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ma partirono al momento , come solevano far sèmpre, essendo attaccati da una forza superiore

Nel documento P^UtXVAUl. Digitized by Google (pagine 147-156)

ma

partirono al

momento

,

come

solevano far sèmpre,essendo attaccatida unaforza superiore.

Inquestomezzo Arturoosservò cheil cava-liereche stavaalla testa dellosquadrone che

si avanzava, montato sopra

un

vigoroso ca-vallo, lecui

zampe

facevano tremarlaterra, f

iortava sopraloscudol’orso di

Berna

,edaveva c robusteformedi Rodolfo Donnerhugcl. Si persuase cheera desso

quando

lovide far

fer-mare

ilsuo distaccamento,cdavanzarsi verso dilui,solo,conlalanciainrestaedalpasso,

come

per dargli iltempo di prepararsi a ri-ceverlo.Accettarequestasfidainunsimile

mo-ménto

era pericoloso,

ma

rifiutarlasarebbe stato

un

disonore; eintanto cheilsangue d’Arturo fermentavaall’idea dipunire un insolente ri-vale, noneramalcontento che illoro incontro succedesseacavallo; l’esperienza cheaveva

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quistatanei torneidoveva dargliun vantaggio sopra loSvizzero,ch’eglidoveva supporre an-cora novizio in questa scienza.

Essi affrontaronsi,seguendol’espressione del tempo, da uomini sotto loscudo.

La

lancia delloSvizzero lambìl’clmo dell’Inglese che era stato il suo puntodi mira;ina quelladi

Ar-turo, diretta contro il petto del suo avversa-rio, fu cacciatacontal forza ecosìbene fu secondatadalrapido galoppodelsuo corsiero, ch’ella trapassònon solamenteloscudosospeso al collo dellosventuratoguerriero,

ma

ezian-diola corazzae

un

giacco di maglia che ave-va, ed attraversandogliilcorpo,lapuntanon fuarrestatadalla piastradi ferro chegli co-privail dorso.

Lo

sfortunato cavaliere fu ro-vesciato,rotolòdueotrevolte sul suoloe la-cerando il terrenocon le

mani,

spirò nel

mo-mentostesso.

Un

gridodirabbiaedidisperazione sialzò fra gliuomini d’arme che Rodolfoaveva la-sciati,eparecchi d’essi abbassavanodigiàle lancie per vendicarlo.

Ma

FerrandodiLorena, chepurvi era, ordinò lorodilimitarsi a far

f

irigionieroil vincitorecampione, c proibì di argli alcunmale. Quest’ ordine fufacile ad eseguirsi;perchèlafugaera statatolta ad Ar-turo,ela resistenzasarebbe stata una follia.

Allorchéfucondotto avantiaFerrando,si le-vòlavisieradell’elmoc glidisse:«

E

egli giu-sto,monsignore,ilfarprigioneuncavaliere che non ha fattochedisimpegnarsidalsuo dovere, accettandounasfidadiunpersonalenemico?»

« Arturo d’

Oxford

,riposeFerrando, non

4o

vi lagnate puntodiun’ingiustiziaprimadinorr averla. Voi siete libero, sircavaliere.Vostro padre e voisietestati fedeli alla regina

Mar-gheritamia zia, equantunque ellafossemia nemica,rendogiustizia alla vostrafedeltà.Egli è per rispettoallasua

memoria

eper piacere al mio avo,checredoavessequalchestirpaper voi,chevi rendolalibertà.

Ma

debboaltresì vegliareperchèpossiateritornar sicuroal campo-del

Duca

di Borgogna.

Da

questa parte della montagnanoisiamofranchie leali,

ma

dall’al-travisonodei traditoriedcgli assassini.

:Conte, credocheviincaricheretevolentieridiscortare il nostro prigioniero finchesia fuoridi tuttii

pericoli. » '

II.cavalierea cui"Ferrando così favellava, era

uomo

di grandestaturacdiunaspetto im-ponente. Egli si avvicinò al

momento

per ac-compagnare Arturo, mentre questiesprimeva algiovineducadiLorena quantoeglifosse sen-sibileallasua cortesiacavalleresca.

«

Addio

,sirArturodi

Vere

,disseFerrando;

voi avetedatalamortead unnobilecampione, adun amico clicmiera fedeleed utile,

ma

l’avetefatto nobilmente, ad armiegualiedin facciaalle nostre lince,edilfallo è dichiha cercatolaquerela. » Arturo losalutò profon-damente, Ferrandogli reseilsaluto, esi se-pararono.

Arturo non aveva fatti che pochi passi col .suo nuovo

compagno

,

quando

questigli

indi-rizzò laparola:

« INoi

fummo

giàcompagni di viaggio, o giovinotto, e tuttavianonviricordatedime.»

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*4*

1 Arluro alzògli occhi sul cavalierechecosì gliparlava, ed osservandoche ilcimiero del suo elmo avevala formad’avoltojo

,cominciò a formare dellestranesupposizioni, chesi tro-varono confermate quandoilcavalierealzando lavisiera,glimostròilineamentitetridelprete di San Paolo.

« Il conteAlbertodi Geicrstcin! »esclamò Arturo.

. « Eglistesso,rispose ilConte, benché l’ab-biate vedutosotto

un

abitobendifferente.

Ma

latirannia sforza gli uomini ad armarsi; ho ripreso, coll’assensode’mici superiori,ed an-cheperloro ordine,laprofessioneche avea la-sciata.

Una

guerra contro lacrudeltà e 1’ op-pressioneècosìsanta quantouna crociata in

Palestina. » .

-..« Conte Alberto, disseArturo convivacità

,

iononpossomai abbastanzapregarvidiandare araggiugnercil

campo

di Ferrando di Lore-na. Voi qui siete inpericolo,enèilcoraggiòl,

J

nèla forzapotrebbero preservarvi. Ilduca ba postala taglia sullavostratesta

, eda qui a

Nancy

tuttoilpaeseècopertodiSlradioltic di distaccamenti di cavallerialeggera Italiana. »

«

Non

glitemo, riposeilconte.

Non

ho vis-suto lungamenteframmezzòalletempestedel

mondo

edagli intrighi dellaguerraedella po-litica

, per caderesotto icolpi di cosìvili ne-mici.Oltr’a ciòvoi siete

meco

, ed ho veduto quellochesietecapacedi fare. »

«Pervostra difesa,conteAlberto(disse Ar-turo,il quale non considerava in questo

mo-mentoil suo

compagno

cliccome il padre di

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1^2

Anna

di Geierstcin

)faròcertamenteilmeglio chepotrò. >)

«

Come

,o giovinotto! replicòil contecon unsorriso ironicocheera particolare alla sua fisonomia;daresteajutoalnemicodelpadrone, sotto labandieradel qualeservite,controgli uomini ch’egli assolda? »

Arturo rimase un

momento

sbalorditoperla piega inattesa data allasuaoffertad’assistenza, dellaqualesperavaalmeno

un

ringraziamento.

Ma

ripresesul

momento

lasuapresenzadi spi-rito

,erispose: «

Voi

avete voluto porviin pericoloonde proteggermi contro le gentidel vostropartito; è

dunque

egualmenteun dovere per

me

ildifendervi controipartigiani delmio.»

«

La

rispostaèfortunatamentetrovata

,disse

ilconte;

ma

credocheesistaunpiccolo e cieco partigiano,del quale parlanoi trovatori edi

menestrelli, all’influenza del qualepotrei in Ncaso di bisognoessereobbligato del’gran zelo delmioprotettore. » Arturo eraalquanto im-barazzato,

ma

il contenonglilasciò il.tempo dirispondere.«Ascoltatemi,o giovinotto, con-tinuòegli; la vostralanciaha resooggi

un

cattivo servigioallaSvizzera, aBerna ed al duca Ferrando, privandolidel loropiù bravo campione.

Ma

per

me

, la morte diRodolfo Donnerhugclèun avvenimentofelice.Sappiche, contandosui proprj servigi, egliavevaaforza d’importunità ottenuto dalduca Ferrando,che favorirebbelesue pretensioni alla

mano

dimia figlia.Sì, il duca, figliodi una principessa,

non

si vergognòdi sollecitarmiad accordareil soloavanzo della

mia

casa ( giacchela

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i43 glia dì

mio

fratelloèunaprogeniedegenerata) ad

un

giovine presuntuoso,il cuizioserviva nella casa delpadredi

mia

moglie. »>

«

Un

matrimonio, disseArturo,veramente sproporzionato. »

«Siffattaunione nonavrebbe avuto mai luo-gofinch’iofossi invita,riprese il conte Al-berto, se ri

mio

pugnale,immersonelseno di miafigliaedinquello delsuopresuntuoso

aman-te,avesse potuto prevenire questamacchia al-l’onore della

mia

casa.

Ma

quandoiopiùnon esistessi, io,dicui sonocontati igiornicdi

respiri, chiavrebbepotutoimpediread

un

gio-vine ardentec risoluto,favorito dalduca Fer-rando, sostenutodalla,unanime approvazione del suopaese, efors’anchedalla malagurata predilezione di

mio

fratelloArnoldo,di giu-gnereal suoscopo, malgradolaresistenzadi unagiovinetta isolata? »

« Rodolfo cmorto,disse Arturo, e voglia ilcicloperdonarlesue colpe!

ma

s’eivivesse, eebe ardisse pretendere alla

mano

di

Anna

di Gcierstein,avrebbe

prima

dituttoavutoa so-stenere unduello....» »

«

Cheè

giàdeciso.,soggiunseilconte Alberto.

Ora

, abbadatemi bene,Arturo de Vere.

Mia

figlia mi haistruito diquantoè passato fra voi due.I vostrisentimentie lavostra condotta son degnidella nobil famigliadacuiscendete» per-chèsoeh’ elladeveannoverarsi trale più il-lustrid’Europa."Voifostespogliatode’ vostri beni, ecosìpure accadde a miafiglia,cuinon altro resta che quelloche suoziovorrà darle diquanto fu inaltri tempi il dominio di suo

padre.Sevoletedivider con essa questi miseri avanzi sino achenon arrivino giorni più fe-lici, supposto cheil padrevostro acconsentaa taleunione(perchèmiafiglia nonentreràmai inunacasacontrolavolontàdichineèilcapo) ellasagiàdi avere il mioassenso e la mia benedizione.-Miofratelloparimente conoscerà le mieintenzioni e leapproverà; che, sebbene siaspenta in luiogni ideadionoree di’ caval-leria, non ha peròrinunciato alle relazioni sociali,

ama

sua.nipote, edè amicovostro e di vostro padre.

Che

nedite, ogiovine?

Vo-lete voiprendereunacontessa indigente per com-pagnaalpellegrinaggio della vostravita? Io credo,anzipreveggo,giacche sonosì presso alsepolcro che parmiche-lamia vista possa estendersi aldi là

,che quandoioavrò termi-nataunavitaagitataetempestosa,verràil gior-no cheuna novella luce rischiareràinomidi de Veree diGeicrstein. »

Arturo precipitòdi sella ,

prese la

mano

al conteAlberto, estava per istigarsi in ringra-ziamenti,

ma

ilcontegl’impose silenzio.

«Noi siamo al

momento

di separarci

, gli

disse; il tempoche dobbiamoessereinsiemeè breve,e il luogodel nostroconvegnoè peri-coloso.

Non

voglio dissimularvi chevoiper

me

siete

meno

chezero. Se ini fosseriuscito un solodi que’progetti ambiziosi cheoccuparono tuttala miavita,ilfigliodiunconte esiglialo non sarebbecertamente statoil genero darnc prescelto. Rimettetevia cavallo

,perchèi rin-graziamenti non tornano graditi se non sono meritati. »

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Arturo sirialzò,montò a cavallo,cstudio didare a’suoiIrosporti una formache li fa-cesseaggradire.Avrebbevoluto esprimere quan-tol’amor suo per

Anna

e lesuecureperfarla feliceproverebbero la di luigratitudine verso

ilpadredicolei, che eralareginade’suoi pen-sieri; e accorgendosicheilconte ascoltavacon qualche piacereladescrizionech’eifacevadella luturalor vita,non sipotòtrattenere dall ’c-sclamare:

«E

voi, conteAlberto, voiche sa-rete statol’autoreditantafelicità,nonvorrete esserne anchetestimonio eparteciparne? Cre-deteche noi faremodi tutto peraddolcir la

memoria

dc’malirecatevi dalla troppacrude!

fortuna, c sepiù sereni giorni splenderanno sunoi eche voi pur negodiate, ne saremo doppiamentefelici. »

«

Non

abbandonateviasiffattechimere,disse il conte. Ioso che l’ultima scena del vivermio

si avvicina; udite e tremate! Il

Duca

di Bor-gognaè condannato amorte,e igiudici invi-sibili

, che giudicanoe condannanoin segreto

come

ladivinità

,hannoa

me

consegnatola cor-da e ilpugnale. »

« Lungi davoiquesti infamiemblemi,

gri-dò

vivamente Arturo. Scelganoi beccaie gli assassini pereseguiretaliordini;evoi non dis-onorate ilnobil

nome

diGeicrstein! »

« Zitto, giovine insensato!rispose il conte.

Il giuramentocheioprestai è salitopiùinsu delle nuvole checi nascondono il cielo,edha profonde le radici piùchelemontagneche noi

vediamo

lontane.

Non

crediateche l'attoch’io

mi

propongosiaquellodiunassassino,benché

CarloilTem.Toni. 1F. 7

Dia

i46

potessi allegar l’esempio delducastessoper giu-stificarmi.ÌNo; iononspedirò masnadieri as-soldati,come quei viliStradiotti,per toglier-gli lavitasenza metterlapropria in pericolo.

10non darò

^suafiglia, innocente de’suoi de-litti,l’alternativadiun matrimonio disonore-vole,odi

un

umiliante ritiro. ISo,Arturodi Vere, ioperseguitoCarlocoll’animo determi-natodiun

uomo

,che perlevar favitaalsuo avversariosi esponeegli stessoad una morte sicura, m

«

Vi

supplico dinon più*parlarmiintal gui-sa,disseArturo convoce agitata;badate che inquesto

momento

ioservoil principe davoi minacciato,e...»

«

E

che ildovervostro vuole,chelo infor-miatediquanto vidissi, replicòilconte,e questoappuntoèquel eh’ iodesidero.

Benché

11 duca aLhiagià ricusato diubbidiread

una

intimazione del tribunale,iosonocontento di averoccasioneda mandargli

una

sfidapersonale.

Dite

dunque

aCarlodiBorgognach’egli fu in-giustocon Albertodi Geierslein.

Uno

chefu insultatonell’onore nonsicurapiù della vita

,

echisprezza lavitaèpadionediquella del suo nemico.Stia

dunque

beneinguardia.

Che

s’eivede levarsi duevolte ilsolenel prossimo nuovo anno, AlbertodiGeierstein avrà

man-caloalsuogiuramento.—

Ora

io vilascio, per-chève^goaccostarsi un distaccamentodi per-lustrazioneaiconfiniborgognoni; essopuòa voiserviredisalvaguardia,

ma

nuocerealla miasicurezza, semi fermassi più a lungo.» CosìdicendoilconteAlbertolasciòArturo esi allontanò digaloppo.

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