• Non ci sono risultati.

2. Contenuto vs forma

2.1 Aspetto del contenuto

Consideriamo in primo luogo il rapporto tra COSA e COME, cioè tra l’oggetto e la forma. Per quanto riguarda lo stile la retorica antica ha già fatto una distinzione metodica (cfr. la discussione di Dietz del 1999). Con il percorso della scienza artistica che si era stabilito nel XIX secolo, il concetto è arrivato al suo significato moderno, di rendere possibile applicare lo “stile” a tutti i settori della vita. Il COME corrisponde all’ambito visivo della forma percettibile, attraverso l’oggetto pluridimensionale della tangibilità e della tastabilità, quello acustico dei corpi sonori, della sua struttura e del suo movimento nel tempo. Oggigiorno accanto alla forma della percettibilità fisica vengono inclusi anche i comportamenti umani (p. es. gli atteggiamenti di conversazione) riguardo a ulteriori stati astratti delle cose (la burocrazia, la scienza ecc…) in correlazione al COME. A questi criteri appartengono la riconoscibilità o il riconoscimento, la distinzione, la limitabilità e una certa indipendenza dall’oggetto/stato di cose alla quale alla fine è legato. (Questo dimostra tra l’altro che lo stesso stato di cose può essere presentato con uno stile diverso, p. es. nelle parodie, nelle imitazioni).

Si deve stabilire più precisamente fino a che punto consista la dipendenza nei confronti dell’indipendenza dall’oggetto (COSA). Una complicazione è presentata dall’abbinamento degli oggetti con la loro funzione, p. es. gli oggetti d’uso comune che sono al centro della discussione sul design (p. es. Marcus 1995). Riguardo al testo ci sono dei parallelismi. Sandig (1986) - in una posizione sulla teoria dell’azione - definisce lo stile come il risultato degli atti di un ragionamento. Un modello di descrizione lo si può trovare alla base, qui il testo racchiude un livello (linguistico) d’azione accanto ai suoi livelli di contenuto, che associano il

contenuto di determinate funzioni comunicative (quindi, l’effetto verso l’esterno), che vengono nuovamente usate, con gli atti del ragionamento usati in determinate forme linguistiche di asserzione. La funzione non è imminente, ma la forma espressiva scelta di volta in volta (“visualizzazione per le persone”) è quella che può formare e stabilire lo stile. Questo corrisponde anche in quasi tutta la totalità al concetto di design.

Tuttavia, ci sono dei criteri indipendenti dalla funzione che si riferiscono all’oggetto da visualizzare come unità sia materiale che astratta: la qualità della forma orientata verso le convenzioni riguarda determinate proprietà strutturali. Questi criteri, tuttavia, si sviluppano verso oggetti visivi e hanno valore per i testi, da una parte in analogia alla struttura del contenuto e dall’altra in analogia al testo anche come oggetto materiale e alle sue coniature specifiche del mezzo di comunicazione che ne sono collegate. Faccio riferimento p. es. alle seguenti dimensioni (mi riferisco alla psicologia della forma in Fitzek/Salber 1996, Schnotz 1997). Questi criteri hanno valore come elementi specifici del COME riferiti alla forma (cfr. fig. 2 pag. 66).

Figura 2: specificazione del COME riferito alla cosa

Design/organizzazione Da…/COSA (contenuto/cosa) Per…/COME (persone) […] Qualità della forma

{Complessività, parte- totalità, vicinanza/distanza,

figura/fondo, continuazione…}

La totalità e la forma sono unite. In primo luogo si ha la perfezione, l’isolamento e la circoscrizione. In ultimo si ha la risolutezza, il profilo e la superficie d’attacco (Fitzek/Salber 1996; 2). Riferendosi al testo si può pensare la seguente cosa: risolutezza = si sceglie (p. es. tema, tipo di testo, mezzo, estensione, modo stilistico). Profilo = si focalizza (primo piano, rilievo); ciò implica un qualcosa che riporta al contenuto (sfondo, sapere implicito). Il lato debole = si materializza nei confronti di come si rende percettibile in modo intersoggettivo. Con ciò il contenuto è disponibile agli altri per un ulteriore lavoro, una critica o una copia. La forma riflette da una parte la scelta e la ponderazione del contenuto, dall’altra è per gli altri la premessa per accedere al testo.

Totalità e parte: la totalità è più della somma delle sue parti. Vale il principio della non-composizionalità, p. es. si conosce e ricerca semanticamente in riferimento ai fenomeni della frase. Quindi questo significa che il testo come totalità e come combinazione di parti è l’oggetto di ricerca senza che coincidano entrambe le prospettive. L’intero testo “sta bene” nel contesto, le parti del testo si adattano l’una con l’altra. “Adattarsi” rimanda da un punto di vista pragmatico all’idoneità riferita a un uso specifico.

La sequenza delle parti deve – tanto nel ricevere quanto nel produrre – corrispondere a una “buona forma”, e deve portare a una struttura del contenuto distintamente percettibile, e certamente in modo che tutte le parti “vadano bene” l’una con l’altra e che la totalità “vada bene” nel contesto desiderato. Lo sguardo si rivolge anche all’intera catena delle parti ma anche ai loro passaggi, che si avvicinano seguendo due indirizzi, cioè con l’eccezione dell’elemento iniziale e finale ogni elemento ha due vicini. Visto in modo dinamico questo rappresenta la copertura del precedente nei confronti del successivo. Il passaggio racchiude fondamentalmente due opzioni: il rinvio e il proseguimento con “l’uguale” o con il “differente”. In questo modo p. es. la “figura” (tema) può essere ordinata in modo

contrastante nei confronti della base (informazione di base). La chiusura dell’insieme (senza resto) p. es. si trova davanti se si aprono tutte le parti (i temi delle parti) nella formazione dei gruppi (formazione della struttura).

Qualità della forma: con lo sviluppo delle categorie che specificano la forma si hanno alcune categorie che accettano nell’esecuzione un grado di perfezione diversa, p. es. con la costruzione di seguito, uguaglianza, vicinanza, chiusura, figura e sfondo. Nelle qualità rappresentano “dal buono fino al cattivo nei confronti del niente” (“va bene, male, niente”). Per la forma del testo prima di tutto si devono vedere due aspetti. Dal punto di vista statico esistono dei raggruppamenti di parti secondo i principi di uguaglianza e diversità, vicinanza e distanza così come di figura e sfondo, da un punto di vista dinamico ci sono i seguiti, le sequenze, i passaggi delle parti – così seguendo le leggi della forma – “il buon proseguimento” e la legge del “destino comune” (cfr. Schnotz, 1997).

Le categorie che riguardano la linguistica del testo offrono anche un fondo di descrizione che ordina la figura e il testo come figure di testo. La considerazione di una struttura (sequenziale e gerarchica) così come di un profilo alla base della vicinanza, della distanza e dell’uguaglianza (cioè le disuguaglianze) porta a dei criteri che rendono producibile e analizzabile lo stile (la domanda della descrizione resta ancora aperta, cfr. 4).