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Boschi a dominanza di Fagus sylvatica subsp sylvatica (gruppo D1)

ANALISI FITOSOCIOLOGICA

6.2 A NALISI DELLA COMPONENTE FORESTALE

6.2.8 Boschi a dominanza di Fagus sylvatica subsp sylvatica (gruppo D1)

Le formazioni di caducifoglie mesofile a dominanza di Fagus sylvatica subsp. sylvatica si rinvengono in piccoli nuclei esposti prevalentemente a Nord, nel range altitudinale che va dai 900 ai 1200 m s.l.m, su suoli molto profondi e ricchi di humus ed occupano i versanti con inclinazioni che ricadono nel range 30°-50°.

Le cenosi raggiungono valori di copertura del 95%, determinati in massima parte dalla componente arborea alta e in misura minore dallo strato arboreo dominato, mentre piuttosto esiguo risulta il sottobosco risulta, invece, generalmente piuttosto esiguo. La specie guida principale è Fagus sylvatica subsp. sylvatica, accompagnata spesso da altri elementi forestali di pregio, come Alnus cordata, Acer cappadocicum subsp. lobelii, Betula pendula, e da un corteggio floristico non molto ricco in cui le specie più rappresentative sono Daphne laureola, Solidago virgaurea subsp. virgaurea, Lilium bulbiferum subsp. croceum e Scilla bifolia.

Queste formazioni occupano un territorio non molto ampio della Penisola Amalfitana, risultando generalmente sottoposte a ceduazione con turni di taglio di 24 anni pur non mancando esempi di governo a fustaia (M.te S.Angelo a Tre Pizzi; M.te Faito) (Legge Regionale 7 Maggio 1996 n°11).

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Anemono apenninae-Fagetum sylvaticae (Gentile 1970) Brullo 1983 (Tab. 7)

In letteratura sono state descritte diverse associazioni per le faggete dell‟Appennino meridionale. Gentile nel 1970, studiando la vegetazione forestale di quota dell‟Appennino calabro, definisce due tipi principali di faggete: una diffusa nelle porzioni più elevate, al di sopra dei 1500 m, e un‟altra in quelle più basse, fino ai 900- 1000 m. Per la fascia situata più in quota propone l‟Asyneumato trichocalycinae-Fagetum sylvaticae, con cui descrive tutti i popolamenti a Fagus sylvatica subsp. sylvatica che si posizionano al di sopra dei 1500 m. Per la fascia inferiore descrive un tipo di faggeta più termofila rispetto alla precedente, definita come Aquifolio-Fagetum, caratterizzata soprattutto dalla presenza di Ilex aquifolium ma anche di Acer pseudoplatanus, Acer campestre, Taxus baccata e Alnus cordata. Di questa inoltre propone una variante umida dell‟associazione caratterizzata da Alnus cordata, per i rilievi in cui questa specie si ritrova più frequentemente.

Nel 1983 Brullo descrive per il settore delle Madonie (Sicilia settentrionale) delle cenosi a Faggio caratterizzate da Ilex aquifolium, Daphne laureola, Euphorbia amygdaloides, che vengono riferite all‟Aquifolio-Fagetum. In realtà, come l‟autore stesso afferma, l‟Aquifolio- Fagetum deve essere considerato un omonimo5 posteriore dell‟Ilici-Fagetum Br.-Bl. 1967, e come tale deve essere considerato invalido. Nello stesso lavoro Brullo propone un nuovo nome, l‟Anemono apenninae-Fagetum sylvaticae, con cui identifica le faggete termofile che si rinvengono su substrati calcarei e silicei piuttosto povere floristicamente, soprattutto delle specie nemorali espressive dei ranghi superiori.

Ubaldi nel 1987, emendando i rilievi di Gentile (1970) riferiti alla variante ad Alnus cordata dell‟Aquifolio-Fagetum, descrive una nuova associazione per le faggete tipiche dell‟Italia peninsulare, l‟Alno cordatae-Fagetum, utilizzata di recente da Corbetta et al. (2004) per descrivere le cenosi di faggeta ricche in Alnus cordata del Cilento.

Recentemente Di Pietro et al. (2004) effettuano una revisione nomenclaturale delle cenosi a Fagus sylvatica subsp. sylvatica dell‟Italia meridionale sulla base della corretta applicazione dell‟ICPN. Qui il nome di Anemono apenninae-Fagetum sylvaticae (Gentile 1970) Brullo 1983 viene confermato come valido e l‟associazione viene inserita nel Doronico-Fagenion (Geranio-Fagion), invece del Doronico-Fagion proposto da Ubaldi (1987).

Dal confronto tra i dati raccolti tra i M.ti Lattari e le analisi esistenti in letteratura, viene riconosciuta l‟associazione Anemono apenninae-Fagetum sylvaticae (Tab.7). Si nota infatti una buona somiglianza floristica tra le faggete indagate nell‟area di studio e quelle descritte nell‟associazione citata, ritrovando come specie caratteristiche quelle descritte dall‟autore originale. Tra queste Daphne laureola, Euphorbia amygdaloides subsp.

5 Art. 31 - Omonimia: in base all‟Art. 31dell‟ICPN, il nome di un syntaxon deve essere considerato illegittimo nel caso in cui sia un omonimo posteriore, cioè quando ripete esattamente il nome di un syntaxon anteriore validamente pubblicato, basato su un tipo differente.

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amygdaloides e Anemone apennina subsp. apennina sono presenti con frequenza media, mentre Ilex aquifolium, Melica uniflora, Lathyrus venetus sono piuttosto sporadiche. Le cenosi indagate si localizzano intorno ai 1000-1100 m, in stazioni con suoli molto profondi e con precipitazioni piuttosto elevate, riconfermando quanto descritto per le faggete dell‟Aspromonte da Brullo et al. (2001). In realtà, diversamente da quest‟ultime, esse appaiono più povere dal punto di vista floristico, soprattutto per quello che riguarda le specie nemorali dei ranghi superiori e non sembrano essere caratterizzate da elevate coperture di Ilex aquifolium. Una spiegazione di ciò potrebbe essere correlata al fatto che tali formazioni probabilmente si ritrovano al limite più basso della loro fascia altitudinale non riuscendo pertanto a svilupparsi in maniera ottimale, o piuttosto perché legate a situazioni di sfruttamento antropico. Da sottolineare la presenza quasi costante di Alnus cordata anche se non sembra sufficiente a riconoscere l‟Alno cordatae- Fagetum, non risultando evidenziabile una diversità floristica così significativa rispetto all‟Anemono-Fagetum. Anche nelle faggete termofile del Cilento riferibili all‟Anemono apenninae-Fagetum viene indicata la presenza costante di Alnus cordata, senza tuttavia riconoscerne un‟associazione autonoma(Rosati et al., 2005).

Dal punto di vista dinamico le faggete rappresentano la forma di vegetazione potenziale delle porzioni sommitali della Penisola Amalfitana. La presenza di Alnus cordata nei consorzi potrebbe evidenziare il contatto catenale con gli alneti.

Dall‟analisi dello spettro biologico normale emerge una ricca componente di emicriptofite seguite da discreta percentuale di geofite, che insieme costituiscono lo strato erbaceo. Lo spettro biologico ponderato evidenzia invece la predominanza delle fanerofite per queste fitocenosi in cui sono gli elementi arborei legnosi a dare la fisionomia del bosco. Lo spettro corologico normale sottolinea una buona percentuale degli elementi Eurasiatici, di quelli Europeo- Caucasici e di quelli orientali.

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Analizzando i valori di copertura, mediante lo spettro corologico ponderato, si evidenzia una netta prevalenza degli elementi Europei, soprattutto per la presenza esclusiva di Fagus sylvatica subsp. sylvatica. Una buona percentuale è inoltre raggiunta dagli elementi Orientali, come Anemone apennina subsp. apennina o Symphytum tuberosum subsp. angustifolium e anche Castanea sativa. Infine si ritrovano in discreta percentuale gli elementi Endemici, rappresentati soprattutto da Alnus cordata e Acer cappadocicum subsp. lobelii.

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6.2.9 Alcune considerazioni sugli spettri biologici e corologici della componente