2.12.1. L’aspetto strutturale
Secondo le stime dell’Unione italiana delle camere di commercio riferite al 2012, l’artigianato dell’Emilia-Romagna aveva prodotto valore aggiunto per circa 18 miliardi e mezzo di euro, con una incidenza del 14,3 per cento sul totale dell’economia, più elevata rispetto alla media nord-orientale (14,2 per cento) e nazionale (11,5 per cento). Nelle restanti ripartizioni, l’incidenza dell’artigianato sul reddito si attestava su valori più contenuti rispetto a quelli della regione, spaziando dal 9,0 per cento dell’Italia centrale all’11,9 per cento dell’Italia Nord-occidentale. Secondo i dati Smail (Sistema di monitoraggio annuale delle imprese e del lavoro) a giugno 2014 l’artigianato dava lavoro in regione a 294.785 addetti pari al 18,5 per cento del totale.
Siamo di fronte a numeri testimoni del peso dell’artigianato nell’economia della regione. Questa situazione è stata determinata da una compagine imprenditoriale tra le più diffuse del Paese (vedi figura 2.12.1), forte di oltre 132.000 imprese attive, equivalenti al 32,2 per cento del totale delle imprese iscritte nel Registro, percentuale questa superiore di circa sei punti percentuali a quella nazionale.
L’importanza dell’artigianato traspare anche dai dati Inps. A dicembre 2014 erano presenti in regione circa 172.000 titolari d’impresa (10,3 per cento del totale nazionale), ai quali aggiungere più di 17.000 collaboratori.
2.12.2. L’evoluzione congiunturale dell’artigianato manifatturiero
Il settore dell’artigianato manifatturiero ha chiuso i primi nove mesi del 2015 con un bilancio nuovamente negativo, ma in termini meno accesi rispetto all’involuzione dell’anno precedente. La lenta ripresa del mercato interno, che assorbe gran parte delle vendite, ha reso meno amaro l’andamento congiunturale, che resta tuttavia ancora debole e dalle prospettive ancora incerte.
In uno scenario di crescita del commercio mondiale, sia pure a un ritmo meno elevato rispetto al 2014, la scarsa propensione all’export, tipica della piccola impresa artigiana, diventa un fattore penalizzante che impedisce, quanto meno, di cogliere pienamente le opportunità offerte dalla domanda estera, contrariamente a quanto avvenuto nelle imprese industriali più strutturate e più aperte alla internazionalizzazione. L’apertura ai mercati esteri comporta spesso oneri e problematiche che la grande maggioranza delle piccole imprese non è in grado da sola di affrontare.
Secondo l’indagine del sistema camerale, i primi nove mesi del 2015 si sono chiusi con una diminuzione produttiva dello 0,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2014, tuttavia più contenuta rispetto al calo del 2,2 per cento di un anno prima. La riduzione, che può essere interpretata come una sostanziale stabilità – nelle attività industriali c’è stato un incremento dell’1,4 per cento - è stata la sintesi di andamenti trimestrali altalenanti, tali da configurare un quadro congiunturale dominato dall’incertezza.
Dalla crescita tendenziale dello 0,5 per cento del primo trimestre si è progressivamente approdati alla diminuzione dell’1,1 per cento di luglio-settembre.
Al basso profilo della produzione si è associato un analogo andamento per le vendite, che sono apparse in diminuzione, a valori correnti, dello 0,4 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2014 e anche in questo caso è da evidenziare l’andamento negativo del secondo e terzo trimestre che ha interrotto la tendenza positiva dei primi tre mesi (vedi tavola 2.12.1).
La domanda ha ricalcato quanto avvenuto per produzione e vendite. Dal modesto aumento dei primi tre mesi si è passati ai decrementi comunque moderati dei due trimestri successivi. determinando nella media dei primi nove mesi una diminuzione dello 0,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2014, anch’essa più contenuta rispetto a quanto registrato un anno prima (-2,5 per cento).
La domanda estera che come accennato in precedenza ha un impatto meno forte sulle attività, è apparsa sostanzialmente stagnante (-0,3 per cento), in contro tendenza rispetto all’aumento dell’1,6 per cento dei primi nove mesi del 2014, me in questo caso il terzo trimestre ha proposto un leggero aumento, dopo i segni moderatamente negativi dei trimestri precedenti.
L’export è apparso in diminuzione dello 0,9 per cento, riflettendo i cali emersi per tutto il corso del 2015. Un anno prima c’era stato un aumento dell’1,0 per cento.
Per quanto concerne il periodo assicurato dal portafoglio ordini, nella media dei primi nove mesi del 2015 è stato registrato un valore prossimo alle sette settimane, circa tra in più rispetto a quanto riscontrato un anno prima. Tale andamento rappresenta il miglioramento più tangibile della congiuntura artigiana.
Tab. 2.12.1. La congiuntura delle imprese artigiane dell’Emilia-Romagna. Primo trimestre 2006 – terzo trimestre 2015.
(….) Dati non disponibili.
Fonte: Sistema camerale dell’Emilia-Romagna e Unioncamere nazionale.
Mesi di produzione assicurata Variazioni percentuali rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente dal portafoglio
Fatturato Fatturato Ordini Ordini ordini a
Trimestri Produzione totale estero totali esteri fine trimestre.
I.2006 0,2 0,8 4,1 0,8 …. 3,1
II.2006 2,3 1,9 5,7 1,9 …. 2,3
III.2006 1,4 1,6 1,3 0,4 …. 2,4
IV.2006 3,0 2,6 6,4 2,8 …. 2,8
I.2007 1,9 0,9 0,9 2,3 …. 2,3
II.2007 -1,2 -1,6 -1,2 -1,1 …. 2,6
III.2007 0,2 -1,7 4,6 -1,2 …. 2,2
IV.2007 -0,1 0,5 0,6 -0,1 …. 2,5
I.2008 -2,6 -2,1 1,8 -1,9 …. 2,1
II.2008 -1,3 -0,6 1,9 -1,5 …. 2,0
III.2008 -4,0 -3,0 0,0 -3,3 …. 2,0
IV.2008 -6,0 -4,6 -0,6 -7,1 …. 2,4
I.2009 -12,4 -10,9 -2,1 -13,9 …. 1,6
II.2009 -18,4 -18,8 -8,3 -18,9 …. 1,7
III.2009 -15,3 -14,1 -3,5 -15,6 …. 1,5
IV.2009 -11,8 -11,2 -5,0 -12,5 …. 1,5
I.2010 -7,8 -7,1 -6,6 -6,4 …. 1,5
II.2010 -0,6 -0,7 0,3 -2,6 …. 1,5
III.2010 1,8 2,2 1,9 2,0 …. 2,5
IV.2010 1,4 1,4 -1,3 1,8 …. 1,8
I.2011 -0,1 0,8 3,2 0,4 2,6 1,2
II.2011 0,8 0,2 0,9 -0,1 -1,3 1,6
III.2011 -0,3 -0,2 1,5 -0,3 3,2 1,1
IV.2011 -1,3 -0,7 -1,8 -1,3 0,3 1,2
I.2012 -5,4 -5,2 -3,1 -6,2 -1,9 1,3
II.2012 -6,7 -6,9 -2,7 -7,7 0,7 1,2
III.2012 -7,9 -8,2 3,5 -9,5 2,6 1,3
IV.2012 -9,3 -9,2 1,2 -9,9 0,0 1,2
I.2013 -6,3 -7,0 -1,7 -7,8 -0,8 1,2
II.2013 -4,6 -5,2 -0,7 -5,8 -1,5 1,2
III.2013 -3,2 -2,9 3,2 -4,5 0,7 1,4
IV.2013 -4,8 -4,4 6,0 -5,2 8,4 1,1
I.2014 -1,4 -1,9 2,7 -1,9 2,7 0,9
II.2014 -2,0 -2,1 2,6 -2,3 5,1 0,9
III.2014 -3,3 -3,2 -2,3 -3,1 -3,1 1,0
IV.2014 -4,5 -4,6 -0,5 -4,7 -2,2 1,1
I.2015 0,5 0,6 -1,3 0,4 -1,1 1,7
II.2015 0,0 -0,2 -0,4 -0,5 -0,1 1,6
III.2015 -1,1 -1,7 -0,9 -0,9 0,2 1,6
2.12. Artigianato 185
2.12.3. Il credito
L’attività del Consorzio di garanzia Unifidi1, costituito nell’anno 1977 su iniziativa delle Associazioni regionali CNA e Confartigianato, è apparsa in calo.
Secondo l’analisi del Consorzio, la ragione principale di tale andamento risiede principalmente nella prosecuzione del calo degli impieghi delle piccole imprese, nella crescita dell’operatività diretta nei confronti del Fondo centrale di garanzia da parte delle banche e nella necessità di una elevata selezione del credito, a fronte di risorse a sostegno della garanzia più limitate. Tra gennaio e settembre 2015 sono state deliberate 2.195 pratiche rispetto alle 3.275 dell’analogo periodo del 2014 (-33,0 per cento), per un totale di circa 142 milioni e 257 mila euro, contro i quasi 247 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente (-42,4 per cento). Il valore medio di ogni operazione deliberata è ammontato a 64.810 euro, con una flessione del 14,0 per cento rispetto a un anno prima. Come evidenziato da Unifidi, sono sempre più le imprese di minori dimensioni ad avere difficoltà d’accesso al credito.
La battuta d’arresto evidenziata da Unifidi ha trovato eco nei dati divulgati dalla Banca d’Italia relativi agli impieghi bancari delle “quasi società non finanziarie”2 artigiane. A fine settembre 2015 sono diminuiti del 6,3 per cento rispetto all’analogo periodo del 2014 (-5,6 per cento in Italia), in misura leggermente più accentuata rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (-6,1 per cento).
Per quanto le “quasi società non finanziarie” costituiscano solo una parte dell’universo artigiano, che è caratterizzato dalla forte presenza di imprese individuali (74,7 per cento del totale a fine settembre 2015), resta tuttavia uno scenario dove si mescolano il basso tono delle attività e la cautela degli intermediari bancari nel concedere prestiti.
Per quanto concerne i depositi bancari delle “quasi società non finanziarie” artigiane è stata registrata una ripresa. A fine settembre 2015 sono ammontati in Emilia-Romagna a poco più di 706 milioni di euro (0,6 per cento del totale), con una crescita del 6,4 per cento rispetto all’importo di un anno prima (+5,8 per cento in Italia). L’aumento è apparso più ampio sia rispetto all’andamento generale della clientela ordinaria residente e non residente, al netto delle Istituzioni finanziarie e monetarie (+2,4 per cento), che al trend dei dodici mesi precedenti (+5,7 per cento).
2.12.4. Gli ammortizzatori sociali
La sostanziale stabilità delle attività che ha caratterizzato i primi nove mesi del 2015 si è associata al minore ricorso alla Cassa integrazione guadagni. Si è trattato esclusivamente d’interventi in deroga alle leggi che disciplinano l’erogazione della Cig.
Tra gennaio e ottobre le relative ore autorizzate in Emilia-Romagna all’artigianato sono ammontate a circa 2 milioni e 213 mila, con una flessione del 55,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2014. La totalità dei settori manifatturieri è apparsa in diminuzione. Il maggiore utilizzatore, l’industria metalmeccanica, ha assorbito più di 839.000 ore autorizzate, con un calo del 63,5 per cento nei confronti dei primi dieci mesi del 2014.
La pronunciata flessione delle deroghe potrebbe avere riflesso i fermi amministrativi dovuti ai ritardi nei finanziamenti, fenomeno questo che può provocare lunghe stasi nei ricorsi, cui succedono picchi di richieste all’atto della disponibilità dei finanziamenti.
2.12.5. La consistenza delle imprese
La compagine imprenditoriale dell’artigianato dell’Emilia-Romagna si è articolata a fine settembre 2015 su 132.506 imprese attive, vale a dire l’1,9 per cento in meno rispetto all’analogo periodo del 2014(-1,6 per cento in Italia), equivalente a un totale, in termini assoluti, di 2.546 imprese. A fine 2009, l’anno della più grave crisi economica del secondo dopoguerra, se ne contavano 145.1423. Nelle imprese non artigiane il calo è risultato più contenuto, pari allo 0,3 per cento.
1 Unifidi Emilia-Romagna ha nel tempo ampliato la propria attività tramite varie modifiche statutarie effettuate nel 1993, 2004 e 2008, anno nel quale è avvenuta la fusione per incorporazione di quattordici cooperative di garanzia esistenti sul territorio regionale.
2 Per quasi-società si intendono quelle unità che, pur essendo prive di personalità giuridica, dispongono di contabilità completa e hanno un comportamento economico separabile da quello dei proprietari; esse comprendono le società in nome collettivo e in accomandita semplice, nonché le società semplici e di fatto e le imprese individuali con più di cinque addetti.
3 Sono compresi i sette comuni aggregati dalla provincia di Pesaro e Urbino.
Se analizziamo l’andamento dei vari rami di attività, possiamo notare che ognuno di essi ha contribuito alla diminuzione generale. L’agricoltura, silvicoltura e pesca che ha rappresentato lo 0,8 per cento del totale delle imprese attive artigiane, è apparsa nuovamente in calo (-2,5 per cento), in piena sintonia con quanto avvenuto nella totalità delle imprese, e lo stesso è avvenuto per le attività industriali, che costituiscono il gruppo più consistente (63,5 per cento del totale), le cui imprese sono scese, nell’arco di un anno, da 86.394 a 84.169 (-2,5 per cento). Il terziario ha accusato un leggero calo tendenziale pari allo 0,6 per cento, equivalente a 279 imprese. C’è inoltre da tenere conto che nel computo delle imprese rientrano anche quelle non classificate, la cui consistenza è scesa da 113 a 99 imprese attive (-12,4 per cento).
Se si approfondisce l’analisi settoriale, si può evincere che la diminuzione complessiva dell’1,9 per cento è da attribuire principalmente ad alcuni dei settori numericamente più consistenti, quali costruzioni (-2,8 per cento), manifatturiero (-2,2 per cento) e trasporti e magazzinaggio (-3,5 per cento), replicando l’andamento del 2014.
Il settore delle costruzioni ha consolidato la tendenza negativa emersa in tutta la sua evidenza cinque anni fa, quando si registrò una perdita di 1.495 imprese attive tra settembre 2009 e settembre 2010. Negli anni precedenti c’era stato invece un vero e proprio boom di imprese, che era tuttavia da ascrivere, in taluni casi, a un mero passaggio dalla posizione professionale di dipendente a quella di autonomo, fenomeno questo incoraggiato da talune imprese in quanto foriero di vantaggi fiscali e previdenziali. Una delle conseguenze di questa situazione è rappresentata dalla presenza di numerose imprese individuali costituite da un solo addetto, con una forte incidenza straniera, per lo più concentrate nel settore degli
“altri lavori di completamento e finitura degli edifici” nel quale è compresa la figura di muratore.
Per quanto concerne il ramo manifatturiero, che è considerato da taluni economisti come il fulcro del sistema produttivo, la quasi totalità dei settori è apparsa in calo. L’industria metalmeccanica, che ha rappresentato il 37,0 per cento delle attività manifatturiere, ha accusato una diminuzione del 3,6 per cento, superiore a quella del totale manifatturiero (-2,2 per cento). Il comparto numericamente più consistente, rappresentato dalla fabbricazione di prodotti in metallo, escluso macchine e apparecchi, che comprende tutta la gamma di lavorazioni meccaniche generali in subfornitura, è apparso in calo del 3,3 per cento, mentre ancora più ampia è risultata la riduzione del secondo comparto per importanza, cioè la fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici (-4,9 per cento). Negli altri ambiti settoriali, altre diminuzioni di una certa rilevanza hanno riguardato la filiera del legno, escluso i mobili (-3,7 per cento), che con tutta probabilità può avere risentito del perdurare della crisi dell’edilizia, vista la prevalenza di
Fig.2.12.1. Imprese artigiane attive ogni 10.000 abitanti. Situazione al 30 settembre 2015
Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia e statistica Unioncamere Emilia-Romagna su dati Infocamere e Istat.
119
2.12. Artigianato 187
imprese orientate alla produzione di infissi, serramenti, ecc.. Nella moda c’è stato un calo del 2,0 per cento, che ha consolidato la pluriennale tendenza negativa. L’eccezione più significativa al generale andamento negativo delle industrie manifatturiere è nuovamente venuta dalla “riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature”, le cui imprese attive sono arrivate a fine settembre 2015 a 2.426 rispetto alle 2.346 di un anno prima (+3,4 per cento) e 1.766 di fine settembre 2009. Questo andamento, ormai tendenziale, potrebbe essere il frutto di forme di auto impiego di persone rimaste senza lavoro a causa della crisi.
Nell’ambito dei servizi è da rimarcare la nuova diminuzione delle imprese attive dei “trasporti e magazzinaggio” (-3,5 per cento), che hanno riflesso l’ulteriore flessione praticamente dello stesso tenore del comparto più consistente, vale a dire il “trasporto terrestre e mediante condotte” (-3,6 per cento).
Questo andamento non fa che tradurre le difficoltà vissute dai cosiddetti “padroncini”, messi sempre più alle strette dalla concorrenza dei grandi vettori e da costi sempre meno sopportabili. Altre riduzioni di una certa rilevanza per la consistenza dei comparti hanno interessato le “attività creative, artistiche e d’intrattenimento” (-2,2 per cento). Il comparto più consistente, rappresentato dalle ”altre attività dei servizi”, che comprendono tutta la gamma di servizi personali (parrucchieri, barbieri, estetiste, tintorie, ecc.) ha accusato un leggero calo (-0,5 per cento) che sale allo 0,8 per cento nei confronti di settembre 2009. Non è tuttavia mancato qualche apprezzabile progresso. Tra i comparti emergenti si possono annoverare i “servizi di ristorazione” (+0,6 per cento e +9,6 per cento rispetto a settembre 2009), le
“attività di servizi per edifici e paesaggio”4, che comprendono la pulizia non specializzata di interni ed esterni di edifici (+2,9 per cento e +31,9 per cento rispetto a settembre 2009 ), i “servizi di informazione e comunicazione” (+4,2 per cento e +28,1 per cento rispetto a settembre 2009) e la “sanità e assistenza sociale”. Quest’ultimo settore si articola su un numero relativamente ridotto d’imprese attive, sono 169, ma rispetto alla situazione di un anno prima e del 2009, registra aumenti rispettivamente pari al 19,0 e 35,2 per cento. Da evidenziare inoltre la “produzione di software, consulenza informatica e attività connesse” le cui imprese sono aumentate tendenzialmente dell’1,7 per cento e del 24,5 per cento rispetto a settembre 2009.
Le imprese attive straniere artigiane sono ammontate a fine settembre 2015 a 24.160 rispetto alle 23.956 dello stesso periodo dell’anno precedente (+0,9 per cento). Di segno contrario l’evoluzione delle altre imprese artigiane (-2,5 per cento). A fine settembre 2015 l’incidenza delle imprese artigiane straniere è stata del 18,3 per cento rispetto al 17,8 per cento di un anno prima, superiore alla media del 10,8 per cento del Registro imprese. A fine settembre 2011 la percentuale era attestata al 16,0 per cento.
L’incidenza dell’artigianato sul totale delle imprese iscritte al Registro imprese si è mantenuta relativamente alta, in virtù di una percentuale pari al 32,2 per cento, superiore di quasi sei punti percentuali alla media nazionale. Il settore con la maggiore densità di imprese artigiane è nuovamente risultato quello dei “lavori di costruzione specializzati” (91,6 per cento)5, seguito da: “riparatori di computer e di beni per uso personale” (89,2 per cento), “trasporti terrestri e mediante condotte” (86,7 per cento),
“altre attività di servizi per la persona” (84,6 per cento), “industrie del legno e dei prodotti in legno e sughero” (82,6 per cento) e “altre industrie manifatturiere” (81,2 per cento)6. Tutti i rimanenti settori hanno evidenziato percentuali inferiori all’80 per cento.
La maggiore incidenza di imprese artigiane sul totale delle imprese attive mostrata dall’Emilia-Romagna trova una ulteriore conferma se ne rapportiamo la consistenza alla popolazione residente.
Come si può evincere dalla figura 2.12.1, l’Emilia-Romagna si trova ai vertici della graduatoria nazionale, con un rapporto, a fine settembre 2015, di 298 imprese attive ogni 10.000 abitanti, superata soltanto da Valle d’Aosta (299) e Marche (308). L’ultimo posto appartiene alla Campania, con 119 imprese ogni 10.000 abitanti, seguita dalla Sicilia con 148. La media nazionale è di 223 imprese ogni 10.000 abitanti.
2.12.5. L’occupazione.
L’andamento dell’occupazione è analizzato sulla base dei dati Inps. A fine giugno 2015 sono stati registrati in Emilia-Romagna 304.557 addetti rispetto ai 313.505 dello stesso periodo dell’anno
4 Sono comprese le eventuali realizzazioni e manutenzione delle opere connesse (vialetti, ponticelli, recinzioni, laghetti artificiali e strutture simili.
5 Comprendono, tra gli altri, l’installazione di impianti idraulico-sanitari, di riscaldamento e condizionamento dell’aria, antenne, oltre a tutta la gamma di lavori effettuati da vetrai, intonacatori, tinteggiatori, carpentieri, muratori, ecc.
6 Comprendono la fabbricazione di gioielli e bigiotteria, strumenti musicali, articoli sportivi, giochi e giocattoli, strumenti e forniture mediche e dentistiche, scope e spazzole, oggetti di cancelleria, ecc.
precedente, per una variazione negativa del 2,9 per cento superiore a quella rilevata nelle imprese non artigiane (-0,7 per cento). Se si estende il confronto alla situazione di fine settembre 2009, l’artigianato fa registrare una riduzione dell’1,5 per cento, che è equivalsa alla perdita di oltre 4.700 addetti.
Il riflusso dell’occupazione non fa che riflettere la riduzione della consistenza delle imprese attive.
Come si può evincere dalla tavola 2.12.2, tra i vari rami di attività, c’è stata una netta prevalenza di cali. Il settore più consistente, rappresentato dalle attività manifatturiere (34,7 per cento degli addetti), ha subito una diminuzione del 2,2 per cento, più elevata rispetto a quella delle imprese non artigiane (-0,2 per cento). Il secondo settore per importanza, cioè l’edilizia (29,5 per cento degli addetti), ha accusato una flessione del 4,4 per cento, anch’essa più accentuata rispetto a quanto rilevato nelle imprese non artigiane (-2,4 per cento). Altre diminuzioni degne di nota, per la consistenza dei settori, hanno riguardato
“trasporto e magazzinaggio” (-3,0 per cento) e “altre attività di servizi” (-1,8 per cento), settore quest’ultimo che comprende, tra gli altri, i riparatori di computer e di beni per uso personale e per la casa, oltre a lavanderie, tintorie, parrucchieri, barbieri, estetisti ecc. Entrambi i settori hanno registrato un andamento di segno contrario a quello delle imprese non artigiane: +0,2 per cento il “trasporto e magazzinaggio”; +0,7 per cento le “altre attività dei servizi”. Nei servizi di “alloggio e ristorazione” gli addetti sono scesi da 14.855 a 14.277 (-3,9 per cento) senza risentire positivamente della crescita dello 0,6 per cento delle imprese attive.
Qualche eccezione alla tendenza negativa generale c’è tuttavia stata, come nel caso della “fornitura di acqua; reti fognarie, ecc.”, i cui addetti (941 sui 304.557 totali) sono cresciuti del 7,1 per cento. In aumento sono apparsi anche i “servizi d’informazione e comunicazione” (+0,9 per cento), l’”istruzione”
(+1,2 per cento) e la “sanità e assistenza sociale” (+1,0 per cento). Questi tre settori hanno riflesso l’aumento delle relative imprese attive.
Tab. 2.12.2. Addetti delle imprese artigiane e non artigiane a fine settembre 2015. Emilia-Romagna. Variazioni percentuali sullo stesso periodo dell’anno precedente.
Fonte: Stockview Infocamere ed elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia Unioncamere Emilia-Romagna,
Addetti Addetti
Ra mi di a tti vità impres e impres e Addetti
non Arti gi a ne Va r.% a rti gi a ne Va r.% Tota l e Va r.%
Agri col tura , s i lvi col tura pes ca 93.002 ‐1,3 2.401 ‐3,1 95.403 ‐1,4
Es tra zione di mi nera l i da ca ve e miniere 1.045 ‐14,5 150 ‐9,6 1.195 ‐13,9
Atti vità ma nifa tturi ere 342.446 ‐0,2 105.738 ‐2,2 448.184 ‐0,7
Fornitura di energia elettri ca , ga s , va pore e a ri a condi z... 2.219 9,0 30 ‐6,3 2.249 8,8 Fornitura di a cqua ; reti fogna ri e, a tti vità di ges ti one d... 13.449 4,2 941 7,1 14.390 4,4
Cos truzi oni 52.991 ‐2,4 89.894 ‐4,4 142.885 ‐3,7
Commerci o a l l 'i ngros s o e a l detta gl io; ripa ra zione di aut... 254.272 ‐2,1 18.839 ‐1,2 273.111 ‐2,0
Tra s porto e ma ga zzi na ggio 57.338 0,2 21.167 ‐3,0 78.505 ‐0,7
Atti vità dei s ervizi di a ll oggio e di ris tora zione 135.762 ‐2,6 14.277 ‐3,9 150.039 ‐2,7
Servizi di i nforma zi one e comuni ca zi one 30.797 1,6 3.347 0,9 34.144 1,6
Atti vità fina nzi a rie e a s s i cura tive 58.457 1,3 95 ‐1,0 58.552 1,3
Atti vità i mmobil ia ri 57.256 0,0 73 ‐26,3 57.329 0,0
Atti vità profes s iona l i, s cienti fi che e tecni che 37.615 0,2 6.032 ‐3,5 43.647 ‐0,3
Nol eggio, a genzi e di via ggio, s ervi zi di s upporto a ll e imp... 82.828 7,5 10.913 ‐1,4 93.741 6,4 Amminis tra zi one pubbl ica e difes a ; a s s icura zione s oci a l e... 49 32,4 0 ‐ 49 32,4
Is truzione 8.888 4,4 683 1,2 9.571 4,1
Sa ni tà e a s s is tenza s ocia l e 53.604 4,0 300 1,0 53.904 4,0
Atti vità a rti s ti che, s portive, di intra ttenimento e diver... 17.398 ‐26,5 1.599 ‐4,8 18.997 ‐25,0
Al tre a tti vità di s ervi zi 13.219 0,7 28.073 ‐1,8 41.292 ‐1,0
Atti vità di fa migl ie e convi venze come da tori di l a voro p... 0 ‐ 3 0,0 3 0,0
Impres e non cla s s i fi ca te 85 ‐81,1 2 ‐ 87 ‐80,7
Emil ia ‐Roma gna 1.312.720 ‐0,7 304.557 ‐2,9 1.617.277 ‐1,1