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Distribuzione e fruizione: il rapporto con le organizzazioni economiche

4. HOWARD BECKER E IL MONDO DELL’ARTE NELLA SOCIOLOGIA

4.6 Distribuzione e fruizione: il rapporto con le organizzazioni economiche

Come abbiamo visto Becker sottolinea in modo marcato la relazione tra artisti e quello che si può definire l’ambiente economico entro il quale essi stessi agiscono, rendendo chiara la relazione economica tra produzione, distribuzione e ricezione dell’arte in un sistema guidato dal mercato. A tal proposito scrive:

“I mondi dell’arte pienamente sviluppati […] dispongono di sistemi di distribuzione che integrano gli artisti nell’economia della società portando le opere d’arte al pubblico che le apprezza e paga abbastanza per permettere all’artista di proseguire”371.

Hans Van Maanen fa notare che per fare qualsiasi cosa, e quindi anche opere d’arte, una persona deve vivere in qualche modo e ciò comporta l’aver bisogno di mangiare, vestirsi, avere un tetto sopra la testa, ma anche recuperare le risorse per creare materialmente le opere d’arte - il che vorrebbe dire pagare per materiali e per il cosiddetto “personale di supporto”372

. Secondo la teoria di Becker queste risorse dovrebbero provenire da compratori e fruitori, insomma, dalla vendita di opere. Tuttavia è risaputo che il sistema economico attuale non permette l’esistenza di un gruppo di spettatori paganti e compratori abbastanza grande per poter finanziare tutte le persone che vogliono svolgere la professione di artista. Molti artisti saranno costretti a

369

H.S.Becker, I mondi dell’arte, p. 380

370Ibi. p.113 371 Ibi. cit. p.111

recuperare risorse da altre fonti come attività collaterali (molti di loro per mantenersi si dedicano all’insegnamento o all’arte commerciale), supporto economico della famiglia, mecenatismo, sponsorizzazioni e sussidi statali.

Quindi solo quando l’opera ha ricevuto consenso e ne è stato accettato il valore ha quindi inizio il processo descritto da Becker, un processo caratterizzato da una certa circolarità in quanto gli artisti per produrre arte dovranno vendere arte fino a che non saranno abbastanza indipendenti economicamente da poter creare il tipo di opere a cui vogliono realmente dedicarsi. Quest’ultimo concetto deriva dal fatto che spesso molti artisti per avere il riconoscimento del pubblico affidano i propri lavori ad organizzazioni di distribuzione le quali richiedono opere che potrebbero piacere al pubblico, conformate quindi alle possibilità e alle richieste dei sistemi di produzione con una predilezione per una distribuzione di massa piuttosto che per l’innovazione artistica. Nonostante gli artisti possano scegliere di non sottostare a queste organizzazioni, di solito questi affidano il compito della distribuzione a degli intermediari di professione, anche se questi in quanto commercianti avranno interessi più orientati al guadagno e, come si è appena detto, la maggior parte di loro vorrà “razionalizzare la produzione piuttosto instabile e stravagante propria del lavoro dei creativi”373. Un’opera “non

adatta” è difficile che venga distribuita, tuttavia ciò non significa necessariamente che gli artisti dipendano completamente da questo sistema, infatti come gli artisti si adeguano alle leggi della distribuzione, a volte anche questi sistemi si adeguano agli artisti perché, alla fine, lo stesso mercato culturale ha bisogno della creatività di queste persone; se queste dovessero venire a mancare si potrebbero distribuire solamente prodotti standardizzati e poveri di significato culturale. È importante sottolineare che comunque nel mondo dell’arte esistono più sistemi di distribuzione che operano contemporaneamente e gli artisti possono scegliere un sistema o l’altro a seconda di quello che gli è più congeniale o che ritiene meno vincolante.

Becker a mo’ di manuale stila un elenco di affermazioni per lui utili alla comprensione del meccanismo appena descritto:

“1) la domanda reale è generata da individui disposti a spendere soldi per l’arte; 2) la loro domanda si rivolge a ciò che hanno imparato ad apprezzare, e ciò è la conseguenza della loro educazione ed esperienza; 3) i prezzi variano secondo la domanda e l’offerta;

4) il sistema mette in circolazione solo le opere che possono essere effettivamente distribuite in numero sufficiente per restare attivo; 5) devono esserci abbastanza artisti attivi nella produzione di opere in modo che il sistema possa continuare a funzionare; 6) le opere che il sistema distributivo non può o non vuole diffondere trovano altri canali, oppure hanno una diffusione minima o nulla” .374

A diversi sistemi corrispondono diversi tipi di imprenditore: (1) quello che investe il proprio denaro acquistando opere di uno o più artisti da raccogliere in un luogo in modo che dei potenziali compratori possano esaminarle. Nel caso specifico delle arti dello spettacolo l’imprenditore investe nella produzione o offre un minimo di sostegno finanziario che verrà colmato con la vendita dei biglietti e i fondi. Tutto ciò permetterà all’intermediario di avere abbastanza denaro per proporre un’offerta diversificata. Il proprietario di una galleria d’arte o l’impresario teatrale sono un esempio in piccolo di questo sistema che di solito distribuisce opere uniche. (2) L’altro esempio si posiziona all’estremo rispetto alle figure appena descritte ed è l’imprenditore che investe nella produzione di molte copie di un’opera concepita per la distribuzione di massa: un esempio può essere l’industria discografica o l’editoria. Si tratta insomma di quelle che Paul Hirsch chiama “industrie culturali”.

4.6.1 Le gallerie d’arte

Come esempio di distribuzione di opere uniche Becker propone sia l’impresario teatrale che la figura del mercante d’arte. In questa sede mi limito a riportare ciò che Becker ha da dire sull’importanza di quest’ultimo visto che le caratteristiche delle due figure sono molto simili. Delle industrie culturali mi occuperò più avanti.

Per il sociologo la figura del mercante d’arte è molto importante, soprattutto di questi tempi dove la maggior parte dei prodotti delle arti visive passa per il sistema internazionale del mercato d’arte375

. I mercanti d’arte hanno la capacità di integrare l’artista nell’economia della società riuscendo a trasformare il valore estetico in valore commerciale e permettendo così agli artisti di vendere le proprie opere. Seguendo Moulin, Becker spiega che in genere i galleristi si specializzano dedicandosi o all’arte “consacrata” o all’arte contemporanea e a seconda della scelta cambieranno modo di

374 H.S.Becker, I mondi dell’arte,, p. 125-126 375 Ibi. p. 127

fare affari: nel caso dell’arte già consacrata sapranno di avere in mano un valore garantito e non incorreranno in grandi rischi, se non quello di sbagliare una certificazione di autenticità. Se invece il gallerista dovesse decidere di intraprendere la via contemporanea, con un’offerta illimitata, deve mettere in conto che nel corso della sua carriera egli dovrà correre sempre dei rischi, perché alla fine “il mercante d’arte innovatore scommette su un’opera sconosciuta; il suo obiettivo è di farla diventare famosa e imporla sul mercato”376. Infatti nessuno può sapere se e quando un’opera sarà

accettata dal pubblico e soprattutto dalla critica che esprime il suo giudizio e ha la capacità di consacrare l’artista stesso nella storia delle arti.

I galleristi di solito si specializzano in uno stile o in una scuola artistica, i loro artisti avranno di conseguenza degli elementi in comune e pertanto, frequentando queste gallerie, si potrà imparare ad apprezzare quel dato stile. Le esposizioni trovano un valido alleato nelle teorie di critici ed estetologi, i quali si occupano dei fondamenti filosofici che legittimano alcune opere come meritevoli di apprezzamento.377 I critici invece lavorano a un livello più concreto, discutono sulle questioni quotidiane del mondo dell’arte e di tutto ciò che influisce sulla reputazione degli artisti e sul valore delle loro opere e molto spesso collaborano con i galleristi per la promozione di un artista scoperto da entrambi; la critica si dimostra inoltre molto efficace quando spiega il modello di ispirazione (la relazione con la storia) e come la nuova opera apra nuove prospettive.

I galleristi cercano ovviamente persone che siano disposte a comprare e conservare le opere da loro esposte anche se, negli anni in cui Becker scrive, uno studio di Haacke citato nel libro, dimostra che negli anni settanta solo il 18 percento dei visitatori spendeva una cifra maggiore ai duemila dollari in opere d’arte.378

Il sistema delle gallerie d’arte è intimamente connesso alle istituzioni museali, quest’ultime infatti possono essere considerate come la meta definitiva delle opere che iniziano a circolare grazie ai galleristi. Per Becker lo sono in due modi: 1) una volta entrata è difficile che l’opera esca dal museo, sia perché è vincolata da un lascito, sia perché i direttori del museo non vogliono fare brutta figura togliendo un’opera che loro

376 R. Moulin, Le Marché de la peinture en France, Les Editions de Minuit, Parigi, 1975 p.118 377 H.S.Becker, I mondi dell’arte, p. 129

stessi hanno scelto; 2) quando un museo acquista o espone un’opera, le offre il più alto grado di riconoscimento ufficiale del mondo dell’arti visive.

Se le gallerie d’arte (e le organizzazioni teatrali) sanno a chi rivolgere la propria attività, lo stesso non si può dire delle industrie culturali che hanno a che fare con un pubblico vasto e imprevedibile, nonostante gli sforzi fatti con ricerche di mercato.

4.7 Le organizzazioni di produzione culturale tra management e