,giudicò più opportunodi dare unassaltocontutte lesue forzead-una piazza, della quale avrei potuto far caderelemuraglie sulle orecchiediquelli cheladifendevano,
ma
che era troppoforteper essere presaconle spa-dec lelance.
Fummo-
dunquerespinticongran perdita clo scoraggiamentosisparse frai sol-dati.Cimettemmo
alloraadoperare più rego-.larmcntc,clemiebatterieavrebberoresol’uso dei lorosensiaquegli arrabbiatiSvizzeri.
Le mure
edi bastionicrollavanosotto lepalle dei bravi cannonieridiBorgogna;noieravamo pro-tettidaeccellentitrinceramenti control’esercito, che dovevasi avanzare ondesforzarci alevare l’assedio,ma
alla sera delventi diquestomese fummo
informati eh’essoera a pocadistanza danoi; eCarlonon consultandocheilsuospi-DigitizedbyGòogle
log ritoaudace andò adincontrarlo,
abbandonando
il vantaggiodelle nostre batterieedellanostra buonaposizione.Per ordine suo, benchécontra il miosentimento,l’accompagnaiconventi bel-lissimipezzid’artiglieria ed ilfiore dellemie genti.TSoi
levammo
ilcampo
l’indomani mat-tina, enonfacemmo
grancammino
,quando
si videuna montagnacopertadipicche,di ala-barde, cdi spadeadue mani. Ilcielo ezian-diovi aggiunsei su$i terrori,cheun tempo-raleaccompagnato da tutto il furore di quel clima burrascoso scoppiòsoprai dueeserciti
,
facendo maggior danno alnostro,perchei no-strisoldati,eparticolarmentegliItaliani,erano
meno
abituatia sostenere un siffattodiluvio;ed inappresso tuttiiruscellichediscendevano dallemontagne
,gonfiati ecangiatiintorrenti dalla pioggia,ciinondaronocmiseroil disor-dine nelle nostrefile. I]ducavide inunistante cheera necessario di retrocederedalla risolu-zione che aveva preso di dar la battaglia al
momento
;corsedame
ed ordinommidicoprire con lamia
artiglieria laritirata ch’eglistava per principiare,aggiungendochemisosterrebbe inpersona congliuomini d’arme.Fu
dato l’or-dinedibatterelaritirata;ma
questomovimento
inspirò nuovo ardore adun
nemicogià abba-stanza ardito.Nellostessomomento
tutto l’eser-citosvizzerosi misein ginocchioadorare. Io nerisi,ma
noifaròmai
più.Dopo
cinque minutigliSvizzerisirialzaronoccominciarono adavanzarsirapidamente,suonandoleloro cor-nettea bucoefacendo il lorogridodiguerra conla ordinaria ferocia. Tutto adun
tratto,DigitizedbyGoogle
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milord, le nubi sispaccano, cd ilsolesparse torrenti di luce sopra iconfederati,mentre
un
verodiluviocontinuava acadere sulle nostre file.Le
miegentinerimaseroscoraggiate. L’e-sercitoera in litiratadietroadessi,cdilvivo splendoredelsoleche brillava sugliSvizzeri che si avanzavano, mostrava sullamontagna
uriaprofusionedi'bandierecdiarmi
scintillan-ti,clic facevacomparireilnemicoildoppiodi quello cheera sembratohi momento. Esortai lemiegentiatenerfermo,
ma
cosìfacendo ebbi un pensieroche eraun peccato, c pronunciai unafrasechene eraun
altro: Teneteforte,mici bravi cannonieri,dissiloro,efaremoloro vederetai lampi esentiretai tuoni, dai quali tutteleloro orazioninon potrannosalvarli.
Le
mie gentialzarono gridadi acclamazione.Ma
questo era unempiopensiero
,una bestemmia, ece ne derivaronodisgrazie.'
Puntammo
contro lemasse chesi avanzavano i nostricannonisìbene, quanto cannone losia mai stalo. Sorti lascarica, eprimache il
fumo
avesseavutoiltempodi dilatarsi, poteivedere a cadere molti uominicbandiere.-Eglieranaturaleilcredere che unasimile scaricaavrebbe dovuto rallen-tarel’impetuosità dell’attacco, cd intanto che
ilfu
mo
ci nascondeva gliSvizzeri,diedi or-dinediricaricareicannonie feci tutti glisforzi per cercardi vederliattraversoil
fumo
;ma
prima che essofossedileguatoc che i nostri pezzi fosserostatimessi all’ordine,gliSvizzeri cipiombarono addossocome
latempesta; pedoni c cavalieri, vecchi c giovani,cavalieri c ser-vitorici caricarono allaboccastessadelcanno-Diqitizem .ogle
]1 1
ne,col piùperfetto disprezzo della vita loro.
I micibravi cannonieri furonotagliatia pezzi o calpestati sottoipiedi,mentresioccupavano ancoraacaricare, e credo che nessun pezzo abbiatiratoil secondocolpo. »
«
E
ilduca nonvisostenne?» dimandò Ox-ford.(( Eici sostenneconaltrettantabravurache lealtà, allatesta dellesueguardie vallonee borgognone.
Ma
unmigliajodimercenari Ita-liani"volsero ildorso e non comparvero più.D’
altronde noi eravamo in unagola,stretta persestessa ed ingombradiartiglieria, fian-cheggiata daunapartedamontagneedarupi, edall’altradaun profondolago.Inunaparola, noieravamoinun luogo chenon conveniva af-fatto allemanovredellacavalleria.Ad
onta de-gliultimi sforzi delducaedi quelli dei bravi Fiamminghi checombattevano intorno alui, tuttofu respintoincompleto disordine. Ioera a piedicombattendo come poteva,senza spe-ranzadisalvarelavita,cnemmeno
pensandovi, quando vidi presi i mieicannoni, edi mici bravi artiglieri trucidati.Ma
inquelmomento
scorsiilduca Carlo,cheera serratodavicino
,
ed iopresi il
mio
cavallo dallemani delmio paggio cheloteneva.E
tupurseiperito,povero orfanello!Mi
unii alloraalsignordiCroyeeda qualche altro per liberareilduca,e lanostra ritiratadivenneunarotta completa.Giugncndo vicinoallaretroguardia,cheavevamo
lasciata accampatainunaforte posizione,vedemmo
le bandieresvizzere sventolaresopralenostre bat-terie.Una
fortedivisionedelloro esercito, cheDigitizedbyGoogle
11
2
avevafatto un giro tra lemontagne, passando
E
cr certe gole cheessi soliconoscono,era piom-alasulnostro
campo
ed era statavigorosamente secondatadaquel maledettoAdrianodi Buben-berg,ilquale aveafattaunasortita neltempo stesso, dimodo
che ilcampo
sitrovòad un trattoattaccatoda dueparti.— Vi
debbopoi dire cheavendocorso notteegiorno per portarvi queste tristinotizie, lamialinguaèattaccata al palato, e sentochenon possopiù parlare.Tutto il rimanentenon cche fuga, uccisioni, e vergognosadisfattapertuttiquellicheerano sul
campo
dibattaglia.Quanto
ame,
confesso che ho da rimproverarmi lamiafiduciainme medesimo
, lamiainsolenzariguardoal nemi-co,clamia
bestemmiaverso il cielo. Se ho sopravvissutoaquest’onta, ciònon saràche pernasconderelamiadisonoratatesta sottodi un cappuccio,ed espiarecosì inumerosi pec-catidi una vita licenziosa. »Fu
appena possibile di indurre ilguerriero oppresso dal dolore a prenderequalche nodri-mento ed abbandonarsi alriposo,dopo avere inghiottitaunapozione calmantecheglifu or-dinata dal medicodel re Renato, chela cre-dette necessaria onde mantener laragione inun
corpospossato dallo fatiche diunabattaglia eda unacorsa forzata.Il conted’Oxford esuofigliorestarono al-ternativamente pressoilletto diColvino,enon vollerodivideretalcura connessuno.
Malgrado
lapozione cheglierastataamministrata
,
passò moltotempoprimadiprenderriposo.Varj tre-miti repentini,ilsudorecheglicoprivala
fron-DigitizedbyC
. • 1 1
3
te, lacontrazionedeimuscoli del volto, l’agi-tazioneconvulsiva di tutti isuoi
membri
, la maniera collaquale chiudeva ilpugno, tutto provava che isuoi pensierilotrasportavano'di nuovosullascenadiun combattimento sanguino-socdisperato. Questostalodurò più oreenon fu che versoilmezzodichela fatica cl’influenza della presa bevanda trionfarono diquella agi-tazione nervosa;callorailguerriero sottomesso cadetteinunpacificosonno,cheduròsenza in-terruzionefinoasera.Ilsolesinascondeva quan-do Colvinosirisvegliò,edopoaverdomandato oveeglieraccon chi sitrovava, presequalche ristoro, enarrò loro di nuovo tutte le parti-colarità dellabattagliadi Murten,mostrando di nonsovvenirsi diaverle di già narrate..« Senza troppoallontanarsi dalla verità, ag-giuns’egli, si può calcolarechelametà dell’e-sercito del ducaè perito sotto il ferro,o cac-ciato nel lago. Quelli chehannoevitalalamorte sono dispersi datutte le parti,cnonsi riuni-ranno più.
Giammai
non sièveduta una di-sfattacosìirreparabile.Noi siamofuggiticomeidaini,comeimontoni,oaltritimidianimali, che non rimangono uniticheperchetemonodi separarsi,
ma
chenon pensano maia mettersi in ordineodadifendersi. »«
E
ilduca? »domandò
ilconted’Oxford.«
Lo
strascinammo con noi , piuttosto per istintoche perlealtà,come
uominichefuggono daunacasa incendiata,iqualiprendonoiloro effetti più preziosi,senza pensareaquelloche fanno. Cavalierieservidori,ufficiali esoldati,tuttifurono compresi dalmedesimo tcrror
pa-DigitizedbyGoogle
114
nico, edogni suonocheil corno d’Urifaceva sentire dietrodi noi,sembravacheci attac-cassele ali allecalcagna. »
«
E
il duca? » ripetè Oxford.« Inprincipioresisteva ainostrisforzi e vo-levaritornareal nemico;
ma
quandola fuga divennegenerale, galoppòcomenoi senza pro-nunciare una parola, senza dare
un
ordine»Prima credemmo
ebe ilsuo silenzio e la sua impassibilitàcosìstraordinaria inuncarattere sì impetuosofosse un sintomofelice,poichéci permetteva di vegliare alla suapersonale sicu-rezza.Ma
quandoavemmo
corso tuttala gior-nata senza potere ottenereunarispostaalle no-stredomande
;quandolovedemmo
rifiutareogni speciedialimento, quantunque eglinonavesse preso alcun ciboin tutta laduratadiquelgiorno disastroso;quandotuttiicapricci delsuoumore
alterocd imperioso diedero luogoaduna dispe-razionecupa ctaciturna, noitenemmo
consi-gliosopra ciò chedovevamo fare;esiccomesi sa chevoi siete ilsolouomo
da consigli pel quale Carlo abbiamostrato ditempo intèmpo
qualchedeferenza, lavoce generalemiincaricò divenirvi adinvitare diandarlotostoa ritro-vare nelritiroove egli èinquestomomento,
cdi far usodi tutta lavostra influenza onde strapparlodaquesta apatia letargica,chesenza ciòpuò terminarelasua esistenza. »
«<
E
qual rimediopossoioapportargli? disseOxford;voisapete cne’cglihatrascuratiimiei consigli
,quandoseguendoliavrebbepotuto ser-viretantoaimiciquantoaisuoiinteressi. Sa-petechela mia vita non era
nemmeno
sicuraDigitizedbyGoogle
II0 in mezzoagli sleali checircondavanoilduca,
eche,avevanotanto poteresul di lui spirito. »
«
E
verissimo,rispose Colvino;
ma
so al-tresìch’eglièilvostro anticocompagno
d’arme, cmi starebbe assai male ilvoler suggerireal nobileconte diOxfordquellocheleleggidella cavalleriaesigono.Quanto
allasicurezzadi vo-stra signoria, ogniuomo
d’onorechesi trova nel nostroesercitoè pronto a guarentirla. »« Questoè ciò che m’inquietail
meno,
disseOxford
conun tuono d’indifferenza;se lamia presenza potesse essereutile alduca,sepotessi credere eh’ egli desiderassevedermi .... »«
Lo
desidera,milord;eilodesidera'",tclamò
il fedelesoldato collelagrimeagii occhi. ]Noi lo abbiamointesonominarvi,
come
seilvostronome
glisfuggisse in un sognopenoso. »« Ciòessendo,andròaraggiungerlo,riprese
Oxford
; e viandròsul momento.Ove
aveva eglidisegnodistabilireilsuo quartier generale?»'« Egli non hadeciso niente su questopunto, nè sopraalcun altro;
ma
il signordiContay hastabilitola Riviera,vicino aSalins,
nel-l’alta Borgogna,perluogo dellasuaritirata. »
«
Là
dunque,mi
recheròcontutta prestezza conmiofiglio.Voi però,Colvino,voinon espie-resteipeccaticommessicogliempidiscorsi tenuti alcampo
,abbandonandoilvostro generoso si-gnore nelmomento
in cui ha più bisogno di voi,esarebbe viltàl’andarvi a rinchiudere inun
convento , avendo tantialtri doverida compiere. »«Aveteragione, milord, perchèè certoche seiolasciassi presentemente ilduca,non gl?
DigitìzedbyGoogle
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G
rimarrebbe forsenell’esercito unsol
uomo
ca-pacedi manovrare convenevolmente un pezzo-d’artiglieria.La
vistadi Vostra Signoria può cagionareuneffettofavorevolealmionobile pa-drone,poiché inme
pureharisvegliatoi sen-timentidiun
vecchio soldato. Sepotete ritar-darelavostra partenzafino adimani, avrò tempo di mettere inordinegliaffaridella coscienza, c lamiasalutefisicasarà abbastanzaristabilita onde permettermi diservirvidiguida.Quanto
-al chiostro,vipenserò quando avròricuperato
1’onorecheho perduto a Murten.
Farò
però celebrar dellemesse,enon poche,perleanime de’mici poveri cannonieri. »La
proposizionedi Colvino venneadottata;Oxford
esuofigliopassaronoilrimanentedella giornata aprepararsi perlapartenza,salvoiltemponecessariodirecarsi aprendere congedo dalreRenato, cheebbe l’aria divederli par-tirecondispiacere.Accompagnatidal generale d’artiglieriadel
Duca
diBorgognatraversaronoS
uelleparti dellaProvenza, del Delfinato e ellaFranca Contea chesitrovanofrala città d’Aixe la piazza,nella quale Carlocrasi ri-tirato.
Ma
la.distanzae gliincovenientidiunasìlungastrada li ritennero in
cammino
piùdi .quindici giorni,ed ilmesedi luglio del147G eraprincipiato
quando
i nostri viaggiatori ar-rivarononell’altaBorgognaal castello della Riviera, situatocircaventimiglia al suddi Salins. Questo castello,edificio poco conside-rabile,era circondatoda un grannumero
di tende, piantateconfusamenteedindisordinee in un
modo
moltolontano dalla disciplina cheDigitizedbyGoogle
ii7 regnava ordinariamentenel
campo
diCarlo.Tut' tavialapresenza delducaeraannunciatadalla gran bandieradecorata dituttiisuoistemmi,
la quale sventolava sopra lefortificazioni.
Ne
uscì una guardiaper riconoscereglistranieri,ma
consì pocoordinecheilcontediede un’oc-chiata aColvino,quasiperdomandarglienela spiegazione.Ilgenefaled’artiglieriaalzòlespalle estette insilenzip.Colvino avendo mandatoavviso del suo arrivo edi quello delponte inglese, il sig.di Con-tayliricevette ài
momento
stesso, e mostrò molta gioja nel .vederli.«Alcuni fedeli servidori delducastannoin oucsto punto tenendoconsiglio, disseloro, ed il vostroparere, nobilelord
Oxford,
ci riu-scirà disomma
importanza.IsignoridiCroyc,diCraon, di
Rubempré
, edaltrinobili Bor-gognoni,sonounitionde prendereleopportune misurein questocriticomomento
perladifesa del paese.»Tuttimanifestaronoalconted’Oxfordilpiù gran piaceredi vederlo, eglidissero, chese sierano astenuti dal dimostrargli segni di at-tenzionedurantel’ultimosoggiorno cheaveva fattonel
campo
delduca,ciòprovennedal sa-pere cheeglidesideravamantenere l’incognito.«
Sua
Altezzavi hadomandato due volte, disse.Craon, esempresotto il suppostonome
diFilipson. »
«
Non
nesono sorpreso, rispose ilconte;l’originediquesto
nome
rimonta moltolontano, efino altempoch’io eraallacortedi Borgo-gna, durante ilmio
primo esilio. Si disseDigitizedbyGoogle
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allora che noi poveri nobili Lancastriani
avrem-mo
dovuto cangiardinome
, eil buon duca Filippo aggiunse che, siccomeioera fratello d’armi di suofiglioCarlo,doveva prendereil
suo,e chiamarmiFilipson (i). In
memoria
di?
uclbuon sovrano, presiquesto
nome
,quando ni costrettodilasciare ilmio;evedocheilduca,chiamandomicosì,si
rammenta
la no-straantica intimità.— Come
staSua
Altezza?» IBorgognonisiguardaronol’unl’altroe re-starono insilenzio.«
Come
unuomo
colpitodal fulmine,mio
bravoOxford,dissealfafinede Contay.Sire d’Argcntau, voi potete megliodichiunque ri-spondere alladomanda
del nobile conte.»« Egli ècome un
uomo
cheha perduta la ragione, disseil futuro storico di que’torbidi tempi.Dopo
labattagliadiGranson, eglinon
ha
mai mostrato aparermio un
giudiziosanocome
prima. All’incontro dopo quella batta-glia divenne capriccioso, sragionevolc, asso-luto, inconseguente;eglisi alterava dei con-sigli chegli erandati,come
sesi avesse vo-lutoinsultarlo, e sipiccava per lamenoma mancanza
delcerimoniale,come
se fossestatoun
segnodidisprezzo:presentementeèsuccesso inlui un cangiamentototale,come
se questo secondocolpo l’abbia stordito, ecalmatele vio-lentepassioniche ilprimo avevaeccitate.Egli è silenziosocomeun
certosino,solitariocome un
eremita; non prendeinteresse a nulla,c• *
fi)Sonin inglese significa figlio;perconseguenza Filipson figliodiFilippo.
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J19
meno
cheadogni altracosa alla condotta del-l’esèrcito. Voi sapetech’eiponeva qualcheliri-dura nel suovestire, echevi eraunaspecie diaffettazione nella negligenza eh’egli spesso adottava;
ma
infedemia
lotrovereteben can-giato suquesto particolare.Eglinonvuolenem-meno
soffrire chegli sitaglino leunghie»e gli sipettininoi capegli;non ha nè cura nè riguardopersèmedesimo; prende poco nodri-mentoequalche volta eziandio lo rifiuta, c
beveivini più vaporosi,che tuttavianon sem-braglisalganoalcervello.Eglinonvuole udir
S
arlarcnèdi guerranedi affaridistato,nè
i caccia odivertimenti. Supponete un anaco-reta trattodallasuacellapergovernare
un
re-gno,cd avrete in lui, tranne la divozione,un perfettoritrattodelfiero,cdimpetuosoCarlo di Borgogna. »
« Yoi favellate conun animo cheha rice-vuto una profondaferita,disseilconte ingle-se. Giudicatevoiopportuno ch’io mipresenti al duca? »
«
Vado
ad assicurarmene» risposeContay.Ed
usciun istante, rientrò sulmomento
, e fecesegnoal contediseguirlo.Egli trovòlosventuratoCarlonelsuo gabi-netto colle
gambe
stesetrascuratamentesoprauno
sgabello,
ma
talmente cangiato cheavrebbeS
otutocrederecheinluogo della persona de-ucavedesse ladi luiombra.Isuoi lunghi ca»
pegli cadentiin disordinelungo le guance « mischiavanocolla barba;isuoiocchi incavati esmarriti,ilpettointernato, le spalle spor-genti indentro, glidavano l’aspetto lugubre
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J20
diunesserechehasofferto leultime angosceche tolgono all’uomo tutti i segni d’energia edi vita. Ilsuostessoabito
, che era
un
mantello fittaloa casosulle spalle, aumentava ancora a sua rassomiglianza aduno spettro coperto dal lenzuolo.
De
Contay nominò il contedi Oxford.Ilducafissòsopradi lui gliocchiche avevano perdutotuttoillorosplendore, enon
proferì una parola.«Favellategli, bravo