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Sconfinamento: Incentivare la creatività?

IV.III Artonauti sotto le accuse di Shusterman alla Popular art

In parallelo all’identificazione dell’appartenenza del progetto Artonauti al comparto dell’imprenditoria creativa, tra le pagine della trattazione, si è formulata anche una possibile risposta per la domanda di ricerca iniziale riguardante il processo di popolarizzazione dell’arte, di cui il caso di studio rappresenta una manifestazione contemporanea che ha sollevato una serie di rimandi di significato all’industria culturale teorizzata dalla Scuola di Francoforte.

Nel primo capitolo, si è offerto un prospetto dei fruttuosi effetti collaterali registrati in seguito all’avvio del progetto. La totalità del successo raggiunto è misurabile in termini di valore sociale ed educativo, messo in circolo e radicato all’interno della società grazie al prodotto Artonauti ed agli opportuni canali di diffusione scelti dal team degli sviluppatori.

Eleggere quindi, un codice di simboli e di linguaggio che sia idoneo ad una diffusione di significato artistico che migra dal basso verso l’alto, from low to high nelle produzioni culturali e creative, corrisponde per questo esempio ad una pratica di popolarizzazione dell’arte. Dalla semplificazione del contenuto artistico e culturale e dall’integrazione della componente d’intrattenimento, Artonauti avvalora il meccanismo educativo di apprendimento della Storia dell’Arte, supportando la didattica attraverso il ricorrere ad un emblema fisico, tangibile e scambiabile che è appunto la figurina.

Una volta collocato il caso di studio all’interno di un’antologia contemporanea delle espressioni culturali e creative della Popular art, al fine di concludere la ricognizione sulle sue caratteriste specifiche, Artonauti viene adesso esposto alle stesse six charges di Richard Shusterman, mosse nei confronti del prodotto della Popular culture, già introdotte in precedenza.

Si ricorda infatti che, nel saggio Don’t Believe the Hype: Animadversions on the Critique

of Popular Art del 1993, lo studioso di Adorno, Richard Shusterman, aveva proposto una

qualificazione ex negativo della Popular culture, attraverso una dialettica controaccusa alle sei principali argomentazioni volte alla banalizzazione ed alla condanna di questo settore dell’arte.

Le sei accuse basilari alla popular art, individuate dal filosofo americano, e qui rivolte al progetto Artonauti in quanto coevo ‘baluardo popolare’, risultano essere: spuriousness,

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passivity, superficiality, lack of creativity, lack of autonomy and lack of form. (Shusterman 1993)

1. Spuriousness: Il progetto Artonauti risulta essere vano, fallace, fraudolento e non permette un reale soddisfacimento del piacere estetico?

Se si dovesse ricondurre il medium figurine alla poetica di Benjamin, Artonauti potrebbe rischiare di essere giustamente accusato di Spuriousness. Nel processo meccanico di riproduzione che genera l’oggetto a stampa dentro la fabbrica dell’editoria, l’aura sembrerebbe risplendere ben poco. In quest’ottica di denuncia del mezzo che eclissa il contenuto, Benjamin è stato comunque in grado di contemplare l’evoluzione e di lasciare aperta una riflessione sul futuro e sull’avvento imminente di una nuova ondata tecnologica. Il medium non per forza priva il fruitore del piacere estetico, ma forse lo invita a compiere lo sforzo mentale di scindere la componente meccanica da quella tematica. Stesso processo che avviene per le figurine di Artonauti, le quali sono solo numeri e carta nel momento in cui lasciano la catena di montaggio, ma, una volta ricollocate nelle mani del loro giovane pubblico, grazie all’intervento pedagogico della Scuola e dei genitori, si caricano di un significato che va oltre la mera fisicità.

La migrazione di conoscenze diventa ancor più compiuta quando le figurine si ricongiungono all’album, e, di pagina in pagina, ricostruiscono l’operato dei grandi artisti su tela ed anche la sottotrama del viaggio degli Artonauti con tutta la carica avventurosa utile al processo di acquisizione di competenze per ‘gioco ed imparo’.

L’accusa di spuriousness si considera quindi respinta. 2. Passivity. Artonauti è un progetto passivo?

Molta della letteratura di Adorno, come si è visto, si concentra sul concetto di passività, inteso come incapacità di esercitare slancio creativo ed emozionale, ed anche come sintomo di un popolo anestetizzato dal potere centrale dominante e per nulla propenso alla reazione. Dal pensiero del filosofo di Francoforte, l’accusa di passività coinvolge la Popular art sia per il considerare apatici i propri fruitori e sia nell’abnegazione di qualsiasi apporto innovativo del prodotto popolare artistico.

Ed Artonauti? Il progetto è tacciabile di passività se si vuole considerare l’idea per la quale esso non apporti nessuna novità al core artistico, il che è abbastanza indifendibile.

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Artonauti non produce nulla di artisticamente nuovo, ma riproduce il patrimonio artistico in forma di figurine.

L’accusa di passività decade però in materia di innovazione creativa e soprattutto nel giudizio sui fruitori. Artonauti mette in moto una ricerca frenetica, come tutte le ricerche nell’ambito del collezionismo, e coinvolge attivamente il proprio pubblico sia nella vendita del prodotto che negli scambi, niente di più tipico in materia di figurine.

Per nulla apatici e distratti sono i fruitori di questo progetto: è l’Edutainment ad entrare in causa rispetto a questa variabile. Il bambino, intrattenuto dal gioco della raccolta delle figurine, impara strada facendo, mantenendo alto il grado di apprendimento ed anche la curiosità. Inoltre, sia dall’intervista al team che dallo storytelling digitale di Artonauti, si possono quotidianamente individuare nuovi meccanismi creativi innescati dal progetto originario. Ad esempio, molti illustratori e fumettisti, a partire dalla grafica e dalla storia degli album, hanno immaginato variopinti percorsi artistici ed illustrato nuove avventure per gli Artonauti di domani.

3. Superficiality. Artonauti è un progetto effimero?

La risposta è qui abbastanza netta: no. Alla luce di tutto ciò che è già stato detto per descrivere il grande valore educativo, creativo e culturale del progetto, affermato nel tempo ed acclamato dal pubblico, non servono molte altre argomentazioni per difendere Artonauti dall’accusa di effimero.

Per quanto il progetto possa sembrare leggero e pensato per intrattenere con un certo grado di divertimento, non si deve confondere questa esteriore manifestazione con la centrale integrità educativa di intenti alla base della mission.

Inoltre, non è scontato sottolineare che Artonauti è indirizzato ad una parte sensibile della società, se non la più sensibile, ossia i bambini e la loro formazione è una delle più pesanti responsabilità per la società tutta, e quindi, difficilmente una seria regolamentazione in materia di didattica, avrebbe permesso l’adozione dell’album come supporto ai testi canonici, qualora esso fosse stato sempliciotto e banale a tal punto da essere effimero.

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4. Lack of creativity. Artonauti pecca della mancanza di creatività?

Anche qui, la risposta non può che essere no. La creatività è la carta vincente di Artonauti, progetto di imprenditorialità creativa all’interno delle ICC, apportatore di innovazione, grazie al processo co-creativo di messa a disposizione di professionalità diverse in team e per mezzo di una valida strategia di inserimento nelle giuste politiche per il settore creativo e culturale.

5. Lack of autonomy. Artonauti manca di autonomia, nell’accezione adorniana del termine?

L’accusa di autonomia, mossa principalmente da Adorno alla Popular art, si riferisce al concetto di utilizzo dell’arte, o meglio di suo asservimento ad una finalità prettamente economica, o propagandistica per la Scuola di Francoforte.

Già in precedenza nella trattazione, il divario generato da questa accusa è stato enucleato come: ars gratia artis vs marketplace dell’arte.

Se quindi l’autonomia è considerata in questa accezione, Artonauti sì, pecca di lack of autonomy, dal momento che, come si è visto nel terzo capitolo, attua strategie funzionali nel settore artistico.

La presenza di Artonauti nel mercato dell’arte è una prova evidente a favore di questa accusa, che però può essere quanto meno stemperata idealmente dalla consapevolezza per la quale la finalità economica non è l’unica perseguita dal progetto. L’arte, le opere rese figurine, vengono asservite alla buona causa educativa, passando però anche, innegabilmente, attraverso meccanismi puramente economici, quali la vendita delle figurine e degli album.

6. Lack of form. Artonauti manca di forma?

La Popular art è stata storicamente condannata per non aver assunto una forma adeguata, o addirittura per essere priva di forma, considerando che essa tende a concentrarsi unicamente sul valore concettuale dell’arte.

Artonauti, al contrario è completamente devoto alla forma, al progetto grafico e a quello editoriale a stampa. La forma rappresenta la forza del suo slancio creativo, il contenuto si può invece definire, ancora una volta, soltanto in prestito, mutuato, riprodotto.

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