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1.3 Gli artisti più noti del passato e del presente

1.3.2 Jean-Michel Basquiat

Jean-Michel Basquiat, contemporaneo di Hearing, ebbe una vita artisticamente molto intensa nella New York degli anni Settanta-Ottanta. Nacque nel 1960 a Brooklyn da genitori di origini haitiane e africane; origini che influenzarono enormemente la sua carriera. Era un appassionato di

35 anatomia, fin da quando, da bambino, ebbe un incidente che lo tenne fermo in un letto di ospedale per molto tempo e dove lui si dedicò alla lettura di manuali di anatomia per passare il tempo; tali studi anatomici furono sempre presenti nella sua arte.

Inizialmente era un writer alla pari di tanti altri. Nel 1977 conobbe Al Diaz, un giovane artista di strada che lo trasportò nel mondo dei graffiti. I due crearono una loro tag personale SAMO (FIG. 1.11) acronimo di “Same Old

Shit”37, con la quale firmavano ogni superficie libera della città di New York. La tag, accompagnata da piccoli messaggi provocatori, cominciò ad essere notata dai galleristi, che si chiedevano chi fossero questi due writers. Ben presto però, il sodalizio con l’amico graffitaro finì e così anche la tag scomparve, con tanto di epitaffio sui muri della città: Samo is dead38. Il suo rapporto con i graffiti si limitò quindi ai primi anni Ottanta, ma è proprio grazie alla fama acquisita in questo campo, che iniziò a guadagnare molto dalla vendita delle sue opere. Il suo scopo primario però, restava sempre scuotere l’opinione pubblica con le sue idee e rappresentazioni che rinnegavano il sistema tradizionale dell’arte.

(FIG. 1.11) Esempio di tag SAMO, New York

37 Traduzione: “La solita merda”.

36 Le sue opere riunivano i graffiti con un’arte vera e propria di tipo primitivo, con colori forti e segni violenti. Esse mostravano un insieme di frasi sparse, formule scientifiche, figure tratteggiate e primitive, collage di diversi materiali, tutto su sfondi colorati. Il messaggio si trasmetteva facilmente grazie alle scritte che sempre accompagnavano i suoi lavori (FIG. 1.12).

(FIG.1.12) Jean-Michel Basquiat, Notary 198, New York, 1983

Anche se Basquiat iniziò ad utilizzare la tela come supporto per le proprie idee e non più i muri della città, resta comunque con la sua tecnica e il suo stile mai riproposto, uno dei più grandi autori che hanno contribuito a definire la grandiosità della street art in un mondo d’arte dai generi infiniti. Divenne una star celebrata ovunque nel mondo dell’arte, insaziabile di fama, denaro e droga. “La vita di Basquiat, con il suo andamento febbrile, l’ascesa effimera come il passaggio di una cometa, e la stessa morte prematura si coalizzarono per trasformarlo in un mito […]”39. Il suo rapporto con la droga lo portò a morire di overdose a soli 27 anni.

1.3.3 Banksy

Oggigiorno l’artista più famoso e quotato al mondo è l’inglese Banksy. Si tratta di un personaggio destinato a dividere l’opinione pubblica, da un parte c’è chi considera i suoi graffiti come opere d’arte, altri li vedono come un

37 esempio di vandalismo data, nella maggioranza dei casi, la loro origine illegale.

“La sua si manifesta immediatamente come un’esplicita e aspra provocazione nei confronti dell’establishment, del potere, della guerra e del consumismo. I suoi stencil, immediati e ricorrenti come manifesti pubblicitari, appaiono ovunque, anche nei luoghi più bizzarri della città, e spesso ne sottolineano e spiegano i caratteri. […] Si è intrufolato nei musei, negli zoo, nelle gallerie e nei negozi di tutto il mondo, diventando l’indiscusso Re della Guerriglia Art”40.

La sua arte può anche essere chiamata Guerriglia Art, perché solitamente si riferisce ad un tipo di arte di origine illegale che ha lo scopo di opporsi e criticare le scelte politiche dei governi. Si tratta di una forma d’arte che prevede una profonda conoscenza e comprensione degli spazi, per poterli decontestualizzare e dare loro un nuovo significato per trasmettere il suo messaggio. Sceglie luoghi impervi e difficili da raggiungere, poiché essi sono spesso parte integrante del disegno. Banksy con le sue opere sfida la dimensione privata dei soggetti che rappresenta e allo stesso tempo anche la proprietà privata con la scelta dei luoghi, non preoccupandosi delle conseguenze in cui potrebbe incorrere. Vuole suscitare sentimenti spiazzanti nel pubblico, per condurlo ad una riflessione su temi che lui ritiene importanti. Ha una gran capacità di comunicare con il pubblico; grazie alle sue trovate ironiche e intelligenti, riesce a mostrare e far comprendere facilmente il messaggio che vuole trasmettere.

Bansky è nato a Bristol ed è attivo a partire dagli anni Novanta, dapprima nella sua città e poi a Londra, con la sua tecnica prediletta dello stencil. Della sua vita privata non si sa quasi nulla, non ne si conosce il nome e neppure il volto; probabilmente è proprio questa aura di mistero che ne alimenta il successo. Inoltre l’anonimato è l’unico strumento per la tutela della sua persona dalle forze dell’ordine che lo cercano per arrestarlo.

40 DE GREGORI S., Banksy, il terrorista dell’arte: Vita segreta del writer più famoso di tutti

38 Fin dall’inizio della sua carriera ha creato opere attraverso l’uso dello stencil e della bomboletta spray, con tematiche anticapitalistiche, pacifiste, antirazziste e politico-sociali, quali la libertà di espressione, la corruzione delle forze dell’ordine, l’ipocrisia dei popoli nei confronti dei più deboli ed il rispetto della libertà sessuale.

Sono ben note le sue visite notturne ai più celebri musei mondiali, durante le quali appende le sue opere eludendo la sorveglianza con grande maestria. Con il viso coperto per non farsi riconoscere, si è intrufolato per primo al Louvre di Parigi dove ha appeso una sua versione rivisitata della Gioconda di Leonardo Da Vinci, poi al MOMA, al Brooklyn Museum e al Metropolitan di New York. Successivamente si è introdotto alla Tate Gallery e al British Museum di Londra. In ognuno di questi famosi musei, ha esposto sulle pareti, al fianco dei capolavori dell’arte, le opere ispirate a quelle presenti, con delle sue aggiunte ironiche e attuali. Sabina De Gregori, nel suo libro sulla vita dell’artista lo definisce: “Un perfetto Arsenio Lupin al contrario: Lupin rubava, Banksy regala, Lupin faceva sparire, Banksy fa comparire. In entrambi i casi, fuorilegge”41.

Nel 2003 alla Tate Modern appese una propria opera sul muro, che però in poco tempo cadde lasciando spazio alla didascalia che l’accompagnava e che recitava: “Questa nuova acquisizione è uno splendido esempio di stile neo post-idiotico. Poco si sa su Banksy il cui lavoro è ispirato da cannabis e televisione”42. Un messaggio che rappresenta un’aperta critica al sistema museale chiuso e tradizionalista, il quale non permette ai talenti giovani ed indipendenti di esprimersi.

La sua è un’arte che piace anche ai collezionisti, disposti a pagare cifre molto alte; per esempio la sua opera “Slave Labour”, realizzata a Londra, è stata rimossa dal muro su cui era stata dipinta, per essere venduta in un’asta privata al prezzo di 700.000 dollari43. Le sue opere, più di una volta,

41 DE GREGORI S., op. cit., p. 127.

42 ARNALDI V., Che cos’è la street art? E come sta cambiando il mondo dell’arte, Roma, Red Star Press, 2014, p. 83.

43 S. A., Banksy, il murale delle polemica ritirato dall’asta dopo le polemiche, in La Stampa, 23 febbraio 2013.

39 sono state rimosse dal loro supporto, violando la tutela del diritto d’autore di cui, per il loro livello di creatività, dovrebbero essere oggetto. Infatti, la possibilità di opporsi alla modificazione, al deturpamento e ad atti di lesione dell’opera, tra le quali anche la rimozione, che siano pregiudizievoli alla propria reputazione e al proprio onore, è uno dei diritti morali che la tutela autoriale prevede in capo all’autore.

Sono tanti gli esempi dell’arte di Banksy che dovrebbero essere descritti, ma ne sono state scelti due tra i più significativi.

Per primo, il sopracitato “Slave Labour” che rappresenta bambino che cuce una bandiera del Regno Unito (FIG. 1.13) per poter parlare di sfruttamento minorile, di piccoli schiavi e diritti dell’infanzia calpestati.

(FIG. 1.13) Banksy, Slave Labour, Londra, maggio 2012

Il lanciatore di fiori (FIG. 1.14) è una delle opere di Banksy più riprodotte ed è una chiara contestazione alla guerra. Colui che dovrebbe lanciare bombe o sassi, invece lancia fiori. È una delle diverse opere che l’artista ha creato dal 2005 sulla barriera di separazione israeliana che divide Israele dai territori palestinesi.

40

(FIG. 1.14) Banksy, Flower Thrower, Gerusalemme, 2003