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Credito

Nel documento Rapporto 2015 (.pdf 10mb) (pagine 171-185)

2.11.1. Il finanziamento dell’economia

Il commento sull’evoluzione del credito in Emilia-Romagna si basa principalmente sui dati a frequenza mensile divulgati dalla Banca d’Italia tramite la Base dati statistica (Bds) e su alcune elaborazioni compiute dal Nucleo di ricerca economica della Banca d’Italia, contenute nell’Aggiornamento congiunturale dello scorso novembre.

Gli impieghi bancari hanno nuovamente segnato il passo, in misura sostanzialmente simile all’andamento dei mesi precedenti. Le principali cause di tale andamento sono da ricercare nella cautela manifestata dagli intermediari, che continuano a essere piuttosto attenti nel concedere prestiti. Alla luce di bilanci appesantiti dal forte carico di sofferenze, le banche hanno mantenuto le politiche selettive, applicando tassi più elevati sulle posizioni considerate più a rischio, edilizia in primis, e richiedendo maggiori garanzie.

Il rapporto banca-impresa è stato tuttavia caratterizzato da un andamento meno spigoloso. Secondo il sondaggio condotto dalla Banca d’Italia su un campione di imprese dell’industria e dei servizi operanti in regione, nel primo semestre del 2015 le condizioni di accesso al credito sono apparse leggermente più distese. Nei giudizi delle imprese, al contenimento dei tassi praticati si sarebbero tuttavia contrapposti criteri di accesso al credito ancora restrittivi sul fronte delle garanzie richieste e dei costi accessori dei finanziamenti.

Per quanto concerne le banche, secondo l’indagine della Banca d’Italia condotta presso i principali intermediari che operano in Emilia-Romagna (Regional Bank Lending Survey, RBLS), la ripresa della domanda di credito delle imprese, in atto dal primo semestre dello scorso anno, si è intensificata nella prima metà del 2015. Il recupero ha interessato le imprese manifatturiere e, in misura minore, quelle dei servizi, mentre la domanda del comparto edile è rimasta debole. Le nuove richieste sono state sostenute anche dal graduale aumento della domanda di finanziamenti per investimenti produttivi; la dinamica delle nuove richieste per la ristrutturazione del debito ha invece rallentato. Dal lato dell’offerta, le condizioni di accesso al credito sono moderatamente migliorate nel primo semestre dell’anno in corso, anche sotto l’impulso della politica monetaria espansiva della BCE (quantitative easing). Rimane tuttavia un orientamento prudente, soprattutto nei confronti delle imprese edili. L’allentamento si è tradotto in un aumento delle quantità offerte e in una riduzione dei tassi applicati, che ha in parte coinvolto anche le posizioni più rischiose.

Secondo le statistiche divulgate dalla Banca d’Italia nella Base dati statistica, a fine settembre 2015 gli impieghi “vivi”, ovvero al netto delle sofferenze, destinati a imprese e famiglie produttrici sono diminuiti del 5,8 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, in misura maggiore rispetto a quanto rilevato in Italia (-4,8 per cento). Il calo del mese di settembre è apparso sostanzialmente in linea con il trend dei dodici mesi precedenti (5,9 per cento), in linea con quanto avvenuto in Italia (trend attestato a -5,2 per cento).

Ogni ramo di attività ha fatto registrare il riflusso degli impieghi “vivi”. Le attività dei servizi – hanno rappresentato il 47,5 per cento del totale delle imprese e famiglie produttrici – hanno accusato una flessione del 6,2 per cento, più sostenuta del trend dei dodici mesi precedenti (-5,9 per cento). L’industria in senso stretto ha registrato una diminuzione più contenuta (-1,7 per cento), ma in questo caso c’è stato un alleggerimento rispetto al calo medio dei dodici mesi precedenti (-2,2 per cento). Il riflusso più consistente degli impieghi “vivi” alle imprese ha riguardato, e non è una novità, l’industria delle costruzioni, che ha evidenziato una flessione tendenziale del 14,1 per cento (-11,0 per cento in Italia), appena inferiore all’elevato trend (-14,6 per cento). L’indagine della Banca d’Italia sull’offerta ha rilevato un atteggiamento piuttosto prudente da parte degli intermediari nei confronti delle imprese edili, che si è esplicato in un livello di tassi attivi tra i più elevati.

Sotto l’aspetto dimensionale, le imprese più strutturate, cioè le “società non finanziarie con almeno 20 addetti” hanno accusato nello scorso settembre la diminuzione tendenziale più sostenuta (-5,9 per cento), che ha eguagliato il trend dei dodici mesi precedenti. Le piccole imprese rappresentate dalle “quasi società non finanziarie con meno di 20 addetti e famiglie produttrici” hanno fatto registrare un calo del 5,3 per cento, più leggero rispetto all’involuzione dei dodici mesi precedenti (-6,0 per cento).

Le famiglie consumatrici, assieme alle Istituzioni sociali private e soggetti non classificabili, hanno mostrato un’inversione di tendenza, registrando rispetto a settembre 2015 una crescita degli impieghi

“vivi” dell’1,2 per cento, a fronte del trend negativo dei dodici mesi precedenti (-0,7 per cento). Nell’ambito delle famiglie consumatrici è da evidenziare la forte ripresa dei mutui destinati all’acquisto dell’abitazione.

Come evidenziato dalle statistiche della Banca d’Italia, nel primo semestre 2015 le somme erogate per nuovi mutui sono cresciute del 52,9 per cento, arrivando a circa 1 miliardo e 411 milioni di euro. Come evidenziato dalla Banca d’Italia, l’incremento è solo in parte attribuibile ai contratti di surroga1 che hanno rappresentato circa un quinto dei nuovi mutui. La ripresa delle erogazioni è stata sostenuta dalla crescita della domanda per acquisto di abitazioni e dalle migliori condizioni di costo, specie per i contratti a tasso fisso. Tale andamento che è maturato in uno scenario di riduzione dei tassi d’interesse, si è coniugato all’aumento delle compravendite immobiliari. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, nel primo semestre 2015 sono cresciute in Emilia-Romagna del 3,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+2,9 per cento in Italia). Anche l’osservatorio costituito dai dati Istat è andato nella direzione tracciata dalle statistiche della Banca d’Italia. Nei primi sei mesi del 2015 i mutui con costituzione di ipoteca immobiliare sono aumentati del 15,0 per cento rispetto all’analogo periodo del 2014 (+16,0 per cento in Italia).

Le informazioni tratte dalla RBLS confermano tali tendenze, evidenziando un aumento delle richieste sia di mutui residenziali sia, in misura meno marcata, di credito al consumo. Dal lato dell’offerta è proseguita la tendenza all’allentamento dei criteri di accesso al credito che si è manifestata attraverso il miglioramento degli spread applicati, soprattutto per i mutui meno rischiosi.

1 La surroga è una tipologia di contratto che prevede il trasferimento di un mutuo ipotecario dall’originario Istituto Bancario a uno nuovo. Il mutuatario (debitore) può infatti decidere di cambiare Istituto di Credito per ottenere condizioni più favorevoli, senza oneri, costi aggiuntivi e soprattutto senza necessità del consenso della banca originaria.

Fig. 2.11.1. Credito al consumo per abitante in euro. Situazione al 30 giugno 2015. Regioni italiane

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia e statistica Unioncamere Emilia-Romagna su dati Banca d’Italia.

851,22

1.404,80 1.473,66

1.507,03 1.525,81

1.551,01 1.619,91

1.647,66 1.651,34 1.673,19

1.697,55 1.711,47 1.719,11 1.754,70 1.760,06

1.850,80 1.854,28 1.865,11

2.015,50 2.073,23

2.266,27

0,00 500,00 1.000,00 1.500,00 2.000,00 2.500,00 Trentino‐Alto Adige

Veneto Marche Friuli‐Venezia Giulia Basilicata Emilia‐Romagna Lombardia Liguria Campania Puglia Molise Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste Italia Abruzzo Piemonte Umbria Calabria Toscana Sicilia Lazio Sardegna

2.11. Credito 171

Nell’ambito del credito al consumo complessivo2, a fine giugno 2015 l’ammontare dei prestiti erogati dalle banche è cresciuto tendenzialmente del 22,3 per cento, in forte accelerazione rispetto al trend dei quattro trimestri precedenti (+3,5 per cento). Segno contrario per le finanziarie, i cui finanziamenti sono diminuiti tendenzialmente del 22,1 per cento, in termini molto più accesi rispetto al trend (-5,9 per cento.

Nel suo insieme il credito al consumo destinato alle famiglie consumatrici residenti in Emilia-Romagna a fine giugno 2015 è ammontato a circa 6 miliardi e 895 milioni di euro, vale a dire l’1,8 per cento in più rispetto all’importo di un anno prima, a fronte del trend leggermente cedente (-0,9 per cento). In Italia è stata registrata una riduzione tendenziale dello 0,4 per cento, che ha tratto origine dalla pronunciata flessione delle finanziarie (-21,8 per cento), a fronte della crescita del 20,1 per cento delle banche. In ambito nazionale la ripresa del credito al consumo ha riguardato dieci regioni, con Marche e Trentino-Alto Adige le più dinamiche, con aumenti rispettivamente pari al 2,5 e 2,4 per cento. Il calo relativamente più vistoso (-3,8 per cento ha riguardato la Sicilia.

Se rapportiamo il credito al consumo in essere a giugno 2015 alla popolazione residente (vedi figura 2.11.1), possiamo notare che l’Emilia-Romagna è nuovamente risultata tra le regioni relativamente meno esposte, con un indebitamento per abitante pari a 1.551,01 euro, in crescita rispetto ai 1.522,19 di un anno prima. La media nazionale si è attestata a 1.719,11 euro contro i 1.724,80 dell’anno precedente.

Solo cinque regioni (le stesse dell’anno precedente), vale a dire Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Veneto e Trentino-Alto Adige, hanno evidenziato valori più contenuti di quelli dell’Emilia-Romagna.

L’indebitamento al consumo più elevato è stato registrato ancora una volta in Sardegna, con 2.266,27 euro per abitante, seguita da Lazio (2.073,23) e Sicilia (2.015,50).

Alla crescita del credito al consumo, si è associato il pronunciato aumento dei finanziamenti del sistema bancario (compresa la Cassa Depositi e Prestiti) destinati alle famiglie per l’acquisto di beni durevoli. A fine giugno 2015 è stato registrato un aumento tendenziale del 28,7 per cento, che ha consolidato la crescita del 23,9 per cento del trimestre precedente. Le erogazioni dei primi sei mesi del 2015 sono ammontate a quasi 471 milioni di euro contro i 317 milioni e 310 mila euro dello stesso periodo dell’anno precedente. Tale andamento si coniuga alla ripresa dei consumi certificata dallo scenario previsionale di Prometeia che per il 2015 stima un aumento reale dell’1,3 per cento, in accelerazione rispetto all’evoluzione del 2014 (+0,6 per cento). La buona intonazione della domanda di beni durevoli si è associata alla vivacità mostrata dalle immatricolazioni di autovetture da parte di privati.

Secondo i dati dell’ANFIA, nei primi nove mesi del 2015 sono cresciute del 17,9 per cento, in contro tendenza rispetto al calo del 2,1 per cento di un anno prima.

2.11.2. L’accesso al credito

Come anticipato in precedenza, secondo l’indagine della Banca d’Italia presso i principali intermediari che operano in regione (Regional Bank Lending Survey, RBLS), la ripresa della domanda di credito delle imprese, in atto dal primo semestre 2014, si è intensificata nella prima metà del 2015. Il recupero ha interessato le imprese manifatturiere e, in misura minore, quelle dei servizi, mentre la domanda del comparto edile, considerato tra i più rischiosi, è rimasta debole. Le nuove richieste sono state sostenute anche dal graduale aumento della domanda di finanziamenti per investimenti produttivi; la dinamica delle nuove richieste per la ristrutturazione del debito ha invece rallentato. Nelle previsioni degli intermediari l’aumento della domanda di credito dovrebbe proseguire anche nella seconda metà del 2015.

Dal lato dell’offerta, le condizioni di accesso al credito sono un po’ migliorate nella prima metà dell’anno in corso, anche sotto l’impulso della politica monetaria espansiva della BCE. L’orientamento rimane tuttavia prudente, soprattutto nei confronti delle imprese delle costruzioni. L’allentamento si è tradotto in un aumento delle quantità offerte e in una riduzione dei tassi applicati, che ha in parte coinvolto anche le posizioni più rischiose. Per il secondo semestre del 2015 le banche emiliano-romagnole prevedono condizioni di credito in ulteriore miglioramento.

I risultati del sondaggio condotto dalla Banca d’Italia su un campione di imprese dell’industria e dei servizi confermano condizioni di accesso al credito leggermente più distese. Nei giudizi delle imprese, al contenimento dei tassi praticati si sarebbero tuttavia contrapposti criteri di accesso al credito ancora restrittivi sul fronte delle garanzie richieste e dei costi accessori dei finanziamenti. A tale proposito, a fine

2 Si indica - ai sensi dell'art. 121 del Testo Unico Bancario – la concessione nell'esercizio di un'attività' commerciale o professionale, di credito sotto forma di dilazione di pagamento, di finanziamento o di altra analoga facilitazione finanziaria a favore di una persona fisica che agisce per gli scopi estranei all'attività' imprenditoriale o professionale eventualmente svolta (consumatore).

giugno 2015 gli importi garantiti hanno rappresentato il 46,8 per cento dell’utilizzato totale, in leggera crescita rispetto al trend dei quattro trimestri precedenti (46,6 per cento).

2.11.3. La qualità del credito

La qualità del credito è nuovamente peggiorata, appesantendo i bilanci e inducendo le banche a essere caute e selettive nella concessione dei prestiti.

A fine giugno 2015 in Emilia-Romagna le sofferenze bancarie, pari a circa 17 miliardi di euro, sono cresciute tendenzialmente del 13,8 per cento (+11,0 per cento in Italia), facendo salire l’incidenza sugli impieghi totali al valore record del 10,94 per cento (9,80 per cento in Italia) rispetto al 9,30 per cento dell’anno precedente.

Come evidenziato dalla Banca d’Italia nella Nota di aggiornamento, il rapporto fra le nuove sofferenze e i prestiti è stato pari al 3,1 per cento nella media dei quattro trimestri terminanti in giugno, sostanzialmente in linea con il dato di fine 2014, ma circa il triplo rispetto ai livelli precedenti la crisi. Il tasso di ingresso in sofferenza si è lievemente ridotto per le imprese (dal 4,1 al 4,0 per cento. Vedi tavola 2.11.1). Il ridimensionamento riflette la modesta riduzione dell’indicatore per le costruzioni, che resta tuttavia su livelli storicamente molto elevati (10,6 per cento), a fronte della sostanziale stabilità degli altri settori. Per le famiglie consumatrici l’indicatore è rimasto invariato, su livelli più contenuti (1,6 per cento).

Tab. 2.11.1. Nuove sofferenze e crediti deteriorati (1). Emilia-Romagna. Periodo dicembre 2013- giugno 2015. Valori percentuali.

(1) Dati riferiti alle segnalazioni di banche, società finanziarie e società veicolo di operazioni di cartolarizzazione. I dati potrebbero differire rispetto a quelli precedentemente pubblicati a seguito dell’adeguamento dell’anagrafe dei soggetti censiti nella Centrale dei rischi al nuovo Sistema Europeo dei Conti (SEC2010) (2) Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di venti addetti. (3) Include anche le Amministrazioni pubbliche, le Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificabili o non classificate. (4) Esposizioni passate a sofferenza rettificata in rapporto ai prestiti non in sofferenza rettificata in essere all’inizio del periodo. I valori sono calcolati come medie dei quattro trimestri terminanti in quello di riferimento. (5) Il denominatore del rapporto include le sofferenze. (6) A partire da gennaio 2015 è cambiata la nozione di credito deteriorato diverso dalle sofferenze, per effetto dell’adeguamento agli standard fissati dall’Autorità bancaria europea. Fino a dicembre 2014 l’aggregato comprendeva i crediti scaduti, quelli incagliati e quelli ristrutturati; tali componenti sono state sostituite dalle nuove categorie delle inadempienze probabili e delle esposizioni scadute e/o sconfinanti.

Fonte: Centrale dei rischi (Aggiornamento congiunturale Banca d’Italia).

Imprese

Società Di cui: di cui: Famiglie

finanziarie e attività piccole

consuma-Periodi assicurative Totale manifattur. costruzioni servizi imprese (2) trici Totale (3)

Nuove sofferenze (4)

Dic. 2013 0,6 4,3 3,6 8,5 3,8 3,3 1,3 3,2

Dic. 2014 0,1 4,1 2,1 10,9 3,2 3,5 1,6 3,0

Giu. 2015 1,1 4,0 2,1 10,6 3,3 3,4 1,6 3,1

Crediti scaduti, incagliati o ristrutturati sui crediti totali (a)(5)(6)

Dic. 2013 6,4 10,8 6,3 22,2 10,0 7,7 4,2 8,9

Dic. 2014 7,1 11,2 6,2 23,5 10,4 7,8 4,2 9,1

Giu. 2015 9,4 11,5 5,5 24,9 10,7 8,1 4,3 9,6

Sofferenze sui crediti totali (b)(5)

Dic. 2013 1,7 15,3 16,0 22,8 13,4 14,1 8,3 12,1

Dic. 2014 1,7 18,3 17,4 30,5 15,9 16,7 9,2 14,4

Giu. 2015 3,5 18,9 17,2 32,9 16,5 17,5 9,6 15,4

Crediti deteriorati sui crediti totali (a+b)(5)(6)

Dic. 2013 8,1 26,1 22,3 45,0 23,4 21,8 12,5 21,0

Dic. 2014 8,8 29,5 23,6 54,0 26,3 24,5 13,4 23,5

Giu. 2015 12,9 30,4 22,7 57,8 27,2 25,6 13,9 25,0

2.11. Credito 173

L’indice di deterioramento netto riferito alle imprese, misurato dal saldo tra la quota di prestiti la cui qualità è peggiorata e quella dei prestiti in miglioramento, è stato pari al 5,9 per cento, in diminuzione rispetto a fine 2014 (6,8). Il leggero miglioramento è quasi interamente attribuibile alla diminuzione della quota dei prestiti in bonis3 che, negli ultimi dodici mesi, hanno manifestato anomalie nel rimborso.

Gli elevati tassi d’ingresso in sofferenza hanno continuato ad alimentare l’aumento delle consistenze di crediti deteriorati per tutte le categorie di prenditori. L’incidenza di tali aggregati, che includono le sofferenze e le altre partite anomale, sul totale dei prestiti si è attestata a giugno al 25,0 per cento (23,5 alla fine del 2014). Il rapporto ha superato il 30 per cento per le imprese e il 57 per quelle edili, a fronte di valori più contenuti per le famiglie (poco meno del 14 per cento).

2.11.4. Il risparmio finanziario

I depositi detenuti dalla clientela ordinaria residente e non residente, al netto delle Istituzioni finanziarie e monetarie (IFM), sono cresciuti nello scorso settembre del 2,4 per cento rispetto a un anno prima (+4,6 per cento in Italia), in frenata rispetto al trend dei dodici mesi precedenti (+3,4 per cento). Nonostante il rallentamento, si tratta di un’evoluzione che è tuttavia andata oltre l’inflazione e il livello del tasso effettivo passivo sui conti correnti a vista (0,22 per cento a giugno 2015). In uno scenario di ripresa, seppure lenta, dell’economia, le famiglie consumatrici, titolari del 67,8 per cento delle somme depositate, hanno accresciuto del 2,3 per cento i propri depositi (+2,1 per cento in Italia), mostrando un lieve rallentamento nei confronti del trend dei dodici mesi precedenti (+2,9 per cento). Le società non finanziarie hanno evidenziato un incremento tendenziale del 2,9 per cento, un po’ più leggero nei confronti del trend (+3,3 per cento).

Tra le varie forme di deposito adottate dalle famiglie consumatrici, assieme alle istituzioni sociali private e unità non classificabili, quella più diffusa, rappresentata dai conti correnti passivi – hanno costituito il 42,5 per cento dei depositi di tutta la clientela - nello scorso giugno è aumentata tendenzialmente del 10,3 per cento, accelerando leggermente rispetto al trend dei quattro trimestri precedenti (+9,6 per cento). E’ proseguita la tendenza espansiva dei depositi rimborsabili con preavviso4 (+4,0 per cento), mentre hanno segnato il passo i depositi con durata stabilita (-23,2 per cento), dopo i forti aumenti che avevano caratterizzato il 2012 e buona parte del 2013. Un andamento analogo ha contraddistinto i certificati dei deposito e buoni fruttiferi in circolazione, che a giugno hanno fatto registrare una flessione tendenziale del 24,6 per cento, che ha consolidato la tendenza negativa in atto dalla primavera del 2013.

Come riportato nella Nota congiunturale della Banca d’Italia dello scorso novembre, il valore di mercato dei titoli a custodia detenuti dalle famiglie si è ridotto del 3,7 per cento (-2,1 per cento a dicembre). Nel portafoglio titoli è proseguito l’aumento della parte di risparmio allocata in quote di OICR (organismo d’investimento collettivo di risparmio) e la riduzione di quella investita in obbligazioni e titoli di Stato. In base alle indicazioni fornite dagli intermediari nella RBLS, nella prima metà dell’anno le famiglie avrebbero in effetti ridotto la loro domanda di obbligazioni e aumentato quella di quote di OICR. Rispetto al semestre precedente, le banche hanno inoltre dichiarato di avere ulteriormente diminuito la remunerazione offerta sulle nuove emissioni obbligazionarie e sui depositi sia a vista sia vincolati, che come descritto in precedenza hanno segnato vistosamente il passo.

Come accennato in precedenza, nel secondo trimestre del 2015 il tasso medio sui conti correnti a vista5 è stato pari allo 0,22 per cento, in calo di 15 punti base rispetto al trend dei quattro trimestri precedenti.

2.11.5. I tassi d’interesse

Lo scenario generale

La Banca centrale europea ha mantenuto al minimo storico dello 0,05 per cento il tasso di riferimento.

Questa strategia, attuata in uno scenario di bassa inflazione, si è coniugata al quantitative easing6, che

3 Sono detti prestiti in bonis quelli concessi a clienti ritenuti solvibili.

4 I depositi bancari rimborsabili con preavviso consentono di effettuare il rimborso della somma depositata, tuttavia il cliente prima di rientrare in possesso del denaro deve rispettare un periodo di tempo di preavviso che intercorre dal momento della richiesta al momento della restituzione del denaro da parte della banca.

5 Il correntista ha diritto in ogni istante di disporre delle somme che risultano a suo credito.

ha consentito di ridurre i tassi d’interesse, con conseguente alleggerimento del servizio del debito pubblico.

Il tasso Euribor, ovvero il tasso medio che regola le transazioni finanziarie in euro tra le banche europee, è apparso in generale rientro, attestandosi su valori assai contenuti. Nella media del periodo gennaio-ottobre l’Euribor a tre mesi, che serve generalmente da base per i tassi sui mutui indicizzati, è apparso negativo (-0,05 per cento), rispetto allo 0,16 per cento dell’analogo periodo del 2014. L’Euribor a 6 mesi7 si è azzerato rispetto allo 0,24 per cento di un anno prima. Per quello a sei mesi si è passati dallo 0,34 alo 0,07 per cento. Stessa sorte per quello a dodici mesi sceso dallo 0,51 allo 0,19 per cento.

Nell’ambito dei titoli di Stato quotati al Mercato telematico della Borsa di Milano c’è stato un alleggerimento, con rendimenti dei Bot che sono apparsi negativi in agosto e ottobre come non era mai accaduto.

Nella media dei primi dieci mesi del 2015 il tasso dei Bot è sceso ai minimi termini (0,04 per cento), risultando inferiore di 35 punti base rispetto all’analogo periodo del 2014. Quello dei Cct a tasso variabile ha seguito la stessa tendenza dei Bot, con una riduzione di 62 punti base. Anche i Ctz hanno proposto tassi nel corso del 2015 più contenuti rispetto al 2014, beneficiando di una riduzione media di 45 punti base. I buoni poliennali del tesoro, tra i titoli più esposti alle turbolenze di natura politica e finanziaria, hanno evidenziato anch’essi un andamento calante, con un miglioramento di 107 punti base rispetto alla media dei primi dieci mesi del 2014. Per quanto concerne il Rendistato, che rappresenta il rendimento medio ponderato di un paniere di titoli pubblici, i primi dieci mesi del 2015 hanno registrato un valore medio dell’1,22 per cento, vale a dire 95 punti base in meno rispetto all’analogo periodo del 2014. Il ridimensionamento dei tassi si è associato al calo della spesa per interessi passivi. Secondo quanto

Nella media dei primi dieci mesi del 2015 il tasso dei Bot è sceso ai minimi termini (0,04 per cento), risultando inferiore di 35 punti base rispetto all’analogo periodo del 2014. Quello dei Cct a tasso variabile ha seguito la stessa tendenza dei Bot, con una riduzione di 62 punti base. Anche i Ctz hanno proposto tassi nel corso del 2015 più contenuti rispetto al 2014, beneficiando di una riduzione media di 45 punti base. I buoni poliennali del tesoro, tra i titoli più esposti alle turbolenze di natura politica e finanziaria, hanno evidenziato anch’essi un andamento calante, con un miglioramento di 107 punti base rispetto alla media dei primi dieci mesi del 2014. Per quanto concerne il Rendistato, che rappresenta il rendimento medio ponderato di un paniere di titoli pubblici, i primi dieci mesi del 2015 hanno registrato un valore medio dell’1,22 per cento, vale a dire 95 punti base in meno rispetto all’analogo periodo del 2014. Il ridimensionamento dei tassi si è associato al calo della spesa per interessi passivi. Secondo quanto

Nel documento Rapporto 2015 (.pdf 10mb) (pagine 171-185)