Detroit: storia, sviluppo e declino della capitale dell'automobile
2.3 Detroit nel XX secolo: una metropoli industriale
2.3.2 The Arsenal of Democracy
Gli anni Quaranta videro Detroit risolvere i suoi problemi economici: i programmi previsti dal New Deal consentirono a molti Detroiters di tornare a lavoro man mano che l'economia cominciava a ridecollare e l'industria automobilistica registrò una discreta ripresa. Tuttavia, gli eventi europei forzarono rapidi cambiamenti nella vita della città e dei suoi cittadini. Il primo settembre del 1939 le truppe tedesche attaccavano la Polonia, due giorni più tardi, Gran Bretagna e Francia dichiaravano guerra alla Germania: l'Europa e il mondo si trovarono presto coinvolte nel secondo conflitto mondiale.
Allo scoppio del conflitto, gli Stati Uniti avevano ribadito la linea di non intervento negli affari europei mantenuta negli anni fra le due guerre. Tuttavia, dopo essere stato eletto per la terza volta alla presidenza, Roosevelt si impegnò in una politica di aperto sostegno economico alla Gran Bretagna e nel 1941 fu approvata una legge, detta degli affitti e prestiti, che consentiva la fornitura di materiale bellico a condizioni molto favorevoli a quegli Stati la cui difesa fosse considerata vitale per gli interessi americani; questa politica fece degli Stati Uniti l'arsenale della democrazia ponendoli in rotta di collisione con le potenze
dell'Asse49 (Sabbatucci, Vidotto, 2008).
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Il suggello ufficiale fu l'incontro fra Roosevelt e Churchill avvenuto il 14 agosto del 1941 a bordo di una nave da guerra al largo dell'isola di Terranova dal quale scaturì la firma della Carta
Atlantica, nella quale si condannavano i regimi fascisti e si fissavano le linee di un nuovo ordine
democratico da costruire a guerra finita (rispetto dei principi di sovranità popolare e di autodecisione dei popoli, libertà dei commerci. libertà dei mari, cooperazione internazionale, rinuncia all'uso della forza nei rapporti fra gli Stati). Cfr. Sabbatucci - Vidotto 2008.
Laura Dessantis
Detroit: dalla crisi agli esperimenti di rinascita
Tesi di dottorato in Scienze Politiche e Sociali Università degli Studi di Sassari
Detroit è stata tra le città americane ad aver maggiormente contribuito al supporto delle potenze alleate, tanto da essere considerata, in quegli anni The Arsenal of Democracy. Il 29 dicembre 1940 Roosevelt, nel corso di uno dei suoi
fireside chat50, esortò gli americani a sostenere le potenze alleate. L'Europa, in
particolare Gran Bretagna e Francia, si era infatti rivolta agli Stati Uniti per l'assistenza nella fornitura di armi, aerei, camion e carri armati; Roosevelt dichiarò che l'aiuto fornito agli alleati avrebbe consentito agli europei di combattere per la loro libertà, ricordando inoltre agli americani che una vittoria tedesca in Gran Bretagna avrebbe notevolmente compromesso la sicurezza degli Stati Uniti. Il Presidente chiese agli americani di comportarsi come se fosse il proprio paese in guerra, instillando negli ascoltatori l'importanza del patriottismo, del sacrificio e della necessità di una cooperazione tra il governo e gli operai. Infine, Roosevelt ricordò agli americani che avevano sia la responsabilità, sia i mezzi per cambiare le sorti della guerra.
Detroit era la città ideale per rispondere alla chiamata del Presidente; l'industria automobilistica subì, dunque, una rapida transizione al fine di gestire la produzione di armi e veicoli da guerra.
Le fabbriche fermarono la produzione di automobili per uso civile e iniziarono rapidamente la produzione di jeep, carri armati e bombardieri.
A trascinare gli Stati Uniti nel conflitto fu l'aggressione improvvisa subita nel Pacifico da parte del Giappone. Infatti, il 7 dicembre 1941, l'aviazione attaccò, senza previa dichiarazione di guerra, la flotta degli Stati Uniti ancorata a Pearl Harbor, nelle Hawaii, e la distrusse in buona parte; pochi giorni dopo l'attacco a Pearl Harbor, anche Germania e Italia dichiaravano guerra agli Stati Uniti (ivi).
L'industria di Detroit dovette rispondere alle numerosissime richieste di
produzione51 di strumenti per la difesa e, nonostante la creazione di nuovi posti di
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Si tratta di circa trenta interventi da marzo 1933 a giugno 1944, trasmessi via radio, nel corso dei quali Roosevelt, rivolgendosi al popolo americano, affrontava diversi argomenti tra cui la situazione nel settore bancario, il tasso di disoccupazione del Paese e la lotta contro il fascismo in Europa.
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Nel maggio del 1942 l'impianto Ford Rouge River, a Dearborn poco fuori Detroit, fu sospesa la produzione di auto convertita in funzione dello sforzo bellico; più di 120mila vennero impiegate in quel complesso per produrre carri armati, jeep, aerei e altro materiale bellico.
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lavoro, la carenza di manodopera fu grave ma limitata nel tempo: ben presto un numero sempre crescente di afro-americani provenienti dal Sud degli Stati Uniti si trasferì a Detroit per unirsi nello sforzo bellico. Così come l'industria di Detroit, anche gli abitanti della città fornirono alla nazione il loro contributo allo sforzo bellico: nell'ottobre del 1940, quando fu mobilitata la Michigan National Guard, i Detroiters erano più di 1500 e circa 500 mila si registrarono per la prima chiamata al servizio di leva.
Come mostra il grafico52 (figura 11), la quota di immigrati provenienti
dall'Europa si confermava quella più consistente anche negli anni Quaranta, tuttavia, gli afro americani si apprestavano a divenire la popolazione prevalente in
città. Rispetto al censimento del 193053 infatti, gli afro americani erano aumentati
di circa 30 mila unità.
Figura 11 Composizione demografica della popolazione di Detroit nel 1940
L'imponente processo di urbanizzazione del proletariato nero, iniziato durante gli anni del New Deal, si intensificò ulteriormente durante quelli della
L'anno successivo, un altro impianto Ford, il Willow Run, si specializzò nell'assemblaggio e nella produzione di massa dei bombardieri B-24 Liberator.
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I dati si riferiscono al Sixteenth Census of the United States: 1940 Volume I, Population disponibili su http://census.gov/library/publications.html.
53 Si tratta del Fifteenth Census of the United States: 1930 Volume I, Population disponibile su http://census.gov/library/publications.html. Europei Canadesi Russi Altre nazionalità Canadesi francesi Turchi Palestinesi Syriani Afro Americani
1940
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guerra. Il fenomeno, comune ai grandi centri di produzione bellica americani, aumentò, tra il 1940 e il 1944 del 49% (Polenberg, 1981). Ondate migratorie così massicce non potevano non creare tensioni e contrasti fra le popolazioni già insediate e i nuovi arrivati.
Il vertiginoso aumento della popolazione a Detroit 54 causò una congestione
della popolazione e una conseguente carenza di alloggi. Nei primi anni di guerra, furono costruite abitazioni per rispondere alla prima emergenza, ma si rivelarono insufficienti a soddisfare la domanda e acuirono le tensioni razziali (Poremba, 2001; Thomas, 2013). La città non era in grado di costruire le unità abitative necessarie a coprire la domanda di alloggi. Carl Bradt, a capo della commissione per l'edilizia abitativa, presentò nel 1938 un rapporto secondo cui a Detroit più di 58 mila alloggi erano ben al di sotto degli standard. Una seconda analisi del 1940 rivelò che le unità non conformi alle norme abitative di base erano circa 70 mila, di cui 48 mila occupate da famiglie a bassissimo reddito.
Alla fine del 1942, George Emery, capo della Detroit City Plan Commssion, calcolò il fabbisogno di alloggi: le agenzie federali si aspettavano l'arrivo in città di 96 mila migranti e, anche considerando i finanziamenti per nuovi alloggi da
parte della FHA55 e la costruzione di nuove case popolari sarebbero comunque
mancati all'appello quasi 30 mila alloggi.
Tra l'aprile del 1940 e l'estate del 1945, più di 250 mila persone si trasferirono nelle aree circostanti la città incluse le contee di Wayne, Macomb, Oakland e Washtenaw. Molti di loro erano lavoratori impiegati nello stabilimento Ford Willow Run in cui si producevano i bombardieri B-24. La maggior parte di questi lavoratori e delle loro famiglie si videro costretti a stabilirsi in alloggi che versavano in condizioni inaccettabili. La Detroit City Plan Commission tentò di porre rimedio al problema costruendo alloggi popolari su terreni liberi situati nelle zone più periferiche; ciò acuì le tensioni razziali in quanto gli afro americani erano
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Nel corso di un decennio la popolazione di Detroit aumentò di circa 55 mila unità passando da 1.568.662 del 1930 a 1.623.452 del 1940.
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rigidamente confinati nelle zone centrali della città e gli alloggi costruiti fuori dal nucleo centrale di Detroit non furono messi a loro disposizione.
La zona in cui si registrava la più alta concentrazione di afro americani era da decenni quella che si estendeva a nord del Central Business District e a est del Woodward Avenue; queste aree erano caratterizzate da sovraffollamento e dalla povertà. Inoltre, a causa degli effetti perversi della segregazione forzata, i proprietari degli immobili situati in quell'area pretendevano affitti alti per abitazioni fatiscenti (Thomas, 2013).
Nel 1942 alcune famiglie afro americane tentarono di trasferirsi nei nuovi alloggi del Sojourner Truth housing project che sorgeva in un quartiere a nord della città in cui vivevano prevalentemente polacchi e bianchi. Il trasferimento fu duramente osteggiato dai residenti del quartiere e provocò una piccola rivolta, presto sedata dalla polizia che ristabilì l'ordine e consentì l'accesso degli afro americani nelle loro nuove case.
Tuttavia l'anno successivo si verificò un evento ben più grave: il pomeriggio
del 20 giugno 1943 a Belle Isle56 esplose una rissa tra giovani bianchi e afro
americani; la notizia degli scontri, alimentata dalle voci di numerosi stupri avvenuti a Detroit e attribuiti ad afro americani fece presto il giro della città. Il giorno successivo scoppiarono altri disordini in tutta la città con gruppi di bianchi che si scagliavano contro i pedoni neri e afro americani che attaccavano automobilisti bianchi che quel lunedì mattina si stavano recando a lavoro; fu necessario l'intervento delle truppe federali per ristabilire l'ordine ma, nonostante ciò, 34 persone morirono nel corso degli scontri, di cui 25 neri e 9 bianchi, mille furono i feriti, 1800 le persone arrestate e i danni materiali stimati in milioni di dollari (Poremba; Sugrue; Mammarella; Thomas). Molto tempo dopo lo scoppio delle tensioni del 1943, i residenti bianchi continuarono a scagliarsi contro gli afro americani e a considerarli intrusi nei loro "quartieri bianchi" (Thomas, 2013)
La rivolta segnò l'avvio del conflitto tra bianchi e neri che, nel corso dei decenni successivi, si rivelò insanabile e che ha influenzato lo sviluppo e le sorti della città (Sugrue, 2013).
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A due anni di distanza dalla rivolta del 1943, i Detroiters misero per un momento da parte le tensioni razziali e si ritrovarono nuovamente per le strade della città, questa volta per celebrare la fine della II Guerra Mondiale. Per due
giorni, nell'agosto del 1945, anche a Detroit si celebrò la resa giapponese57.
A ottobre dello stesso anno, le case automobilistiche della città ripresero la produzione e la città iniziò a tornare lentamente alla normalità. Dopo il conflitto, il 75% della forza lavoro femminile di Detroit avrebbe voluto mantenere il proprio posto di lavoro, ma il rientro in città dei veterani significò per la maggior parte delle donne la perdita dell'occupazione ottenuta durante il conflitto (Poremba, 2001).
Grazie anche al contributo del lavoro femminile, alla fine del conflitto le principali case automobilistiche della città avevano prodotto il 92 per cento dei veicoli, l'87 per cento delle bombe, l'85 per cento degli elmetti, il 50 per cento dei motori, il 56 per cento dei carri armati e il 47 per cento delle mitragliatrici necessari per combattere durante il conflitto (ivi).
La fine del conflitto per l'America segnò una vittoria ancora più netta rispetto a quella registrata nel primo conflitto mondiale. Gli Stati Uniti uscivano, infatti, dalla guerra come la potenza militare ed economica dominante sul piano mondiale. Mentre gran parte dell'Europa e dell'Asia giaceva in rovina, con le città distrutte, le industrie e i sistemi di comunicazione devastati, le popolazioni civili decimate da cinquanta milioni di perdite di vite umane, l'America, nonostante i suoi quattrocentomila morti, usciva dalla guerra intatta, con il suo enorme potenziale industriale che produceva a pieno regime, l'economia che creava sempre maggiore ricchezza (Petrignani, 2001).
57 Il 6 agosto del 1945, un bombardiere americano sganciava la prima bomba atomica sulla città di Hiroshima, tre giorni dopo l'operazione era ripetuta a Nagasaki. In entrambi i casi le conseguenze furono spaventose: non solo per il numero dei morti (100.000 a Hiroshima, 60.000 a Nagasaki) e per la distruzione totale delle due città, ma anche per gli effetti di lungo periodo su quanti erano stati contaminati dalle radiazioni. Il 15 agosto, dopo che l'URSS aveva anch'essa dichiarato guerra al Giappone, l'imperatore Hirohito offrì agli alleati la resa senza condizioni. Con la firma delle'armistizio, il 2 settembre 1945, si concludeva così il secondo conflitto mondiale (Sabbatucci - Vidotto, 2008).
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Gli Stati Uniti, in virtù della loro posizione egemonica, si fecero promotori e garanti del progetto di un nuovo sistema mondiale. Come avvenne nel primo dopoguerra, gli Usa diventarono per l'Europa occidentale il principale punto di riferimento non solo materiale (per la ricostruzione e per la difesa), ma anche ideale e culturale in senso lato: da allora, infatti, l'imitazione dei modelli di vita d'oltreoceano, della musica e dello spettacolo, dell'abbigliamento, del linguaggio, dei moduli artistici costituì l'elemento caratterizzante di un rapporto complesso e ambivalente fra le due sponde dell'Atlantico (Sabbatucci, Vidotto, 2008).
La guerra aveva fatto dimenticare agli americani le sofferenze della Grande Depressione e anche in gran parte sopito le polemiche interne sulle riforme del New Deal. Fin dal 1940 era stato di nuovo raggiunto e superato il livello di
produzione del 1929 e , dopo il 194558, l'economia non avrebbe fatto che
continuare a crescere (Petrignani, 2001).
Durante gli anni del conflitto si avviò un processo di trasformazione sociale ed economica agevolato in primo luogo dall'economia di guerra che aveva totalmente riassorbito la massa di disoccupati degli anni di crisi , in secondo luogo dalla politica sociale più equilibrata che aumentò la tassazione per i redditi alti e medi-alti e, in terzo luogo, da una politica di stabilizzazione dei prezzi che si assestarono su un livello di crescita inferiore a quello dei salari (Mammarella, 2013). In questo modo si posero le basi per la creazione della società affluente che prenderà corpo negli anni Cinquanta.