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Arturo; aia se io vi arrivo, sarò indubitata-

Nel documento P^UtXVAUl. Digitized by Google (pagine 156-174)

Claterracopriandisangue e morte.

'

Mietile.

Rimasto

soloArturo, e forsedesiderando pro-teggerelaritiratade)conteAlberto,andòverso ilcorpodicavalleriaborgognonachesi appros-simavasotto labandiera'diCòntay.<cBenvenuto, fcenvenuto!disseCòntay raddoppiandoilpassa onde incontrare-ilgiovine, cavaliere. Il

Duca

di Borgognaè un miglio' distantediqui con

un

corpodi òavalleriaper sostenerci, mentre facciamoquesta perlustrazione.

Non

èuna mez-z’ora chevostropadreèritornatoal

campo

di

grande

galoppo, dicendocheiltradimento dei Stradiottivi aveva condotto inuna imboscata

dove

eravatestato fattoprigioniero.Egli ha ac-cusato Campo-Bassodi tradimentoe loha

sfi-dato

a ducilo.

Ambidue

sonostatirimandatial

campo

sottola guardia delgran-maresciallo,

onde

vietareche venissero subitoalle mani,

benché

misembrasse chel'Italianononne avesse

g ran

desiderio. IIducastessocustodisce ipegni del duello,che deve aver luogoil giorno dei re

Magi.

«

Temo

che questa giornatanon giungapiù

per qualcuno

diquelliche l’attendono, rispose

Arturo;

aiaseio vi arrivo, sarò

indubitata-mente

io, che colla permissionedimio padre

reclamerò

ilcombattimento. »

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i4S

Intantoterirte dietro

aContay,

enon tarda-rono molto ad incontrare un corpopiù

nume-rosodi cavalleria, inmezzo allaquale sven-tolavalagran bandieradel

Duca

diBorgogna.

Arturo vennecondottoinnanziad esso. Carlo ascoltòcon qualche impazienza il giovine -in-glesedar peso all’accusa di suopadrecontro, ilconteItaliano, in favore delqualeeracosà fortemente prevenuto.

Quando

fu accertatoche gliStradiottiavevanooltrepassatalagolae in-formatoilcapoloro dellafattaperlustrazione, echeneltempostèssoquesti avevaanimato Ar-turoad avanzarsi, come,loaveva provatoil fatto,inmezzo ad una imboscata,ilducacrollò latesta,aggrottòleciglia,e

mormorò

amezza voce,

come

parlandofra&è: «Probabilmente qualcheastiocontraOxford,perchègli Italiani sonovendicativi, »

E

rialzandoilcapo, ordino.

ad Arturodi continuareil suoracconto.

Udì

conuna specie di trasportolamortedi" ' Rodolfo Donncrhugel, epresauna catenella d’oro massicciochegli pendeadalcollo, la posealcollo diArturo.

«Tu

tiacquistastianticipatamente tutto l’o-nore,o giovine, glidisse; coluifra tuttigli orsi erailpiù formidabile

; gli altri,insuo confronto sono orsacchini.

Farmi

diaver tro-vatoungiovinettoDavide da opporrealgrosso cranio del loro Golia. Sciocco! pretendereche la

man

diunvillano potessemaneggiarela lan-cia! Benissimo, bravoArturo!

Che

tirestaa dirci?

Come

tiseisalvato?conquale astuzia,-con qualeaccortostratagemma? »

«

Al

contrario,monsignore;io fuiprotetto .

(la! capo loroFerrando di Valdimonte. Rite-nendoeglicheil

mio

incontro conRodolfo

Don-ncrfjugelfosseunaffarpersonale,edesiderando, cóm’ci

mi

diceva

, difare laguerra conlealtà, mi harimandato onorevolmente, lasciandomi

il cavallo e le armi. »

-«Sìeh?disseCarlo, riprendendoilsuo cat-tivo

umore

;ilvostro principeavventurierevuol fare il generoso?

Davvero?

Ciò può starecon ja suasituazione;

ma

il di lui contegno non darà regola almio. Continuate la vostra sto-ria,sirArturo de Vere. >x

Quando

Arturogliebbedetto inqual

mo

lo è inquali circostanzeilconteAlbertodi Gcier-stein crasi fattoconoscer da lui, il duca gli tenne gliocchi addosso, s’impazientò, e lo in-teTruppcchiedendogli con forza:

«E

voi non glicacciaste ilpugnale sottolaquintacosta?»

««No,monsignore; unareciproca

buona

fede

ci legavaentrambi. » .

«« Sapevate però ch’egliè

mio

mortai nemi-co.

La

vostra tepidezza

, o giovine, vifa per-deretutto ilmeritodellaimpresa.

La

vita la-sciata ad Albertodi Geierstcin conguaglia la morte data aDonnerhugcl. »

«< Siapurecosì,monsignore,risposeArturo

arditamente; ionon chiedo ne che miaccordi la sua lode, nèche mi risparmi lasua cen-sura. Nell’uncasoe nell’altroioaveva imiei motivi personali per far

come

hofatto.

Don-ncrhugel eramio nemico, cal conte Alberto ioera debitordi riguardi. »

InobiliBorgognoni che circondavanoilduca aspettavano paurosi l’effetto che produrrebbe

a

ucl l’audace discorso.

Ma

noneramaipossibile

i indovinareesattamente

come

Carlo prende-rebbe lecose. Eglivolseintorno losguardo,e ridendo sciamò:«Uditevoi,signori,questo gal-lettoinglese?

Che

strepitononfaràegliun gior-no,segiàcantaalto infacciaadunprincipe?»

Varjcavalieriprovenientidavarie parti an-nunciaronoalloracheFerrandodiValdimontc era rientrato nelproprio

campo

colsuo distac-camento,e chenonsivedevanellapianura ne-mico veruno.

« Ritiriamoci

dunque

noipure,disseCarlo,

giacchenonvi èprobabilitàdiromperoggi qual-che lancia.

Arturo de Aere,tu verrai meco.>>

Arrivatonelpadiglione delduca,Arturosubì unaltro interrogatorio.Egli non parlònè di

Anna

diGeicrstein,nèdi quantoilconte Al-bertogliavevadetto relativamente a suafiglia,

S

ensando cheCarlo nonaveva alcun bisogno

’esserne istrutto;

ma

francamentelo mise al fatto dev'discorsi edelle minaccedelconte.Il

duca loascoltòcon maggiore moderazione;

ma quando

intese la frase, che chiunquesprezza la vita è padrone di quella del suonemico,

esclamò: «Avviperòunavitaaldi làdi que-sta, una vitanella qualetanto chi è assassi-nato atradimento, quanto il suovilee per-fido uccisore,sarannogiudicati secondoiloro meriti. »Si trassealloradal senounapiccola croce d’oro,cbaciandolacontuttal’apparenza di una gran divozione,soggiunse:« In que-stosimbolo iocollocherò lamia fiducia;se

ri-mango

vittima inquesto

mondo

,possaio tro-var grazia nell’altro!

Olà! sirmaresciallo!

conduceteci i vostriprigionicrv »

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15

1

Il gran-maresciallo rii Borgogna entrò col conte d'Oxford, edissechel’allro suo prigio-niero

,

Campo-Basso

, aveva chiesto con tale istanza la permissionedi andare a situare le sentinelle nella porzione del

campo

che era con-fidata allaguardiadellesuetruppe,ch’egliaveva credutosuo dovere raccordargliela.

«

Va

bene

(disse ilduca senza aggiugnere alcuna osservazione;cvolgendosi versoOxford, soggiunse): Avreivoluto presentarvi vostro

fi-glio,milord, sevoi nonì’avcstedigià frale vostre braccia.Egli siacquistò lode ed onore,

e mi ha reso un buònservigio.Vi hanelcorso dell’anno un’epoca,in cuitutte lepersone dab-bene perdonanoai loronemici, nèsoil per-chè.

-

La

mia mente nonera accostumata ad occuparsidisimili oggetti,

ma

provoun irre-sistibiledesideriodiprevenireilduello fravoi eCampo-Basso.Acconsentiteper

amor

mio d’es-sereamici,eriprendereilvostropegnodi sfida.

Lasciate ch’io termini quest’anno,chepuòesser l’ultimo dellamiavita,con un attodi pace.»

« Ellamichiede assai poco, monsignore,

sollecitandomiacompiere un dovere dacristiani.

Ioera disperato per laperdita di min figlio

;

ma

orach’egli mièrestituito,nerendograzie alcieloed a -VostraAltezza.Essere amicodi

Campo-Basso

èperòcosa per

me

impossibile, com’òimpossibilechesidicnola

mano

esi ab-braccinolalealtàcoltradimento laverità con lamenzogna. Io nondimeno pongol’onor mio nellemanidi Vostr’Altezza.'Se l’Italiano ri-*

prende ilsuo pegnodi sfida,io ripi%{nderò il mio.Giovanni de Vere non dubitacneil

mondo

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suppongach’egliabbiapauradiCampo-Basso.»

Il ducalo ringraziòsinceramente,e ritenne ilconte,suo figlio,calcuno deisuoi primarj uffiziali a passarseco lasera.

Le

di lui

ma-niere sembrarono ad Arturo piùaffabili del solito, c

rammentarono

alconte<rOxfordi primi giorni della loroamicizia,prima che'ilpotere assolutoel’abitudinedeiprosperi avvenimenti avessero cangiato-il carattere diCarlo, natu-ralmente impetuoso,

ma

noo-privodi genero-sità.Ilduca ordinò chesifacesse a’suoi soldati un’abbondantedistribuzione di viveri edivino.

Chiesesefosseropassabilmente alloggiatinel

campo, come

stesseroi feriti e sela salute regnava generalmentenell’esercito.

A

tutte que-ste

domande

ricevetterispostepocosoddisfacenti, di

modo

ch’eglidisse sottovocead alcunode’suoi consiglieri: «Senon vi. fossedi.mezzoil giu-ramento cheabbiamo fatto, rinuncieremmoal nostro progettofinoaprimavera, callora i no-stri poverisoldati avrebbero

meno

a soffrire permettersi incampagna. »

Delresto,lacondotta delduca nonoffrìnulla di rimarchevole, senon che chiese più volte diCampo-Basso. Infine glifu detto ch’egli era indisposto,ccheil suo medicoavendogli or-dinatalaquiete,siera coricato per essere più prontoadisimpegnare is ioìdoveri alo spun-tare delgiorno, dipendendoingranparte dalla sua vigilanzalasicurezza del campo.

Ilduca nonfece alcunaosservazione su que-stiscusa, ch’egliConsiderò,

come

un pretesto

d

dl’Italianoper.evitarelaprcsenzt d’Oxford.

I signoriraccolti nel padiglione diCarlo non

r

-5

i5J neuscirono chead un’ora avanti mezzanotte.

Quando

ilconte d’Oxford fu rientrato nella sua tendacol figlio,caddeinun3 profonda

me-ditazione

, cheduròcirca dieci minuti, c ne usci tutto agitato, *

« Figlino! mio,diss’egli adArturo, dà or-dineaTibaldo ed alle sue genti di condurre

i nòstri cavallidinanzi allatenda allo spun-tare delgiorno od ancheunpo’prima.

Ho

di-segno di andare a visitaregliavamposti al le-vare dell’aurora,e non mi spiacerebbc chetu andassi ad indurre ilnostro vicinoColvino ad accompagnarci. »

« Questaè una-risoluzione ben repentina,

padre mio. »

«

E

tuttaviaell’è forsepresa troppotardi;

se vi fossestato losplendor della luna, avrei fatta questa ronda al

momento.

»

« Egliebujo

come un

forno.

Ma

perchein questa notte avetetanto timore? »

«

Può

essereche tuttrovituo padre super-stizioso,Arturo;

ma

la

mia

balia

Marta

Dixon, nata al norddel l’Inghilterra, Ioera

somma-mente.

Mi

sovvengodiaverla intesa a dire fra lealtrecose,cheunsubitocangiamentocsenza causa avvenutonel caratteredi

un uomo

,

cóme

nell’ubbriacochediventa sobrio, l’avaro pro-digo, ilcupidodisinteressato,annuncia infalli-bilmente una mutazione immediata o inmeglio o in peggio,

ma

più probabilmente in peggio giacche viviamo in un

mondo

perverso,-nella fortuna o situazione di colui nel quale si os-serva. Questaidea della

buona

donna sic pre-sentatasìvivamente almiospirito, che ho

ri-» **

i54

soluto di verificareco’mieipropri occhi prima digiorno,selenostreguardieelenostre pat-tuglieintornowl

campo

faccianoilloro dovere.»

Arturoandò ad avvertireColvino c Tibal-do,crientrò nellatendadisuopadre per pren-derviqualche riposo.

Il dìprimodigennajodel14-77avanti l’au-rora, giorno semprememorabile porgli avve^

nimentidicu» fu testimonio,ilconted’Oxford,

Colvino ed Arturo,seguitisoltantoda Tibaldo edue soldati, principiaronolalororonda in-tornoal

campo

del

Duca

diBorgogna?

La

mat-tinaeraestremamentefredda. La- terra era co-pertadi neve in partesciolta da unoscirocco spirato perduegiorni,'eadun trattocangiala in ghiacciodurante lanotteper un forte gelo sopravvenuto. Tuttoera tristo intornoadessi.

Nella maggior parte della ronda-trovarono pertutto lesentinelle eleguardiealloro po-sto edall’erta.

Ma

quali furonolasorpresac gli allarmi delconted’Oxfordede’suoi com-pagni,

quando

giunsero nella parte del

campo

occupata lavigiliada

Campo-Basso

eda’ suoi Italiani,che compresi gli uomini d’armeegli St radiotiiformavanocircaduemila uomini! Nes-sunasentinellachiese loro laparola d’ordine,

non

inteseroilnitritodi

un

solo corsiero,non videroalcuna bandadicavalli,non una guar-dia chevegliasse sul

campo

;edentratiin pa-recchietende le trovaronov5tc.

«Retrocediamoal

campo

a darvi l’allarme, disseilconte di

Oxford

;quiviè tradimento.»

«

Un momento,

milord, disseColvino;

non

arrechiamoviunanotizia inesatta.Dugento

pas--i.

155

si distanteiohounabatteria, che difende l’ap-proccio di questa valletta ; vediamo un poco se i miei cannonieri tedeschisono al posto, e credo poterescommettere che ve li troveremo.

Questabatteria

domina

unagola,*checlasola strada per cui si possa giugncrc al

campo

, e se lemiegenti sonoalposto

, vido parolache noi difenderemoil passosino a tanto che voi ciportiate

un

rinforzo dalcorpodell’esercito.»

«

Andiamo dunque

, in

nome

del cielo ! » disseil conte d’Oxford.

Corserodi galoppo, arischio di caderead ogni passo per l’ineguaglianzadelterreno, co-perto in alcuni luoghi <!ineveeinaltri sdruc-ciolevolepeighiacci. Arrivaronoallabatteria,

ch’era stata messa con molto giudizio insito donde poterespazzare làgola, cheandava sa-lendo findove erano i cannoni, e poi discen-deva-dalla parte delcampo. Il dcbol

lume

di una luna d’inverno

, echeera calante

, unito ai primi raggi dell’aurora fecead essi vedere chetuttiipezzi d’artiglieriaeranoalposto loro,

ma

non vi trovaronosentinella veruna.

«

Non

èpossibilechecotestimiserabili sieno disertati

,gridò consorpresa Colvino.

Ah!

veggo

il lume in una tenda!

Oh

! quella sgraziata distribuzione divino! Ibricconisarannocaduti nel peccatolor favorito!

Ma

finirò iobentosto colesta era poia. »

Scese di sella ecorse nellatendaove erail

lume.Isuoicannonieri

, oalmeno ipiùdiloro visi trovavano,

ma

distesi interratra le sco-dellee i boccali

,esì compiutamente uLbria-chi, che Colvino a forzadiminacce edi

prc-Digitized

156

ghieredurò fatica a sceglierne due o tre, i

quali obbedendopiùper istinto-cheper senti-*

mentodidovere, a vanzaronsidondolandoverso labatteria. In quel momento'

un rumor

sordo, simile a quello prodottoda un corpoditruppa che marci digranpasso,sife 'sentire dall’op-posta estremità deIlaugola.MlJ;. . .

-m n

« Parei] muggito di ,u,na valanga; che-si sente,in distanza»(,disseArturo. ,it <ù

«

E una

valangadi Svizzeri e

mon

di/neve, gridò Colvino.

Ab

con questiubbriachi!.....

Ma

i cannoni,soqo bencarichi ebene appun-tati; qna salva,lideve fermare ^fosseroanche diavoli in carne, c lo strepito dello scoppio daràalcampo,l’allarmepiùprestochenoifa*

remmo

noi stessi.

Ma

cqnquesti 'maladetti

ub-briache1

.

r.» ... : ai),';.

«

Non

dovete far cpntodilpra

,disseil con-te;

mio

figlio ed io prenderemo!ciascuno una.

miccia,cper questa voltacifaremcannonieri.»

Miseropiede a terra il,conte di

Oxford

e suofiglio, presero ed,accesero una;miccia; e tra que’cannonieriubbriachi tre.netrovarono,>

che potevanoo beneo ,malc reggersiin

gam-ba.,eservirà del cannon loro. t. .

«Bravo,!sciamolo!vipo; notivifumàihatr?

tcriasìnobilmenteservita.

Ora,

ca,morati(pern donate,

-qmprd

,|ipa,nonjè,,queste

^momento

difarcirimonie

);evoi,bruttiuhhriaconi,ba^

date anonfarfuocoche quando,io locomande^

rò.Se anchecodesti Svizzeri, avesserolecostole dure

come

lerupi delle loro alpi, impareranno

come

ilvecchioGolvinosacaricareìcannoni.in B,estaronsitacitied immobili ciascunopresasb

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I *uo Pezzo- l

} form.dab.lrumore andava in-tanto avvicinandosi

;finalmente, mercèlapoca uce chepursiaveva

,videro avanzarsiuna co-lonna serrata di soldati,conpicche, ascie ed altrearm,, inmezzo laqualesventolava

qual-sia ,

Colvino ]i lasciò accostare sino alla.distanzadi crea ottanta passi

, e allora grido: fuoco.

Ma

un colpo solo partì

, cioè

quello delsuo pezzo^; dagli altriuscìsoltanto in

4

,a 1

m

7uce! dal focone, perchè eranostati inchiodatidai disonori italiani

,cresi perciò inservibili

, quantunque nulla se ne capisse aldifuon. Se tutti , cannonifosserostati

buon, comequel diColvino, avrebbero prò!

labilmente verificatala sua profezia

; perche il s°!o

co^o

tiratoda lui produsse un^erri-lon

molti morti e feriti

, e tra gli altriilsoldato che portava la bandiera emarciava innanzi.

temi

0 Colvino> ajuta-emi se epossibile,a ricaricareilmiopezzo.»

Ma

non ne fu lasciato loro il tempo.

Un

guernerodi altastatura

,che stava nellaprima fila della quasirottacolonna, raccolsela ban-dieracaduta insieme a chi la portava, e con voce paria quelladiungigante gridò:

«Co-me

,soldati. Avete veduto Gransonc

Murten

C

,eccoli vostro sten-d?

t rf

^ ^iV gnd

‘-dl6 ucrra> s°natci

cor-n,

ò,.

g™

1

?!

seguiteil vostro

Landamano.

Crii Svizzeriprecipitaronsicome ondediun

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sieraprudentementerifuggitocoicavallidalui custoditi, inmezzo ad unfoltocespuglio, che gliSvizzeri nellamarcialoroevitaronopernon rompere le file.

«Dov’c il bravo Colvino?.dimandòilconte, che crasi rialzato;datea luipure un caval-lo; ionon lo lascierò inquesto frangente. »

«

Le

sueguerre sonofinite, milord, rispose Tibaldo; voi noi vedretepiù a cavallo. »

Uno

sguardo ed un sospiro,

quando

vide Colvino distesoin terradinanzi la boccadel suo cannone,col capospaccato da uncolpo d’ascia, estringendoancornellemani un batti-palle da cannoniere, furonotuttoilcompianto che il

momento

permise.

«

Ove

andremonoi ora? » chiese Arturoa suo padre.

«

A

raggiugnere il duca, rispose Oxford.

Non

loabbandonerò certamente in un giorno

come

questo. »

<( Ioho veduto ilduca, disseTibaldo,

ac-compagnato da una diecina dellesueguardie, attraversar questofiume, ecorreredigran ga-loppoper arrivareallapianuradalla partedi settentrione.; ccredochepotrei guidarvi sul-

Torme

sue. »

«Ciòposto, disseOxibrd,

montiamo

a cavallo cseguiamolo.

Vedo

cheil

campo

èstatoattaccato da piùlatialtempostesso,e tuttodebb’csscre perduto,giaccheCarlohapreso la fuga. »

ArturoeTibaldo ajutarono ilCopte a

mon-tare a cavallo, perchè era tuttopesto per la caduta, ecorsero contuttaquella velocità che era compatibilecon leforzeche andavaapoco

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i6>

a poco ricuperando', verso la parte' indicata dal provenzale. IsoldaticheliaVcvano accom-pagnatiòrimasero Uccisi1, àKerano fiiggiti.“

Più d’una voltaguardarono dietroverso il

campo

,bhc allora offeriva ùnar

vika

Scena di incendio, lacui vivaluceroisìgna'liajùtava aconosceresulterreno letracce del passaggio diCarloc delsuopiccolo seguito.' 1

°

Distanticircatre migliadal

campo

,*donde èssi udian tuttora partir legrida che si

me-scevanoalsuono festivoditutte le

campane

di

Nancy,

giunsero presso una palude mezzo ge-lata,sulle cuisponde trovarono molti corpi morti. Il primo chericonobbero fu qudliodel

Duca

di Borgogna, diquel Carlo che posse-devapoc’anzi

un

potersìassoluto,eduna

Duca

di Borgogna, diquel Carlo che posse-devapoc’anzi

un

potersìassoluto,eduna

Nel documento P^UtXVAUl. Digitized by Google (pagine 156-174)

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