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Boschi misti a Acer opalus subsp obtusatum (gruppo B1a)

ANALISI FITOSOCIOLOGICA

6.2 A NALISI DELLA COMPONENTE FORESTALE

6.2.2 Boschi misti a Acer opalus subsp obtusatum (gruppo B1a)

Le formazioni forestali a dominanza di Acer opalus subsp. obtusatum risultano legate ai substrati calcarei con suoli che presentano una limitata componente piroclastica. Il range altitudinale va dai 200 ai 400 m s.l.m., ma si rinvengono anche nelle fasce altimetriche 0-200 m e 400-600 m, anche se con frequenza minore. Le esposizioni sono prevalentemente settentrionali mentre le inclinazioni risultano generalmente piuttosto elevate (circa 40°). Nonostante si trovino abitualmente lungo i versanti, scendono anche nelle porzioni più interne dei valloni in condizioni microclimatiche più fresche. Si tratta di boschi costituiti da un elevato numero di specie legnose, con copertura dello strato arboreo che raggiunge l‟80-90%, lo strato arbustivo piuttosto limitato, mentre quello erbaceo è generalmente presente e può avere percentuali elevate (fino al 70% di copertura). Le specie guida di questa fitocenosi sono Acer opalus subsp. obtusatum, Festuca exaltata e Vicia ochroleuca subsp. ochroleuca; sono inoltre presenti Carpinus orientalis subsp. orientalis, Alnus cordata, Quercus pubescens subsp. pubescens, Ostrya carpinifolia, Tilia platyphyllos subsp. platyphyllos, Fraxinus ornus subsp. ornus e Castanea sativa, presenze che evidenziano l‟elevata diversificazione legnosa di questi consorzi. All‟interno di questi boschi misti sono presenti alcune entità arboree che risultano endemiche dell‟Italia meridionale, quali Acer neapolitanum e Alnus cordata ed al suo

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interno si rinviene spesso Tilia plathyphyllos, entità mesofila di particolare interesse biogeografico. Queste formazioni forestali sono generalmente sottoposte a ceduo e sono sfruttate per la produzione di legna da ardere.

Festuco exaltatae-Aceretum neapolitani Mazzoleni & Ricciardi 1995 (Tab.2)

Per l‟inquadramento dei boschi misti a Acer opalus subsp. obtusatum, viene riconosciuta l‟associazione Festuco exaltatae-Aceretum neapolitani1. Questo tipo di consorzio forestale è stato individuato nelle porzioni vallive di quote limitate (100-500 m s.l.m.) in alcune aree costiere della Campania e della Calabria (Mazzoleni & Ricciardi, 1995). Attraverso questa associazione gli autori hanno voluto descrivere alcune formazioni di bosco di latifoglie decidue miste a sclerofille sempreverdi dell‟area partenopea, legate a particolari condizioni microclimatiche e a stazioni dove il disturbo antropico risultava fortemente ridotto.

Successivamente l‟associazione è stata ripresa da Brullo et al. (2001) per descrivere boschi misti situati a quote comprese tra i 700 e i 1000 m s.l.m. e limitata ai versanti settentrionali piuttosto acclivi dell‟Aspromonte. È stata inoltre utilizzata da Maiorca et al. (2006) per descrivere i boschi di forra della Calabria centro-occidentale (M.te Mancuso). In ambedue le situazioni le stazioni in cui questi boschi si vanno a collocare risultano avere un substrato più acidofilo rispetto a quanto descritto in origine e l‟inquadramento a livello di alleanza proposto ricade nell‟alleanza meridionale Pino- Quercion congestae e non nel Quercion pubescenti-petraeae.

Per quello che riguarda l‟ecologia delle cenosi rinvenute nei M.ti Lattari, esse corrispondono ecologicamente alla descrizione di Mazzoleni e Ricciardi (l.c.), mentre minore è l‟affinità con i boschi descritti per i territori calabresi (Brullo et al., l.c.; Maiorca et al., l.c.). Ciò in relazione soprattutto alle similitudini riscontrate con il tipo di habitat, alle particolari condizioni microclimatiche fresche ed umide in cui si ritrovano, ma anche per la fascia altitudinale simile (200-600 m s.l.m.). In particolare in Tab. 1 è possibile evidenziare come la medesima associazione manifesti nel territorio in oggetto un aspetto più mesofilo (ril. 1-13) legato a situazioni di valle fresca, spesso localizzata nei pressi di corsi d‟acqua o siti a quote più alte, dove è possibile riscontrare elementi mesofili quali Sesleria autumnalis e Sanicula europaea, mentre diminuisce la componente termofila. Allo stesso tempo viene evidenziata una porzione dei rilievi (14-20) che mostra un impoverimento delle componenti più fresche a vantaggio degli elementi

1 Il nome originale Festuco drymejae-Aceretum neapolitani coniato da Mazzoleni & Ricciardi, è stato modificato da Brullo et al. (2001) in base all‟Art. 43 dell‟ICPN (Correzione di nomi in seguito ad errori

tassonomici: il nome di un syntaxon deve essere corretto quando è possibile dimostrare che è basato su

un‟erronea determinazione del taxon di origine del nome) in Festuco exaltatae-Aceretum neapolitani, in quanto la Festuca drymeja è una specie distribuita in Italia solo sulle Alpi, mentre le popolazioni dell‟Appennino meridionale e della Sicilia sarebbero da riferire a Festuca exaltata.

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maggiormente termofili e che risultano più legati a situazioni di versante. Qui sono gli elementi sclerofilli ad aumentare e a segnalare la compenetrazione con le formazioni della classe Quercetea ilicis. Infine è possibile evidenziare situazioni particolarmente disturbate (ril 21-27) legate al forte sfruttamento antropico caratterizzate da un generale impoverimento del corteggio floristico tipico di contesti più aperti.

Il problema dell‟inquadramento a livello superiore del Festuco-Aceretum rientra nella più ampia problematica legata al rapporto altitudinale tra Quercetea ilicis e Querco- Fagetea. Già Mazzoleni e Ricciardi (l.c.) riportavano nel loro lavoro diversi dati bibliografici relativi alla presenza di boschi misti di caducifoglie a bassa quota. Gli autori menzionano lo studio fitoclimatico di Blasi et al. (1988) nel quale viene discussa una potenzialità nelle Regioni Mediterranee per questo tipo di boschi, anche a livello del mare, in funzione delle abbondanti precipitazioni unite all‟eventuale presenza di substrati vulcanici che permetterebbero a queste quote la formazione di boschi caducifogli misti a sclerofille sempreverdi.

Blasi et al. (2006), nell‟ambito della revisione dell‟inquadramento dei boschi a Ostrya carpinifolia dell‟Italia meridionale, rivalutano il Festuco-Aceretum sia dal punto di vista della diagnosi originale sia dell‟inquadramento nei ranghi sintassonomici superiori. Al festuco-acereto, pur evidenziando una certa eterogeneità determinata dai differenti tipi fisionomici, viene riconosciuta una coerenza bioclimatica e dei precisi caratteri floristici che permettono di confermare l‟esitenza dell‟associazione. Nonostante questo, la forte presenza di elementi della Quercetea ilicis porta gli autori ad emendare le specie caratteristiche originali (Festuca exaltata, Acer opalus subsp. obtusatum, Vicia ochroleuca subsp. ochroleuca, Oenanthe pimpinelloides) considerate non appropriate per differenziare ecologicamente questo syntaxon dalle altre associazioni meridionali e per unificare i differenti sottotipi compresi in questa associazione floristicamente incostante, sostituendole con Lonicera implexa, Ligustrum vulgare, Rhamnus alaternus, Smilax aspera e Viburnum tinum. A nostro avviso, però, questa nuova interpretazione viene spostata verso caratteristiche di maggior xericità rispetto alla situazione originaria.

Per quanto riguarda l‟inquadramento ai livelli superiori, Blasi et al. (2006) ritengono che i rilievi di Festuco-Aceretum (e di altri ostrieti meridionali), pur appartenendo al Carpinion orientalis, non possano rientrare in nessuna delle quattro suballeanze proposte in Blasi et al. (2004), e giustificano l‟istituzione di una quinta suballeanza il Festuco exaltatae-Ostryenion carpinifoliae. Questo syntaxon dovrebbe riunire le associazioni caratterizzate dalla presenza di Ostrya carpinifolia dell‟Italia meridionale. Considerando gli aspetti ecologici dell‟associazione, l‟inserimento all‟interno di una suballeanza di pertinenza dei piani bioclimatici mesotemperato e supratemperato, viene considerata contrastante con la situazione reale che vede questo tipo di consorzi maggiormente legati al piano bioclimatico mesomediterraneo. Di conseguenza il precedente inquadramento nel Lauro-Quercenion (Blasi et al., 2004) è sembrato più idoneo, visto che

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questa suballeanza riunisce i boschi termofili a Quercus pubescens, Carpinus orientalis e raramente Ostrya carpinifolia, con abbondante presenza di specie dei Quercetea ilicis, proprie delle catene montuose calcaree del versante tirrenico dell‟Italia centrale e meridionale.

Analizzando lo spettro biologico normale, si nota una percentuale piuttosto elevata delle specie legate al sottobosco, sia emicriptofite (che sono la maggioranza), che bulbose. Lo spettro biologico ponderato, con la netta prevalenza delle fanerofite, mette in evidenza la struttura forestale delle cenosi indagate.

Lo spettro corologico normale illustra una discreta percentuale degli elementi Eurasiatici, Eurimediterranei, Mediterranei ed Europeo- caucasici. Lo spettro corologico ponderato mette in evidenza una netta predominanza degli elementi Boreali rappresentati da Ostrya carpinifolia e Fraxinus ornus tipici dei boschi descritti, ma anche una buona percentuale di quelli Mediterranei come Quercus ilex, Myrtus communis, Erica arborea, riconfermando il contatto con le formazioni della classe Quercetea ilicis. Considerevole è anche la percentuale degli elementi Endemici, come Acer neapolitanum e Alnus cordata, che evidenziano la peculiarità di queste formazioni come endemiche dell‟Appennino meridionale.

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Nel ril. 24 l‟alta copertura di Quercus cerris è dovuta a rimboschimento. Tab. 2

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