• Non ci sono risultati.

Capitolo 1 – Le Lingue dei Sordi

1.4. La lingua dei segni italiana (LIS)

1.4.1 Parametri formazionali del segno

L'unità minima in cui può essere scomposto un segno di una LS è il "cherema" (dal greco keiros, mano). La prima definizione di “cherema” è stata introdotta da William Stokoe nel 1960 per definire, secondo un approccio che assimila le lingue dei segni alle lingue vocali, la struttura delle LS. Nella prima versione di Stokoe, lo stesso aveva individuato quattro parametri costitutivi dei segni, aumentati a sei grazie alla ricerca condotta negli anni sulla fonologia - o cherologia, per seguire la definizione data da Stokoe stesso - delle lingue dei segni (Radutzky, 1997; Radutzky, 2009; Radutzky, 2000; Stokoe, 1993 (1960)). A livello fonologico/cherologico, dunque, i parametri costitutivi dei segni sono:

‐ la configurazione della mano/mani, ‐ il movimento,

‐ il luogo di articolazione, ‐ l’orientamento delle mani, ‐ la direzione delle ossa carpali, ‐ le componenti non manuali.

I parametri descritti sopra sono molto usati nella costruzione dei dizionari delle lingue dei segni, normalmente articolati intorno alla definizione di “configurazione della mano/mani”. La configurazione richiama una particolare forma della mano che viene combinata con gli altri parametri al fine di veicolare specifici contenuti26. Per quel che riguarda la LIS, la prima versione del dizionario bilingue elementare della lingua dei segni (Radutzky, 1992)27, mostra per la LIS la lista di configurazioni raccolte e descritte in figura 7.

26 Lungamente definita priva di valore semantico, la configurazione ha visto, in anni recenti, il riconoscimento di

informazioni semantiche di base che costituiscono ora la base degli studi di morfofonologia delle lingue dei segni. Per una panoramica degli studi sulla morfofonologia delle lingue dei segni si vedano i lavori di Penny Boyes Braem (Boyes Braem P. , 1999; Boyes Braem P. , 2001a; Boyes Braem P. , 2001b); Diane Brentari (Brentari, 2001); Elena Pizzuto (Pizzuto E. , 1987; Pizzuto, Pietrandrea, & Simone, 2007)

27 In questo e nei riferimenti successivi al dizionario bilingue elementare della lingua dei segni il riferimento si

31

32

Nel 1960 Stokoe ipotizzò l’esistenza di 24 movimenti di base nella lingua americana dei segni (ASL), tuttora validi anche per altre lingue dei segni, tra cui la BSL (British Sign Language) e la LIS (Radutzky & Santarelli, 1987, p. 124). Successivamente, ulteriori studi hanno permesso di raffinare le conoscenze sul parametro di movimento fino ad arrivare alla classificazione di Friedman (1977) che raccoglie i tratti di movimento individuati da Stokoe in quattro categorie: direzione, maniera, contatto, interazione28. Nell’esempio in (1) e (2), il movimento delle due mani è in direzione l’una verso l’altra (accostamento), su piano orizzontale, con un movimento ripetuto che prevede due contatti delle mani tra loro.

(1) (2)

STUDIARE CHIESA

La produzione dei segni delle LS segue le regole proprie dell’ergonomia, venendo effettuata nella porzione di spazio in cui è più facile per il segnante produrre il segno e per l’osservatore percepirlo. Tale spazio è definito come “spazio segnico” e si estende dall’estremità del capo alla vita e da una spalla all’altra. Nell’esempio in (1) e (2) lo

28 Secondo la classificazione di Friedman (1977) la direzione osserva i punti di partenza e di arrivo delle mani durante

lo svolgimento del segno (verso l’alto, verso il basso, continuo su e giù, verso destra, verso sinistra, continuo a destra e a sinistra, verso il segnante, in avanti, continuo avanti e indietro); la maniera descrive le modalità in cui si muovono le mani, il ‘come” (dritto, circolare, con braccio e avanbraccio prominenti, con torsione dell’avambraccio e del polso, con piegamento dei polsi, con piegamento delle nocche, con piegamento alle giunture intercarpali, con apertura della mano e/o dita, con chiusura della mano e/o dita, con andamento ondulatorio o di tamburellamento delle dita, sbriciolamento, movimento neutro, movimento ripetuto, movimento lento, movimento teso e frenato, movimento delicato, movimento esteso); il contatto indica se e in quale punto avvenga un contatto delle dita o della mano con una o più parti del corpo, in forma singola o ripetuta; l’interazione, infine, riguarda le modalità in cui le due mani interagiscono tra loro (accostamento, divisione, andamento alternato, incrocio, intreccio o presa, inserimento). Per esempi chiarificatori e una descrizione più completa dei movimenti si rimanda alla lettura di Radutzky e Santarelli (1987).

33

spazio di articolazione di entrambi i segni è lo spazio neutro, ovvero lo spazio di fronte al corpo del segnante, dove le mani si muovono naturalmente e con facilità.

L’orientamento delle mani, originariamente definito genericamente come posizione, è definito come “il rapporto che la mano o le mani hanno con il corpo o l’una con l’altra nello spazio e nella parte iniziale di un segno, prima cioè dell’inizio del movimento” (Radutzky & Santarelli, 1987, p. 111). La posizione iniziale delle mani, che include la definizione dell’orientamento del palmo/palmi e la direzione delle ossa carpali rispetto al corpo, è un elemento importante della definizione di alcune coppie minime della LIS. Si veda, per esempio, il caso dei segni per STUDIO (1) e CHIESA (2), in cui l’orientamento delle mani è verso il segnante in (1) e l’una verso l’altra in (2).

Le componenti non manuali (CNM) includono la posizione del busto e delle spalle, l’espressione facciale, l’articolazione con la bocca di movimenti labiali e lo sguardo. Le CNM sono state individuate e dichiarate parametro da Charlotte Baker e Scott Liddell alla fine degli anni settanta (Baker & Padden, 1978; Liddell S. , 1980). Questi elementi accompagnano la produzione segnata dalle mani e hanno spesso un ruolo determinante nell’interpretazione del discorso segnato e nella strutturazione del periodo (Mottinelli & Volterra, 2009) per quanto siano necessari ulteriori studi per definire più puntualmente le differenze tra le funzioni che ricoprono nella fonologia, sintassi o pragmatica della LIS.

L’articolazione di movimenti labiali con la bocca viene anche classificata come componente orale del segno, distinguendosi in Immagini Parole Prestate (IPP) e Componenti Orali Speciali (COS) (Franchi, 2005; Bertone, 2011; Nicolai & Mazzoni, 2002; Ajello, Mazzoni, & Nicolai, 1997). Come definito da Bertone (2011, p. 31), “le IPP sono assimilabili alla lingua orale: contemporaneamente all’articolazione del segno, le labbra pronunciano la parola corrispondente in italiano”. Le IPP possono essere complete, quando l’articolazione della parola orale è intera, o parziali, quando viene pronunciata solo una parte della parola; in genere vengono pronunciate le sillabe iniziali o comunque quelle visivamente più importanti come le consonanti doppie. Le COS, invece, non hanno nulla in comune con la parola italiana, ma contribuiscono alla identificazione del loro significato. Sia le IPP che le COS agiscono insieme ai segni manuali a comporre le coppie minime di formazione del segno e sono elemento di

34

distinzione di alcuni segni; la loro funzione è quella di integrare il senso dei segni manuali dal punto di vista semantico e lessicale.

Per integrazione semantica si intende il completamento della frase con l’articolazione labiale della parola che non viene articolata manualmente. Nella frase in (3), tratta da Ajello, Mazzoni, & Nicolai (1997, p. 30, n1) il significato dell’elemento deittico ‘QUELLO’ viene integrato dal labiale della parola Pisa, così come il segno per PROPRIO: in entrambi i casi il labiale integra il significato dei segni manuali, senza il quale i segni potrebbero risultare di dubbia interpretazione.

(3) Pisa Pisa de Pisa QUELLO VERO PROPRIO DIRE PROPRIO TUTTI

Effettivamente quello lo dicono proprio tutti

L’integrazione lessicale avviene quando il labiale colma un vuoto lasciato dal manuale. Nell’esempio in (3) il soggetto è espresso dalla componente labiale che integra il significato della frase con una parola che non viene articolata manualmente. In (4), invece, il significato per CERTIFICATO è reso dalla componente labiale che viene aggiunta al segno che genericamente significa FOGLIO, intervenendo in un caso di iperonimia del segno manuale. Il nome FRANCESCO non viene articolato manualmente, per economia, ma anch’esso labializzato (Ajello, Mazzoni, & Nicolai, 1997, p. 16, n3)

(4) Francesco certificato VENIRE-DA-ME? FOGLIO C’è

Francesco viene? Il certificato è pronto/disponibile.

Nell’esempio in (4) risulta evidente la funzione di disambiguazione e integrazione assunta per il segno manuale FOGLIO dalla parola certificato (ma anche attestato o dichiarazione): la specificazione della differenza (iponimia) è lasciata alla labializzazione.

In alcuni casi la labializzazione ha la funzione di disambiguare il significato di segni espressi in forme locali, non sempre conosciute a livello nazionale. Le IPP non vengono flesse: se accompagnano un verbo, vengono pronunciate all’infinito o al participio passato; se accompagnano un nome non vengono flesse per il genere e per il numero. La costruzione grammaticale segue le regole della LIS.

35

La labializzazione dei termini, quando usata per riempire dei vuoti lessicali, può essere considerata un code-switching o un prestito dalla lingua parlata (Boyes Braem P. , 2001; Sutton-Spence, 2007) che viene attuato durante la produzione del testo segnato. Boyes Braem sottolinea come per i “segnanti precoci” la labializzazione è fissa, cioè un segno viene accompagnato sempre dalla stessa labializzazione, mentre per i “segnanti tardivi” la parola labializzata può variare a seconda del significato che si intende attribuire al segno.