ANALISI TERRITORIALE
5.3 C ARTA LITOLOGICA E C ARTA DEI SISTEMI DI PAESAGGIO
La carta litologica è stata prodotta utilizzando la cartografia del Servizio Geologico Nazionale in scala 1:100000 (Carta geologica d’Italia, Fogli n° 185 (1961-62) e n° 197 (1962-63)). Le formazioni geologiche presenti in queste cartografie sono state accorpate in gruppi litologici omogenei per caratteri chimico-fisici (mineralogia e granulometria). Non sono state considerate le informazioni relative all’origine e all’età delle rocce perché valutati come parametri scarsamente influenti per la vegetazione.
Sulla base di queste scelte metodologiche sono stati cartografati i litotipi secondo la Tab. 3, dove risultano ordinati secondo la maggiore tipologia affiorante all’interno dell’area di studio.
LITOTIPO Fg COD FORMAZIONE GEOLOGICA
(Dalla carta geologica d’Italia 1:100000)
Calcareo (C) 197 185 Li-Tsd L1T5 – T5
Dolomie e calcari dolomitici, generalmente grigi, compatti o detritici, talora conglomeratici, facenti passaggio, lateralmente e nella parte inferiore, a dolomie cristalline fetide alla percussione, biancastre, grigio chiare o grigio scure, a stratificazione spesso indistinta e con locali intercalazioni di lenti bituminose e lisce di selce (TRIAS).
197 185
Glc L
Calcari e calcari dolomitici grigi, generalmente detritici, a volte oolitici e pseudoolitici, ben stratificati, con intercalazioni di dolomia cristallina grigia o avana e talora di piccoli livelli argillo-marnosi verdastri. Calcari compatti straterellati dei dintorni di Minori (GIURA).
197 185
Gm-Glc Gs-m
Calcari e Calcari dolomitici da grigio chiari fino a neri, compatti, detritici, pseudoolitici, frequentemente oolitici, specie nella parte più bassa, con intercalazioni di livelli siliciferi nella parte alta e di dolomia grigia, giallastra o avana, in tutto il complesso (GIURA).
197 185
C1c C5-1
Calcari e calcari dolomitici, da grigio chiari a grigio scuri, talora avana, compatti, detritici o pseudoolitici, con intercalazioni, spesso prevalenti, di dolomie generalmente cristalline, biancastre, grigie o giallastre. Rare le intercalazioni conglomeratiche. Tipica nella parte più alta l’alternanza dei materiali suddetti con livelli grio-marnosi generalmente verdastri (CRETACEO inf.).
CAPITOLO 5 78 197 185 C3c C5x
Calcari e calcari dolomitici, da grigio chiari a grigio scuri talora avana, compatti, detritici o conglomeratici, con intercalazioni, spesso prevalenti, di dolomie generalmente cristalline, biancastre, grigie o giallastre. Rare le intercalazioni conglomeratiche; occasionali quelle di brecce intraformazionali (CRETACEO sup.).
Vulcanico
(V) 197 Qtv
Copertura di materiale piroclastico incoerente, più o meno umificato ed argillificato, a volte rimaneggiato e mescolato a detrito calcareo o dolomitico, lungo i pendii. (OLOCENE). 185 ti Tufi incoerenti, suoli, materiale detritico e piroclastico
rimaneggiato, frequentemente a copertura di ridotto spessore del “Tufo campano” (OLOCENE).
185 av Prodotti di eruzione vesuviane e materiali di dilavamento piu o meno pedogenizzati del M. Somma (OLOCENE).
Alluvionale
(A) 185 Q Alluvioni e spiagge attuali (OLOCENE).
Brecce di pendio
(B)
185
dt1
Breccia di pendio ad elementi eterogenei a dimensioni variabili, generalmente con stratificazione conforme alla morfologia. Lembi di terrazzi costituiti da brecce ad elementi angolosi, provenienti dalle formazioni calcareo-dolomitiche mesozioche, a cemento calcitico, in strati in genere poco evidenti (PLEISTOCENE).
185 dt2 Detrito di falda sciolto o debolmente cementato, frammisto a materiale piroclastico dilavato (OLOCENE).
Tab. 4
Il calcolo delle percentuali di territorio pertinenti a ciascuna tipologia litologica mostra che i substrati carbonatici rappresentano la componente principale (78,2%), mentre quelli vulcanici coprono solo il 15,5% della superficie interessata. Quasi trascurabili invece risultano i substrati alluvionali (3,4%) e le brecce di pendio (2,9%).
Nel considerare i litotipi dovremmo tenere conto delle informazioni pedologiche (vedi Cap. 2) che evidenziano come la componente piroclastica influenzi notevolmente la tipologia di suoli presenti nell’area. Di Gennaro (2000) afferma che tutte le superfici carbonatiche del Complesso dei M.ti Lattari sono coperte da questo materiale vulcanico il cui spessore risulta più o meno profondo in funzione dell’inclinazione e dei processi di erosione che si sono succeduti nel tempo. Non potendo nè spazializzare il dato pedologico, in mancanza di precise informazioni stazionali, né differenziare con certezza le aree con differente stadio di erosione, è stato necessario considerare il litotipo calcareo classificandolo, nell’analisi territoriale, genericamente come “calcari con coperture di pomici”. Solo nella fascia costiera si è preferito mantenere la tipologia
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litologica come “calcarea” grazie ad osservazioni effettuate sul campo correlate con gli alti valori di inclinazione presenti in questo settore territoriale3.
Dall’integrazione della Carta bioclimatica con la Carta litologica è stato possibile elaborare la Carta dei sistemi di paesaggio nella quale sono stati individuati i seguenti elementi:
REGIONE MACROCLIMATICA MEDITERRANEA
SISTEMA DEI CALCARI
SISTEMA DEI CALCARI CON COPERTURE DI POMICI
SISTEMA VULCANICO DELLE PIROCLASTITI
SISTEMA DELLE ALLUVIONI
SISTEMA DEI DEPOSITI DETRITICI
REGIONE MACROCLIMATICA TEMPERATA
SISTEMA DEI CALCARI CON COPERTURE DI POMICI
SISTEMA VULCANICO DELLE PIROCLASTITI
SISTEMA DELLE ALLUVIONI
SISTEMA DEI DEPOSITI DETRITICI
3 Questo fenomeno, limitato alla fascia costiera, è stato delimitato in funzione di alcune informazioni pedologiche ricavate da materiale bibliografico (Di Gennaro, 2002) e da osservazioni di campo. Queste sono state messe in relazione con i dati di inclinazione (Carta delle inclinazioni) di questo settore territoriale. Purtroppo allo stato attuale non è stato possibile associare determinati parametri pedologici ad ulteriori settori territoriali, in quanto queste informazioni non permettono di essere sempre attribuite con certezza a particolari condizioni morfologiche.
CAPITOLO 5
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81 5.4CARTA MORFOLOGICA
Il successivo passaggio nell’analisi territoriale richiede di definire i sottosistemi di paesaggio all’interno dei quali, secondo la proposta di Blasi et al. (2000), è possibile riscontrare un’unica vegetazione potenziale. Al fine di definire questo livello di omogeneità territoriale, sono stati analizzati gli aspetti morfologici; in particolare lo studio è stato concentrato sull’interpretazione morfologica delle forme, tralasciando gli aspetti legati alla loro genesi e al dinamismo, che esulavano dagli obiettivi della presente analisi. Le unità morfologiche sono state campite sulla base topografica I.G.M. a scala 1:25000, utilizzando come base di partenza lo strato informativo relativo alle inclinazioni precedentemente elaborato (Cap. 4). I poligoni risultanti sono stati disegnati attraverso il confronto e la correlazione tra il layer delle inclinazioni e le I.G.M. utilizzando anche una scala clinometrica4. Questo passaggio è stato fondamentale per convertire il raster delle inclinazioni in un file vettoriale di poligoni facendo in modo che i limiti delle unità delimitate potessero essere confrontabili con gli altri strati informativi elaborati.
Una volta ottenuto questo nuovo layer, costituito da poligoni rappresentanti inclinazioni pari alla Tab. 1, è stata effettuata, attraverso l’interpretazione della base topografica, l’individuazione delle forme morfologiche. In questo modo sono state delimitate cartograficamente i seguenti ambiti morfologici:
- Pianori: superfici subpianeggianti o poco acclivi, con pendenze comprese tra 0° e 10° di inclinazione. Sono generalmente legate alle porzioni subpianeggianti dei fondovalle più ampi o a situazioni di dolina generate da fenomeni di carsismo che si innescano nelle piccole porzioni di altopiano presenti nell’area (Piani del Ceraso, Piani di S. Erasmo);
- Versanti poco acclivi (10°-30°) e crinali sommitali: superfici mediamente inclinate con pendenze comprese tra 10° e 30° a cui sono stati accorpati i crinali sommitali. Questi sono stati distinti durante le diverse fasi di elaborazione anche in funzione dell’altimetria;
- Versanti molto acclivi (>30°): superfici molto inclinate con pendenze comprese tra 30° e 50°. Anche in questo caso durante le diverse fasi di elaborazione è stato necessario ripartirli in funzione dell’altimetria;
4 Scala clinometrica: permette la misura delle pendenze a partire dalla distanza planimetrica tra due isoipse contigue. In particolare la distanza tra due curve di livello a 100m equivale a:
Inclinazione Distanza a 1:1 (in m) Distanza a 1:25000 (in cm)
0-10° ∞-575 ∞-2,3
10°-30° 575-175 2,3-0,7
30°-50° 175-75 0,7-0,3
CAPITOLO 5
82
- Porzione basale dei valloni: valli torrentizie ad inclinazioni basse o raramente medie (0°-10°; 10°-30°), generalmente caratterizzate dalla presenza di depositi alluvionali. Sono state distinte nelle successive fasi di indagine in due fasce altitudinali (>200 m s.l.m e <200 m s.l.m.);
- Valloni incassati: si tratta di ambiti vallivi limitati da pareti laterali molto acclivi (generalmente con inclinazioni prossime ai 90°) e poco distanti tra loro. Sono caratterizzati da fondi ciottolosi o particolarmente erosi (spesso sono presenti forme erosive particolari come le marmitte), con inclinazioni variabili da subpianeggianti a molto acclivi. Le pareti laterali sono generalmente associate a fenomeni di percolamento e stillicidio di acqua ricca in carbonato di calcio, con conseguente progressiva formazione di travertino;
- Rupi ed affioramenti rocciosi (>50°): superfici da molto acclivi a subverticali con pendenze comprese tra 50° e 90° associate all’affioramento roccioso. Sono state distinte successivamente in tre fasce altimetriche (<400 m s.l.m.; tra 400 m e 800 m s.l.m.; >800 m s.l.m.);
- Falesie costiere: superfici da molto acclivi a subverticali con pendenze comprese tra 50° e 90° prossime al mare e quindi sottoposte a spray marino;
- Conoidi (frane): falde di detrito a superfici inclinate deposte al piede di un versante a causa di caduta gravitazionale di frammenti rocciosi prodotti dalla disgregazione delle pareti sovrastanti. Possono essere più o meno consolidate.
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CAPITOLO 5
84 5.5CARTA DELLE ESPOSIZIONI
In una seconda fase è stata utilizzata l’informazione della carta delle esposizioni ottenuta dal DEM5. Questo parametro ambientale è stato ritenuto particolarmente significativo, in quanto il sistema di valli a diverso livello gerarchico (primarie, secondarie, etc.) determina una forte alternanza tra i versanti più freschi e quelli più caldi. Presupponendo che il mosaico vegetazionale potesse esserne condizionato, è stata elaborata una carta rappresentante la distribuzione territoriale delle quattro esposizioni principali (N, E, S, W), classificate secondo la Tab. 2, da incrociare con la Carta morfologica in modo da attribuire una specifica esposizione ai versanti. Attraverso la Carta delle esposizioni sono state inoltre calcolate le percentuali di territorio caratterizzate da ciascuna esposizione; in questo modo è possibile evidenziare che le esposizioni S ed E risultano prevalenti. È stato poi effettuato un analogo calcolo accorpando tra loro le esposizioni generalmente più fresche (N, E) da una parte e quelle tendenzialmente più calde dall’altra (S, W), evidenziando così che le porzioni di territorio ad esposizione Sud-occidentale risultano leggermente maggiori rispetto alle Nord-orientali.
5 Anche questa trasformata in uno strato informativo vettoriale di poligoni attraverso la medesima procedura descritta per la carta delle inclinazioni.
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CAPITOLO 5
86 5.5CARTA DEI SOTTOSISTEMI DI PAESAGGIO
Attraverso la sovrapposizione dei tematismi bioclimatico, litologico, morfologico ed espositivo è stato possibile elaborare la Carta dei Sottosistemi di paesaggio la cui legenda segue lo schema sottostante:
REGIONE MACROCLIMATICA MEDITERRANEA
SISTEMA DEI CALCARI DELLA FASCIA COSTIERA
Sottosistema dei pianori (pend. da 0 a 10°) Sottosistema dei versanti acclivi (da 10° a 30°)
Sottosistema dei versanti molto acclivi (pend. da 30°a 50°) Sottosistema dei fondovalle della fascia costiera
Sottosistema delle falesie costiere
SISTEMA DEI CALCARI CON COPERTURE DI POMICI
Sottosistema dei versanti ad esposizione meridionale Sottosistema dei versanti ad esposizione settentrionale Sottosistema dei pianori (pend. da 0 a 10°)
Sottosistema dei fondovalle (<200 m s.l.m.) Sottosistema dei fondovalle (>200 m s.l.m.) Sottosistema dei valloni incassati
Sottosistema delle rupi costiere (<400m s.l.m)
Sottosistema delle rupi interne (da 400 a 800 m s.l.m) Sottosistema delle rupi interne (>800m s.l.m)
Sottosistema delle falesie costiere
SISTEMA VULCANICO DELLE PIROCLASTITI
Sottosistema dei versanti (pend. da 10 a 50°) Sottosistema dei pianori (pend. da 0 a 10°) Sottosistema dei fondovalle (<200 m s.l.m.) Sottosistema dei fondovalle (>200 m s.l.m.)
Sottosistema delle rupi interne (da 400 a 800 m s.l.m)
SISTEMA DELLE ALLUVIONI
Sottosistema dei pianori (pend. da 0 a 10°) Sottosistema dei fondovalle (>200 m s.l.m.) Sottosistema dei fondovalle (<200 m s.l.m.)
SISTEMA DEI DEPOSITI DETRITICI
Sottosistema dei pianori (pend. da 0 a 10°) Sottosistema dei fondovalle (>200 m s.l.m.) Sottosistema dei fondovalle (<200 m s.l.m.)
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REGIONE MACROCLIMATICA TEMPERATA
SISTEMA DEI CALCARI CON COPERTURE DI POMICI
Sottosistema dei versanti poco acclivi (10°-30°) e crinali sommitali Sottosistema dei versanti molto acclivi (>30°)
Sottosistema dei versanti (pend. da 10 a 50°) < 700m s.l.m Sottosistema dei pianori (pend. da 0 a 10°)
Sottosistema dei fondovalle (>200 m s.l.m.) Sottosistema dei valloni incassati
Sottosistema delle rupi interne (da 400 a 800 m s.l.m) Sottosistema delle rupi interne (>800m s.l.m)
SISTEMA VULCANICO DELLE PIROCLASTITI
Sottosistema dei versanti (pend. da 10 a 50°) Sottosistema delle doline (pend. da 0 a 10°) Sottosistema dei fondovalle (>200 m s.l.m.) Sottosistema delle rupi interne (>800m s.l.m)
SISTEMA DELLE ALLUVIONI
Sottosistema dei pianori (pend. da 0 a 10°) Sottosistema dei fondovalle (>200 m s.l.m.)
SISTEMA DEI DEPOSITI DETRITICI
Sottosistema dei versanti molto acclivi (pend. da 30°a 50°) Sottosistema dei pianori (pend. da 0 a 10°)
Sottosistema dei fondovalle (>200 m s.l.m.)
Attraverso questa procedura di classificazione gerarchica è stato possibile quindi riconoscere nell’area di studio: 2 regioni di paesaggio, 9 sistemi di paesaggio e 43 sottosistemi di paesaggio. Tra questi nella “Regione macroclimatica mediterranea” risultano prevalenti le aree occupate dal “Sottosistema dei versanti ad esposizione meridionale” e dal “Sottosistema dei versanti ad esposizione settentrionale” relativi al “Sistema dei calcari con coperture di pomici”, mentre nella “Regione macroclimatica temperata” i sottosistemi di maggiore estensione risultano quello dei “versanti molto acclivi (>30°)” e quello dei “versanti (pend. da 10 a 50°)<700m s.l.m.”, confermando che in tutto il territorio gran parte delle superfici ricadono nella tipologia di versante ad inclinazione variabile.
Le informazioni relative alla componente ambientale di queste porzioni omogenee devono ora essere confrontate con quelle fornite dall’analisi fitosociologica della vegetazione al fine di attribuire a ciascun sottosistema la serie di vegetazione di riferimento in modo da poter rappresentare cartograficamente le rispettive Unità ambientali.
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