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In questo articolo la stilistica viene trattata secondo la prospettiva della linguistica del testo. Inoltre, viene sviluppato un campo di descrizione delineato semioticamente, che dovrebbe rendere possibile integrare i testi estetici (p. es. i testi del Witz) e i segni testuali estetici (p. es. l’effetto finale) così come i testi compiuti in modo semiotico2 (p. es. le barzellette

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Il saggio è preceduto da una conferenza, che fu tenuta il 16 aprile 1999 all’università Friedrich Schiller di Jena.

2 Attualmente tre possibilità competono bene una con l’altra su come si può far fronte

concettualmente alla complessità semiotica.

Prima possibilità: si parla di comunicati semioticamente complessi rispetto alle dichiarazioni (cfr. Sottong/Müller 1998) e ai testi analizzati come dichiarazioni linguistiche, figure come forma di dichiarazione non linguistica. A ciò corrisponde l’espressione dichiarazioni-testo-figura.

Seconda possibilità: si parla di testi semioticamente complessi (cfr. Spillner 1982; 1995) e si distingue tra le parti verbali e non verbali del testo (p. es. le figure). Qui poi verrebbe applicata l’espressione testo-lingua-figura.

disegnate, le caricature raffigurate con un interesse linguistico) come figure con una propria legalità e valenza – anche proprio in un aspetto stilistico – nella teoria linguistica del testo.

Viene data la precedenza alla seguente interpretazione di “stile”: lo stile è un segno della comunicazione, creato da attività formali (diversificate nelle forme) così come può essere interpretato in relazione al comunicato (estetico) e/o in relazione alla comunicazione (personale, sociale, situazionale, interazionale). Con la grandezza della destinazione il “segno” è inoltre presupposto dalla teoria dei segni: si tratta di segni nella comunicazione culturale, e di segni che soccombono a una mutevolezza storica. La grandezza di destinazione “interpretabile” delimita i significati stilistici rispetto ai contenuti del significato (come potenzialità) di trascrizioni concrete di significato e scopo, che hanno come presupposto le attività interpretative del ricevente.

I comunicati con il chiaro dominio della figura o il bilanciamento delle parti reggenti della lingua e la figura (come le figure in appendice) non appartengono quasi sicuramente ai testi prototipici. La prototipicità testuale (cfr. inoltre Sandig 2000) si unisce ai contrassegni della monologia, della linguistica (per lo meno la dominanza linguistica), della linguistica scritta, della fraseologia multipla. Ci si domanda: la linguistica, e in special modo la linguistica del testo, dovrebbe tener conto dei testi complessi dal punto di vista semiotico ma anche istruttivo, o dovrebbe mettere i comunicati di questo tipo nelle mani della semiotica?

Questo si può fare facilmente e una determinata quantità di testi si possono di proposito avvicinare, eliminare e trascurare. Specialmente per i testi di dialogo (conversazioni) da tempo è stata stabilita una disciplina

Terza possibilità: si parla di supertesti (cfr. Fix 1996a) e si separa il “testo” come opera

linguistica dal “con-testo” come contesto di accompagnamento della lingua o non linguistico.

Le figure sono, in questa costruzione terminologica, quindi, con-testi non linguistici all’interno di un “supertesto”. In questo articolo l’espressione relazione-testo-figura si riferisce ad un supertesto osservato come superiore, per il quale uso il comunicato delimitante o il testo semplice abbreviante.

linguistica relativamente autonoma: la linguistica del dialogo (analisi del dialogo). Inoltre per i testi poetici c’è – come noto – la competenza della letteratura. Dunque, quanto in là in realtà deve andare l’avvicinarsi, l’eliminare e il trascurare la quantità dei testi? I testi poetici causano alla linguistica da una parte con il loro carattere artistico particolari problemi, dall’altra parte si tratta frequentemente proprio di testi prototipici, poiché tutti i contrassegni concordano con loro.

Dovrei difendere tutte le dichiarazioni linguistiche e tutte le dichiarazioni con le parti linguistiche per rendere accessibili i dibattiti

inerenti la linguistica del testo. Sostengo che sia possibile con successo

poi solo un lavoro interdisciplinare. L’arringa racchiude la richiesta di portare, infatti, il calcolo dovuto alle particolarità di determinate quantità di testi, al carattere multiforme di testi nella teoria testuale linguistica. Ciò significa specialmente: la linguistica del testo ha bisogno di un profilo che si distingue attraverso l’apertura a) verso la semiotica e b) verso l’estetica, senza che per questa ragione il diritto debba essere assegnato per essere fin dall’inizio una disciplina linguistica.

Una tale programmazione è tutt’altro che nuova. P. es. ci si deve ricordare di H.F. Plett (1975), che da parte sua ha perfino presentato come si può estendere, riguardo allo sguardo linguistico, l’ambito oggettivo del “testo”.

L’apertura verso la semiotica viene eseguita con le premesse teoriche della natura dei segni dei testi, esaminare gli elementi base della comunicazione del testo sulla base degli elementi fondamentali della comunicazione dei segni (cfr. ibidem, cap. 1.2) come anche la relazione dei criteri linguistici della norma di testualità (estensione, delimitazione, coerenza) si esegue con la sintattica, la semantica e la pragmatica di C.W. Morris nella semiotica che introduce le dimensioni dei segni (cfr. ibidem, cap. 1.3).

L’apertura verso l’estetica si vede nel tentativo “di impegnare la linguistica nella costituzione di un modello testuale estetico” (ibidem 123). La progettazione di un tale modello si basa principalmente sulla descrizione di un sistema elaborato di deviazioni estetico-linguistiche (figure retoriche)

nel contesto testuale, sulla descrizione di una sintattica del testo estetica,

che si associa nell’analisi del testo alle interpretazioni semantiche e pragmatiche del testo (cfr. ibidem, cap. II.).

Dal punto di vista moderno si deve verificare se il senso suggerito sia giusto. Esso ha a che fare con il futuro della linguistica del testo: “La linguistica del testo non potrà passare avanti al carattere semiotico ed eventualmente estetico dei testi e così si dovrà pensare a una nuova direzione interdisciplinare” (Fix 1997, 107)3. Lo scopo di queste fatiche si regge su questo per ottenere efficacemente punti di vista limitati all’ambito dell’oggetto “testo” da parte della linguistica. A queste fatiche appartiene anche: la posizione una volta sostituita e le conoscenze ottenute devono essere messe al banco di prova. Essenziali, tuttavia, sono, secondo la mia opinione, i cambiamenti concettuali del seguente tipo:

1. La sintattica estetica del testo non si deve solo concepire come

fenomeno di deviazione basato sulle figure retoriche.

2. La semantica estetica del testo si deve intendere come componente

propria relativa alla semantica del testo.

3. La pragmatica estetica del testo si deve comprendere come

allargamento riferito alla comunicazione della semantica del testo.

Eseguirò adesso su questi tre punti, p. es. delle dichiarazioni bimediali, barzellette disegnate con una parte linguistica, maggiori particolari e inizierò con la dimensione, che non è da intendere affatto da sola nella

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Ancora in modo più persistente più che per la linguistica del testo vengono reclamati i cosiddetti “allargamenti di confini” per la teoria stilistica (cfr. Fix 1995).

ricerca della linguistica del testo: con la dimensione semantica dei segni estetici del testo.

2. Gli aspetti dell’estetica del Witz nelle dimensioni di un modello