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Gli eventi del 13-15 giugno hanno come effetto la convocazione di una seduta straordinaria del Senato in data di 19 giugno 1990 per adottare una dichiarazione ufficiale del Senato accademico, per protestare rispetto alla presenza dei minatori dentro lo spazio universitario, che ha prodotto vari e gravi danni.

I membri del senato propongono una presa pubblica di posizione, con la quale: «il senato condanna ogni forma di violenza nella lotta politica e nella vita pubblica, chiede la punizione di tutti quelli che hanno usato la forza e la violenza; il Senato condanna la pratica dell’uso di qualsiasi tipo di forza, da parte dei gruppi o delle persone che non sono abilitate dalla legge (...) Il Senato riafferma il punto di vista secondo il quale l’Universit| di Bucarest, il corpo dei docenti e gli studenti, le organizzazioni professionali dell’universit|, la direzione dell’UB, non sono stati e non sono per niente coinvolti nella vita politica, riconoscendo il diritto di ogni persona di implicarsi e di esprimere le scelte politiche nell’ambito dell’ordine democratico»(professore di Filosofia)302.

Esiste anche un punto di vista diverso di alcuni membri del Senato che considerano che il discorso fatto da Emil Constantinescu, membro della Solidariet|

299 Archivio dell’Universit| di Bucarest dossier 765/1993, fila I/2, stenograma seduta del Senato del 9

dicembre 1993.

300 Ibidem.

301 Archivio dell’Universit| di Bucarest dossier 319/1990, fila 9, stenograma seduta del Senato del 19

giugno 1990.

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Universitaria, dal balcone della Facolt| di Geografia, abbia significato di maniera simbolica, un coinvolgimento politico diretto dell’universit|: «se siamo giusti, dobbiamo riconoscere questo fatto. Credo che noi siamo colpevoli per non avere preso nessun’attitudine contro questi fatti al momento giusto. Direi che dobbiamo fissare delle regole precise, chi ha il diritto di entrare in universit|, quanto tempo può rimanerci; secondo me, in ogni universit| del mondo, dopo la fine dell’attivit| didattica, l’universit| si chiude e nessuno ha il diritto di entrarci»(preside Matematica)303.

Di seguito, a livello istituzionale, il senato stabilisce delle regole per l’utilizzo dello spazio universitario, che saranno poi iscritte nella Carta universitaria. «In questo senso, dobbiamo prendere delle misure più precise, e stabilire che nessuna organizzazione dell’universit| non ha il diritto di utilizzare gli spazi dell’universit| per esprimere le sue scelte politiche. Vorrei appoggiare la Lega degli studenti, ma questa non si è per niente coinvolta per migliorare il processo dell’insegnamento» (preside Matematica) 304.

Mihai Gheorghiu, vice presidente della Lega degli studenti, dopo l’arresto di Marian Munteanu, difende la mancanza di coinvolgimento della LSUB nel processo d’insegnamento, che ha come motivo la situazione che si è creata al Ministero dell’Istruzione: «le stesse persone che hanno rovinato l’insegnamento sono lì e guidano il nuovo processo d’insegnamento». LSUB chiede uno sciopero generale nell’universit|, come forma di protesto, anche perché lo sciopero è uno strumento intensamente utilizzato in quel periodo: «noi non facciamo parte di nessun gioco per il potere, non siamo da nessuna parte, noi vogliamo solamente vivere, e poter fare qualcosa per questo paese, per questo popolo. Quello che vi chiediamo adesso è di avere una posizione radicale e ferma di fronte al potere che vuole cancellare i fatti. Io chiedo e ho chiesto lo sciopero generale, professori e studenti dell’Universit| di Bucarest e chiediamo una sola cosa: di garantire quest’istituzione, di garantire la nostra vita e di garantire che potremo sapere la verit|»305.

Un altro leitmotiv del periodo è costituito dal desiderio manifestato da LSUB di protestare in modo pubblico, attraverso la televisione nazionale: «dove arriver| questo paese, con chi costruiremo noi questo paese, senza docenti, senza studenti, senza intellettuali? Propongo che andiamo in televisione con un documento di

303 Archivio dell’Universit| di Bucarest dossier 319/1990, fila 3, stenograma seduta del Senato del 19

giugno 1990

304 Ibidem. 305 Ibidem.

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protesta, insieme o separatamente»306. Un membro del Senato costata che uno

sciopero dell’universit| potrebbe aggravare le cose: «il 13 giugno noi siamo stati nell’universit| ed è stata una lunga serie di provocazioni. Ho l’impressione costante che qualcuno vuole attirare l’universit| in una trappola, in un gioco che non è nostro, in quale siamo e siete carne per il canone» e gli studenti pretendono che «il governo non riconosce e non riconoscerebbe mai che l’universit| è stata attaccata»307.

Gli universitari hanno di seguito il dovere di reagire alle possibili intrusioni esterne: «noi in tanto che universit| dobbiamo difenderci, difendere il nostro diritto di esprimerci il punto di vista rispetto al processo d’istruzione, al ruolo degli intellettuali nella societ| romena. Esprimere questo punto di vista non significa essere contra un certo processo di sviluppo della societ| o essere catalogati come dei gruppi reazionari. Penso che abbiamo il dovere morale di coinvolgerci per la soluzione dei nostri problemi e quelli dell’intera societ|. Se non sono delle formazioni politiche nell’universit|, allora l’istituzione o i docenti e gli studenti, sono considerati in modo ingiusto come una parte ostile della societ|. Noi abbiamo il dovere di protestare in maniera veemente, usando tutti gli strumenti e la nostra posizione come gruppo sociale che appartiene alla societ| romena» (membro del Senato) 308

Di fronte a questi eventi che perturbano la vita universitaria, si decide di protestare in tanto che intellettuali e istituzione di cultura, con ruolo predominante nell’educazione dei cittadini: «se vogliamo cambiare la societ|, dobbiamo partire dalle realt|, siamo un popolo come qualsiasi altro, siamo forse meno educati, ma chi deve educare il popolo se non l’universit|?» (membro del Senato) 309

L’universit| ha il compito di contribuire alla costruzione della democrazia, essendo uno dei garanti del processo di modernizzazione: «non dobbiamo abbandonare l’ultimo sostegno di questo paese rappresentato dall’universit|. In questo momento, l’immagine della Romania è totalmente alterata e l’unico canale di comunicazione rimane l’universit|. In questo nostro messaggio di protesta, dobbiamo rendere l’idea che per quello che l’universit| rappresenta e desidera fare, essa è uno dei pochi garanti del processo di modernizzazione. Se l’universit| stessa fosse messa fuori da questa equazione del processo democratico, sia per la debolezza

306 Ibidem, fila 4. 307 Ibidem.

308 Archivio dell’Universit| di Bucarest dossier 319/1990, fila 5, stenograma seduta del Senato del 19

giugno 1990.

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della nostra protesta, sia per il nostro silenzio, non avremmo più credito e non possiamo più partecipare a nessuna discussione individuale»310.

La protesta dell’universit| rispetto all’arrivo dei minatori è inclusa nella protesta della Conferenza Nazionale dei Rettori. Una volta in più, la presenza dei minatori nello spazio universitario è vista come un gioco del potere e l’universit|, come istituzione sceglie di costituirsi in voce che denuncia il modo in cui succedevano le cose a livello politico in quel periodo.

2.15. “Solidarietà universitaria”

Solidaritatea universitară è creata ufficialmente il 18 settembre 1990 dal

prorettoreEmil Constantinescu. «Immediatamente dopo gli eventi drammatici del 13 – 15 giugno, la comunit| accademica di Romania si è resa solidale con i docenti, ricercatori e studenti dall’Istituto di Architettura e l’Universit| di Bucarest, con le vittime dell’aggressione alla quale sono stati sottomessi gli intellettuali dalla Capitale dal potere politico»311.

L’iniziativa parte da Timişoara, dov’è costituita un’associazione destinata a difendere la comunit| accademica di ogni tipo di abuso da parte del potere, e a Bucarest è creata la stessa organizzazione civica, costituita immediatamente «grazie alla velocit| e la volont| con la quale ha risposto al nostro appello un gran numero di collegi, intellettuali e universitari – docenti, presidi e direttori di istituzioni, rettori e vice rettori, membri dell’Accademia Romena, scrittori e artisti di gran prestigio»312 tra

cui professori dell’Istituto di Architettura ‚Ion Mincu‛, Accademia di Scienze Economiche, il Politecnico e l’Istituto di Costruzioni di Bucarest.

Solidaritatea Universitară è un’associazione che si propone di difendere lo stato

di diritto, autonomia universitaria e la libert| accademica: «la Solidariet| Universitaria – che non è una struttura politica – non può stare fuori della vita pubblica e della lotta politica nel senso più largo della parola, di lotta per affermare e consolidare la democrazia»313.

Per l’intermedio di quest’associazione, gli universitari sono chiamati a partecipare alla costruzione della democrazia nella Romania post comunista: «noi

310 Ibidem, fila 9.

311 http://www.constantinescu.ro/discursuri/61.htm. 312 Ibidem.

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non ci possiamo permettere, quanto tempo la societ| romena e ancora senza orizzonte e dominata da forze conservatrici, di consacrarci esclusivamente alla nostra vocazione di docenti e ricercatori. Abbiamo un dovere imprescrittibile rispetto alla societ| che ci ha generato e alla chance storica che i giovani che hanno sacrificato la loro vita per la libert| nel dicembre del 1989 ci hanno offerto. Dobbiamo usare le nostre conoscenze, la nostra capacit|, il nostro prestigio, per sostenere la causa della democrazia e della libert|. L’esperienza amara dei mesi che sono passati dalla rivoluzione dimostra che, senza un’opposizione consolidata, unita ed efficace, la nostra libert| è sempre minacciata, e la democrazia rischia di essere solo un artificio retorico»314.

Attraverso la costituzione di quest’associazione, gli universitari sono implicati in politica, perché ulteriormente la Solidaritatea universitară far| parte della Convenzione democratica e molti membri dell’associazione diventeranno parlamentari.

In conclusione, possiamo osservare che i sintagmi tipici del periodo in causa ritornano frequentemente, diventando dei leitmotiv, democrazia, libert|, sacrificio, costruzione: «l’intero spettro dei discorsi pubblici è stato così invaso da parole quali

libertà, democrazia, economia di mercato, stato di diritto, società civile e altre nozioni

considerate capaci di esprimere dei valori concreti, reali, alla portata di mano. Dei valori che possano essere toccati e misurati, possano essere appresi, visitati a domicilio, importati, domesticate e appropriate»315.

Questi valori guidano da una parte l’azione individuale, ma, il più delle volte sono utilizzati in discorsi di tipo demagogico, perdendo il significato originario.

314 Ibidem.

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Parte II ÉLITES POLITICHE E UNIVERSITÀ

Capitolo 3 Élites politiche e università

«It is high time to send the transitional elite back to the past and elect a new and educate a new professional political elite»316

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