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Boschi a dominanza di Alnus cordata (gruppo C2b)

ANALISI FITOSOCIOLOGICA

6.2 A NALISI DELLA COMPONENTE FORESTALE

6.2.7 Boschi a dominanza di Alnus cordata (gruppo C2b)

Le formazioni forestali guidate da Alnus cordata (gruppo C2b) rappresentano l‟aspetto tipico di ampie porzioni del territorio indagato e si ritrovano principalmente in una fascia altimetrica compresa tra i 500 m e i 1000 m s.l.m., sia in aree sommitali sia sui versanti piuttosto acclivi dei rilievi montuosi, ad esposizioni in genere nord-orientali ad inclinazioni elevate (circa 40°).

Si tratta prevalentemente di boschi cedui di età differente a seconda della zona campionata e, soltanto in pochissime stazioni come quelle del Bosco dell‟Annunziata (S. Caterina-Scala), di boschi governati a fustaia. Questo tipo di vegetazione si imposta in modo preferenziale nelle aree in cui sono frequenti i depositi di ceneri argillificate. In queste situazioni Alnus cordata, che predilige terreni con un certo contenuto idrico, risulta particolarmente favorito.

La copertura totale della vegetazione raggiunge valori intorno all‟ 80-100%. Lo strato arboreo alto è quasi sempre presente e ha valori di copertura piuttosto elevati; solo in alcuni casi si rinviene uno strato arboreo dominato. La componente arbustiva bassa presenta buoni valori di copertura, così come l‟erbacea, sempre presente ed abbondante. Il corteggio floristico è caratterizzato da specie tipiche di boschi misti mesofili come Potentilla micrantha, Euphorbia amygdaloides subsp. amygdaloides, Aremonia agrimonoides

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subsp. agrimonoides, Ranunculus lanuginosus, Calamintha nepeta subsp. sylvatica, Scilla bifolia, Brachypodium sylvaticum subsp. sylvaticum. Degna di nota è la presenza costante di Pteridium aquilinum subsp. aquilinum, che tende ad aumentare soprattutto nelle porzioni più alte e più pascolate.

Asperulo taurinae-Alnetum cordatae Bonin 1977 in Bonin, Briane & Gamisans 1977 (Tab. 6)

I boschi endemici ad Alnus cordata del versante tirrenico dell‟Appennino meridionale sono stati poco indagati, sia dal punto di vista ecologico che fitosociologico, e molto spesso la letteratura a riguardo risulta piuttosto controversa, rendendo difficile l‟inquadramento a livello sintassonomico. Uno dei primi autori ad occuparsi di queste cenosi è stato Bonin (1978), che analizzando i boschi della Basilicata sud-occidentale, descrive Alnus cordata come una specie tipica delle zone preboschive, capace di dare luogo a raggruppamenti forestali omogenei e ben individuabili, in cui Asperula taurina, insieme ad Alnus cordata, sarebbe la specie più rappresentativa. In questo stesso lavoro Bonin precisa anche l‟indipendenza di questi boschi rispetto alla variante umida ad Alnus cordata dell’Aquifolio-Fagetum, individuata per i rilievi montuosi della Calabria (Gentile 1970), considerando le formazioni ad ontano napoletano come raggruppamenti forestali endemici tipici del piano montano inferiore della fascia mediterranea. Tali formazioni vanno riferite ad una nuova associazione definita Asperulo taurinae-Alnetum cordatae (Bonin, l.c.)4. Il corteggio floristico proposto risulta caratteristico dei Fagetalia sylvaticae, ma la presenza di numerose specie dei Quercetalia pubescenti-petraeae rende difficile la precisa attribuzione a livello di ordine (Bonin et al., 1977).

Più recentemente in Cilento, dove le formazioni pure ad Alnus cordata rappresentano il nucleo più consistente di tutta l‟Italia meridionale (Bezzi et al, 1991), l‟Asperulo-Alnetum cordatae è stato nuovamente riutilizzato (Rosati et al., 2005) per la definizioneall‟interno delle comunità forestali tipiche dei terreni flyschoidi della regione temperata. Gli autori riconoscono una fascia ( 600 e i 1300 m s.l.m.) in cui Alnus cordata forma cenosi boschive omogenee, che vengono riferite all‟associazione descritta da Bonin (l.c.).

Anche per le cenosi presenti nei Monti Lattari viene riconosciuta l‟associazione Asperulo taurinae-Alnetum cordatae, anche se, sui M.ti Lattari Asperula taurina (specie caratteristica di associazione) non è stata ritrovata, nonostante sia stata segnalata in passato (Micheli, 1710; Tenore, 1811-1838). Negli ultimi anni tale entità è stata designata come “non ritrovata” (Caputo et al., 1990). Nonostante ciò per il territorio indagato sembra adeguato riconoscere l‟associazione sulla base delle similitudini floristiche ed

4 Questa associazione è stata citata per la prima volta nel 1977 in un lavoro di Bonin, Briane & Gamisans (1977) e successivamente appare in un lavoro di Bonin del 1978. Sulla base dell‟ICPN l‟esatta citazione del nome è Asperulo taurinae-Alnetum cordatae Bonin 1977 in Bonin, Briane & Gamisans 1977 e il neotipo indicato è il ril. n. 196 di tab. 6 in Bonin, 1978 (Rosati et al., 2005).

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ecologiche riscontate con l‟associazione descritta da Bonin (l.c.)(Cancellieri et al., inedito). Entrambe le tipologie risultano, infatti, ben caratterizzate dallo stesso corteggio floristico tipico dei Fagetalia sylvaticae (Querco-Fagetea). All‟interno di questi consorzi si nota un discreto contingente di specie tipiche del Doronico-Fagenion, soprattutto Euphorbia amygdaloides subsp. amygdaloides e Potentilla micrantha, mentre le specie del Geranio-Fagion sono poco rappresentate ad eccezione di Anemone apennina subsp. apennina, come messo in evidenza anche per i boschi monospecifici ad ontano del Cilento (Rosati et al., l.c.). Al contrario le specie mesofile dei ranghi sintassonomici superiori, come Crataegus monogyna, Brachypodium sylvaticum subsp. sylvaticum, Ranunculus lanuginosus, Festuca heterophylla e Symphytum tuberosum subsp. angustifolium, risultano ben rappresentate. Per l‟inquadramento sintassonomico viene quindi riconosciuta la sottoallenza Doronico-Fagenion, che raggruppa tutte le cenosi forestali tra le più mesofile e l‟alleanza Geranio-Fagion.

In Tab 6. è possibile evidenziare oltre all‟aspetto tipico dell‟associazione, anche un piccolo numero di rilievi (14-18) che risultano notevolmente impoveriti nel corteggio floristico, soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche di ordine e alleanza. Questi corrispondono ad alcune ontanete rilevate nelle aree sommitali di S. Maria dei Monti (1000 m s.l.m.), sottoposte ad un‟intensa attività di pascolamento soprattutto nei mesi primaverili ed estivi, quando i pastori spostano il loro gregge nelle zone più alte dei rilievi montuosi. In queste aree, dove il substrato è piuttosto superficiale, è stata riscontrata una notevole presenza di Pteridium aquilinum e di un sottobosco notevolmente degradato.

Per quanto riguarda il ruolo dinamico delle formazioni ad Alnus cordata, si discute da tempo se le ontanete costituiscano un tipo di vegetazione potenziale, cioè in equilibrio finale con alcune caratteristiche ambientali (Rosati et al., l.c.; Corbetta et al., 2004) . Le osservazioni effettuate in Penisola Amalfitana fanno supporre che gran parte del territorio oggi occupato da queste cenosi, fosse in passato di pertinenza di un querceto misto a dominanza di Quercus cerris, scomparso a causa dell‟intenso uso del territorio. I boschi ad Alnus cordata potrebbero rappresentare uno stadio forestale di transizione verso una cerreta potenziale, cioè di un bosco guidato da Quercus cerris, specie presente in Penisola Amalfitana anche se attualmente piuttosto localizzata. Anche in questi consorzi, analogamente a quanto detto per i castagneti, è possibile evidenziare alcune specie legate all‟alleanza Teucrio siculi-Quercion cerridis, come Digitalis lutea subsp. australis, Ptilostemon strictus, Crepis leontodontoides, Veronica chamaedrys s.l., che seppur sporadiche, fanno supporre la loro appartenenza a formazioni non più presenti di cerreta mista, riferibile, se non altro in termini potenziali, a stadi del Physospermo verticillati- Querco cerridis sigmetum. Lo stesso rilievo 401 (Allegato 4) unico rappresentante di un bosco a dominanza di Quercus cerris che è stato possibile rinvenire nell‟area di studio, avvalora questa ipotesi.

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Analogamente ai castagneti, anche le ontanete mostrano contatti catenali con il bosco misto di caducifoglie nella fascia altimetrica sottostante e con i boschi a dominaza di Fagus sylvatica subsp. sylvatica con le fasce superiori.

Dall‟analisi dello spettro biologico normale emerge una percentuale molto alta di emicriptofite ma anche un buon numero di geofite. Lo spettro biologico ponderato mette invece in evidenza la prevalenza della componente delle fanerofite legnose in funzione dell‟aspetto forestale, ma evidenzia anche qui la buona copertura di emicriptofite e geofite. Nello spettro corologico normale viene evidenziata una maggiore percentuale delle Eurasiatiche e delle Euri- Mediterranee, mostrando un collegamento anche con i boschi dell‟Europa centrale. Lo spettro corologico ponderato, con la prevalenza degli elementi Endemici, conferma la caratteristica di questi boschi come formazioni endemiche dell‟Italia meridionale. Inoltre la buona percentuale degli elementi Orientali mette in risalto la partecipazione di altri elementi arborei, a gravitazione orientale (Castanea sativa) nella costitu- zione del bosco.

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