomeno con aumento di controlli nelle stazioni dei treni e della metropolitana.

1.3 Gli artisti più noti del passato e del