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4. HOWARD BECKER E IL MONDO DELL’ARTE NELLA SOCIOLOGIA

4.4 Artisti e mondi dell’arte

4.4.3 Gli artisti naïf

Un’altra categoria di artisti importante per Becker è quella degli artisti “naïf” chiamati anche “primitivi” o “grass-roots”.353

Questi artisti sono persone che non hanno mai avuto rapporti con un mondo dell’arte ufficiale, non ne conoscono i membri e le convenzioni, ne tantomeno sanno come vengono prodotte le opere d’arte simili alle loro (sempre che esistano!) e non hanno seguito nessuna formazione artistica. Questi in genere sono incapaci di spiegare le loro azioni in termini convenzionali e di solito lavorano da soli perché nessuno sa come fornire loro aiuto o collaborazione. Becker è consapevole che una descrizione di questo tipo potrebbe dare l’idea che l’arte naïf sia più convenzionale di quanto in effetti sia, ed in buona parte è così. Questi artisti conoscono le convenzioni della pittura ma poiché non hanno ricevuto una formazione professionale, è normale che la loro opera abbia un aspetto ingenuo e infantile.354 E si può dire che l’opera di artisti naïf non è tanto diversa da quella degli artisti dilettanti in quanto entrambi operano senza alcun legame con il mono degli artisti di professione. Se l’opera di pittori naïf non è tanto difficile da assimilare, in quanto richiama molto quella tradizionale, il problema dell’assimilazione sorge quando le opere di questi artisti

351 H. Becker, Art world and social types, p. 710 352 H.S.Becker, I mondi dell’arte, cit. p. 263 353

Anna Mary Robertson Moses (1860-1961) o Grandma Moses, pittrice americana che iniziò a dipingere alla veneranda età di settantacinque anni è il prototipo scelto da Becker, anche se poi una volta scoperta verrà inglobata all’interno del mondo dell’arte. Rif. H.S.Becker, I mondi dell’arte, p.277

non sono inscrivibili in nessun mondo artistico, e fanno riferimento solo all’esperienza del loro autore. Un esempio di queste opere sono le Watt Towers di Simon Rodia, troppo grandi per essere considerate sculture, non sono neanche opera di architettura.355 Gli artisti naïf raggiungono il loro particolare stile e creano forme e generi artistici unici perché non hanno acquisito le convenzioni visive e i modi abituali di pensare che gli artisti professionisti acquisiscono nel corso della loro formazione. Un ribelle deve liberarsi delle abitudini insegnategli dalla sua formazione professionale, al contrario dei naïf i quali invece non ne hanno mai avute. Questi acquisiscono competenze fornite in modo inconsapevole dalla società e per creare le loro opere fanno uso dei materiali che riescono a reperire o cha hanno a portata di mano, si esprimono con un vocabolario poco convenzionale per spiegare e motivare il loro operato a chi chieda chiarimenti dando spesso l’impressione di essere molto eccentrici.

Becker solleva un problema molto importante: come vengono conservate le opere di questi artisti? Mancano i sistemi convenzionali di tutela che sono garantiti alle opere d’arte normali, il canale principale e poco comune tramite il quale hanno una possibilità di essere conservate l’interessamento del mondo dell’arte. È proprio questo che ha salvato le Watts Towes: artisti e operatori dei musei di Los Angeles scoprirono le torri, che nel frattempo erano diventate un’attrazione turistica, e iniziarono una procedura legale per bloccare la loro distruzione. In ogni caso anche se conservate grazie all’intervento dei membri del mondo artistico, questo tipo di opere resteranno sempre difficilmente assimilabili e resteranno spesso solo semplici curiosità.

Per il sociologo il carattere primitivo dell’arte naïf risiede nella relazione tra il suo creatore e il mondo dell’arte convenzionale, non è infatti il carattere dell’opera stessa a distinguerla ma il fatto di essere stata realizzata al di fuori delle convenzioni vigenti. E questo risolve il problema di Grandma Moses che, essendo stata accettata all’interno del mondo dell’arte istituzionale, si può ancora considerare naïf? Becker risponde affermativamente, a patto che questa continui ad ignorare i vincoli imposti dal mondo in cui viene incorporata.

355 Le Watt Towers consistono in una serie di torri di cemento traforate e decorate con materiali comuni

4.4.3 Arte folk

L’ultima forma d’arte da considerare per capire le relazioni che avvengono all’interno dei mondi dell’arte è quella folk. Per arte folk Becker intende quell’insieme di attività svolte totalmente al di fuori dei mondi professionali dell’arte, realizzate da persone comuni durante la loro esistenza quotidiana e che non vengono considerate opere d’arte da chi le fa e le usa, al contrario di chi sta al di fuori di quella data comunità riconoscerà in quegli artefatti un valore artistico.

L’arte folk è fatta quindi di soggetti che si dedicano a quella attività come pratica quotidiana, alcuni saranno più bravi di altri a praticarla, ma ciò che importa a Becker è che le opere risultanti raggiungano uno standard minimo e si prestino all’uso previsto356

. Gli artisti folk assomigliano agli artisti canonici nel fatto di esser ben integrati in un mondo nel quale le convenzioni riguardanti la loro arte sono ben conosciute e diffuse come basi dell’azione collettiva e non è sorpreso del fatto che anche in situazioni periferiche, ben lontane dai mondi dell’arte istituzionali, si creino comunque degli standard che permettono di giudicare chiunque decida di avvicinarsi ad una qualsiasi attività.

In quanto prodotto di un sistema familiare all’interno di una comunità e non opere d’arte realizzate all’interno di un mondo dell’arte, i lavori degli artisti folk non sono mai stati considerati oggetti artistici, fino al momento in cui alcuni musei hanno cominciato ad interessarsi alla conservazione dell’artigianato locale, riconoscendo quindi il valore artistico di questi oggetti e cominciando ad ospitare nei propri spazi le arti tessili, decorative o minori.357