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Cooperazione

Nel documento Rapporto 2015 (.pdf 10mb) (pagine 191-199)

2.13.1 Analisi strutturale del fenomeno cooperativo in regione

I dati a disposizione del Centro studi di Unioncamere Emilia-Romagna permettono di analizzare l’andamento di medio-lungo periodo del fenomeno cooperativo in regione mettendo a confronto i dati del 2008 – anno dello scoppio della crisi internazionale – con quelli del 2014 – ultimo anno completo a disposizione.

Secondo i dati di SMAIL Emilia-Romagna, mentre il numero delle imprese attive in regione è diminuito – nel lasso di tempo indicato – del 2,7 per cento, il numero delle cooperative attive aumentava del 2,4 per cento. Stessa situazione per il numero degli addetti: in calo del 4,6 per cento per il complesso delle imprese ed in aumento del 2,6 per cento per le imprese cooperative. Secondo i dati di bilancio delle società soggette al deposito dello stesso (società di capitali) mentre il fatturato complessivo delle società attive in regione si contraeva (in termini reali, cioè al netto dell’inflazione) dell’1,5 per cento, quello delle società cooperative si manteneva, sostanzialmente, costante (+0,2 per cento). La crisi ha, certamente, investito anche il sistema delle cooperative ma queste sembrano essere state in grado di reagire in maniera più resiliente di altre tipologie di imprese, forti anche di una dimensione media notevolmente superiore.

Mentre, infatti, la dimensione media delle società di capitale è di 17 addetti, quella delle cooperative arriva a 53. La differenza esisteva già all’inizio dell’orizzonte qui in analisi, il 2008, ma è andata aumentato poiché che la crescita degli addetti medi delle cooperative è stata dell’8,5 per cento e quella del totale delle società di capitale si è fermata al 3,9 per cento. Questa maggior crescita dimensionale si è prodotta in concomitanza dello stesso aumento medio del fatturato nominale (meglio, della stessa contrazione del fatturato medio in termini reali).

Dal punto di vista del commercio con l’estero, il peso delle cooperative esportatrici non è di molto dissimile da quello delle società, nel loro complesso, che esportano. Anche l’aumento registrato nel numero delle imprese esportatrici e delle cooperative esportatrici dal 2008 al 2014 è molto simile. Le differenze, invece, emergono se si considera il valore medio delle esportazioni per impresa – che per le cooperative è doppio rispetto a quanto registrato per il complesso delle società – e la variazione del

Fig. 2.13.1. Evoluzione dei principali parametri delle cooperative e del complesso delle imprese in Emilia-Romagna

Fonte: Elaborazione Centro studi, monitoraggio dell’economia e statistica, Unioncamere Emilia-Romagna su dati SMAIL, Registro delle imprese e Trade Catalyst

Fig. 2.13.2.Confronto tra imprese cooperative e totale delle imprese per alcuni parametri quantitativi

Fonte: Elaborazione Centro studi, monitoraggio dell’economia e statistica, Unioncamere Emilia-Romagna su dati SMAIL, Registro delle imprese e Trade Catalyst

Imprese Addetti Fatturato (milioni)

Var.

imprese

Var.

addetti

Var.

Fatturato

Var. reale del Fatturato A. TOTALE ECONOMIA 397.671 1.555.097 319.513 -2,70% -4,60% 6,70% -1,50%

B. Totale cooperative 5.384 172.119 45.111 2,40% 2,60% 8,50% 0,20%

Dim media addetti

Dim. Media fatturato

Var. addetti medi (2014 su 2008)

Var. fatturato medio (14 su 08)

Var. fatturato medio reale (14 su 08)

TOTALE ECONOMIA 17 7.095.739 3,90% 7,00% ‐2,50%

Totale cooperative 53 15.828.003 8,50% 6,90% -2,60%

valore delle esportazioni – che nel caso delle cooperative è doppio rispetto a quanto registrato per il complesso delle società attive in regione.

Sintetizzando quando detto sinora, possiamo dire che le cooperative, quindi, sono mediamente molto più grandi in termini di addetti e, quando esportano, esportano molto di più della media delle società di capitale. Il valore delle loro esportazioni, poi, aumenta più velocemente di quello delle altre società.

L’internazionalizzazione delle imprese, com’è risaputo, non è determinata solo dal commercio con l’estero ma anche dalle diverse forme di collaborazione internazionale e di compartecipazione tra imprese italiane e straniere. Da questo punto di vista, vengono in considerazione le partecipazioni che le imprese

Fig. 2.13.5. marchi e brevetti, cooperative e altre imprese a confronto

Fonte: Elaborazione Centro studi, monitoraggio dell’economia e statistica, Unioncamere Emilia-Romagna su dati SMAIL, Registro delle imprese e Trade Catalyst

Fig. 2.13.6. Variazione 2008-2014 Delle imprese attive e degli addetti per macrosettore

Fonte: Elaborazione Centro studi, monitoraggio dell’economia e statistica, Unioncamere Emilia-Romagna su dati SMAIL, Registro delle imprese e Trade Catalyst

Fig. 2.13.3. Imprese esportatrici, export e variazioni rispetto al 2008

Fonte: Elaborazione Centro studi, monitoraggio dell’economia e statistica, Unioncamere Emilia-Romagna su dati SMAIL, Registro delle imprese e Trade Catalyst

Fig. 2.13.4. Imprese con partecipazioni estere, imprese in gruppo, dimensione del gruppo

Fonte: Elaborazione Centro studi, monitoraggio dell’economia e statistica, Unioncamere Emilia-Romagna su dati SMAIL, Registro delle imprese e Trade Catalyst

Imprese con brevetti

Incidenza sul totale

Nu. Medio brevetti

Imprese con marchi

Incidenza sul totale

Nu. Medio marchi

TOTALE ECONOMIA 2.878 3,90% 7 2.911 4,00% 4

Totale cooperative 49 1,10% 13 1.773 1,50% 6

Imprese Addetti Imprese Addetti

AGROALIMENTARE -0,136 -0,026 -0,002 0,068

MANIFATTURIERO ‐12,30% ‐12,80% ‐8,00% ‐10,30%

COSTRUZIONI ‐6,90% ‐17,10% 1,10% ‐18,70%

ALTRO INDUSTRIA 35,20% 8,70% 22,40% 27,30%

COMMERCIO/RISTORAZIONE 3,80% 1,60% 2,80% 4,20%

TRASPORTI/LOGISTICA ‐11,20% ‐5,50% 9,30% ‐1,40%

SERVIZI IMPRESE 6,60% 5,10% ‐1,20% ‐1,00%

SERVIZI PERSONE 8,90% 10,00% 5,80% 13,90%

TOTALE ‐2,70% ‐4,60% 2,40% 2,60%

Totale Totale Coop.ve

Imprese esportatrici

Incidenza sul totale

Var.

esportatrici

Valore Export

(milioni) Var. export Export per impresa (.000)

TOTALE ECONOMIA 15.359 3,90% 12,10% 48.605 9,30% 3.165

Totale cooperative 226 4,20% 12,40% 1.773 18,30% 7.845

Imprese con part. Estero

Incidenza sul totale

Num. Part.

Estere

Imprese in gruppo

Num. Medio gruppo

TOTALE ECONOMIA 1.130 1,50% 4.882 43,80% 18

Totale cooperative 35 0,80% 244 5,40% 6

regiona

p

2.13. Cooperazione 193

I dati forniti da AGCI Emilia-Romagna consentono un confronto della situazione a fine 2015 con quella relativa alla fine dell’anno precedente. Per quel che riguarda il complesso delle cooperative aderenti, si ha che, a fronte di una contrazione del numero delle cooperative e di soci lavoratori, il numero dei soci (tout-court) risulta in aumento, parallelamente ad una sostanziale stabilità del numero dei dipendenti non soci. Il numero complessivo dei lavoratori (soci e non soci) è in flessione, come il fatturato. Queste variazioni, parzialmente contraddittorie, sono probabilmente riconducibili alle variazione della base associativa.

L’articolazione settoriale presenta qualche discontinuità rispetto all’anno passato, tuttavia ci sembra di poter concludere che non tutti i settori mostrano lo stesso tipo di andamento. In particolare, il valore della produzione risulta in aumento per le cooperative di consumo, culturali e di credito e finanza ed in contrazione per le altre tipologie di cooperative ad eccezione di quelle di solidarietà, sostanzialmente stabili. Il numero dei lavori complessivamente impiegati (soci e non soci) è in aumento per le sole cooperative di consumo (probabilmente a seguito dell’ingresso di una nuova cooperativa nell’associazione), stabile per le cooperative di agricoltura e pesca e culturali ed in contrazione per le altre tipologie.

I dati forniti dalla Lega delle cooperative consentono un’analisi preventiva di quello che sarà il valore della produzione, della marginalità e dei livelli di occupazione a fine 2015 per le cooperative aderenti a questa associazione.

A livello dei singoli settori di attività, e considerando assieme i diversi aspetti, i comparti che prevedono di chiudere meglio il 2015 sono quello delle cooperative di consumo e quelle delle cooperative di dettaglianti. Questi settori prevedono di chiudere con un aumento del valore delle produzione e dei soci.

Per quel che riguarda la marginalità, solo l’agroindustria prevede di chiudere in aumento. All’estremo opposto dello spettro, si collocano le imprese che stanno soffrendo maggiormente la crisi dalla quale, dopo anni, stiamo faticosamente uscendo. Si tratta, in particolare, delle cooperative di abitazione e di costruzioni che prevedono di chiudere con una contrazione di tutti i parametri presi in analisi (valore della produzione, margini, occupazione e numero dei soci). Fra questi due estremi si colloca il settore delle cooperative sociali che prevedono stabilità per produzione, margini ed occupazione ed aumento del numero di soci. Due settori, servizi e dettaglianti, prevedono di chiudere con un aumento dell’occupazione.

I dati messi a diposizione permettono anche di gettare un primo sguardo sul 2016. I settori che si attendono un anno migliore sono sempre quello delle cooperative di dettaglianti e di consumatori che prevedono in aumento i margini ed il numero di soci. La cooperative di produzione prevedono anche un aumento del valore della produzione mentre quelle di dettaglianti prevedono una crescita anche degli occupati. Le cooperative di abitazione e di costruzioni non prevedono di migliorare la propria situazione nemmeno nell’anno entrante visto che si attendono un calo di tutte le grandezze considerate. Gli altri settori si collocano nel mezzo con solo le cooperative di servizi che prevedono di aumentare il valore della produzione e gli occupati ma a discapito dei margini, previsti in diminuzione. Agroindustria e turismo prevedono stabilità di margini, soci ed occupati ma una contrazione del valore della produzione.

I dati del preconsuntivo di Confcooperative mostrano come il 2015 abbia portato alle imprese cooperative, che avevano resistito meglio di altre alla crisi, un qualche accenno di timida ripresa, almeno in alcuni settori. A fine 2015 si dovrebbe registrare un fatturato in leggero aumento ed un sostanziale consolidamento dell’occupazione. Il leggero incremento occupazionale conferma che la scelta, operata in questi anni di crisi, di tutelare i posti di lavoro a scapito della redditività è riuscita a traghettare il movimento cooperativo verso una modesta ripresa.

Il comparto agroindustriale ha invertito il trend negativo della scorsa campagna a seguito di un andamento stagionale estivo che ha indubbiamente favorito il consumo dei prodotti agricoli freschi. Nel settore ortofrutticolo i prezzi di vendita della frutta estiva hanno registrato un buon incremento soprattutto nella seconda parte dell’estate. Il buon andamento climatico ha favorito la conservazione, la lavorazione e la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli freschi pur in presenza di situazioni socio-politiche che hanno impedito, o molto ridotta, l’esportazione dei nostri prodotti nell’Est Europa oltre che nei vicini paesi medio-orientali e del Nord Africa. Ciò nonostante, le liquidazioni della frutta estiva che verranno riconosciute ai soci produttori, in parecchi casi, non riusciranno ancora a coprire i costi di produzione sostenuti dagli stessi. La produzione di frutta invernale risulta leggermente inferiore a quella del precedente esercizio ed i prezzi attesi per la commercializzazione non dovrebbero subire scostamenti rilevanti.

L’ulteriore diminuzione delle quotazioni del vino e la scarsa qualità delle uve vendemmiate nel 2014 hanno portato ad una liquidazione che riesce a coprire a stento i costi di produzione dell’uva conferita. La vendemmia 2015 registra un notevole incremento sia delle quantità conferite, sia della gradazione alcolica media. Si nutrono dubbi sulle prospettive di collocamento del vino stante le quantità prodotte ed il

calo generalizzato dei consumi. Ambedue questi fattori non lasciano certo presagire un incremento delle quotazioni.

Annata non positiva anche per il settore lattiero-caseario con quotazioni molto basse nonostante il programmato decremento della produzione del parmigiano reggiano. Solo in quest’ultimo scorcio di annata si assiste ad un timido miglioramento.

Il fatturato del settore avicolo risulterà in linea con quello del 2014 dopo gli aumenti delle quotazioni registrati in quell’esercizio.

L’occupazione nel settore agroindustriale risulta sostanzialmente stabile e continua la tendenza a non rimpiazzare i dipendenti che lasciano le azienda, privilegiando il ricorso all’occupazione avventizia.

Segnali ancora positivi sul fronte dell’export dei prodotti agroalimentari che anche quest’anno registra un buon incremento rispetto all’esercizio precedente. Positiva un po’ in tutti i settori la ricerca di nuovi mercati, non esclusi quelli oltre oceano, su cui collocare i prodotti agricoli sia freschi che trasformati.

Sono mercati che, al momento, assorbono modeste quantità, ma che continuano ad avere buone prospettive.

In forte diminuzione il fatturato delle cooperative di abitazione.

Deboli segni di miglioramento nelle cooperative di produzione e lavoro con modesti incrementi nel fatturato e nell’occupazione.

Il settore solidarietà sociale incrementa il fatturato e l’occupazione anche se diverse cooperative mostrano segnali di difficoltà legate soprattutto ai tagli al Welfare operati dal settore pubblico.

Le cooperative sociali risentono inoltre, ancor più delle altre, degli ancora lunghi tempi di pagamento da parte degli Enti pubblici e della minor redditività dovuta all’aggiudicazione degli appalti al massimo ribasso nonché della sempre più pressante richiesta di figure professionali più qualificate senza il riconoscimento di adeguati incrementi sul valore dell’appalto. All’interno di questo settore risulta ancora particolarmente difficile la situazione delle cooperative di inserimento lavorativo che, quando operano nel mercato privato, sommano le difficoltà tipiche delle imprese di servizi a quelle di imprese dagli equilibri delicati.

Nonostante tutto, la cooperazione continua ad investire anche se, in diversi casi, si tratta di investimenti di modesta entità. L’elevata percentuale di imprese che investono sottolinea comunque la vivacità della cooperazione ed il tentativo di reagire proattivamente ai cambiamenti imposti dal contesto economico generale. Sotto questo punto di vista è da rilevare che diverse cooperative di solidarietà sociale stanno investendo in misura maggiore rispetto al passato, dato che può essere letto come indice di un processo di trasformazione in atto per poter assicurare gli stessi servizi senza ridurre l’occupazione a fronte di una contrazione delle entrate.

Rimane elevato il fabbisogno finanziario delle imprese cooperative, una necessità che si scontra con le note difficoltà che le imprese incontrano per accedere al credito.

Per la maggioranza delle imprese continua ad essere un fattore di difficoltà il ritardo nei tempi di pagamento del settore privato e del settore pubblico anche se si è registrato nel corso dell’anno un certo miglioramento.

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