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Boschi a dominanza di Ostrya carpinifolia (gruppo B2)

ANALISI FITOSOCIOLOGICA

6.2 A NALISI DELLA COMPONENTE FORESTALE

6.2.4 Boschi a dominanza di Ostrya carpinifolia (gruppo B2)

I boschi a dominanza di Ostrya carpinifolia sono tipici dei substrati strettamente carbonatici caratterizzati da inclinazioni spesso piuttosto elevate (tra i 20° e i 50° circa). Questi consorzi prediligono esposizioni settentrionali e si posizionano nel range altitudinale compreso tra i 600 e i 1000 m s.l.m.. Si rinvengono in particolare dove si ha un buon accumulo di suolo, spesso alla base di pareti rocciose. Le coperture sono sempre elevate (85-100%), determinate in particolare dalla componente fanerofitica sotto la quale la componente erbacea risulta sempre molto sviluppata (in genere superiore al 50% di copertura), mentre l‟arbustiva risulta piuttosto esigua.

All‟interno di questi consorzi dominati da Ostrya carpinifolia e Acer neapolitanum, sono abbondanti Sesleria autumnalis e Melittis melissophyllum ssp. melissophyllum. In queste fitocenosi è inoltre da evidenziare la presenza di diversi elementi di pregio tra i quali Lilium bulbiferum e la rara Cephalanthera rubra. Nel loro insieme costituiscono delle cenosi sottoposte a ceduazione nonostante i siti di rinvenimento siano tutti caratterizzati da forti acclività2.

2 L‟eliminazione della copertura forestale in questi contesti determina l‟accentuata erosione del substrato con conseguenti pericoli erosivi. Questo probabilmente ha portato nel tempo ad una forte riduzione dell‟originaria estensione di questo consorzio, determinando inoltre un impoverimento del corteggio floristico delle formazioni residue.

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Seslerio autumnalis-Aceretum obtusati Corbetta & Ubaldi in Corbetta et al., 2004 (Tab.3)

Ostrya carpinifolia gioca un ruolo piuttosto importante nella costituzione di diverse formazioni forestali in tutto il territorio italiano (Bernetti, 1995). La sua diffusione è legata alle peculiari capacità di colonizzazione che le permette di vegetare su substrati carbonatici in condizioni degradate con suoli poco profondi (Pietro & Blasi, 1997). Grazie alla sua capacità pollonifera rappresenta una delle principali specie forestali utilizzate nei cedui o presente nei boschi secondari. Risulta tendenzialmente legata ai substrati carbonatici, mentre non sembra essere competitiva sui substrati acidi dove specie come Quercus cerris divengono dominanti (Blasi et al., 2006). In Italia meridionale i boschi dominati da Ostrya carpinifolia risultano non molto conosciuti anche per la loro scarsa diffusione.

Gli ostrieti di quote “elevate” dell‟Italia meridionale sono stati attribuiti al Carpinion orientalis, alleanza suddivisa ad oggi in quattro suballeanze distibuite nel territorio peninsulare: Lauro-Quercenion Ubaldi 1995, Cytiso sessilifolii-Quercenion pubescentis Ubaldi 1995, Campanulo mediae-Ostryenion Ubaldi 1995, Laburno anagyroidis-Ostryenion (Ubaldi 1995) Blasi, Di Pietro, Filesi 2004. Quest‟ultima suballeanza in particolare

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riunisce la maggior parte delle comunità dominate da Ostrya carpinifolia del N e Centro Italia e riunisce anche gli ostrieti meridionali (Blasi et al., 2004).

Secondo Blasi et al. (2006) i rilievi relativi agli ostrieti meridionali, pur facendo parte del Carpinion orientalis, non possono rientrare in nessuna delle quattro suballeanze presenti in Blasi et al. (2004). Gli autori giustificano l‟istituzione di una quinta suballeanza sulla base del fatto che il Laburno-Ostryenion presenta molte specie caratteristiche che risultano particolarmente rare o assenti nel Sud Italia. Ci sono infatti marcate differenze nella composizione floristica, in particolare per alcune specie con significato biogeografico. I boschi meridionali mancano ad esempio di Lonicera xylosteum, Melittis melissophyllum subsp. melissophyllum, Carex digitata, mentre sono caratterizzati da Festuca exaltata, Melittis melissophyllum subsp. albida, Doronicum orientale, Ptilostemon strictus, Alnus cordata. Queste specie hanno il loro confine settentrionale in Campania e divengono assai rare nel Centro e Nord Appennino. In rapporto a queste osservazioni propongono quindi il Festuco exaltatae-Ostryenion carpinifoliae (con Holotypus dato dal Seslerio autumnalis-Aceretum obtusati), caratterizzato dalle seguenti specie caratteristiche: Festuca exaltata, Melittis melissophyllum subsp. albida, Doronicum orientale, Alnus cordata e oltre a queste anche Vinca minor e Vinca major. Questa combinazione di specie differenzierebbe le comunità ad Ostrya dell‟Italia meridionale, rispetto a quelle Centro- e Nord-Appenniniche e da quelle analoghe della Penisola Balcanica. Secondo gli autori inoltre, la proposta di una suballeanza meridionale nel Carpinion orientalis rifletterebbe la suddivisione del Teucrio siculi-Quercion cerridis, alleanza che descrive i boschi subacidofili a Quercus cerris dei piani basale, collinare o sub montano della Penisola italiana, in due suballeanze, il Teucrio siculi-Quercenion cerridis (centrale) e lo Ptilostemo stricti-Quercenion cerridis (meridionale). Il confine tra questi due syntaxa passerebbe tra la Campania settentrionale e il Molise, analogamente a quanto si verrebbe a creare tra le suballenze Laburno anagyroidis-Ostryenion e Festuco exaltatae-Ostryenion, che, quindi, condividerebbero il limite biogeografico.

Per quanto riguarda gli ostrieti mesofili dei M.ti Lattari, pur mostrando affinità per il Melittio-Ostryetum data la presenza di Melittis melissophyllum subsp. melissophyllum, vengono fatti afferire al Seslerio autumnalis-Aceretum obtusati inquadrato all‟interno del Festuco exaltatae-Ostryenion carpinifoliae, concordando in questo modo con la proposta di Blasi et al. (2006). La loro struttura e composizione floristica risulta, infatti, molto affine agli ostrieti meridionali dei piani bioclimatici mesotemperato e supratemperato inquadrati in questa associazione. Questa presenta peculiarità floristiche dovute alla mancanza di specie mediterranee da un lato e da un buon numero di specie dei Fagetalia dall‟altro, oltre al fatto che sono anch‟essi caratterizzati da un sottobosco dominato da Sesleria autumnalis.

In funzione di queste osservazioni, i M.ti Lattari si configurerebbero come linea di confine biogeografico tra l‟Italia centrale e quella meridionale.

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Lo spettro biologico normale mostra, anche in questo caso, una percentuale piuttosto elevata delle specie legate al sottobosco, in particolare emicriptofite. Lo spettro biologico ponderato, con la netta prevalenza delle fanerofite, mette in evidenza la struttura forestale delle cenosi indagate. Lo spettro corologico normale illustra una buona percentuale degli elementi Eurasiatici, mentre in quello ponderato vi è la netta predominanza degli elementi Boreali rappresentati in particolare da Ostrya carpinifolia. Inoltre risulta presente una buona percentuale di Orofite, che evidenzia il carattere montano di queste formazioni. Considerevole è anche la percentuale degli elementi Endemici come Acer neapolitanum e Alnus cordata, che evidenziano la peculiarità di queste formazioni come endemiche dell‟Appennino meridionale.

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