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4. HOWARD BECKER E IL MONDO DELL’ARTE NELLA SOCIOLOGIA

4.2 Arte come attività collettiva

È possibile individuare all’interno della teoria di Becker due concetti principali utili per comprendere meglio la sua concezione di mondi dell’arte. Questi concetti, ovvero il concetto di arte come attività collettiva e l’importanza delle convenzioni, vengono trattati dall’autore prima di tutto in un articolo dal titolo significativo Art as a collective action, pubblicato nel dicembre del 1974 all’interno della rivista American Sociological Review, e poi in seguito all’interno della sua monografia sull’argomento.

“Sono nato a Chicago […] dove l’istituto di design di Moholy-Nagy divenne la sede americana dei profughi del Bauhaus, che vi importarono la loro predilezione per le arti applicate. Forse per questo sono stato portato a pensare che gli artigiani e i tecnici che

317 H.S.Becker, I mondi dell’arte, cit. p. 178 318 Ibi. P. 179

collaborano alla produzione di opere d’arte siano importanti quanto coloro che le concepiscono”319

Con queste parole Becker nega l’esistenza di ragioni che provino che alcune persone siano più importanti di altre all’interno del processo di creazione dell’arte; qualsiasi attività artistica come ogni attività umana, richiede il lavoro congiunto di un certo numero di persone ed è infatti attraverso questa cooperazione che nascono e continuano ad esistere le opere di cui oggi possiamo fruire.320 In ogni opera possiamo notare segni più o meno evidenti di questa cooperazione , le cui forme si trasformano in routine creando modelli di attività collettiva che Becker definisce “mondi dell’arte”; ed è la loro esistenza e il loro impatto sulla produzione e sul consumo delle opere che forniscono allo studioso lo spunto per un approccio sociologico alle arti mirato a comprendere la complessità di queste particolari reti di cooperazione.

L’elenco delle attività necessarie a questo processo cambieranno da un mezzo all’altro e necessiteranno della presenza di un ordine sociale in grado di garantire ai creatori d’arte una certa stabilità e un minimo di regole. Becker stila una lista provvisoria di sette attività per fare arte321:

(1) Per prima cosa una o più persone devono sviluppare un’idea riguardo al tipo di opera che si vuole realizzare e alla sua forma specifica; importante è precisare che non esiste nessuna relazione tra il modo in cui l’arte viene prodotta e la sua qualità. (2) Una volta che l’idea viene concepita, bisogna pensare al modo di realizzazione, la maggior parte delle opere d’arte assume infatti una forma fisica, che sia un quadro, un libro o un film, diventerà qualcosa che può essere toccato, osservato e/o ascoltato. Alcuni tipi di opere avranno mezzi di esecuzione di facile reperimento, mentre altre dovranno spendere più tempo e denaro nella ricerca della componenti materiali necessarie. (3) Di conseguenza possiamo dire che un’altra attività necessaria alla produzione di opere consiste nella fabbricazione e distribuzione di materiali e attrezzature necessari alla maggior parte delle attività artistiche. Strumenti musicali, tele, colori, costumi di scena e così via, tutti questi oggetti devono essere fabbricati in modo da essere a disposizione degli artisti. (4) La creazione di opere d’arte e la produzione delle attrezzature necessarie a tal fine richiede molto tempo che deve essere sottratto ad altre attività; ne

319 H.S.Becker, I mondi dell’arte p. 13 320 Ibi. p. 17

consegue che gli artisti dovranno procurarsi il tempo a loro necessario con il denaro ottenuto attraverso la distribuzione e la vendita delle proprie opere ad un pubblico. Becker fa notare come non tutte le società siano soggette a questi tipi di economia di mercato, in questi casi egli afferma che sarà un ufficio governativo a finanziare i progetti artistici o ancora, in altri tipi di società, coloro che producono oggetti artistici possono barattarli con beni di comune utilità, altri artisti invece saranno costretti a svolgere un lavoro “normale” per potersi permettere di continuare l’attività artistica. (5) Per generare idee, svilupparle e distribuirne i risultati servono delle attività di supporto che varieranno a seconda del mezzo artistico utilizzato. Questo gruppo di attività comprende qualsiasi tipo di attività tecnica e viene definita da Becker come attività residuale destinata a contenere tutto ciò che non rientra nelle altre.

Siamo arrivati alle ultime due attività che in realtà non sono direttamente collegate alla vera e propria attività di creazione dell’arte ma, sono ugualmente importanti per l’esistenza delle opere stesse: (6) una volta che l’ opera è stata realizzata deve entrare in relazione con qualcuno che a sua volta reagirà emozionalmente o intellettualmente al contatto con l’opera stessa. Si può notare una convergenza con Dickie, il quale, come abbiamo già visto, afferma che la creazione di un oggetto con l’intenzione di presentarlo al pubblico è sufficiente per definire quell’oggetto un’opera d’arte. Ma Becker fa un passo avanti, siccome la sua teoria verte su eventi che consistono nel produrre e apprezzare un’opera, per permettere che ciò accada è necessaria un’attività di risposta. (7) Come ultima attività Becker indica quella che consiste nel “formulare a sostenere quel fondamento logico grazie al quale tutte le attività acquistano senso e ragion d’essere”322

, ogni attività sociale richiede questo tipo di fondamenta, in grado di dare una risposta ai “profani del caso” che si chiedano il senso dell’attività.

Becker sottolinea che pur avendo usato un linguaggio categorico, non necessariamente tutte le arti devono prodursi nei modi da lui indicati; infatti se una qualunque attività dovesse mancare l’opera d’arte rimarrebbe tale anche se l’assenza di qualche aspetto non potrà non influire sul prodotto finito. Egli afferma inoltre che non è possibile una totale autonomia dell’artista, se non altro a causa del background in cui il suo lavoro ha senso, in pieno contrasto con Danto, il quale è pienamente funzionale a mantenere il postulato dell’autonomia dell’arte.

Un’opera d’arte è frutto di una collaborazione, ma qual’é il minimo di delle attività centrali che si devono svolgere per poter continuare a definire una persona artista?323 Non è necessario che un artista maneggi personalmente i materiali dell’opera per essere definito tale, infatti raramente gli architetti prendono parte alla costruzione delle case che hanno progettato, anche se la stessa azione suscita qualche perplessità quando uno scultore lascia la realizzazione della sua opera nelle mani di un laboratorio meccanizzato.

Per capire il mondo è necessario conoscere la divisione dei compiti individuando le caratteristiche dei lavoratori e la divisione del lavoro di ciascuno. L’attività cooperativa si basa su quelle che Becker definisce catene di cooperazione, ovvero quando l’artista si trova a dipendere da altri individui per la creazione della sua opera. Egli si trova al centro di una rete di cooperazione in cui il lavoro di ogni individuo è importante per il risultato finale324 e ciò risulta molto interessante agli occhi dello studioso, soprattutto quando a collaborare sono gruppi di specialisti con interessi economici e di carriera diversi da quelli dell’artista. Tra il personale di supporto e l’artista possono nascere inoltre dei conflitti riguardanti l’estetica dell’opera in quanto ogni gruppo di supporto specializzato tende a formare i propri canoni estetici e a perseguire i propri interessi di categoria325.

Becker inoltre fa notare chiaramente come le convenzioni leghino gli artisti alle persone coinvolte nella domanda e distribuzione delle opere, facendo riferimento ai problemi che riscontrano quando “[…] i compositori scrivono musica che richiede più musicisti di quanti le organizzazioni esistenti ne possano pagare; quando i commediografi scrivono commedie così lunghe che il pubblico non riesce a star seduto fino alla fine; quando i romanzieri scrivono libri che nemmeno i lettori più esperti riescono a decifrare

323 Becker risponde implicitamente attraverso una serie di celebri esempi che variano dalle composizioni

di John Cage e Stockhausen, che decisero di lasciare molta libertà ai musicisti che dovevano eseguire i loro lavori, a Duchamp, il quale dichiara che ponendo la propria firma su un comunissimo orinatoio o su una riproduzione della “Gioconda” a cui disegna dei baffi, egli stava creando un’opera d’arte H.S.Becker,

I mondi dell’arte, p. 35-36

324 Ibi. p 40

325

Becker fornisce un esempio esemplare: un artista di sua conoscenza con la necessità di inserire all’interno della sua opera una serie di litografie si rivolge ad un litografo professionista e gli fornisce dei bozzetti con delle grandi campiture di nero pensando di rendere le cose più facili, invece quando delle superfici così ampie vengono colorate, si vede il segno del rullo. I tipografi spiegarono all’artista che erano in grado di stampare correttamente i bozzetti riducendo la superficie nera. Lo scultore a questo punto propose di lasciare i segni dei rulli ma ancora i litografi si rifiutarono di farlo perché per loro quei segni sarebbero stati segno di una mancanza di professionalità. Rif. Ibi. p. 41

o che richiedono tecniche tipografiche tanto innovative che nessun editore è in grado di fornire”326

.

Le opere d’arte sono il prodotto collettivo dell’attività di tutti coloro che cooperano attraverso le convenzioni caratteristiche del mondo dell’arte per far nascere opere di quel tipo. Gli artisti sono un sottogruppo, per alcuni particolarmente dotato, di membri di quel mondo; essi portano quindi un contributo unico all’opera, rendendola arte. A Becker non interessa fare una distinzione precisa del mondo dell’arte da altri settori della società (i cui confini sono tra l’altro molto vaghi), cerca invece di individuare i gruppi che collaborano per produrre qualcosa che almeno loro riconoscono come arte tentando di comporre un quadro dell’intera rete di cooperazione. Egli afferma inoltre che la sua professione gli permette di risolvere il problema dei confini settoriali in modo più facile rispetto agli operatori di settore: i sociologi infatti vedono dove e come gli oggetti dell’osservazione stabiliscono una distinzione tra quello che essi ritengono sia considerato come tipico e ciò che non va tenuto in conto come tale; un compito non molto semplice a causa dei rapporti molto estesi che i mondi dell’arte intrattengono con i mondi da cui vogliono distinguersi e perché in quanto parte di un’organizzazione sociale più ampia di cui fanno parte anche le arti commerciali, artigianali e popolari, condivido, ne adottano le idee e competono con loro per la conquista di pubblico e finanziatori.327