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Capitolo 1 – Le Lingue dei Sordi

1.4. La lingua dei segni italiana (LIS)

1.4.3. Aspetti morfo-sintattici delle LS

L’intreccio tra aspetti iconici e arbitrari si manifesta sia sul piano della strutturazione del lessico che su tutti gli altri livelli del sistema linguistico: dalle unità minimali al discorso segnato (Russo Cardona & Volterra, 2007). A livello di sintassi, nelle lingue dei segni il sistema delle persone verbali è interamente spazializzato, ovvero segnalato attraverso l’articolazione dei segni in diversi punti dello spazio. Lo stesso accade nel caso dei verbi, come nell’esempio (9) estratto da Russo Cardona & Volterra (2007, p. 76).

40 (9)

Nell’esempio in (9), la sequenza di immagini da (9a) a (9f) mostra un fenomeno tipico della costruzione delle frasi in LIS, ovvero l’utilizzo di classificatori31 per “veicolare distinzioni legate alla forma e alla disposizione dei referenti a cui sono applicati. [...] Sul

31 Nella LIS si trovano, ad esempio, classificatori legati alla forma di un oggetto, come quelli che utilizzano la

configurazione G per oggetti lunghi e sottili, quelli legati alla classificazione B per oggetti e superfici piatte, quelli che si servono della C per oggetti dalla forma curvilinea, e quelli con configurazione F per oggetti che possono essere afferrati con due dita, ecc. (Russo Cardona & Volterra, 2007, p. 82)

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piano semantico i tratti pertinenti veicolati da queste forme sono quelli di maggiore salienza percettiva nelle forme visibili all’occhio umano.” (Russo Cardona & Volterra, 2007, p. 82). Nel caso in esempio (9f), l’uso del classificatore B verticale per indicare la moto parcheggiata tra due macchine – indicate con il classificatore B piatto orizzontale, sembra avere la funzione di indicare iconicamente, sfruttando le relazioni spaziali, la disposizione dei veicoli di cui si sta parlando. La configurazione B piatta orizzontale indica normalmente ‘un corpo esteso in posizione orizzontale’ come può esserlo una macchina; la configurazione B piatta verticale è usata per indicare un ‘corpo sottile orientato in avanti e in posizione verticale’, usata di taglio può identificare, appunto, una moto.

Allo stato attuale delle ricerche, “non sembra che le forme in questione possano essere facilmente vincolate a una specifica funzione grammaticale legata ad una parte del discorso. Nelle produzioni dei segnanti le troviamo in costruzioni che potremmo etichettare in alcuni casi come verbi spazio-locativi (l’equivalente dei verbi italiani “stendersi”, “allungarsi”, “poggiare”), altre volte come forme nominali produttive, in altri casi ancora come preposizioni o avverbi di luogo. In tutti i casi, i classificatori veicolano informazioni molto specifiche, strettamente connesse al particolare contesto di produzione in cui sono prodotte” (Russo Cardona & Volterra, 2007).

Un altro fenomeno sintattico tipico delle lingue dei segni è l’impersonamento, ovvero l’interpretazione , da parte del segnante-narratore, di due o più personaggi in un racconto/discorso (Volterra, 2004; Russo Cardona & Volterra, 2007). Riportiamo un esempio classico in (10)32:

32 L’esempio è tratto dallo stesso volume di Russo & Volterra, pagine 86 e 87. L’immagine a cui la sequenza in LIS fa

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L’impersonamento è una modalità di segnato narrativo fortemente iconica che, in concomitanza con le forme produttive e con l’uso degli articolatori non manuali (§1.3.1.), comporta la produzione di costruzioni discorsive complesse e permette di distinguere il ruolo del narratore da quello dei partecipanti agli eventi narrati. A causa del numero di funzioni linguistiche ricoperto dall’impersonamento, questa modalità discorsiva, difficilmente classificabile, è stata spesso relegata a una sorta di residuo pantomimico. Tuttavia, studi recenti hanno permesso di dare conto del ruolo centrale che queste costruzioni svolgono nel discorso segnato (Jouison, 1995; Liddell S. , 2003; Cuxac, La Langue des Signes Française (LSF). Les voies de l'iconicité., 2000; Sallandre, 2001; Russo, 2004).

Considerando l’evidenza della centralità della dimensione iconica delle LS e la conseguente necessità di studiarle a partire da questa33, Cuxac (2000), ha sviluppato un modello che distingue la possibilità per i segnanti di “dire” utilizzando il lessico e le costruzioni standard delle lingue dei segni, e di “dire mostrando” (donner à voir). Le lingue dei segni permettono di dire mostrando usando quelle che Cuxac stesso definisce Strutture di Grande Iconicità (SGI). Le SGI sono modalità fortemente iconiche di presentazione dell’informazione attivate da operazioni di transfert34 che consentono il trasferimento di esperienze reali o immaginarie nell’universo discorsivo tridimensionale dello spazio segnico. Tali rappresentazioni possono riguardare la forma di oggetti, luoghi, personaggi (transferts de taille), la scena in cui si svolge l’azione narrata (transfert situationnels) e le azioni effettuate o subite dai personaggi dell’enunciato (transfert personnels). Le operazioni di transfert prevedono un uso linguistico dell’intero corpo, coinvolgendo in particolare gli elementi non manuali come la postura, l’espressione del viso e lo sguardo, che gioca un ruolo fondamentale soprattutto nel caso di transfert personnels (TP), marcando la distinzione tra protagonista dell’enunciazione e protagonista dell’enunciato. Durante un TP il segnante distoglie il suo sguardo

33Il convenait alors d’aborder la langue des signes par ses caractéristiques iconiques les plus évidentes, de voir quels

mécanismes cognitifs les constructions langagières iconiques mettaient en jeu et, enfin, de tenter une théorization de l’iconicité propre aux langues des signes. (Cuxac, La Langue des Signes Française (LSF). Les voies de l'iconicité., 2000, p. 16-17)

34 Si riprende qui la definizione originale in francese data da Cuxac e da altri autori che fanno riferimento ai suoi studi

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dall’interlocutore, segnalando che è in atto un impersonamento e che il suo corpo è in quel momento il corpo di un referente altro: “le narrateur “devien”, pour ainsi dire, la personne dont il parle, jusqu’à, chez certains locuteurs, lui ressembler physiquement” (Cuxac 2000: 51). Gli studi effettuati su diverse LS (Pizzuto, Rossini, Sallandre, & Wilkinson, 2008) hanno dimostrato che nelle narrazioni in segni l’espressione anaforica del referente avviene tramite TP in un’altissima percentuale di casi.

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