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3. Il ruolo della pianificazione

3.1. Aspetti normativi

Com’è noto, in Italia i livelli di pianificazione coincidono con i livelli della struttura politico-amministrativa (Stato, Regioni, Province, Comuni); anche se prevista dalla legge, la pianificazione territoriale nazionale non è mai stata realizzata. Sono invece più diffusi i piani settoriali di livello nazionale e tra questi in particolare i piani dei trasporti.

Il processo di pianificazione dei trasporti si compone di una successione di documenti, ognuno dei quali è l’atto finale di un segmento del processo decisionale; tali documenti sono classificabili in base alla scala temporale (strategica o tattica) ed al livello territoriale (nazionale, regionale, locale).

La pianificazione strategica si riferisce ad un orizzonte temporale lungo (10 anni) ed attiene ad interventi normativi, organizzativi ed infrastrutturali che incidono in maniera rilevante sulla struttura del sistema dei trasporti; nello specifico tali interventi possono riguardare: l’entità complessiva delle opportunità offerte per spostamenti di persone e merci, la loro localizzazione nello spazio, la

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varietà di modalità offerte, le prestazioni in termini di costi e tempi di spostamento, di sicurezza, di impatto sull’ambiente.

Invece la pianificazione tattica riguarda la gestione del sistema dei trasporti nel breve periodo (3-5 anni) e cioè l’uso ottimo delle risorse infrastrutturali, umane ed organizzative disponibili al fine di consentire alla domanda di mobilità attuale di essere integralmente soddisfatta.

Su entrambe le scale temporali il processo di pianificazione prevede tre livelli territoriali: nazionale, regionale e locale.

La scala nazionale riguarda spostamenti di persone e cose tra le diverse regioni e con l’estero. La competenza istituzionale è esercitata al livello strategico dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con i suoi uffici periferici (Motorizzazione, ecc.), ed al livello tattico attraverso la stipula di contratti di concessione e contratti di servizi (RFI, ANAS, ecc.).

Invece la scala regionale riguarda la mobilità che si esaurisce all’interno dei confini di ciascuna regione, ma non all’interno dei singoli comuni. Le competenze sono principalmente della Regione ma i Ministeri conservano la responsabilità della sicurezza e delle scelte riguardanti i segmenti del sistema nazionale interni ad ogni regione.

La scala locale è quella della mobilità quotidiana che si risolve all’interno di un comune o di più comuni adiacenti e strettamente integrati. Le competenze nel settore dei trasporti sono dei Comuni e delle Province.

Ad ogni livello territoriale, la pianificazione strategica segue tre stadi: Piano Direttore (PNT, PRT e PUM), Piani Attuativi (Piani di Settore), Studi di Fattibilità.

La pianificazione tattica si articola per modo di trasporto, con strumenti diversi in relazione al livello territoriale di riferimento ed al soggetto cui è affidata la gestione delle infrastrutture e dei servizi.

I principali strumenti per la Pianificazione dei Trasporti sono dunque:  Piano Generale dei Trasporti e della Logistica - PGTL

 Piano Regionale dei Trasporti - PRT  Piano Urbano della Mobilità - PUM  Piano Urbano del Traffico - PUT

A livello locale la pianificazione dei trasporti è dunque affidata a PUM (piano strategico di medio-lungo termine) e PUT (piano tattico di breve periodo).

Allo stato attuale l’Italia non è dotata di uno strumento in grado di porre in relazione le politiche urbanistiche e quelle di trasporto, soprattutto a livello locale.

Il piano urbanistico potrebbe fare molto per porre in relazione le possibilità edificatorie e l’uso del suolo con la disponibilità dei diversi modi di trasporto, ma spesso non vengono fornite indicazioni dirette e si rinvia ad altri strumenti gerarchicamente più autorevoli, quali il Piano dei Trasporti ed il Piano Territoriale di Coordinamento. Ma tali strumenti non sono efficaci per controllare l‘effettivo uso del suolo in relazione al funzionamento del sistema della mobilità, poiché di competenza di altri enti e anche perchè hanno tempi, finalità e modalità di controllo diversi e non coincidenti con quelli del piano urbanistico.

Dunque l’integrazione tra i piani più importanti (PRG e PUT/PUM) spesso si limita ad una dichiarazione liberatoria27.

Un primo accenno di integrazione tra pianificazione territoriale e del sistema dei trasporti può riscontrarsi nell’ambito della stagione di programmazione di alcuni sistemi territoriali di area vasta promossa nel 2006 dal Dipartimento per il coordinamento dello sviluppo del territorio (DICOTER) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che favorisce la complementarietà e la sinergia di due documenti strategici: Piano Strategico e PUM.

Il Piano Strategico è uno strumento mediante il quale le città e le società locali possono costruire il disegno politico dello sviluppo, di medio-lungo periodo, urbano e di area vasta, che persegue la competitività in chiave sovra-locale tramite la costruzione di patti tra gli attori istituzionali, sociali ed economici nella città e nel suo territorio e tramite la promozione di reti di alleanze, nazionali e transnazionali, tra città e tra territori.

I Piani Urbani della Mobilità sono "progetti integrati del sistema di mobilità", introdotti nell'ordinamento italiano nel 2000 (Legge n. 340), che comprendono un insieme organico di interventi materiali e immateriali tesi a soddisfare i fabbisogni di mobilità della popolazione, abbattere i livelli di inquinamento atmosferico ed acustico, ridurre i consumi energetici, aumentare i livelli di sicurezza del trasporto e della circolazione stradale, minimizzare l'uso individuale dell'automobile privata e moderare il traffico, incrementare la capacità di trasporto, aumentare la

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percentuale di cittadini trasportati dai sistemi collettivi, ridurre i fenomeni di congestione, favorire l'uso di mezzi di trasporto alternativi.

Nell’ambito della formazione contestuale e sinergica dei due strumenti strategici (da parte di 26 AA.LL. leader selezionate dal DICOTER), si ha che: - al Piano strategico spetta declinare gli obiettivi e le azioni di medio-lungo

periodo atti a rafforzare sia il sistema territoriale, come nodo della rete infrastrutturale di rango nazionale ed europeo, sia le specifiche linee di azione locali;

- al Piano di Mobilità spetta definire l’insieme di interventi sul sistema della mobilità, funzionali ad ottimizzare le modalità di governo dei flussi esistenti e previsti in funzione delle scelte adottate dal Piano strategico.

Questa iniziativa costituisce solo un primo passo verso la reale integrazione tra politiche territoriali e dei trasporti, sia perché fornisce indicazioni generiche ma soprattutto perché limitata ad un numero ridotto di enti locali.

All’estero invece sono numerosi i casi di sostanziale regolamentazione dell’integrazione tra pianificazione territoriale e dei trasporti.